Le donne cambiano la Storia, cambiamo i libri di Storia.

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LE DONNE CAMBIANO LA STORIA, CAMBIAMO I LIBRI DI STORIA
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9 maggio 2009

Newsletter del 4 maggio 2009

Diverse le novità di questa settimana.

Innanzi tutto, nell'ambito della consolidata cooperazione tra Secondo Protocollo e Watch International, l'apertura del sito internet di W.I. su un sottodominio di Secondo Protocollo che va a sostituire il vecchio sito della organizzazione in flash, sistema ormai obsoleto. Il sito è solo una finestra, tutte le informazioni e le pubblicazioni di Watch International continueranno a essere pubblicate sul sito di Secondo Protocollo oppure sul blog in inglese di W.I.

Sempre questa settimana siamo tornati ad occupaci in maniera intensiva di Medio Oriente. Questo perché le notizie che ci giungono ci preoccupano particolarmente soprattutto quelle in arrivo dall'Iran.

Secondo Protocollo in collaborazione con Watch International e con alcuni dissidenti iraniani residenti in Italia e in Europa sta preparando un inedito rapporto da presentare al nuovo Parlamento Europeo nel tentativo di evidenziare sia i rischi che l'Europa correrebbe nel caso continui a lasciare mano libera all'Iran, sia la condizione inumana dei dissidenti iraniani. In particolare chiederemo che venga riconosciuto ai dissidenti iraniani lo status di rifugiati politici e alle donne iraniane lo stesso status ma anche per ragioni legate alla sola misoginia.

Una proposta del genere è già in essere presso il Parlamento Europeo ma al momento non sembra sortire alcun risultato. Con questo rapporto si dovrebbe (comunque si vorrebbe) dare una notevole spinta alla nostra richiesta.

Per capire bene la situazione a cui si sta andando incontro consigliamo la lettura di alcuni articoli di questa settimana in particolare di questo in merito all'alleanza militare tra Turchia e Iran, fatto importantissimo e inquietante ma che a quanto sembra è sfuggito alla “grande stampa”.

Sempre in merito all'Iran da segnalare l'ennesimo omicidio di una donna, Delara Darabi, di cui abbiamo dato notizia ben prima delle agenzie di stampa (era il 1° Maggio), immediatamente a ridosso della sua esecuzione. Ne parliamo anche in questo articolo di Miriam Bolaffi.

Per quanto riguarda l'Africa, da segnalare la preoccupante deriva del Sudan verso l'integralismo, un fatto questo che ci preoccupa moltissimo. Ne parliamo in questo articolo.

Altrettanto preoccupante è l'allarme sicurezza per la parte ovest del Nord Uganda lanciato oggi da Watch International. Se ne parla oggi in questo articolo.

Gli articoli della settimana:

Immigrazione: Italia ostaggio dei mercanti di uomini e degli Stati nordafricani .

Medio Oriente: la Turchia passa dalla parte di Iran e Siria .

Bashir esce allo scoperto in Egitto: Sudan sempre più filo-iraniano .

Accordo militare Pechino-Mosca: l'Asia torna “rossa” .

Omicidio Hariri: liberati i generali di Hezbollah. Libano nei guai .

Iran: giustiziata Delara Darabi .

Iran: che il sangue di Delara Darabi sia un esempio per l'Europa .

Nord Uganda: allarme ribelli ad Ovest, ma situazione complessivamente positiva . Oggi

Medio Oriente: la difficile scelta di Obama . Oggi

20 novembre 2008

Campagna internazionale per la riforma delle Nazioni Unite

International Campaign for UN reform

firmate e fate firmare!
italian version
Campagna internazionale per la riforma delle Nazioni Unite

