Alla fine di febbraio, un gruppo di ricerca ha stabilito che gli uccelli della terraferma dell'Antartide erano infetti dall'influenza aviaria H5 ad alta patogenicità. Il virus si è spostato sempre più a sud dopo essersi diffuso in tutto il mondo negli ultimi anni, uccidendo milioni di uccelli selvatici e allevati lungo il percorso. Ma ora, il virus è stato rilevato in Antartide per la prima volta, sia nei pinguini antartici che erano stati trovati morti al largo delle coste delle Isole Falkland, sia nei grandi uccelli marini chiamati skua che vivono sulla terraferma dell’Antartide.
Tre particelle del virus dell'influenza A (H5N1/influenza aviaria) (a forma di bastoncino; arancioni).
Nota: il layout incorpora due micrografie elettroniche a trasmissione CDC che sono state riposizionate
e colorate da NIAID. La scala è stata modificata. Credito: CDC e NIAID
Solo nel dicembre 2023 , 13,2 milioni di volatili sono andati perduti a causa del virus H5N1, e da febbraio 2022 sono andati perduti ben 79,3 milioni di capi di pollame in 47 stati, a causa delle epidemie di H5N1 e delle relative operazioni di abbattimento.
Nelle ultime settimane sono stati segnalati numerosi contagi provenienti da diverse località d’Europa. Si sono verificati focolai di virus H5N1 in aziende agricole in Norvegia, Italia, Polonia e Romania. Inoltre, la Moldavia ha segnalato focolai di H5N1 in un allevamento di pollame e il rilevamento del virus negli uccelli selvatici. L'Ucraina ha anche segnalato il rilevamento del virus in un uccello selvatico. C'è stata una recente segnalazione di un uccello selvatico affetto da H5N1 anche a Taiwan.
Numerose epidemie di H5N1 hanno colpito diverse aziende agricole anche negli Stati Uniti. Gli allevamenti di tacchini nel Michigan e nel Minnesota, un allevamento in California che ospita oltre 700.000 uccelli e un allevamento nell’Ohio che ospita 1,3 milioni di galline ovaiole hanno recentemente segnalato focolai del virus. L'H5N1 è stato rilevato negli uccelli selvatici allevati in una fattoria del South Dakota e negli stormi di uccelli da cortile in Indiana, New York, Maryland,
C’è ancora un ampio dibattito sull’uso dei vaccini per cercare di fermare la diffusione di questo virus. In Cina, vaccinare il pollame contro l’influenza aviaria ad alta patogenicità è una pratica di routine, ma altri paesi temono che l’uso del vaccino possa semplicemente mascherare la diffusione del virus e aumentare i costi di produzione. La Francia è recentemente diventata il primo paese in Europa ad iniziare a vaccinare il pollame, e in risposta gli Stati Uniti hanno vietato l’importazione di pollame francese e dei suoi partner commerciali.
Ma l’Organizzazione mondiale per la salute animale (WOAH) ha suggerito che la vaccinazione non dovrebbe ostacolare il commercio, perché la vaccinazione può funzionare quando viene condotta correttamente con politiche basate sulla scienza. L’impatto devastante dell’H5N1 sta spingendo gli esperti a riconsiderare le strategie di prevenzione.
"Misure più rigorose di biosicurezza e l'abbattimento di massa del pollame potrebbero non essere più sufficienti per controllare la malattia", ha affermato WOAH in una nota . Hanno aggiunto che "In alcuni contesti socioeconomici, la vaccinazione contro l'influenza aviaria può contribuire alla sostenibilità complessiva dell'industria del pollame e alla preservazione dei sistemi di produzione all'aperto".
Al momento gli Stati Uniti stanno utilizzando il vaccino solo sui condor in via di estinzione che vivono nel sud-ovest.
