Le donne cambiano la Storia, cambiamo i libri di Storia.

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LE DONNE CAMBIANO LA STORIA, CAMBIAMO I LIBRI DI STORIA
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19 ottobre 2009

Tutti i paradossi del Consiglio dei Diritti Umani dell'Onu

Secondo Protocollo lunedì 19 ottobre 2009

Secondo quanto scritto sul loro sito, il Consiglio dei Diritti Umani dell'Onu “è un organo intergovernativo nell'ambito del sistema delle Nazioni Unite costituito da 47 Stati membri che hanno la responsabilità di rafforzare la promozione e la tutela dei Diritti Umani in tutto il mondo”. Nobile causa non c'è che dire. Ma........

Ora proviamo a fare una ipotesi slegata da qualsiasi logica politica, proviamo a immaginare di portare davanti a questo Consiglio dei Diritti Umani qualche caso di palese violazione dei Diritti Umani. Iniziamo col presentare al Consiglio il caso del Tibet, territorio occupato militarmente dalla Cina dal 1949 dove la popolazione tibetana viene sistematicamente discriminata, dove ogni forma di libertà viene vietata e ogni protesta (anche se pacifica) viene soppressa nel sangue. Con la Cina nel Consiglio (oltretutto con il diritto di veto in quanto membro permanente del Consiglio di Sicurezza), come sarebbe possibile portare avanti una discussione e chiedere sanzioni?

Facciamo un altro esempio. Proviamo a portare il caso della discriminazione di genere, quella che cioè colpisce donne e omosessuali, nei paesi musulmani (l'Arabia Saudita ne è un esempio eclatante). Se date una scorta alla lista dei paesi attualmente membri del Consiglio dei Diritti Umani dell'Onu troverete un sacco di paesi completamente islamici oltre a una parte di paesi con una forte componente islamica al loro interno (per esempio i paesi africani). Troverete poi alcuni Paesi che non possono prescindere (per motivi commerciali) da questi (per esempio la Cina). Come pensate che possa essere accettato un caso del genere? Non verrebbe neanche dibattuto (per inciso è già successo). Se poi provate a chiedere una risoluzione di condanna allora state freschi.

Potrei andare avanti per ore a elencare casi eclatanti di violazione dei Diritti Umani perpetrati su scala nazionale, cioè come parte integrante della politica di un Paese, dalle guerre provocate in Africa per lo sfruttamento delle risorse (la Cina qui è il campione) alle discriminazioni di interi popoli e/o razze, per non parlare della condizione della donna nei Paesi islamici.

Siete meravigliati che il Consiglio dei Diritti Umani dell'Onu, il più alto organismo per la tutela dei Diritti Umani al mondo, sia nelle mani di questa gente? Noi no. Le Nazioni Unite ci hanno abituato a queste cose, a questi enormi paradossi che testimoniano essenzialmente la completa inutilità e la bassezza morale dell'Onu, così com'è adesso. Quello che invece ci meraviglia è come le “grandi Organizzazioni per la Difesa dei Diritti Umani”, non quelle microscopiche come la nostra, non si mobilitino per questo, non dicano una parola sul fatto che il più importante organismo per la promozione e la tutela dei Diritti Umani nel mondo, sia nelle mani di questa gente. E allora ci chiediamo il perché organizzazioni del calibro di Amnesty International o Human Rights Watch se ne stiano zitte, loro che basta che emettano un comunicato (magari un mese dopo come per le rivolte in Iran) viene preso per oro colato. Non sarebbe compito di chi rappresenta a livello mondiale la lotta per i Diritti Umani evidenziare questi paradossi? Perché non viene fatto? Non ci si vorrà dire che questi “dettagli” sono sfuggiti a coloro a cui niente sfugge? E allora perché tutto questo silenzio?

Non vorremmo che il Consiglio dei Diritti Umani dell'Onu faccia comodo e venga rispolverato solo a orologeria o solo per determinate nazioni, come se fosse un organismo creato per colpire determinati Stati e determinate situazioni e non tutti quelli che violano i Diritti Umani.

Di certo c'è che questo ennesimo organismo delle Nazioni Unite non si può considerare attendibile sebbene il suo statuto formativo lo ponga come il più alto organismo al mondo per la difesa, la promozione e la tutela dei Diritti Umani. E non può essere nemmeno considerato attendibile solo in determinate circostanze come, proprio le “grandi organizzazioni”, ci vogliono far credere. La difesa dei Diritti Umani deve essere universale e non “ad personam”.

Noemi Cabitza

8 agosto 2009

Diciamolo: la sinistra estrema e anti-israeliana è schierata con Ahmadinejad

un graffiante intervento riflessione di Miriam Bolaffi su Secondo Protocollo.
Tutto da leggere con attenzione, specie dalla cosiddetta sinistra.

alba




martedì 30 giugno 2009

Quanto è strana questa sinistra estrema che, giustamente, si mobilita per i palestinesi ma lo fa con riluttanza per i birmani e addirittura non lo fa per gli iraniani, che alza giustamente i toni per l'Honduras ma trascura quasi del tutto quanto avviene in Perù.

Premesso che questo non vuole essere un discorso politico, ma un semplice ragionamento a voce alta, come non notare che dal silenzio pressoché totale dei primi giorni della rivolta iraniana si è passati, con passare di giorni, ad un sistematico attacco mediatico contro i manifestanti, certo, un attacco fatto bene, non aperto o palese ma decisamente in crescendo. E' strano che proprio la sinistra estrema che dice di essere in prima fila nella difesa dei Diritti Umani questa volta stia con un assassino del calibro di Ahmadinejad.

Le ragioni che mi vengono in mente per questo comportamento sono diverse ma senza dubbio la prima e più importante è l'odio dichiarato di Ahmadinejad verso Israele. Solo questo giustifica agli occhi di queste persone qualsiasi cosa, comprese le durissime repressioni viste in questi giorni. C'è chi arriva paradossalmente addirittura a ventilare “trame occidentali” in base alla teoria delle “rivoluzioni colorate”, le stesse che storicamente appartengono proprio al bagaglio della sinistra.