Da molti anni si parla di fare una riforma delle Nazioni Unite che renda il più importante organo mondiale più snello e più incisivo nelle sue decisioni. Purtroppo gli ultimi eventi in Africa e in Asia dimostrano che le Nazioni Unite sono assolutamente inutili e non incisive. Considerando che ogni anno le nazioni Unite costano a tutto il mondo miliardi di dollari senza però avere alcun ritorno in fatto di risultati apprezzabili, si fa impellente una radicale riforma delle Nazioni Unite che possa consentire a questo importante organo mondiale di deliberare prima e agire poi. Il gioco dei veti incrociati attualmente in atto al palazzo di vetro rende questo organo assolutamente inutile. Ne abbiamo dimostrazioni lampanti nelle attuali crisi in Darfur, in Congo, in Myanmar e in tanti altri contesti di crisi, dal Medio Oriente all'America Latina. Chiediamo quindi: 1)che venga abolito il sistema di veto che attualmente rende inutile qualsiasi decisione di intervento che leda gli interessi degli stati membri con diritto di veto (Cina, Stati Uniti, Russia, Francia e Gran Bretagna) 2)che venga istituito in seno al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite un sistema di votazione delle risoluzioni e degli interventi a maggioranza del 50% più 1 3)l'immediato scioglimento di tutte quelle agenzie che attualmente non servono a niente ma che in ogni caso costano milioni di dollari ogni anno 4)Un nuovo sistema di rotazione degli Stati Membri del Consiglio di sicurezza che renda tale rotazione un veicolo per lo sviluppo e non un ostacolo allo stesso. In pratica si chiede che il Consiglio di Sicurezza sia composto per ogni rotazione dal 50% dei cosiddetti Stati Sviluppati e dal rimanente 50% da Paesi in via di Sviluppo senza però Stati permanenti, abbinando cioè la rotazione anche a quegli Stati attualmente presenti in modo permanente all'interno del Consiglio di Sicurezza (Cina, Stati Uniti, Russia, Francia e Gran Bretagna) 5)che venga potenziato il peacekeeping group in seno alle Nazioni Unite dando allo stesso maggiori poteri che gli permettano un immediato intervento nelle situazioni di crisi 6)che vengano immediatamente cancellate tutte le inutili campagne che costano milioni di dollari e alla fine risultano essere assolutamente inutili 7)che vengano immediatamente ridotti gli stipendi e le agevolazioni dei dirigenti e dipendenti Onu i quali attualmente, senza colpo ferire, percepiscono stipendi da nababbo se proporzionati agli obbiettivi raggiunti
Sincerely,
The Undersigned

Newsletter del 18 novembre 2008

Come un fulmine a ciel sereno è arrivata oggi la critica di Hassan Mekki, noto studioso sudanese che partecipa ad un forum della società islamica al Cairo, a Secondo Protocollo con l'accusa (nemmeno tanto velata) di essere colluso con “poteri dello Stato Israeliano”. Nella fattispecie Mekki ci accusa di gonfiare le cifre del censimento in Sud Sudan allo scopo di truccare il prossimo referendum che dovrà decidere sulla separazione del Sud Sudan dal Sudan. La nostra risposta la si può trovare a questo indirizzo, una risposta inoltrata anche alle autorità sud sudanesi. Naturalmente il lavoro che portiamo avanti in Sud Sudan in merito al censimento è un lavoro pulito e garantito e comunque la nostra organizzazione non è collusa con nessun Stato. L'attacco di Mekki è indirizzato unicamente a compromettere la prossima consultazione referendaria in Sud Sudan cercando di insinuare dubbi sull'operato di chi effettua il censimento e quindi sui risultati finali.
Non sono ancora stati risolti tutti i problemi derivati dall'ultimo attacco che abbiamo subito per cui anche questa settimana non possiamo mettere i link a tutti gli articoli pubblicati. Teniamo però particolarmente ad evidenziare la nostra campagna per la riforma delle Nazioni Unite che ha visto la nascita anche di un gruppo su Facebook il quale si allarga ogni giorno. Chi volesse aderire o firmare la petizione online è pregato di farlo.
Dalla prossima settimana contiamo di riprendere la regolare emissione della newsletter settimanale.

