Le donne cambiano la Storia, cambiamo i libri di Storia.

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LE DONNE CAMBIANO LA STORIA, CAMBIAMO I LIBRI DI STORIA
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5 marzo 2024

NESSUNO TOCCHI CAINO NEWS - Anno 24 - n. 7 - 17-02-2024

Contenuti del numero:

1. LA STORIA DELLA SETTIMANA : PRIMO RISULTATO DEL GRANDE SATYAGRAHA 2024 DI NESSUNO TOCCHI CAINO
2. NEWS FLASH: NESSUNO TOCCHI CAINO, 'CON NAVALNY REGIME RUSSO MOSTRA VOLTO FEROCE E SPIETATO'
3. NEWS FLASH: IL MIO FILIPPO E ALTRI 2200: DOV’È FINITA LA NAZIONE?
4. NEWS FLASH: 20 TENTATIVI DI SUICIDIO, IL CALVARIO DI SIMONE IN UNA CELLA DOVE NON DOVREBBE STARE
5. NEWS FLASH: INDIA: 561 PRIGIONIERI NEL BRACCIO DELLA MORTE, NUMERO RECORD IN 19 ANNI
6. I SUGGERIMENTI DELLA SETTIMANA :


PRIMO RISULTATO DEL GRANDE SATYAGRAHA 2024 DI NESSUNO TOCCHI CAINO
Iniziato il 14 febbraio l’iter parlamentare della proposta di legge di Roberto Giachetti contro il sovraffollamento

Grazie a molti di voi possiamo annunciare il primo successo del Grande Satyagraha 2024 di Nessuno tocchi Caino a cui hanno dato corpo centinaia di cittadini anche detenuti.
Dal 14 febbraio la Commissione Giustizia della Camera dei deputati ha iniziato l’iter della proposta di legge di Nessuno tocchi Caino presentata da Roberto Giachetti di Italia Viva volta a ridurre il sovraffollamento carcerario. Carolina Varchi per la maggioranza e lo stesso Roberto Giachetti per l’opposizione sono stati designati relatori del provvedimento. La proposta prevede di aumentare i giorni di liberazione anticipata da 45 a 75 per quei detenuti che in passato l’abbiano già ricevuta per il loro buon comportamento. Inoltre, la proposta prevede la riforma organica dell’istituto della liberazione anticipata con l’aumento per il futuro da 45 a 60 giorni e una semplificazione della procedura di concessione.
Nel dare atto, tanto alla maggioranza quanto all’opposizione, di aver voluto riconoscere e affrontare il problema del sovraffollamento e proseguendo il dialogo con le istituzioni, Rita Bernardini, Presidente di Nessuno tocchi Caino e il deputato Roberto Giachetti, che su questo hanno condotto uno sciopero della fame giunto per entrambi al 23° giorno , hanno deciso, per il momento, di sospenderlo.
Affrontare il problema ormai non è più rinviabile anche perché dalle carceri continuano a giungere notizie drammatiche come quella dell’ennesimo suicidio verificatosi mentre scriviamo nel carcere di Lecce, il 20° dall’inizio di quest’anno. Ai 20 detenuti che si sono tolti la vita vanno aggiunti i 23 morti per cause dette naturali, semmai è possibile definire “naturale” e non criminale la morte in carcere di un essere umano. Con questo ritmo, alla fine dell’anno si registrerà la terrificante statistica di 150-160 detenuti suicidi, si rischia di superare ogni record italiano ed europeo.
Il sovraffollamento carcerario, la carenza strutturale di personale e di
risorse finanziarie, di educatori, di psicologi, di psichiatri, di lavoro, di scuola, di rapporti affettivi e di contatti umani significativi, di rispetto umano e di amore, sono le cause principali e dirette dei suicidi.
Al 31 gennaio scorso le presenze di detenuti nei 189 istituti penitenziari ha raggiunto quota 60.637 in 47.500 posti disponibili.
I detenuti aumentano a un ritmo di 470 unità al mese. Un trend che ci porterà a fine anno agli stessi livelli per i quali nel 2013 fummo condannati dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo con la sentenza Torreggiani per sistematici trattamenti nelle carceri contrari al senso di umanità.
Il carcere non è solo uno spazio e un tempo di privazione della libertà, è diventato un luogo – letteralmente – di pena e di dolore, di privazione di tutto, della salute fisica e psichica e anche della vita. Per questo, superata l’emergenza sovraffollamento, occorre mettere mano con intelligenza e amore a una vera riforma dell’esecuzione penale che punti sulle pene e misure alternative alla carcerazione, molto più efficaci per ridurre la recidiva e quindi anche per la sicurezza della collettività. Per questo il Grande Satyagraha 2024 di Nessuno tocchi Caino volto a far conoscere la condizione delle carceri e a ridurre e superare del tutto il danno di questo istituto anacronistico, inutile, patogeno e criminogeno, prosegue fino al raggiungimento degli obiettivi che ci siamo dati.
Aiutaci! Insieme ce la faremo!