Sui vari blog e siti riconducibili ad elementi di estrema sinistra (per loro stessa ammissioni) si legge di tutto, dal video della morte di Neda che sarebbe stato creato ad arte fino ad affermare che i Basij non sparano sulla folla, non picchiano con mazze di ferro e catene (persino asce) i manifestanti, ma che sarebbero proprio i manifestanti ad attaccare i “buonissimi” Basij. Anche video come questo o come questo sarebbero chiaramente delle manipolazioni, anzi, sicuramente (secondo loro) quelli che sparano sono sobillatori occidentali. E' chiaramente ininfluente a loro occhi che ci siano testimonianze filmate dei massacri perpetrati dai Basij su ordine di Ahmadienjad, che ci siano video che provano i brogli oppure che ci siano video dove Ahmadinejad spiega il suo piano diabolico per instaurare una dittatura (militare?) e per esportare in tutto il mondo la rivoluzione iraniana, esattamente come faceva Bush quando voleva esportare la democrazia. Solo che Bush era stato giustamente attaccato per questo, ma se lo fa Ahmadienjad è una cosa più che normale.

Non hanno fatto nemmeno caso al fatto che ormai le proteste di Teheran e delle altre città iraniane, dal Kurdistan fino al profondo sud, non hanno più niente di politico ma si sono trasformate in una lotta pacifica (si pacifica) per i Diritti e per la Libertà. Trovano tutti i difetti del mondo e i precedenti a Moussavi, ma evitano accuratamente di dire che sotto Ahmadienjad i Diritti delle donne si sono praticamente azzerati, che le esecuzioni capitali sono aumentate del 600% (persino di minorenni e di donne incinta) e che gli omosessuali vengono sistematicamente eliminati fisicamente tanto da far dire al buon Ahmadinejad che in Iran non ci sono omosessuali (e ti credo, gli ammazzano tutti...).

Io non capisco perché per sostenere una cosa giusta come i Diritti dei palestinesi si debbano calpestare quelli degli iraniani arrivando a sostenere apertamente un assassino come Ahmadinejad. Lo trovo francamente orribile e lontanissimo proprio dai concetti storici di sinistra. E' vero che Ahmadinejad ha promesso di cancellare Israele dalle cartine geografiche e che ha negato l'olocausto, cose che sicuramente hanno fatto piacere a molti della sinistra estrema (e non), ma cavolo, costringere un intero popolo alla dittatura per odio verso gli ebrei mi sembra davvero troppo. Oltretutto queste persone non si rendono conto che così facendo si alleano inconsapevolmente proprio con i falchi israeliani, quelli che il giorno dopo le elezioni in Iran hanno festeggiato la rielezione di Ahmadienjad e che finalmente potevano passare a pianificare il tanto sospirato attacco alle centrali nucleari iraniane. Forse si aspettano che un conflitto tra Iran e Israele porti alla distruzione di quest'ultima ma, se così fosse, bramare un conflitto mi sembra veramente abominevole.

Insomma, vorrei che la sinistra estrema per una volta lasciasse da parte l'odio verso Israele e che appoggiasse la rivolta iraniana, ripeto, non una rivolta politica ma una battaglia per i Diritti e per la Libertà. Diversamente non li vedo molto diversi da quelli che essi stessi criticano con tanta veemenza.

Miriam Bolaffi (W.I.)

29 luglio 2009

SecondoProtocollo: Newsletter del 28 luglio 2009

Apriamo questa newsletter con una buona notizia appena battuta dalle agenzie: il grande Ayatollah Khamenei ha ordinato questa mattina la chiusura del carcere segreto di Khazirak di cui noi ne avevamo denunciato l'esistenza alle Nazioni Unite e all'Unione Europea. Trovate tutto in questo breve articolo.

Rimane comunque forte l'attenzione su quanto sta avvenendo in Iran da dove solo ieri è arrivata la notizia dell'ennesimo morto in carcere a causa delle torture subite. Si tratta di Hossein Akbari di soli 16 anni, torturato e violentato dai suoi aguzzini. Ne parliamo in questo articolo dove tra le altre cose sveliamo i retroscena dell'accordo tra la “Nokia Siemens Network” e il governo iraniano.

Questa è stata anche la settimana del “Global Day of Action” che ci ha visti in prima fila nella diffusione delle notizie riguardanti questo evento mondiale che in Italia ha visto le due manifestazioni di Roma e Milano alle quali hanno partecipato centinaia di persone.

Per quanto riguarda il settore degli italiani detenuti all'estero o impossibilitati a rientrare in Italia ci stiamo occupando di circa 70 casi tra i quali due estremamente complessi che rientrano nella casistica di “italiani impossibilitati a rientrare in Italia” più che in quella dei detenuti all'estero. Ne parleremo più diffusamente quando saremo riusciti a riportare queste persone in Italia.

Uscirà questa settimana o al più tardi la prossima il “rapporto sulla situazione nel nord del Congo” redatto da Watch International che a noi interessa soprattutto per quanto riguarda l'estrazione del Coltan. Alcune anticipazioni del rapporto dimostrano come sia sempre più impellente un protocollo di verifica della provenienza del Coltan.

Per quanto concerne un altro progetto a noi molto caro e che riguarda la riduzione del digital divide tra Africa e occidente segnaliamo un gigantesco passo avanti per quanto concerne le infrastrutture necessarie all'accesso alla rete: il “progetto Seacom”. Ne parliamo in maniera approfondita in questo articolo.

