Le donne cambiano la Storia, cambiamo i libri di Storia.

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LE DONNE CAMBIANO LA STORIA, CAMBIAMO I LIBRI DI STORIA
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9 febbraio 2018

Da Censurati.it - Il grido di Ultimo


Sono state talmente tante le volte che Ultimo si è visto gettare fango addosso che una in più gli sarà sfuggita. Ma gli capita di leggere un articolo, uno tra i tanti, scritto su di lui,  e ha letto quello che abbiamo letto anche noi: intimidazione e manipolazione dei fatti, per mero nepotismo e piaggeria.
E così, stanco di doversi giustificare sempre, questa volta attacca, e lo fa duramente tramite il suo blog che cura personalmente. E lo fa a modo suo, parlando a nome del popolo e della Costituzione Italiana. Questo parlare a suo nome, mettendoci la faccia, incita anche il giornalista dell’articolo incriminato a chiedere all’Arma tramite la il quotidiano (sovvenzionato da tutti i governi a turno) di prendere provvedimenti a riguardo. Come dire “L’Arma è pulita, è Ultimo che va punito, prendetevela con lui”

Fratelli combattenti, fratelli dalle luci blu. Nel nome del popolo e della Costituzione abbiamo sempre combattuto il razzismo, il pregiudizio, e la discriminazione, perchè sono alla base dei genocidi, delle dittature, delle violenze.
Purtroppo non ci eravamo accorti di averli vicinissimi, nelle istituzioni, nei partiti, nelle lobby trasversali che manipolano le banche e affamano il Popolo.”
Secondo voi lettori, chi ha manipolato banche e ridotto l’Italia ad un paese con altissimo tasso di suicidi per le cartelle esattoriali esagerate se non a volte immotivate? Un carabiniere straccione o forse qualcosa di più sottile? Noi pensiamo a menti raffinatissime, come diceva un giudice troppo spesso menzionato e troppo poco imitato.
Segue:
“Leggiamo cose incredibili attribuite al senatore Michele Anzaldi, uomo di spicco del partito di governo, uomo di grande responsabilità. Leggiamo su il Giorno del 1 novembre 2017 a firma di Ettore Maria Colombo:
Renzi da Obama col principe Harry. Ma dall’Italia arrivano altri veleni. Consip, una struttura parallela dei servizi segreti lo avrebbe intercettato.” “..il PD – mette a verbale Anzaldi– vuol sapere se è vero che è esistita una centrale di ascolto, non si capisce quanto legale, coinvolta nei casi Cpl Concordia e Consip; se è vero che ora tale centrale è smantellata in tutta fretta; se questa centrale fosse alle dipendenze del Capitano Ultimo e della sua squadra, dato il suo coinvolgimento in quei casi. Non è accettabile che resti il sospetto di manovre di apparati dello Stato contro l’allora Premier Renzi“.
Se è vero quello che leggiamo, Onorevole Anzaldidacci qualche rispostaper favore dacci una risposta alpregiudizio, che ti ha spinto a presentare una interpellanza parlamentare (che per noi è una diffamazione a mezzo Parlamento) contro il capitano ultimo e la sua squadra, paventando ascolti clandestini servizi deviati che non hanno proprio senso se non nella manipolazione, nella strumentalizzazione partitica, oppure dacci i nomi dei cortigiani che alimentano e manipolano il tuo pregiudizio e le tue calunnie, spiega ai nostri figli perchè ci offendi, perchè ci pugnali alle spalle con le tue interpellanze intimidatorie, con le tue insinuazioni calunniose. A quale squadra ti riferivi senatore illustre, a quei 20 carabinieri che avete disperso e umiliato come animali nel silenzio assordante di tutti gli abitanti del palazzo grigio?”