L'H5N1 è stato ora rilevato anche in altre due specie di mammiferi oltre l'uomo. In un caso, un orso polare che viveva sul versante settentrionale dell'Alaska fu trovato affetto dalla malattia, e in Arizona fu confermato che uno scoiattolo di Abert aveva il virus H5N1.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, tra il 1° gennaio 2003 e il 21 dicembre 2023 ci sono stati 248 casi confermati, di cui 139 fatali, di infezioni umane da virus H5N1.
le richieste di accesso agli atti che abbiamo presentato finora sul Pnrr. Anche se negli anni la disponibilità di dati è progressivamente aumentata, ci sono ancora gravi lacune. In particolare mancano due informazioni di grande rilevanza di cui a oggi si hanno notizie molto frammentarie. E cioè lo stato di avanzamento procedurale e anche quello finanziario dei progetti. Per questo abbiamo presentato un nuovo Foia.
i progetti finanziati dal Pnrr secondo i dati aggiornati al 4 dicembre 2023. Di questi interventi conosciamo il contenuto, le risorse, il territorio e il soggetto attuatore. Come abbiamo anticipato, non conosciamo il loro stato di avanzamento, ma c’è una criticità ancora più grave. Cioè che questo aggiornamento non include le modifiche approvate, anch’esse a dicembre, sul Pnrr italiano. In altre parole non sappiamo se le informazioni a oggi disponibili corrispondano alla situazione reale.
decreto legge da pubblicare per rendere il nuovo Pnrr operativo. È dalla sua approvazione a dicembre che attendiamo l’entrata in vigore del decreto Pnrr quater, che attiverebbe le modifiche effettuate sul piano originale. Tuttavia a oggi ancora manca, così come continuano a mancare informazioni e dati dettagliati su misure e importi modificati e aggiunti.
l’importo del nuovo Pnrr. È una delle poche informazioni che abbiamo riguardo la revisione dell’agenda. I finanziamenti europei sarebbero quindi aumentati di 2,9 miliardi rispetto agli iniziali 191,5. Di questi, 11 miliardi sono destinati alla nuova missione del piano dedicato al capitolo energetico RepowerEu.
le misure del Pnrr aggiuntive o a cui sono state apportate modifiche sostanziali. Non conosciamo gli interventi di revisione in modo dettagliato, ma possiamo ricostruirne il numero e i motivi. In 42 casi le misure sono state modificate perché nel frattempo sono state individuate alternative migliori per la realizzazione degli interventi previsti. In altri 28 casi poi la modifica è stata dovuta all’aumento dei prezzi causato dall’inflazione.
Alla fine del 2023 il parlamento ha approvato la legge annuale per il mercato e la concorrenza. Si tratta di una misura che ha lo scopo di rimuovere le barriere normative per facilitare l’apertura dei mercati ai piccoli imprenditori e tutelare i consumatori. Anche se una legge di questo tipo dovrebbe essere pubblicata una volta all’anno, nel periodo compreso tra il 2009 e il 2021 ciò è avvenuto una sola volta, nel 2017. È anche per questo motivo che tali norme sono state inserite tra le riforme da realizzare attraverso il piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Questa è stata un’esplicita condizione posta dalle istituzioni europee ai fini dell’approvazione del piano italiano.
Per quanto il Pnrr abbia contribuito perlomeno a far rispettare l’obbligo di pubblicare una legge sulla concorrenza ogni anno, le criticità irrisolte su questo fronte sono ancora molte. Le due leggi entrate in vigore nel 2022 e nel 2023 infatti non hanno affrontato alcuni degli argomenti più divisivi agli occhi dell’opinione pubblica nazionale. Tra queste il tema delle concessioni balneari, le questioni legate alle licenze di taxi e Ncc e, da ultimo, l'utilizzo del suolo pubblico per le attività commerciali: criticità quest'ultima che ha portato anche a un nuovo richiamo da parte del presidente della repubblica.