Gli articoli della settimana:

Donne e Sharia: una strage quotidiana e silenziosa

Teheran: Anno Zero

Libano: Unifil nel mirino dei terroristi di al-Qaeda e di Hezbollah

Iran: l'ascesa al potere dei Pasdaran. Nuova polizia segreta

Iran: tutte le iniziative italiane di sostegno al popolo iraniano

Sud Sudan: finalmente risolto il nodo di Abyei (forse)

Iran: 25 luglio 2009. Ultimo atto di una dittatura

Africa finalmente in rete: un gigantesco passo avanti

Iran: il nefasto ruolo di Nokia e Siemens nella repressione

Iran: verrà chiusa la Guantanamo segreta

20 aprile 2009

da Secondo Protocollo Newsletter 6 aprile e 30 marzo 2009

Qui le ultime comunicazioni, ma i link non ora funzionano e se si va sul sito http://secondoprotocollo.org
appare il testo sottostante:
"This account has been suspended.
Either the domain has been overused, or the reseller ran out of resources."
Misure di "sicurezza" o manutenzione del sito ?

Questa è stata la settimana in cui ci siamo concentrati principalmente sulla questione delle donne iraniane che chiedono asilo in Europa. A parte pochissime eccezioni e un atto d'urgenza che risale alla scorsa estate, al momento l'Europa non riconosce alle donne iraniane in fuga da quel regime estremamente misogino alcun Diritto di chiedere l'asilo. Per questo prendendo ad esempio i fatti accaduti la scorsa estate quando per lo stesso motivo è stato concesso l'asilo politico a sette ragazze iraniane, abbiamo aperto una petizione (un esposto) presso il Consiglio d'Europa chiedendo che venga riconosciuta la misoginia di una società o di uno Stato come ragione valida per chiedere l'asilo politico.

Questa eventualità vale anche per altri Stati oltre all'Iran che discriminano la donna considerandola alla stregua di un animale. Ne parliamo in questo articolo. Non sarà facile ma intendiamo portare avanti questa questione ad ogni costo. Gli stessi fatti avvenuti in Pakistan, di cui riferiamo in questo articolo con tanto di filmato shock, ci danno ragione.

La settimana che viene sarà invece decisiva per la nostra proposta di regolamentare la rete. Durante la settimana sono previsti diversi incontri atti a delineare la linea da seguire senza intaccare in alcun modo i Diritti di chi usufruisce della rete internet senza la volontà di delinquere o di violare i Diritti altrui.

Per finire segnaliamo la definitiva collocazione del forum di Secondo Protocollo. Dopo aver provato diverse volte un componente apposito da inserire direttamente nel sito, che però rallentava in maniera eccessiva il caricamento delle pagine, dopo aver provato un forum esterno, abbiamo deciso di installare un software apposito in un sottodominio. Lo trovate all'indirizzo web http://forum.secondoprotocollo.org . Il sito e il forum seppure uniti dal dominio principale sono in effetti divisi, per cui chi è registrato al sito internet per partecipare alle discussioni sul forum dovrà effettuare una registrazione (molto semplice) anche sul forum. Il software usato per la costruzione del forum è SMF (simple machines forum) ed è naturalmente un software open source. Stiamo organizzando il forum in modo che sia il più possibile accogliente e dinamico, ma ancora occorrerà un po' di tempo per farlo e siccome siamo impegnati su diversi fronti lo faremo gradualmente.

Glia articoli della settimana

Afghanistan e Diritti delle donne: autorizzato lo “stupro domestico” . ****

Donne iraniane in fuga dai Mullah: l'Europa parli chiaro sul Diritto di asilo . ****

Si vis pacem, para bellum: Lieberman come Giulio Cesare . ***

Crisi globale e G20: ritorno al passato, altro che grande successo . ****

Ma che Islam è questo? I Diritti delle donne calpestati per legge . ****

Bambini usati come cavie in Africa: quanto vale la loro vita per la Pfizer? . ***

Turchia nella UE: il ruolo che può avere l'Italia . ** (oggi)


Newsletter 30 marzo

Settore Italia: il settore Italia si baserà essenzialmente sul lavoro del gruppo che si interesserà del progetto “Osservatorio Permanente sul rispetto dei Diritti Umani in Italia”. Il progetto prende il via questa settimana ed è molto ambizioso come aspettative e come obbiettivi. Copre un'area di intervento molto vasta. La prova del fuoco sarà questa settimana quando presenteremo la nostra proposta di legge per la regolamentazione della rete, una proposta che proprio per il tema trattato è molto complicata e non priva di critiche. Ne riferiremo più dettagliatamente nei prossimi giorni.

Settore estero: il gruppo che si interesserà a questo specifico settore, già operativo, seguirà i progetti implementati in Africa e in Medio Oriente. In particolare, oltre ai progetti di sviluppo, questo gruppo seguirà il progetto “Osservatorio Permanente sul rispetto dei Diritti Umani in Africa” e il progetto “ International Peacebuilding Group”.

Chiunque voglia contribuire al settore Italia può inviare la propria richiesta a:

osservatorio.diritti@secondoprotocollo.org ricordando di lasciare un numero di telefono, in mancanza del quale ogni richiesta verrà automaticamente scartata. Chiunque invece voglia contribuire al settore estero può inviare la propria domanda attraverso questo form, ricordando anche in questo caso di lasciare un numero di telefono.

Nei prossimi giorni ci saranno diverse novità per cui non escludiamo una newsletter speciale per tenervi informati di tutto in tempo reale. In ogni caso il principale riferimento sarà il sito internet sul quale, come sempre, pubblicheremo tutte le notizie principali.

Articoli della settimana:

Processo Hariri: un italiano alla guida del Tribunale Speciale per il Libano . **

Israele sempre più in basso: Barak con Netanyahu e Lieberman . ***

Crisi dimenticate: disastro umanitario in Sri Lanka . ***

Biotestamento: violati i Diritti Fondamentali della persona. Ecco perché . ****

Il nuovo asse del male: Sudan-Iran-Eritrea . ***

Assalto al Copyright: tutti i paradossi dell'evento “pirata” di Roma . ****

Darfur: Obama mantenga la parola data . ** Oggi


N.B. La newsletter di questa settimana è particolarmente scarna di dettagli e di questo ce ne scusiamo, non è nel nostro consueto stile, ma il lavoro che stiamo facendo è molto delicato per cui vorremmo evitare di anticipare qualsiasi cosa senza prima esserne assolutamente certi.