Un caro saluto,

Sergio D’Elia – Segretario
Elisabetta Zamparutti – Tesoriere
Rita Bernardini - Presidente


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NESSUNO TOCCHI CAINO - NEWS FLASH

NESSUNO TOCCHI CAINO, 'CON NAVALNY REGIME RUSSO MOSTRA VOLTO FEROCE E SPIETATO'
"Non c'è nulla di naturale che può avvenire in Russia, meno che mai in un luogo di privazione della libertà: questo è un atto omicida del regime russo che ha mostrato così la sua vera faccia, un volto feroce e spietato". A dirlo all'Adnkronos Sergio D'Elia, segretario di Nessuno Tocchi Caino commentando la morte del dissidente russo Alexei NAVALNY.
"Può accadere - prosegue - che un oppositore politico decida di fare una lotta violenta nei confronti del regime e quindi mette nel conto le conseguenze di questa sua azione, ma qui invece siamo nel caso di una persona che ha condotto una lotta nonviolenta dando una prospettiva all'istanza di libertà, di diritto, di democrazia di milioni di russi. La morte di NAVALNY è la cifra della crudeltà del regime".
(Fonte: Adnkronos, 16/02/2024)


IL MIO FILIPPO E ALTRI 2200: DOV’È FINITA LA NAZIONE?
La madre di Filippo Mosca, ragazzo italiano detenuto da 10 mesi nel carcere di Port’Alba a Costanza in Romania, racconta a Nessuno tocchi Caino la drammatica vicenda di chi, avendo ragione da vendere, cerca aiuto e confida nel battito d’ali di una farfalla e i suoi effetti. Dopo l’intervista su Radio Leopolda e l’interrogazione di Roberto Giachetti al Ministro degli Esteri, i media hanno scoperto che la tremenda condizione di Ilaria Salis in Ungheria non era isolata, c’erano anche Filippo Mosca e altri italiani in Romania e gli oltre duemila nostri connazionali dispersi e abbandonati nelle carceri di tutto il mondo, detenuti che lo Stato italiano non può più ignorare e dei quali deve prendersi cura.

Ornella Marraxia
Il mio ultimo messaggio a mio figlio prima che partisse in vacanza al Festival della musica in Romania: “Ciao Rumeno, divertiti con intelligenza”; era la fine della nostra serenità e l’inizio di un incubo da cui non riusciamo a svegliarci, e non lo sapevo.
Mi aveva parlato di questo evento, era felice e non vedeva l’ora di partire. Io, da mamma chioccia, un po’ meno. E poi quella telefonata, la voce disperata di Filippo: “Mamma mi hanno arrestato. Aiutami!” In quel momento sono morta, sicuramente una parte di me lo è per sempre, e non avevo ancora la più pallida idea di tutto quello che, da quel fatidico giorno, avremmo dovuto affrontare, completamente soli. Nove mesi di orrore, disperazione, smarrimento, porte chiuse in faccia e mura di gomma.
Filippo mi raccontava quel posto ogni giorno, le tragedie umane che si consumano dietro le sbarre, le condizioni di detenzione che non possiamo nemmeno lontanamente immaginare per quanto io provi a raccontarle e a descriverle. E la difficoltà di gestire questa sua sofferenza, le crisi di panico, le paure, la depressione, da lontano. Provando a infondergli coraggio e positività ogni giorno, assicurandogli che tornerà a casa sano e salvo, che i giudici guarderanno le carte e che non possono condannarlo. E ogni volta che ciò non avviene, mi sento di averlo tradito e illuso. E non posso neanche chiedergli “come stai” o “cosa fai” perché lui mi risponde: “Mamma non farmi queste domande perché lo sai bene cosa faccio qui dentro e come mi sento”.
Sudiciume, sporcizia, soprusi, deprivazione di ogni piccola traccia di dignità umana, trattato peggio di un animale.
Presi il primo aereo e andai in Romania il giorno dopo la sua telefonata. Fui immediatamente approcciata da personaggi “poco raccomandabili” che si avventano su di te come avvoltoi su una carogna. Avvocati, parenti di detenuti, persone incontrate per caso. Tutti cercano di estorcerti del denaro in un modo o nell’altro e io lì, sola, scandalizzata e inorridita dall’audacia delle loro proposte. Ti offrono soluzioni, a caro prezzo, tanto veloci quanto improbabili. C’è un intero sistema che specula sulle disgrazie altrui e ne hanno fatto metodo.
Potrei scriverci un libro sul nostro vissuto di questi dieci mesi se non fosse troppo doloroso ricordare e rivivere ogni singolo episodio. Anche adesso, quando parlo di quanto stia soffrendo Filippo ogni giorno, ogni istante chiuso dietro quelle sbarre, devo fare uno sforzo non indifferente per reprimere le emozioni e tirar dentro le lacrime. E mi rendo conto che Filippo, per quanto flebile, ha una voce. E non smetterò mai di ringraziare Rita Bernardini e Armida Decina che hanno dato voce a Filippo. Ma quanti detenuti non hanno questa possibilità.
Quando sento o leggo personaggi pubblici o politici difendere le loro posizioni, il loro immobilismo tirando fuori un numero: 2.200 detenuti italiani all’estero, a me tremano le gambe. Ripercorro l’inferno di Filippo ed il mio… 2.200 persone, colpevoli o innocenti, che vivono quell’inferno, trattati come le bestie nella totale indifferenza della propria nazione…
Dovreste solo vergognarvi. Meglio tacere sui numeri, perché dietro quei numeri c’è la sofferenza inaudita di intere famiglie.
The Butterfly Effect: “Si dice che il minimo battito d’ali di una farfalla sia in grado di provocare un uragano dall’altra parte del mondo”. Abbracciate Filippo come se fosse vostro figlio, iniziate da lui, aiutatelo e sostenetelo. Ha bisogno di Aiuto e anche io.