E si, perché molti non sanno che tutte le persone che lavorano (anzi, lavoravano) per e con Ultimo, sono state punite, ricollocate in posti del tutto “inoffensivi”, chi a mettere timbri alle scartoffie, chi alza e abbassa le sbarre per i varchi di sicurezza, uno lontano dall’altro per non farli interagire tra loro. Perchè SATANA DIVIDE CIO’ CHE DIO UNISCE. Onesti servitori (non servi, parola comune tra politici che hanno bisogno di inventare false notizie per una manciata di voti in più), costretti a vedere lesa la dignità di carabiniere vedendosi negare mansioni di attività giudiziaria, unica colpa essere FEDELI a Ultimo. Se questo modus operandi doveva servire ad inasprire gli animi di questi coraggiosi combattenti, è  una tecnica che non ha funzionato, perché quando si è nel giusto non si ha paura di nulla. Perchè la fedeltà e la verità, non si comprano.
Ma continuiamo a leggere le parole di Ultimo:
Calpestando ogni dirittto, ogni norma, ogni regolamento. La rappresaglia, la decimazione, il “coraggio” del boia fanno sorridere il Popolo, illustre senatore il Popolo non è solo voti da comprare, il Popolo lotta e soffre e sa distinguere i carnefici dalle vittime.
Senatore Michele Anzaldi ma come ti permetti di immaginare che pochi carabinieri straccioni, pochi carabinieri figli del popolo , per quattro soldi, possano creare centrali clandestine di ascolto contro il Premier qualunque sia il suo nome.
E qui ci sentiamo quasi in diritto di replicare a Ultimo: Pensiamo che l’onorevole (chiamiamolo così) si è permesso di agire in questo modo perchè questo è l’unico modo che conoscono in quel mondo per annientare il nemico. Dossieraggio, dichiarazioni di presunti segreti tenuti nel cassetto per poi usare il tutto durante le campagne elettorali. Per questo stesso motivo dissero che Falcone nascondeva segreti inenarrabili che voleva far rimanere nascosti. Perchè questi sono i loro metodi, questo è il modo di operare di chi ha la coscienza nera, sporca ed avariata.
Ma cosa cazzo avremmo dovuto ascoltare di nascosto, illustre politico, ma cosa cazzo avremmo dovuto nascondere rispetto a quello che accade alla luce del sole, alle violenze che vengono esercitate ogni giorno alla luce del sole contro la povera gente? Illustre onorevole spiegalo ai nostri figli, ai nostri fratelli, alla povera gente. Trovi il tempo per fare interpellanze contro di noi e non vedi la miseriala povertà che avanzano nelle periferie, nelle case delle famiglie abbandonate e ingannate, la disperazione di quelli che sono senza casa senza lavoro.
Vergognati senza fine, te e le lobby trasversali che manipolano le banche affamano il Popolo. Noi siamo sempre qua a disposizione tua e del Popolo senza poter fare interpellanzesenza avere vie di uscita alla miseria, alla disperazione, alle rappresaglie razziste di quelli che dovrebbero tutelarci. Non ti vogliamo offendere, perché non ti conosciamo, ma stai sereno, insieme ai tuoi amici potenti, il capitano Ultimo e la sua Squadra
non vogliono voti, non vogliono potere, non vogliono niente.
Il Popolo vi saprà giudicare, il Popolo vi ha già giudicato.
E qui, lettori, ci sarebbe da alzarzi in piedi e da fare un applauso. Perchè Ultimo ha ridato al Popolo il potere in mano.  Ricordandoci quindi che il prossimo 4 marzo, chi inventa notizie su un gruppo di uomini disperati in cerca di giustizia, farà di tutto per ingannare l’italia, gli italiani, i lavoratori (pochi, ormai), le casalinghe, i senzatetto, i disoccupati più disperati, la gioventù che non ha quasi più un futuro. Questa politica (non LA politica) e le lobby di potere che la pilotano,  ha sulla coscienza la disperazione, l’inganno, i soprusi, gli scambi di favori per ottenere sempre più voti, più potere, più denaro. E il colpevole è Ultimo. Colpevole di avere il rispetto dei mendicanti, degli affamati, dei diseredati, di chi ha perso il lavoro per lo Stato assente quando non deve e presente dove non deve.
Il popolo siamo noi. E abbiamo già giudicato
Affidereste il vostro futuro a chi cerca di offuscare la verità usando menzogna sistematica, usando diffamazione e calunnia, e che per  paura di perdere privilegi non esita a distruggere vite umane?