Questa newsletter è stata redatta da Bianca B.

Per consigli o critiche bianca.b@secondoprotocollo.org

24 febbraio 2009

Newsletter del 23 febbraio 2009

Dopo molti mesi durante i quali, con l'aiuto di altre organizzazioni e giornalisti, sono state raccolte decine e decine di prove filmate e fotografiche sul mercato nero del Coltan e su tutto ciò che ne deriva, siamo finalmente arrivati alla preparazione di un dossier completo per appoggiare concretamente la nostra proposta per un “Protocollo di certificazione della provenienza del Coltan grezzo”.

Il dossier è già stato inviato alle Nazioni Unite e verrà presentato pubblicamente i prossimi 20 – 21- 22 aprile approfittando del 6° seminario UE-UN sulle opportunità di affari con le Nazioni Unite che si terrà al Palazzo di Vetro a New York. La parte di uno di questi filmati (ma sono tanti) è stata pubblicata questa mattina con l'intenzione di rendere l'idea di quello che avviene in Congo. L'articolo e il video li trovate a questo link.

Si conclude questa settimana il viaggio in Africa della dirigenza della associazione che ha visto toccare il l'Etiopia, il Sud Sudan, l'Uganda, lo Zambia, il Congo e infine il Camerun mentre è da segnalare il diniego all'ingresso ricevuto dalle autorità dell'Eritrea. Durante questo viaggio sono state consolidate molte collaborazioni con associazioni locali per l'implementazione di alcuni progetti che avevamo difficoltà a portare a termine nonostante la disponibilità di fondi messi a disposizione da donatori privati. Sono comunque stati riconfermati tutti i progetti che erano in essere con l'aggiunta di alcuni nuovi sotto-progetti legati agli originali e dei quali parleremo nei prossimi giorni.

Per quanto concerne la difesa dei Diritti dei richiedenti asilo iraniani, a seguito di un esposto fatto lo scorso mese di ottobre 2008 dalla nostra associazione al Parlamento Europeo (1098/2008) contro la Turchia, non potendo il Parlamento Europeo accettare l'esposto non essendo la Turchia uno stato membro, è stato deciso dal Parlamento stesso di trasmettere gli atti (con prove allegate) alla Commissione mista UE-Turchia che analizzerà quanto da noi esposto. La lettera originale la troverete nelle prossime ore pubblicata nella sezione download – documenti.

Gli articoli della settimana:

Clandestini e i viaggi della speranza: provare le stesse sensazioni .

Crisi globale e Paesi poveri: non tutto il male vien per nuocere .

Giustizia e giustizialismo: la differenza tra Democrazia e Stato di polizia .

Congo: rapporti deviati .

Lampedusa e riflessioni sull'immigrazione: le colpe della politica .

Crisi economica globale: una ecatombe per i paesi poveri .

Dasvidania Anna . Articolo più letto della settimana

Africa: giovani e sviluppo agricolo per ridurre la povertà .

Iran: gravissime persecuzioni su esponenti della comunità Bahá'í . Oggi

Africa: il lungo viaggio del Coltan insanguinato . Oggi

27 gennaio 2009

da Secondo Protocollo Newsletter del 27 gennaio 2009

Questa è stata la settimana del lancio del progetto “Ubuntu Africa open connection”, progetto che deriva direttamente dal vecchio progetto “PC & Internet for Africa” mandato in pensione lo scorso dicembre. Il nuovo progetto è molto più articolato e si basa sulla collaborazione con associazioni locali o italiane che hanno una loro presenza nei Paesi interessati dal progetto. L'obbiettivo è quello della riduzione del digital divide attraverso la diffusione di sistemi operativi Linux e di programmi open source. Punto di forza del progetto rimane la distribuzione gratuita di vecchi computer recuperati e sui quali viene installato un sistema operativo Linux, ma soprattutto, e questa è la novità, l'apertura nei paesi interessati dal progetto di diversi internet point con ingresso gratuito per tutti anche se l'accesso ai computer verrà regolamentato, ma solo nel caso di forte richiesta, da un tempo massimo di permanenza.

Collegato al progetto il giorno 26 è stato pubblicato un rapporto sintetico (forse il primo di questo tipo) della situazione dell'accesso a internet nell'Africa Subsahariana che analizza la situazione in quattro paesi: Uganda, Sudan e Sud Sudan, Zambia e Ruanda. Il rapporto è visionabile o scaricabile a questo link.

Gli articoli della settimana

Reportage dall'Iraq al seguito dell'esercito americano .

Medio Oriente: e ora ci vuole buonsenso e volontà politica .

Italiani rapiti all'estero: Rutelli corregge la proposta di Santelli .

L'altra dissidenza iraniana: nasce un nuovo movimento di resistenza .

Darfur: appello urgente per la popolazione della città di Muhajeriya .

Gaza: il Magen David Adom costruisce una clinica umanitaria per i palestinesi .

Medio Oriente: il punto della situazione e gli scenari futuri .

Zimbabwe: Jestina Mukoko ancora detenuta .

Ubuntu Africa open connection: il pinguino evolve in Africa .

Testamento biologico: una battaglia di civiltà che va combattuta .

Iran: i Mullah superano se stessi. Condannati i medici anti-AIDS .

Medio Oriente: uccise le prospettive di pace. Trattare con Hamas come punto fermo .

Il futuro negato: violenza sessuale come “atto contro la donna” .

Darfur: attacco alla città di Muhajiriya. Si teme massacro di civili .

Congo: la situazione dopo l'arresto di Nkunda .