20 TENTATIVI DI SUICIDIO, IL CALVARIO DI SIMONE IN UNA CELLA DOVE NON DOVREBBE STARE
Antonella Mascia*

Simone Niort è un giovane con importanti problemi psichiatrici che si trova in carcere dall’età di diciannove anni. In otto anni di carcere Simone ha tentato il suicidio almeno venti volte, si è inferto lesioni per almeno 300 volte, ha subito più di cento procedimenti disciplinari ed è stato incessantemente trasferito da una casa circondariale all’altra in Sardegna. A giugno 2023, per motivi disciplinari, è stato spostato a Torino, perdendo i contatti con la sua famiglia. A fine gennaio è stato rinviato in Sardegna, grazie anche all’intervento di Susanna Ronconi e della Garante dei detenuti di Torino Monica Gallo. Il percorso di Simone è un vero Calvario e va raccontato.
Fino al suo arresto avvenuto nel giugno 2016, la vita di Simone è costellata da difficoltà a integrarsi a causa del suo disagio mentale. Durante l’adolescenza il quadro si aggrava per l’assunzione di sostanze. Commette reati contro le persone e contro il patrimonio e finisce in carcere.
Ma Simone non capisce, non ha la capacità di comprendere il motivo della sua reclusione, la sua malattia non glielo permette. Dopo innumerevoli tentativi di suicidio, automutilazioni e sanzioni disciplinari, nel 2020 l’Ufficio di Sorveglianza ordina un periodo di osservazione psichiatrica come prevede l’ordinamento penitenziario per verificare se la condizione di Simone sia compatibile con il carcere. I presupposti ci sono tutti anche perché, nel 2019, in un procedimento penale, il consulente tecnico nominato d’ufficio aveva accertato che la malattia di Simone si era aggravata ulteriormente in carcere dove il giovane aveva sviluppato una “sindrome reattiva al carcere”.
L’osservazione psichiatrica è ultimata nel 2021, ma la relazione rimane riservata: né Simone nè il suo difensore riusciranno ad averne copia. L’Ufficio di Sorveglianza dell’epoca invece la legge e nel novembre 2022 indica che Simone ha un disagio che lo rende incompatibile con lo stato detentivo. Ciò nonostante, non decide di porlo al di fuori del carcere, ma ordina al Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria di individuare un istituto penitenziario idoneo a ospitare Simone e il suo bagaglio di sofferenza e disagio psichico. La richiesta è reiterata nel 2023, ma la risposta giusta non giungerà mai. Il motivo è semplice, la richiesta è stata rivolta all’amministrazione non competente. La Sorveglianza avrebbe dovuto chiedere non al DAP ma all’autorità amministrativa sanitaria competente di identificare un percorso di cura alternativo al carcere. Forse a causa della carenza strutturale di luoghi di cura in Sardegna per persone come Simone, forse per paura, la
scelta è stata una non scelta o una scelta obbligata. Simone non poteva essere collocato in un luogo idoneo alla sua condizione nel rispetto della sua dignità di essere umano, ma non poteva neppure essere liberato perché la sua pena sarebbe finita nel 2026. Tutto questo finisce sulle spalle del più fragile, su Simone, la persona che avrebbe bisogno di tutta l’attenzione di chi dispone del suo corpo, del suo tempo e della sua vita.
Il Calvario continua, i tentativi di suicidio non si fermano, le ferite, i tagli, le ingestioni di oggetti, le urla, la violenza sulle cose sono quotidiane. Simone finisce regolarmente in una cella “liscia” o di “transito” perché non faccia del male a sé e agli altri. Rimane isolato, non svolge alcuna attività educativa. Le sanzioni disciplinari, alcune sospese perché totalmente incapace di intendere e volere, lo allontano sempre più dalla vita sociale. Rimane solo, solo con sé stesso e il suo disagio.
Per tutto ciò, dopo che tutti i tentativi in Italia non hanno alcun effetto sulla sorte di Simone, si è tentata la via di Strasburgo. Ora il procedimento è in corso, ma anche davanti ai Giudici della Corte europea dei diritti dell’uomo, il Governo italiano sembra essere indifferente alla sorte di Simone. Anche qui non è stata trasmessa l’osservazione psichiatrica approntata nel 2021 dove dovrebbe risultare che Simone è incompatibile con il carcere. E non è stata neppure presentata una relazione medica attestante la reale condizione di Simone come hanno richiesto i Giudici di Strasburgo.
L’indifferenza che avvolge Simone, completamente incapace di comprendere le ragioni della sua detenzione, impermeabile alla possibilità di utilizzare il suo tempo per lavorare alla propria riabilitazione e rieducazione lasciano a chi scrive un dolore che indigna. L’agire per Simone nasce dalla convinzione che la vera giustizia possa essere raggiunta solo attraverso l’impegno di tutti, nessuno escluso. Dunque scrivo contro l’indifferenza e nella speranza che tutto quello che sta succedendo a Simone cessi al più presto, prima che altri tentativi suicidari possano andare a buon fine, semmai buono può essere definito questo fine della pena.
* Avvocata, Consiglio Direttivo di Nessuno tocchi Caino