22 ottobre 2008

Newsletter del 22 ottobre

Ci scusiamo innanzi tutto per il ritardo con cui questa settimana emettiamo a consueta newsletter, ma problemi derivati dal recente attacco al server di Secondo Protocollo ci hanno costretti a lavorare per diversi giorni sulle tabelle del database per rimediare ai danni subiti.

Chiediamo scusa anche se questa settimana ci limiteremo all'elenco degli articoli nel tentativo di rendere questa newsletter la più leggera possibile dato che ancora abbiamo qualche problema nell'invio e nell'utilizzo della posta elettronica.

Nella speranza che presto tutto torni alla normalità inviamo a tutti voi l'augurio di passare una felice settimana.

Gli articoli della settimana

Zimbabwe: l'Unione Europea alza la voce. Rispettare gli accordi .

Nuova politica economica mondiale: uno schiaffo alla povertà .

Internet e Diritti Umani: perché Kilombo deve vivere .

Settimana europea della democrazia locale .

Ancora un attacco kracker a Secondo Protocollo .

Afghanistan: cambiare decisamente (e velocemente) strategia .

Africa: partono due nuovi importanti progetti .

Politica americana: come consegnare il mondo all'integralismo islamico .

3 settembre 2008

Newsletter del 1 settembre 2008

Sono tre i fatti salienti di questa settimana.

Il primo è la pubblicazione sul quotidiano Avvenire di una inchiesta sui detenuti italiani all'estero nella quale, tra le altre cose, viene intervistato Franco Londei, presidente di Secondo Protocollo. Ne parliamo in questo articolo mentre a questo link potete scaricare la versione in PDF di Avvenire con l'intera inchiesta.

Il secondo fatto saliente riguarda invece il Sud Sudan dove da questa settimana riprenderanno le operazioni di censimento della popolazione da parte dei nostri cooperanti in pianta stabile a Juba. Purtroppo la situazione si sta velocemente aggravando e il rischio di una ripresa del conflitto è reale e questo nonostante i molti risultati positivi ottenuti negli ultimi tre anni. Della situazione ne parla da Juba Elisa Arduini in questo articolo, mentre una analisi di quello che è stato fatto e di quello che si dovrebbe fare la trovate in questo articolo, sempre da Juba, di Andrea Pompei.
Per chi volesse avere una panoramica dei progetti implementati da Secondo Protocollo in Sud Sudan, può richiedere il fascicolo all'indirizzo redazione@secondoprotocollo.org .

Il terzo fatto saliente riguarda la prossima partenza di un progetto per il recupero dei bambini di strada mirato al contrasto della pedofilia e del commercio internazionale di minori per adozioni illegali e, purtroppo, del commercio di organi, che partirà a breve nelle Filippine. Il progetto è piuttosto vasto e articolato e nasce dalla scoperta di un vastissimo giro di minori dalle Filippine oltre che dalla collaborazione sia con le autorità filippine che con cittadini italiani nel luogo. Ne parleremo più dettagliatamente in un prossimo futuro, forse già questa settimana. Lo stesso tipo di progetto viene studiato per l'Uganda e per il Ruanda dove la situazione, anche se in tono minore e in un contesto decisamente diverso, è simile a quella delle Filippine.

Gli articoli della settimana:
Darfur: terribile massacro in campo profughi nel Sud Darfur .
Georgia – Ossezia: l’Unione Europea condanna fermamente la decisione russa .
Italiani detenuti all'estero: inchiesta di Avvenire .
Sud Sudan: emergenza finita. Ora si proceda allo sviluppo .
Orrore in Pakistan: sepolte vive perché rifiutano il matrimonio combinato. E in Italia? .
Caucaso: i rischi di un allargamento del conflitto. Il prossimo potrebbe essere in Moldavia .
Sudan: cresce la tensione nei Monti Nuba. Intervengano subito i mediatori .
Russia – Georgia: oggi l'Europa dirà la sua. Rispettare prima di tutto il Diritto .