Zimbabwe: crimini contro l'umanità per Robert Mugabe .

Riduzione del digital divide: rapporto sull'accesso a internet nell'Africa Subsahariana .

Reportage dall'Iraq: antrace e combattimenti. La pace che non c'è . Oggi

Immigrazione: come fare demagogia sul sangue degli innocenti . Oggi

7 gennaio 2009

Newsletter del 7 gennaio 2009

E' la crisi in Medio Oriente a focalizzare quasi tutte le nostre attenzioni di questa prima settimana del 2009. Da molto tempo purtroppo lanciavamo l'allarme sulle possibili conseguenze di un attacco israeliano a Gaza, ma tutte le nostre previsioni e allarmi sono stati superati dalla realtà. A questo punto ci sembra giusto quanto affermato da Miriam Bolaffi che ci voglia il “coraggio di fare la pace”, anche se l'analisi fatta da Ruben Weizmann non lascia ben presagire. Continueremo naturalmente a seguire la crisi anche nei prossimi giorni sperando in un immediato cessate il fuoco.

L'altra notizia importante di questa settimana è il ritorno in Italia di Stefania Fedele, arrestata prima e impossibilitata a lasciare le Filippine poi. Quello di Stefania Fedele è stato un caso molto complicato che ha richiesto un notevole impegno per molti mesi ma possiamo affermare che non solo è stato un capolavoro sotto tutti gli aspetti (compresa una fattiva collaborazione con il Ministero degli Esteri) ma ha aperto importanti scenari anche per altri casi che seguiamo i quali potranno trarre notevole beneficio da quanto emergerà da questo caso. Ne parla Franco Londei in questo articolo.

Continuiamo a rimanere fortemente preoccupati per la sorte di Jestina Mukoko, attivista dei Diritti Umani arrestata e fatta sparire in Zimbabwe. Per lei abbiamo lanciato una iniziativa che sta riscuotendo un notevole successo. Trovate l'iniziativa e le ultime notizie disponibili a questo link.

Stessa preoccupazione per un'altra donna attivista per i Diritti Umani, ma questa volta in Iran. Si tratta di Shirin Ebadi, premio Nobel per la pace nel 2003, la quale è costretta a subire le intimidazione del regime di Teheran. Dopo gli ultimi fatti del 1° gennaio temiamo fortemente che la sua vita sia in pericolo. Ne parliamo in questo articolo.

Un'altra area che desta in noi particolare apprensione è quella africana e in particolare il Congo, lo Zimbabwe e lo Zambia. In Congo il conflitto in corso è aggravato dalla ripresa delle attività dei ribelli ugandesi che negli ultimi giorni hanno compiuto efferate stragi attaccando diversi villaggi e massacrando oltre 400 persone. In Zimbabwe la situazione umanitaria è ormai allo stremo, mentre in Zambia i timori sono per le prossime elezioni che potrebbero destabilizzare il Paese, decisamente ancora molto fragile.

Infine, coerentemente con i nostri intenti di trasparenza, abbiamo reso note le strategie della nostra associazione per il 2009. Le trovate in questo articolo e potete scaricare il PDF dalla zona download.

Gli ultimi articoli

Uganda: i ribelli del LRA uccidono 189 persone nel nord del Congo .

Zimbabwe: ci si mobiliti per la vita di Jestina Mukoko e degli altri attivisti rapiti .

Hamas – Israele: una guerra che nasconde interessi molto più grandi .

Brevi notizie dall'Africa del 2 gennaio 2009 .

Gaza: l'ultimo esempio lampante dell'inutilità dell'ONU .

Nuovo anno, nuove strategie, stessi obbiettivi .

E mentre il mondo guarda il Medio Oriente, in Congo prosegue la strage .

Iran: si teme per la vita di Shirin Ebadi .

Palestina-Israele: il coraggio di fare la pace .

Israele attacca: gli scenari futuri. Intervista con Ruben Weizmann (Watch International) .

Guerra in Medio Oriente: chi sfrutta la legittima causa palestinese .

Darfur: si tenta una mediazione .

Gaza: Israele usa armi non convenzionali e viola il Diritto Internazionale .

E adesso basta: Israele fermati, ferma i crimini . Oggi

Italiani in difficoltà all'estero: rientrata libera in Italia Stefania Fedele . Oggi

7 ottobre 2008

Newsletter del 6 ottobre 2008

Questa settimana volevamo parlare del BarCamp e di quanto successo nella giornata di sabato scorso, ma gli eventi ci portano a parlare di altre cose.

Infatti ci sembra doveroso parlare dell'ennesimo grande risultato ottenuto a livello Europeo da Secondo Protocollo che è riuscito a portare all'attenzione dell'Unione Europea la gravissima crisi umanitaria che attualmente sta vivendo lo Zimbabwe. E' stata infatti accolta in maniera definitiva la nostra richiesta di valutare interventi umanitari di emergenza in Zimbabwe, interventi che al momento non vengono effettuati.

Lo scorso mese di marzo avevamo inoltrato una petizione in tal senso al Consiglio d'Europa e ci era stato risposto che la situazione sarebbe stata valutata . Oggi finalmente è arrivata la risposta finale che ci comunica che la Commissione per le petizioni (esposti) ha giudicato accoglibile la nostra richiesta e che non solo sottoporrà le questioni sollevate dal nostro esposto alla Commissione Europea ma che ne invierà comunicazione anche alla Commissione del Parlamento Europeo competente in materia di sviluppo. E' un grande risultato che va contro al persistere di alcuni Governi (quello Britannico prima di tutto) nel voler negare un aiuto umanitario allo Zimbabwe a causa dei dissidi con il Presidente Robert Mugabe, facendo per questo pagare un durissimo prezzo alla popolazione innocente. Trovate la copia della risposta della Commissione Europea a questo indirizzo.

Detto questo, di BarCamp ne parla Franco Londei in questo articolo ma ci riserviamo di parlarne in maniera più approfondita nei prossimi giorni.