INDIA: 561 PRIGIONIERI NEL BRACCIO DELLA MORTE, NUMERO RECORD IN 19 ANNI
Il numero di prigionieri nel braccio della morte è salito in India a 561 nel 2023, il più alto in 19 anni. In precedenza, il numero più elevato di persone nel braccio della morte era di 563 nel 2004, sulla base dei dati del National Crime Records Bureau (NCRB).
L'aumento potrebbe essere dovuto a una combinazione di ragioni: la bassa disponibilità delle corti d'appello e la propensione dei tribunali di primo grado a emettere condanne a morte.
Secondo il rapporto annuale sulla pena di morte in India redatto dal Progetto 39A della National Law University di Delhi, i tribunali di primo grado hanno emesso 120 condanne a morte nel 2023, mentre altre sono pendenti per casi precedenti.
Sebbene il numero delle condanne a morte sia diminuito (156 nel 2016), alla fine del 2023 erano pendenti davanti alle alte corti 303 casi che coinvolgevano 488 prigionieri. Si tratta del livello più alto dal 2016.
In una tendenza che continua dal 2019, i crimini riguardanti reati sessuali hanno costituito la maggior parte dei casi di pena di morte nei tribunali di primo grado. Nel 2023, circa 64 persone (53%) sono state condannate a morte per reati sessuali. Un dato in aumento rispetto ai 27 prigionieri condannati a morte nel 2016.
Nel 75% dei casi, i tribunali hanno emesso la pena di morte quando il caso riguardava lo stupro e omicidio di una vittima di età inferiore a 12 anni.
È importante sottolineare che il 2023 ha segnato il tasso più basso di conferme di condanne a morte da parte delle corti d’appello dal 2000, con una sola conferma da parte dell’Alta Corte del Karnataka. Le assoluzioni hanno dominato gli esiti dei casi di pena di morte nelle corti d’appello nel 2023.
Il rapporto afferma: "La Corte Suprema e le alte corti hanno sollevato gravi preoccupazioni sulla natura scadente delle indagini e sulla scarsa qualità delle prove su cui si basano i tribunali di primo grado per giudicare e condannare a morte gli imputati. La Corte Suprema ha continuato la tendenza degli anni precedenti facendo affidamento sui rapporti del carcere relativi a condotta e valutazione psichiatrica degli imputati per commutare le condanne a morte di tre prigionieri, in due casi”.
In contrasto con la crescente preoccupazione delle corti d’appello per la mancanza di informazioni sugli imputati nel decidere la sentenza, i tribunali di primo grado nel 2023 hanno continuato a imporre condanne a morte in stragrande maggioranza (nell’87% dei casi) senza ottenere da parte dello Stato le necessarie relazioni sulle circostanze attenuanti. Questi dati indicano un divario sempre più ampio tra gli sforzi delle corti d’appello per migliorare la capacità istituzionale di amministrare la pena di morte e il persistente problema legato alle sentenze capitali nei tribunali di primo grado. Nel 2022, la Corte Suprema ha chiesto alla sua sezione costituzionale di stabilire linee guida per la definizione di condanne efficaci e significative nei casi capitali.
(Fonte: TNN, 10/02/2024)

newsletter a cura di Nessuno Tocchi Caino,  questo servizio è realizzato nell'ambito di un progetto sostenuto dall'Unione Europea. Le opinioni espresse in questa pubblicazione non riflettono necessariamente quelle della Commissione dell'Unione Europea.

14 gennaio 2023

Nessuno Tocchi Caino newsletter Anno 23 - n. 2 - 14-01-2023



Contenuti del numero:

1.  LA STORIA DELLA SETTIMANA : IL BOIA DEL MISSOURI FA LA STORIA: GIUSTIZIATA LA PRIMA DETENUTA TRANS

2.  NEWS FLASH: IL DIGIUNO DI COSPITO E’ IL NOSTRO DIGIUNO

3.  NEWS FLASH: TEXAS (USA): ROBERT FRATTA GIUSTIZIATO

4.  NEWS FLASH: YEMEN: GLI HOUTHI HANNO CONDANNATO A MORTE 350 OPPOSITORI POLITICI DAL 2014

5.  NEWS FLASH: BANGLADESH: DETENUTO IMPICCATO NEL CARCERE DI KASHIMPUR

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1- IL BOIA DEL MISSOURI FA LA STORIA: GIUSTIZIATA LA PRIMA DETENUTA TRANS

Valerio Fioravanti su Il Riformista del 13 gennaio 2023

Il 3 gennaio gli Stati Uniti hanno avuto fretta di chiudere la tradizionale “tregua natalizia”, e hanno giustiziato Scott/Amber McLaughlin. Non credo ci tenesse, ma passerà alla storia per essere stato il primo detenuto transessuale giustiziato negli Usa.

Gli americani sono molto politicamente corretti, e in quasi tutti gli articoli hanno chiamato McLaughlin “una donna transessuale”. Non ho un’opinione precisa, ma la cosa mi sembra comunque più complicata di così.

Scott McLaughlin, bianco, 19 anni fa, all’età di 30 anni, commise un reato molto “maschile”: violentò e uccise la fidanzata che lo aveva lasciato. Al processo la giuria popolare era rimasta impressionata dalla difficile infanzia dell’imputato: figlio di una prostituta alcolizzata e di un tossicodipendente, portatore di chiari postumi di sindrome feto-alcolica, spostato, assieme a due fratelli, tra varie famiglie affidatarie fino a quando, all’età di 5 anni, è stato adottato dai coniugi McLaughlin. Sembra che il padre, un poliziotto, usasse il manganello e addirittura il taser per punire i tre fratellini. I genitori adottivi avrebbero anche chiuso a chiave la cucina in modo che i bambini non potessero accedere al cibo e, secondo la richiesta di grazia presentata lo scorso dicembre, avrebbero strofinato feci sul viso dei bambini quando sporcavano.

