le conversioni di decreti rispetto al totale delle leggi approvate. Negli ultimi anni abbiamo assistito, numeri alla mano, ad un crescente protagonismo degli esecutivi anche per quanto riguarda la produzione normativa. Una dinamica che si conferma anche nella legislatura attuale. Infatti il 70,8% delle leggi approvate finora è di iniziativa del governo. Su questo dato pesa molto il sempre più frequente ricorso ai decreti legge. Sono 46 infatti le leggi di conversione di decreti approvate dall’inizio della legislatura. Il dato del governo Meloni è il secondo più elevato, superato da quello del governo Letta (58,3%).
le questioni di fiducia poste dal governo Meloni. L'eccessivo ricorso a questo strumento è un altro indicatore del protagonismo del governo. Analizzando le questioni poste in media al mese dagli ultimi 9 esecutivi, quello di Meloni riporta il secondo valore più alto (2,83). Al primo posto troviamo il governo Monti (2,89), al terzo Draghi (2,68).
la “forza” di Fratelli d’Italia. L’indice di forza è una delle novità che abbiamo introdotto in Openparlamento. Consente di capire quali sono i gruppi parlamentari e i partiti i cui esponenti ricoprono più incarichi tra governo e parlamento e che hanno quindi maggior peso nel processo decisionale. La seconda formazione politica più consistente è la Lega (20,1%), la terza Forza Italia (14,9%). Segue il Partito democratico (8,1%).
la forza delle donne al governo e in parlamento. Tra camere ed esecutivo, la rappresentanza femminile totale si ferma al 33,5%. Un dato basso, che scende ulteriormente se si considera l’indice di forza. Considerando l’apporto femminile alla forza di ciascuna formazione politica, il valore più basso è riportato dalla Lega (16,5%). Seguono Autonomie (22,97%) e Forza Italia (27,11%).
i parlamentari con un indice di affidabilità inferiore al 50%. La coalizione di governo ha bisogno di poter contare sulla maggioranza in parlamento. Per questo è interessante valutare l’indice di affidabilità che tiene conto della presenza in aula e del voto espresso. Nell’attuale legislatura, la stragrande maggioranza dei deputati e dei senatori (391) ha un valore compreso tra il 75% e il 100% ma non sono pochi coloro che fanno registrare un dato inferiore al 50%.
le richieste di accesso agli atti che abbiamo presentato finora sul Pnrr. Anche se negli anni la disponibilità di dati è progressivamente aumentata, ci sono ancora gravi lacune. In particolare mancano due informazioni di grande rilevanza di cui a oggi si hanno notizie molto frammentarie. E cioè lo stato di avanzamento procedurale e anche quello finanziario dei progetti. Per questo abbiamo presentato un nuovo Foia.
i progetti finanziati dal Pnrr secondo i dati aggiornati al 4 dicembre 2023. Di questi interventi conosciamo il contenuto, le risorse, il territorio e il soggetto attuatore. Come abbiamo anticipato, non conosciamo il loro stato di avanzamento, ma c’è una criticità ancora più grave. Cioè che questo aggiornamento non include le modifiche approvate, anch’esse a dicembre, sul Pnrr italiano. In altre parole non sappiamo se le informazioni a oggi disponibili corrispondano alla situazione reale.
decreto legge da pubblicare per rendere il nuovo Pnrr operativo. È dalla sua approvazione a dicembre che attendiamo l’entrata in vigore del decreto Pnrr quater, che attiverebbe le modifiche effettuate sul piano originale. Tuttavia a oggi ancora manca, così come continuano a mancare informazioni e dati dettagliati su misure e importi modificati e aggiunti.
l’importo del nuovo Pnrr. È una delle poche informazioni che abbiamo riguardo la revisione dell’agenda. I finanziamenti europei sarebbero quindi aumentati di 2,9 miliardi rispetto agli iniziali 191,5. Di questi, 11 miliardi sono destinati alla nuova missione del piano dedicato al capitolo energetico RepowerEu.
le misure del Pnrr aggiuntive o a cui sono state apportate modifiche sostanziali. Non conosciamo gli interventi di revisione in modo dettagliato, ma possiamo ricostruirne il numero e i motivi. In 42 casi le misure sono state modificate perché nel frattempo sono state individuate alternative migliori per la realizzazione degli interventi previsti. In altri 28 casi poi la modifica è stata dovuta all’aumento dei prezzi causato dall’inflazione.
Con un recente decreto il governo ha modificato la disciplina che stabilisce il numero massimo di mandati per i sindaci. Se nei grandi comuni il limite resta di due mandati consecutivi, in quelli tra 5 e 15mila abitanti viene aumentato a tre e in quelli più piccoli viene eliminato del tutto.
La competenza a decidere su questa materia spetta sicuramente allo stato. Tuttavia sia la giurisprudenza che la dottrina concordano sullo stretto legame tra elezione diretta e limite al numero di mandati. In effetti, in una sentenza recente, la corte costituzionale ha definito questo limite come la garanzia alla democraticità stessa per enti locali. Sembra evidente dunque che decidere di abolire del tutto il limite ai mandati presenti dei rischi.
Il decreto inoltre va inquadrato in un contesto politico in cui si moltiplicano le iniziative tese a rafforzare il potere esecutivo a tutti i livelli di governo: dai sindaci ai presidenti di regione, fino ad arrivare alla stessa presidenza del consiglio dei ministri.
I presidenti di regione e il limite dei due mandati - Negli scorsi giorni si è riacceso il dibattito sul limite dei due mandati per i presidenti di regione. Nei territori interessati le elezioni non dovrebbero tenersi prima del 2025, ma sarebbe opportuno che la questione venisse risolta prima di arrivare all’appuntamento elettorale. Leggi
Quante risorse del 2×1000 sono andate ai partiti nel 2023 - Anche quest'anno il Partito democratico si conferma la forza politica che raccoglie più fondi attraverso il 2x1000 ai partiti. Le risorse ricevute da Fratelli d’Italia però continuano a crescere, mentre l’andamento della Lega risulta di segno opposto. Leggi