Segnaliamo infine l'ennesimo progetto in Sud Sudan volto alla costruzione e al mantenimento (in termini di distribuzione di medicinali e di assistenza medica) di diversi dispensari volti a garantire alla popolazione delle zone montuose della regione di Equatoria, il Diritto alla salute.

Gli articoli della settimana

Sud Sudan: importante impegno del Governo per le riforme e per un nostro progetto .

Crisi economica globale: la necessità di una nuova Bretton Woods .

Drammatica emergenza in Congo: situazione umanitaria allo stremo .

Cooperazione e Diritti umani alla base degli scopi del Consiglio d'Europa .

Diritti Umani e crisi della Democrazia: due parole sul BarCamp di Radio Radicale . Oggi


Nota importante a margine. Da questa settimana Google, il noto motore di ricerca mondiale, ha portato il PageRank di secondoprotocollo.org a cinque (5) a livello cioè dei grandi siti di informazione. Un importante risultato dopo poco più di un anno dalla nascita del sito.

23 settembre 2008

Newsletter del 22 settembre 2008

La settimana scorsa è stata una settimana ricca di avvenimenti che hanno ci hanno visti impegnati su diversi fronti sia nel settore della difesa dei Diritti degli Italiani detenuti all'estero che nel settore della cooperazione allo sviluppo e della negoziazione tra parti in conflitto.

Per quanto concerne il settore dei detenuti italiani all'estero sue sono le cose da segnalare: la prima è la risposta che ci è arrivata dall'On. Antonio Dipietro che ha scritto al nostro presidente in merito alla vicenda che ha visto coinvolto in Croazia il maresciallo dei carabinieri P.C. di cui abbiamo parlato in questo articolo e in quest'altro. L'On. Dipietro si è detto scandalizzato dall'atteggiamento del Governo e dei media su questa gravissima vicenda e ha dato la sua disponibilità a fare qualcosa di concreto. La seconda riguarda la vicenda di S.F. accusata ingiustamente (a scopo di estorsione) nelle Filippine di traffico di bambini a causa di un incredibile quanto pericoloso malinteso. Con una azione decisa e risolutoria siamo riusciti a risolvere la situazione facendo cadere le pesantissime false accuse a suo carico e permettendole così di poter rientrare in Italia o in alternativa di rimanere libera nelle Filippine.

Nel settore della cooperazione e sviluppo e della negoziazione tra parti in conflitto segnaliamo la decisione presa dalla dirigenza della nostra organizzazione di concentrare tutti gli sforzi nell'area Africana tralasciando il settore Medio-Orientale. Per questo sono state anche prese alcune decisioni strategiche che renderemo note nelle prossime settimane.

Ieri è stata la “giornata mondiale della pace” decretata dalle Nazioni Unite per celebrare il 60° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Ne ha parlato Franco Londei in questo editoriale.

Sempre da ieri è di nuovo online il forum integrato nel sito. Rinnovato nell'aspetto e finalmente stabile il forum dovrebbe diventare un punto di incontro della comunità di Secondo Protocollo. Gli utenti registrati possono intervenire nelle discussioni o avviarne di nuove, mentre tutti lo possono leggere anche senza essere registrati.

Segnaliamo infine che per lavori di aggiornamento al database il nostro fornitore di servizi ci ha avvisati che nella giornata del 23 settembre saranno possibili brevi interruzioni del servizio o disservizi della durata di pochi minuti. Ci scusiamo con gli utenti ma i lavori sono necessari per garantire la sicurezza del sito.

Gli articoli della settimana

Darfur: finita la tregua tra Khartoum e il Sudan Liberation Army .

Violazioni dei Diritti degli italiani all'estero: pioggia di segnalazioni .

Povertà e globalizzazione: permettere ai poveri di sfruttare la globalizzazione .

Guerra in Nord Uganda: Joseph Kony firmerà (con riserva) il trattato di pace .

Giornata mondiale della pace: perché non sia solo un giorno simbolico .

Italia contro Iran: ora si prosegua seriamente su questa strada .


Articoli da SPUK

South Sudan delegation participates in border workshop in UK


28 agosto 2008

Newsletter del 25 agosto 2008

Questa settimana sono stati fatti importanti passi avanti nei rapporti con l'Iran per quanto concerne il rispetto dei Diritti Umani.

Si è svolto infatti domenica nella cittadina di Silopi, in Turchia, un importante incontro tra rappresentanti iraniani, turchi, curdi (iracheni e iraniani), europei e di Secondo Protocollo. L'incontro ha fatto seguito a quello avvenuto durante la settimana tra rappresentanti moderati iraniani (non oppositori) e Secondo Protocollo.

Questo primo contatto avvenuto in un clima amichevole e senza particolari protocolli è servito a instaurare una forma di dialogo e a introdurre alcune richieste avanzate all'Iran anche dal Consiglio d'Europa in merito alla liberazione di diversi dissidenti e componenti la società civile iraniana. I nomi li trovate in questo articolo di Miriam Bolaffi.

Gli intervenuti hanno concordato una agenda di incontri futuri da tenersi in varie località, incontri che serviranno ad affrontare il problema del rispetto dei Diritti Umani in Iran con altre modalità rispetto a quelle adottate fino ad ora e ad aprire ad una eventuale futura collaborazione più stretta anche, ove necessario, con rappresentanti istituzionali europei.

Da notare che per la prima volta rappresentanti iraniani abbiano scelto una organizzazione della società civile occidentale per instaurare un dialogo che vada oltre le minacce e le strumentalizzazioni, in maniera del tutto trasparente e non clandestinamente.

Non sappiamo a cosa potrà portare questo primo approccio e quanta resistenza si potrà incontrare dal regime iraniano, ma ci sembra comunque un primo importante passo avanti.