I problemi di salute mentale di McLaughlin iniziarono a manifestarsi presto. Alle elementari gli avevano calcolato un quoziente intellettivo molto basso, 82 punti, e diagnosticato l’ADHD (Disturbo da deficit di attenzione/iperattività). A 8 anni un consulente scolastico aveva scritto che “la sua situazione psicologica era estremamente grave”. Cartelle cliniche successive ci dicono che McLaughlin è stato “coerentemente diagnosticato con disabilità intellettiva borderline” e “universalmente diagnosticato con danno cerebrale e sindrome alcolica fetale”, e ha combattuto la depressione che ha portato a “molteplici tentativi di suicidio”. Pur essendo certo che aveva ucciso la donna, la giuria votò perché non fosse condannato a morte, ma all’ergastolo. Il giudice aveva “scavalcato” la giuria e aveva emesso la condanna a morte. Un giudice federale nel 2016 aveva annullato la condanna a morte perché non erano state adeguatamente valutate le condizioni mentali dell’imputato, ma nel 2021 la Corte d’Appello aveva revocato l’annullamento per motivi procedurali.

Dal fatto che sia stato giustiziato capiamo che il governatore del suo Stato, il Missouri, non lo ha ritenuto meritevole di clemenza. Ma hanno ucciso l’uomo che aveva stuprato una donna, oppure una donna? Sappiamo che al sistema penale statunitense il “cambiamento”, la “risocializzazione” o la “rieducazione” del reo non interessa, ma nel caso McLaughlin eravamo davanti a un cambiamento piuttosto radicale, forse meritevole almeno di una pausa di riflessione. Certo, si può sempre sospettare che quello di McLaughlin sia stato soprattutto un espediente, un tentativo di prendere tempo. Ma possiamo anche pensare che sia stata una cosa reale, e allora davvero, mai come in questo caso, hanno ucciso una persona radicalmente diversa da quella che aveva commesso il reato.

Ma come fa un criminale chiuso in un braccio della morte a “diventare donna”? Intanto precisiamo, McLaughlin aveva fatto la transizione ormonale, non quella chirurgica. Ma anche così, non è che uno si alza la mattina, va nell’infermeria del carcere e chiede estrogeni, e glieli danno.

Il caso che fece scuola in Missouri è quello di James/Jessica Hicklin, oggi 43 anni, bianca. Hicklin venne arrestato nel 1995, a 16 anni, per un omicidio legato alla droga. Condannato all’ergastolo senza condizionale più 100 anni, nel 2016 ha citato in giudizio l’Amministrazione Penitenziaria, contestando una politica che proibiva la terapia ormonale per i detenuti che non la ricevevano prima dell’arresto. Ha vinto la causa nel 2018, e da allora è diventata mentore di altri detenuti transgender, tra cui McLaughlin.

Nel frattempo Hicklin, dopo 26 anni di detenzione, è stata scarcerata nel gennaio 2022 grazie a una rimodulazione della pena scaturita dal fatto che all’epoca del reato fosse minorenne. Quando McLaughlin aveva iniziato la transizione circa tre anni fa, aveva scritto a Hicklin per farsi consigliare su questioni come la consulenza psicologica e la sua sicurezza all’interno di una prigione di massima sicurezza.

Requiescat in pace Amber, che ho dovuto segnare con un asterisco nel data-base di Nessuno tocchi Caino nella colonna “sesso del giustiziato”.

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*** NESSUNO TOCCHI CAINO - NEWS FLASH


2 - IL DIGIUNO DI COSPITO E’ IL NOSTRO DIGIUNO

Davide Tutino* su Il Riformista del 13 gennaio 2023

Cos’è un anarchico? Non è nulla se viene rinchiuso in un buco di cemento, se viene isolato dalla società e dal mondo, impossibilitato a contattare chiunque e perfino a leggere un libro; ma questo nulla ha un nome e cognome, Alfredo Cospito. Il nome e cognome, pur essendo un abito di suoni e di segni, alle volte ti sottrae all’annullamento, ti permette di entrare in un dia-logo, uno scambio di racconti, di ragioni e di ragione.

È grazie al suo nome che noi possiamo parlare di Alfredo Cospito, perché di lui ci è tolto tutto il resto: ci sono tolte le sue parole, il volto, il corpo, in violazione del principio costituzionale della proporzionalità tra pena e reato.

Alfredo Cospito era già in galera dal 2016, per aver sparato alla gamba di un industriale, ed era sotto processo per una bomba carta esplosa senza vittime di fronte a una caserma. Era in prigione quando il suo reato è stato riqualificato in “strage”, e gli è stato comminato l’ergastolo ostativo, con impedimento di qualunque contatto col mondo esterno. Cosa sono l’ergastolo ostativo e il famigerato 41 bis per i quali l’Italia è già stata censurata da organismi internazionali? È isolamento e tortura, fino alla follia o fino alla morte, e Alfredo sta per uscirne con la morte. Nel giorno di pubblicazione di questo articolo egli, se ancora vivo, si avvicina al novantesimo giorno di sciopero della fame.

La gran parte della gente ignora il suo nome, ma finalmente una parte del mondo intellettuale si sta accorgendo di questo peso sulla coscienza del paese. Decine tra professori, magistrati, giuristi, avvocati, nell’omertà quasi completa della classe politica, chiedono l’interruzione della tortura e dell’isolamento, e la restituzione di Alfredo a un regime carcerario rispettoso della sua dignità umana, dei suoi diritti e della sua salute.

Chiedevamo che cos’è un anarchico, e ricordiamo tristemente cosa è stato nella storia. Quando non è più possibile nascondere gli abusi del potere sul suo corpo, un anarchico appare nella nudità della sua condizione di fronte al potere: è un esperimento, è il corpo inerme su cui si esercita di volta in volta un nuovo slittamento del diritto, delle procedure e dei significati. Sull’anarchico il potere sperimenta volentieri fin dove può arrivare, se noi non ci opponiamo, se noi non lo fermiamo.