È impossibile analizzare il nuovo Pnrr - Nonostante gli annunci trionfalistici del governo, le informazioni disponibili sul Pnrr sono sempre meno. A oggi infatti è impossibile capire in maniera puntuale come sia cambiato dopo la revisione e a che punto siano i lavori.Leggi
I divari regionali nell’accesso ai dati sul Pnrr - Abbiamo analizzato i vari siti delle regioni italiane per capire la qualità e la quantità dei dati condivisi sul Pnrr. Ciò che emerge è un divario che si riflette sul diritto dei cittadini a essere informati.Leggi
Lo scorso dicembre le istituzioni europee hanno approvato la versione rivista del Pnrr italiano. Tuttavia a oggi il governo non ha condiviso informazioni complete a riguardo. Su Italia domani è stato pubblicato un dataset su milestone e target ma, oltre a non includere (senza spiegazioni) le scadenze di rilevanza italiana, non contiene dati completi sulle misure. In particolare non conosciamo l'importo e il contenuto dettagliato delle riforme e degli investimenti, nuovi o modificati che siano, inclusi quelli della nuova missione dedicata all'energia, il Repower Eu.
Altro elemento di criticità riguarda i progetti: il relativo dataset è stato aggiornato poco prima dell'approvazione del piano rivisto. Ciò significa che, considerando la cadenza trimestrale dell'aggiornamento, fino a marzo non avremo dati che rispecchiano la situazione effettiva degli interventi attualmente finanziati dal piano. A tutto ciò si aggiungono le lacune di sempre: non ci sono dati sull'avanzamento dei lavori e della spesa per i progetti e sono sempre meno le informazioni sulle scadenze.
I divari regionali nell’accesso ai dati sul Pnrr - Abbiamo analizzato i vari siti delle regioni italiane per capire la qualità e la quantità dei dati condivisi sul Pnrr. Ciò che emerge è un divario che si riflette sul diritto dei cittadini a essere informati.Leggi
Abbiamo speso appena il 7,4% dei fondi Pnrr previsti per il 2023 - Da mesi segnaliamo l’assenza di informazioni chiare e precise sullo stato di avanzamento dei progetti finanziati con il Pnrr. Una relazione dell’ufficio parlamentare di bilancio pubblicata a dicembre fornisce alcune indicazioni molto preoccupanti.Leggi
Siamo sicuri che i possessori paghino le tasse relative ?
2.141 mld $
gli asset finanziari che i cittadini di 22 stati membri dell’Ue detengono fuori dal proprio paese di residenza nel 2022, secondo le analisi dell’Eu tax observatory. Fino al 2017 le informazioni a riguardo erano molto scarse, ma la situazione è migliorata con l’introduzione del common reporting standard, adottato da oltre 100 paesi, che istituisce lo scambio automatico di informazioni tra le banche e le autorità fiscali domestiche.
la quota di ricchezza offshore che, secondo le stime dell’Eu tax observatory, viene evasa a livello globale. Possedere ricchezza offshore è una pratica permessa (purché siano dichiarati i relativi guadagni), ma particolarmente esposta all’evasione fiscale. Tra i principali fattori di vulnerabilità ci sono l’inadempienza delle banche, le scarse capacità amministrative e una serie di pratiche per evitare di dichiarare, come la diluizione delle transazioni e il ricorso alle banche di comodo.
il rapporto tra ricchezza offshore e Pil in Grecia, il valore più elevato d’Europa. I cittadini greci detengono 140 miliardi di dollari all’estero. In termini assoluti però il dato più alto è quello francese (545 miliardi), seguito da quello tedesco (377).
gli asset finanziari detenuti in Svizzera da cittadini non svizzeri. Nonostante il suo relativo ridimensionamento rispetto ad altri paradisi fiscali, la Svizzera è ancora uno dei paesi che ospitano più ricchezza offshore. Al secondo posto in Europa troviamo il Lussemburgo, con 629 miliardi.
la ricchezza offshore detenuta all’estero dagli italiani tra 2016 e 2022. Parliamo di circa 198 miliardi di dollari. Una cifra che dai primi anni duemila era gradualmente diminuita fino al 2016. Da allora ha ripreso ad aumentare e nel 2022 risulta più che raddoppiata. Analogamente è aumentato anche il rapporto con il Pil: dal 4,3% al 9,8%.