Nel settore della difesa dei detenuti italiani all'estero, questa settimana abbiamo avuto la conferma ufficiale dell'apertura del procedimento intentato da Giuseppe Monsurrò contro la Croazia presso la Corte Europea dei Diritti Umani. Il cancelliere della Corte, E.Grdinic, ci ha chiesto quindi ulteriore documentazione mentre nel frattempo il procedimento in Croazia è stato bloccato in attesa delle decisioni della Corte.

Nello stesso settore rimane purtroppo sconcertante come non venga fatto niente di ufficiale per accelerare i tempi di applicazione del Protocollo di Strasburgo per il trasferimento dei detenuti, nonostante una interrogazione parlamentare e diverse richieste in tal senso anche in sede europea (esposto al Consiglio d'Europa).

Gli articoli di questa settimana

Guerre eticamente corrette .

Breve reportage dall'Iraq .

Darfur: un grido di aiuto caduto nel vuoto .

Caccia al volontario: dall'Afghanistan alla Somalia, cooperanti nel mirino .

Donne africane: dal Sud Sudan un esempio da seguire .

La storia subita .

L'altra faccia dell'Iran: un primo piccolo ma importante passo per i Diritti in Iran .

Pasticcio afgano .

Georgia: il falso ritiro russo. Convocato vertice straordinario dell'Unione Europea . Oggi


Segnaliamo infine due nuove gallerie fotografiche:

Profughi in Georgia .

Paesaggi che vediamo. Belle immagini dai posti dove lavoriamo .

18 agosto 2008

Newsletter del 18 agosto 2008


Questa settimana abbiamo dedicato molta della nostra attenzione alla crisi tra Russia e Georgia. Un nuovo fronte di guerra si è aperto e come sempre, quando questo accade, Secondo Protocollo segue da vicino l'evolversi degli eventi in particolare con il gruppo che si interessa di mediazioni tra parti in conflitto e di organizzare un primo intervento di emergenza in collaborazione con altre Ong e con le istituzioni europee preposte a tale scopo. Troverete molti articoli sulla crisi in Georgia, alcuni dei quali sono veri e propri bollettini (con tanto di ora di diffusione) con notizie provenienti direttamente dal campo, notizie che molto speso anno anticipato anche la grande stampa internazionale. In questa particolare situazione abbiamo per la prima volta messo in campo una vera e propria task force di persone che hanno seguito i vari fronti della crisi, da quello politico a quello direttamente sul campo, fino a quello dedicato completamente agli aiuti umanitari, dando una copertura pressoché totale sugli eventi. Essendola crisi ben lungi dall'essere conclusa continueremo a dare la copertura totale sugli eventi e sulle conseguenze di questa guerra, breve e cruenta, che in pochi giorni ha provocato 180.000 profughi e oltre 2.000 morti, mettendo il mondo di fronte a una nuova guerra fredda. Nella Photo Gallery troverete anche alcune immagini inedite del conflitto che in qualche modo rendono l'idea di quello che sta succedendo.

Questa è stata anche la settimana dell'ufficializzazione dell'apertura della sede di Secondo Protocollo in Uganda e più precisamente a Kampala. La sede ugandese sarà la base del progetto di controllo e monitoraggio sul campo del rispetto dei Diritti Umani nella zona dei Grandi Laghi, progetto che partirà il prossimo mese di settembre. Ringraziamo per questo la tempestività del Governo Ugandese nel concedere i necessari permessi a operare.

Sempre in tema di Africa e di Grandi Laghi, questa settimana è stata inviata al Dipartimento degli Affari Politici delle Nazioni Unite la bozza definitiva del Protocollo di Controllo della provenienza del Coltan che, se accettata, contribuirà notevolmente al controllo sul mercato nero del Coltan che tanti micro-conflitti sta provocando nella zona del Congo. Per visionare e scaricare la bozza (in lingua italiana) potete andare a questo link.

Vogliamo ancora una volta ricordare l'importanza che ha per i nostri progetti l'apporto dei soci sostenitori e dei semplici finanziatori. Per diventare socio sostenitore seguire questo link, mentre per contribuire a un progetto il link da seguire è questo. Per qualsiasi informazione siamo a vostra completa disposizione all'indirizzo mail redazione@secondoprotocollo.org Ricordiamo che Secondo Protocollo rientra nella legge quadro 266/91 come organismo di volontariato e che quindi qualsiasi donazione è fiscalmente detraibile.

Gli articoli di questa settimana

Georgia: situazione umanitaria drammatica .

Georgia: fine delle attività belliche .

Russia – Georgia: l'Europa c'è . (articolo scelto dalla redazione di Fainotizia-Radio Radicale)

Libano in mano agli Hezbollah: più chiaro di così!! .

Georgia: aiuti umanitari bloccati in sud Ossezia .

Coltan: presentata all'Onu la bozza definitiva per il protocollo di controllo dell'origine .

Ahmadinejad in Turchia: si perfeziona l'alleanza turco-iraniana .

Georgia: ancora bloccati gli aiuti umanitari. Pericolo per gli operatori .

Georgia: la Russia firma l'accordo per il cessate il fuoco ma continua ad avanzare verso Tbilisi .

Georgia – Russia: la situazione sul campo e degli aiuti umanitari .

Darfur: quale pace da mantenere? Parla il comandante della forza di pace UNAMID . Oggi

11 agosto 2008

Newsletter del 11 agosto 2008

Non poteva che essere la situazione in Ossezia ad aprire questa nostra newsetter settimanale. Proprio in concomitanza con l'apertura delle olimpiadi la guerra che covava ormai da mesi è esplosa in tutta la sua drammaticità, anche sotto l'aspetto umanitario.

Sulle ragioni della guerra ne parla Franco Londei in questo articolo. Il conflitto tra Russia e Georgia arriva oltretutto in un momento particolare per la nostra organizzazione che nei prossimi giorni presenterà la nuova struttura di mediazione tra parti in conflitto, la prima di questo genere per una organizzazione umanitaria.