Noi chi? Noi che sappiamo, noi che sapendo non possiamo, non dobbiamo e non vogliamo tacere. Sta a noi che non si proceda oltre questo pericoloso slittamento giuridico: il 41 bis, procedimento già discutibile concepito per isolare i mafiosi, viene esteso al vasto mondo dei reati politici, in un momento storico in cui il dissenso e la libertà di opinione sono già in serio pericolo. È la Procura di Torino ad aver chiesto la riqualificazione del reato per cui Cospito stava già scontando la pena dal 2016, la stessa procura che si sta rendendo protagonista della criminalizzazione del dissenso politico.

È la Procura di Torino ad aver messo su il “Pool Anti No-Tav”, trattando un movimento di resistenza nonviolenta, strettamente legato al territorio, alla stregua del terrorismo internazionale. È la Procura di Torino ad aver rimesso nostalgicamente in auge l’indimenticato confino fascista, attraverso la richiesta di “sorveglianza speciale” per un ragazzo di vent’anni, colpevole di un atto vandalico.

Questo slittamento semantico e giuridico volto alla criminalizzazione del dissenso deve finire: perciò lo sciopero della fame di Alfredo, iniziato il 20 ottobre scorso, è il nostro sciopero. Dobbiamo salvarlo, se possibile, e dobbiamo comprendere e ricordare che tutti noi con lui siamo in pericolo: il suo ritorno a una condizione carceraria accettabile rappresenta per noi tutti, condannati al 41 bis di una libertà apparente fuori dalle mura, la possibilità di salvare il diritto, la giustizia, la dignità umana, fondamenti sui quali abbiamo costruito la nostra società e il nostro benessere.

Per queste ragioni Marianna Panico ed io, supportati dai compagni di Resistenza Radicale, da capodanno affianchiamo il nostro piccolo sciopero della fame a quello di Alfredo perché non accada che sia, il suo, fino alla morte ma fino alla vita. I nostri corpi affamati continuano a vivere nella società, ad alzarsi al mattino e lavorare, e la nostra piccola fame conosce una stilla della sua: sentiamo e sappiamo che un anarchico non è un esperimento, non è un nome o un corpo soltanto. È un uomo, una vita, un fratello.

La prigione oggi è la sua casa: dipende da noi tutti che non divenga la sua tomba. Imploriamo Alfredo di fermarsi, di vivere e consentirci di aiutarlo. Attraverso la fame ci uniamo a quella delle donne e degli uomini che si sono appellati all’Amministrazione Penitenziaria e al Governo, per un gesto di umanità e di coraggio. Si revochi il 41 bis, e si applichi al detenuto Cospito un regime carcerario dignitoso e giusto.

* Professor Studente

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 3 - TEXAS (USA): ROBERT FRATTA GIUSTIZIATO

Robert Fratta, 65 anni, bianco, è stato giustiziato in Texas il 10 gennaio 2023.

Fratta, ex agente di polizia, ha ricevuto un'iniezione letale nel penitenziario statale di Huntsville per aver ingaggiato due uomini affinchè uccidessero la moglie, Farah, nel novembre 1994.

È stato dichiarato morto alle 19:49, 24 minuti dopo che la dose letale di pentobarbital ha cominciato a fluire nelle sue braccia.  Per circa tre minuti prima dell'inizio dell'esecuzione, il consigliere spirituale di Fratta, Barry Brown, ha pregato su Fratta, che era legato alla barella della camera della morte con aghi per endovenosa in ciascun braccio. Alla domanda del direttore se avesse una dichiarazione finale, Fratta aveva risposto: "No".

Secondo l’accusa Fratta aveva pagato Joseph Prystash e Howard Guidry perché sparassero alla moglie simulando una rapina. Farah Fratta, 33 anni, è stata colpita due volte alla testa nel garage di casa sua.

Anche Prystash e Guidry sono stati condannati a morte. Fratta è il primo ad affrontare l'esecuzione.

Fratta era stato condannato a morte una prima volta nel 1996, ma la condanna era stata annullata da un giudice federale che ha stabilito che le confessioni dei suoi complici non avrebbero dovuto essere ammesse come prova. Era stato condannato di nuovo a morte nel 2009.

Una giudice del tribunale civile di Austin, Catherine Mauzy, aveva accolto un ricorso di Fratta che sosteneva che il pentobarbital che l’amministrazione intendeva usare fosse scaduto, e potessero risultare inefficace o molto doloroso. Questa decisione è stata annullata dalla corte d’appello penale, e l’annullamento è stato confermato dalla Corte suprema di stato.

L’esecuzione è stata ritardata di poco più di un'ora in attesa che la Corte Suprema degli Stati Uniti, la Corte Suprema del Texas e la Corte d'Appello del Texas esaminassero i tradizionali “ricorsi dell’ultima ora”.

Fratta diventa il primo detenuto a essere messo a morte quest'anno in Texas, il 579° in assoluto da quando il Texas ha ripreso le esecuzioni nel 1982, il 2° detenuto a essere messo a morte quest'anno negli Stati Uniti e il 1.560° in totale da quando la nazione ha ripreso le esecuzioni il 17 gennaio 1977. Altre otto esecuzioni sono previste in Texas entro la fine dell'anno.

(Fonte: APNews, 10/01/2023)

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4 - YEMEN: GLI HOUTHI HANNO CONDANNATO A MORTE 350 OPPOSITORI POLITICI DAL 2014

I ribelli Houthi hanno emesso nello Yemen 350 condanne a morte da quando nel 2014 hanno preso il potere con un colpo di stato.  Lo ha dichiarato il ministro dell'Informazione, Cultura e Turismo del governo yemenita Muammar al-Iryani all'agenzia di stampa ufficiale SABA.

"A partire dal colpo di stato, gli Houthi hanno emesso condanne a morte nei confronti di 350 persone con opinioni di opposizione, inclusi soldati, attivisti, giornalisti e politici", ha osservato.

Il ministro ha sottolineato che gli Houthi hanno utilizzato il sistema giudiziario come un brutale strumento per terrorizzare i loro oppositori e regolare i conti con i loro avversari politici, ricordando che alcune delle condanne a morte sono già state eseguite.

All'inizio di questa settimana, il Ministero per i Diritti Umani e Affari Legali dello Yemen ha comunicato che il tribunale penale Houthi ha approvato l'esecuzione di sei persone condannate per odio etnico e coinvolgimento in atti terroristici nella provincia di Sana'a.

Gli Houthi devono ancora commentare la dichiarazione del ministro yemenita.  Sostenuti dall'Iran, i ribelli Houthi controllano la capitale Sanaa e alcune regioni dello Yemen dal settembre 2014.  Le forze della coalizione araba guidata dall'Arabia Saudita sostengono il governo yemenita nella lotta contro gli Houthi dal marzo 2015.

(Fonti: TRT Haber, 05/01/2023)

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5 - BANGLADESH: DETENUTO IMPICCATO NEL CARCERE DI KASHIMPUR

Un uomo è stato impiccato l'8 gennaio 2023 nel Carcere Centrale di Massima sicurezza di Kashimpur a Gazipur, in Bangladesh.

Saiful Islam Rafique, alias Saidul Islam Rafique, 50 anni, era stato condannato a morte in un caso di rapina e stupro. Era originario del villaggio di Malti Nagar Namapara nel sottodistretto di Sadar, nel distretto di Bogra.

Il sovrintendente della prigione Subrata Kumar Bala ha assistito all'esecuzione del condannato, praticata alle 22:00, in base al regolamento carcerario.   Al termine dell’esecuzione praticata da Shahjahan Bhuiyan, il boia del Carcere Centrale di Kasimpur Part-4, è toccato al dottor Khairuzzaman, un chirurgo civile di Gazipur, verificare il decesso del giustiziato.

La denuncia per rapina e stupro era stata presentata alla stazione di polizia di Bogra nel 2004 ai sensi della Legge sulla Prevenzione e Repressione dei Crimini contro Donne e Bambini.

Dopo la condanna a morte, Saiful aveva presentato appello all'Alta Corte e successivamente una richiesta di revisione del caso, entrambe con esito negativo.  La domanda di grazia al Presidente era stata respinta il 3 novembre 2021, ha ricordato il Sovrintendente.

(Fonti: Probashir Diganta, 09/01/2023)

nessunotocchicaino.it 

17 novembre 2021

Da OPENPOST: Sempre meno le donne al governo delle grandi città italiane - Com’è organizzato il ministero della giustizia


Sempre meno le donne al governo delle grandi città italiane
Sempre meno le donne al governo delle grandi città italiane

Prima delle elezioni amministrative di ottobre 2021 erano 10 i comuni capoluogo di provincia con una donna alla guida della giunta comunale. Una quota decisamente bassa, il 9,26%, che dopo le elezioni si è ulteriormente ridotta al 5,56%. Tra i 6 territori amministrati attualmente da una donna, nessuno è capoluogo di regione. In seguito alle elezioni si sono infatti sciolte le giunte comunali di Torino e Roma, fino a quel momento guidate da due sindache, entrambe del Movimento 5 stelle (M5s).

6 su 108

le sindache di comuni capoluogo di provincia.

In tutti i capoluoghi di regione infatti è stato eletto un uomo alla carica di sindaco. Ciascuno di questi per bilanciare almeno in parte lo squilibrio di genere ha nominato una donna come vicesindaco. Sulla quota di assessori di diverso sesso invece i sindaci hanno compiuto scelte diverse. A Torino infatti le donne in giunta sono esattamente la metà, sindaco incluso. A Roma, Milano e Bologna invece è stato nominato un numero uguale di assessori di entrambi i sessi ed è solo la presenza del sindaco in giunta a squilibrare il dato a favore della componente maschile. Solo a Trieste invece la giunta vede una partecipazione femminile inferiore al 40%, la quota minima teoricamente prevista dalla legge Delrio.

L’equilibrio di genere nelle giunte delle grandi città andate al voto

Il numero di donne e di uomini presenti nelle giunte comunali delle città capoluogo di regione andate al voto a ottobre 2021

Sempre meno le donne al governo delle grandi città italiane
Mappe del potere

Gli ultimi articoli:

Com’è organizzato il ministero della giustizia - Il ministero della giustizia e la struttura a cui la costituzione attribuisce il compito di gestire l’organizzazione e il funzionamento dei servizi relativi alla giustizia. Leggi

28 febbraio 2021

italialaica news n.02/2021

 .it

Il sito dei laici italiani vi segnala:

Editoriale

LE BANCHE E I GOVERNI

Attilio Tempestini 19.02.2021

Come si sa, secondo Bertolt Brecht fondare una banca è peggio che rapinarla. Ma non occorre aderire a tale opinione estrema, per nutrire perplessità su quella raffigurazione dei banchieri come ottimi governanti che, in Italia, ha largo corso da qualche decennio.