La scorsa settimana è stata anche quella del lancio dell'iniziativa volta a salvare la vita allo studente iraniano Davood Bagheri, detenuto in un carcere di massima sicurezza turco, il quale rischia di ora in ora di essere deportato in Iran dove lo aspetta con ogni probabilità il boia.

Davood ha la sola colpa di aver chiesto al regime dei Mullah più diritti.

Trovate la sua storia e quella di altri studenti iraniani in questo articolo di Clara Statello mentre l'appello alla sua liberazione lo trovate in questo comunicato. Sempre della vicenda ne ha scritto Miriam Bolaffi in questo articolo per denunciare l'indifferenza dei media e della politica a questa significativa vicenda che indirettamente coinvolge centinaia di studenti iraniani.

Un altra storia che ci preme denunciare è la quasi totale indifferenza del mondo di fronte alla gravissima epidemia di colera in corso in Sud Sudan.

Servono urgentemente medicinali per scongiurare la morte di centinaia di persone.

Ne parla Andrea Pompei in questo articolo.

Per concludere ricordiamo a tutti che Secondo Protocollo per rimanere indipendente dai Governi non accede ai finanziamenti statali destinati alle strutture di volontariato e che tutti i progetti e gli interventi sono autofinanziati. Per questo abbiamo bisogno dell'aiuto di tutti. Per scoprire come aiutarci andate a questo link. Per sapere come diventare socio sostenitore andate invece a questo link. Anche una piccolissima donazione può fare la differenza

Gli articoli della settimana

Sud Sudan: emergenza colera. Occorrono medicinali .

Medio Oriente: sbagliato colpirne cento per educarne uno .

Aids: aumentano i contagi con l’aumentare della povertà .

Free Gaza: si avvicina il momento decisivo .

Al via le olimpiadi di Pechino: non le seguite, fate vincere i Diritti .

Davood Bagheri: l'imbarazzante silenzio di media e politica .

Georgia: la nuova guerra per il petrolio. Che ruolo può avere l'Italia? .

Linux & Open source: gli esempi da seguire . Oggi

28 luglio 2008

SECONDO PROTOCOLLO news

Il fatto saliente che emerge da questa settimana appena trascorsa è la conferma che nei mesi scorsi decine e decine di rifugiati iraniani (per lo più studenti e studentesse) sono stati sistematicamente rispediti al mittente dalla Gran Bretagna, il che in questo caso equivale a rimandarli nel primo Paese dell'Unione Europea dove hanno messo piede: la Grecia.

E' incredibile come in questo caso non vengano applicati i parametri compresi nello Statuto del Rifugiato riconosciuto anche dalla Gran Bretagna. Stiamo rintracciando moltissimi di questi ragazzi iraniani che ancora sono in Grecia in attesa di essere deportati definitivamente in Iran. Grazie al cielo le autorità greche in questo caso hanno avuto scrupoli a deportare i ragazzi i quali comunque sono rinchiusi in angusti CPT senza per altro avere accesso ai documenti che permetterebbero loro di avanzare la richiesta di asilo.

Ne parla approfonditamente Franco Londei in questo articolo. Nel contempo attacca la Turchia (e l'Europa) rea di essere complice dei Mullah in quest'altro articolo.

Sempre parlando dell'Iran, domenica mattina a Teheran si sono superati tutti i record di impiccagioni di massa arrivando a quota 29 in un sol giorno.
Siamo stupiti delle mancate reazioni internazionali a questa ennesima carneficina legalizzata del regime dei Mullah.
E' evidente come la moratoria sulla pena di morte sottoscritta solo pochi mesi fa non conti per Teheran.
Questo fatto rafforza ulteriormente la nostra battaglia contro questo regime e ci sprona a pretendere dai governi europei il rispetto dei Diritti di chi riesce a fuggire da quel Paese.
Ne parla Miriam Bolaffi in questo articolo di oggi.

Questa è stata anche la settimana della dichiarazione dello stato di emergenza nazionale per il problema degli immigrati clandestini.
Sebbene non sia la prima volta che viene dichiarato questo tipo di emergenza nazionale (lo ha fatto anche il Governo Prodi) ci sembra onestamente una reazione sproporzionata ad un problema che c'è (non lo nascondiamo) ma che non è così grave da giustificare una tale iniziativa. Ci sembra invece il caso di approfondire i costi dei CPT dei quali la stessa Corte dei Conti non fornisce dettagli e nel contempo di studiare appropriate strategie di sviluppo mirate a quei Paesi di maggior provenienza dei clandestini. Ne parla Franco Londei in questo editoriale di oggi.

Infine un capitolo a parte merita il discorso degli italiani detenuti all'estero. Questa settimana l'On. Marco Zacchera, da sempre attento alle problematiche dei detenuti italiani all'estero, ha presentato una interrogazione dove chiede al Ministro degli Esteri di controllare l'attuazione del Protocollo di Strasburgo. Speriamo che il Ministro Frattini dia al più presto una risposta adeguata e che giri la domanda al suo collega della Giustizia, l'organo cioè deputato a controllare l'applicazione del Protocollo di Strasburgo.

Gli articoli della settimana

Dopo l'arresto di Karadzic: dentro la Serbia nucleare .

Africa: dal Sudan e dallo Zimbabwe qualche passo avanti .

Studenti iraniani in fuga: l'enorme trabocchetto turco (ed europeo) .

Somalia sull'orlo del baratro: gli estremisti islamici all'attacco .

Corno d'Africa: 15 milioni a rischio morte per fame .

Sudan – Darfur: importanti prove di dialogo .

Turchia, Iran e studenti in fuga: Ankara scelga da che parte stare .

Rifugiati iraniani: fermare i voli della morte .

Ancora impiccagioni di massa a Teheran: l'ipocrisia dell'occidente . Oggi

Immigrazione: la cooperazione allo sviluppo come arma per contrastare il fenomeno . Oggi