Il passaggio una trentina… 


Articoli

INTERESSANTI SVILUPPI GIURIDICI A REGGIO CALABRIA SU ABORTO E LIBERTÀ

Marco Comandè 21.02.2021

Ha fatto scalpore la decisione del sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, di oscurare i manifesti contro l'aborto affissi dalle associazioni Pro-Life, dove era stata pubblicizzata la frase: "Il corpo di mio figlio NON è il mio corpo. Sopprimerlo NON è una mia scelta. #stopaborto".

La…


Articoli

LA FUTURA SCIENZA DI GIORDANO BRUNO

Paolo D'Arpini 19.02.2021

Appresi della filosofia avveniristica ed apparentemente fantascientifica del “pensatore” di Nola attraverso il libro: “La futura scienza di Giordano Bruno” di Giuliana Conforto, una professoressa di astrofisica che conobbi a Roma tanti anni fa. Affascinato dalle sue idee la invitai a…


Articoli

IL RECORD DEL MONDO DI OSTENTAZIONE RELIGIOSA

Alessandro Giacomini 12.02.2021

IL CATTOLICO UNA SPECIE IN VIA D’OSTENTAZIONE

Pur di conseguire il record del mondo in altezza, una croce in vetroresina alta ben 18 metri, come un palazzo di 6 piani (agli antipodi della sobrietà), sarà collocata nell’area protetta del Monte Baldo, tra la regione del Veneto e quella…


Articoli

GIORNALISMO SURROGATO

Alessandro Chiometti 02.02.2021

Parlare di come si sia ridotto il giornalismo italiano contemporaneo significa esplorare in continuazione i nuovi limiti della decadenza intellettuale. Ed è un esercizio che ormai cerchiamo di evitare per evitare di cadere in depressione.

Ma a volte proprio non si può far finta di nulla,…


Rassegna stampa

16.02.2021, LAICITÀ DELLA SCUOLA news, febbraio 2021

Coordinamento per la laicità della Scuola 19.02.2021

Notiziario on line del Coordinamento per la laicità della scuola. Redazione: Marco Chiauzza, Grazia Dalla Valle, Daniel Noffke, Cesare Pianciola, Stefano Vitale.

Editoriale:

Tecnici e politici

Appena saputo del mandato conferito da Mattarella a Draghi, si è molto discusso del peso rispettivo…


Rassegna stampa

16-02-2021, Stefano Montesano, L’IDENTITÀ (RELIGIOSA) DELLA PERSONA MIGRANTE E L’ACCOGLIENZA IN ITALIA, TRA LE DERIVE SECURITARIE E LE POLITICHE DI INTEGRAZIONE CIVICA. BREVI CONSIDERAZIONI, rivista telematica www.statoechiese.it

www.statoechiese.it 16.02.2021

SOMMARIO: 1. Il migrante e il suo Dio: prove di identificazione e input di integrazione? - 2. L’identità (anche religiosa) della persona migrante. Dalle politiche discriminatrici all’integrazione civica nel modello di accoglienza italiano. Profili critici - 3. Una (prima e utopica)…


Forum

GOVERNO VINTAGE: MARRAZZO (PARTITO GAY) SIAMO PREOCCUPATI

Fabrizio Marrazzo 16.02.2021

6 MINISTRI CONTRO DIRITTI LGBT, POCHE DONNE, ZERO AMBIENTALISTI, 80% DEL NORD E PROGRAMMA MISTERIOSO

"Il Governo Draghi, ci sembra un po’ Vintage in salsa prima Repubblica e ci preoccupa perché almeno 6 ministri si sono espressi con…


Eventi

IL MONDO LAICO AGISCE

Giovedì 25 febbraio, ore 21:00, in streaming sulla piattaforma Zoom

Una riflessione sull'inoptato dell'8 x mille con Raffaello Morelli.

Per entrare in streaming dalle 20:55 cliccare su ZOOM, codice ID riunione 942 3116 7789, e poi va inserita la password...


Eventi

IL GIUDICE DELLA PROTEZIONE INTERNAZIONALE E IL SAPERE ANTROPOLOGICO: PROVE DI UN APPROCCIO INTERCULTURALE NEL GIUDIZIO?

Sabato 27 febbraio dalle 9:30 alle 12:30 webinar sulla piattaforma Zoom

Ciclo di dialoghi interdisciplinari sull’interculturalità

 Secondo incontro di un ciclo di dialoghi sul concetto di intercultura, al fine di porre in dialogo studiosi e studiose di diverse discipline con giuristi/e.…


Eventi

COMING… CHE??? L’OMOSESSUALITÀ IN FAMIGLIA

Domenica 28 febbraio 2021 ore 15.45, sulla piattaforma Zoom

Incontro-Laboratorio guidato da Alessandra Bialetti*, pedagogista e consulente della coppia e della famiglia ed autrice del libro “L’ospite inatteso”, che accompagnerà i genitori, i figli LGBT e gli operatori pastorali che…


Eventi

CUORE ALLEGRO

Martedì 02 marzo, ore 19:00, in diretta streaming

In dialogo con VIOLA LO MORO, autrice della raccolta poetica CUORE ALLEGRO, LUCIA CAPONERA, di Differenza Lesbica Roma, e RACHELE GIULIANO di Arcigay Roma in diretta streaming sulle pagine facebook di Differenza Lesbica Roma, Arcigay Roma e Gay…


Vi invitiamo a visitare la pagina delle Gocce per altre notizie…



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