22 settembre 2015

Da CENSURATI.IT: Parte dalle pagine di Repubblica l’ultima condanna a morte per il “capitano Ultimo”

COSA NOSTRA ALL’ATTACCO: “QUESTO E’ IL MOMENTO DI UCCIDERE ULTIMO”, E REPUBBLICA DIFFONDE LA CONDANNA A MORTE DEL COLONNELLO DE CAPRIO
By Antonella Serafini

Published: 21/09/2015

L'avvocato Pietro Milio mostra dopo 13 anni dalla perquisizione, la cassaforte MAI SMURATA dal covo di Riina
L’avvocato Pietro Milio mostra dopo 13 anni dalla perquisizione, la cassaforte MAI SMURATA dal covo di Riina


Parte dalle pagine di Repubblica l’ultima condanna a morte per il “capitano Ultimo”, con cui evidentemente Cosa Nostra, a distanza di molti anni dalle catture di latitanti del vertice mafioso come Ciccio Madonia e Salvatore Riina, ritiene di non avere ancora chiuso i conti.

Raffaella Fanelli (la giornalista che ha fatto l’intervista a Ultimo che abbiamo diffuso nei canali di twitter e mandata in onda nella TV svizzera) è riuscita a strappare un’intervista al discusso pentito Gioacchino La Barbera. Intervista in realtà pubblicata anacronisticamente perchè effettuata in periodo antecedente all’intervista a De Caprio. Un pentito, La Barbera, che alcuni anni fa si rese protagonista della cronaca giudiziaria, nell’ottobre del 1999, per aver subito una condanna a 19 anni di carcere per gravi reati commessi, nel contesto di una faida mafiosa, mentre era già pentito e sotto la protezione dello Stato. Insomma, un pentito che in passato non ha dato l’aria di essere poi così pentito.

Nell’intervista il La Barbera dopo alcune affermazioni iniziali sulla strage di Capaci che sono sostanzialmente la fotocopia di sue dichiarazioni pubblicate nel 2002 da Bianconi sul corsera in un articolo dal titolo “«Così ho dato il segnale per uccidere Falcone», dopo un’insinuazione sulla DIA come coinvolta nel “suicidio” in carcere del mafioso Gioè non supportata da alcun dato preciso o riscontro (il classico schema: “se parlo, inguaio i miei amici della DIA”, così non parla, ma intanto sputtana la DIA, mentre noi I NOMI DEI SUOI AMICI LI VOGLIAMO SAPERE) conclude con due gravissime dichiarazioni, che sono, pur stando al fondo, il vero”centro gravitazionale” di quest’operazione mediatica, e che a noi altro non paiono che “pizzini” rivolti all’indirizzo del capitano Ultimo.

Leggiamole per esteso.

Tratto dall’intervista di Raffaela Fanelli:

Si parla sempre di liste di nomi, di archivi spariti dalla villa di Totò Riina… Ma esistono questi documenti? Perché non sono mai state trovate carte importanti nei covi di Nitto Santapaola o di altri capi mandamento? Solo Riina aveva archivi?

LA BARBERA “Riina non era un capo. Era il capo di Cosa Nostra… Dopo il suo arresto accompagnai, insieme a Nino Gioè, i figli e la moglie di Riina fino alla stazione, da lì presero un taxi per Corleone. Poi seguii la pulizia e l’estrazione della cassaforte dalla villa di via Bernini e portai in un parcheggio la golf bianca intestata a un giardiniere della provincia di Trapani, non ricordo se Marsala o Mazara. Un’auto che ritirò Matteo Messina Denaro, con tutto quello che era stato trovato nella cassaforte. L’auto non era di valore quindi posso pensare che fossero più importanti i documenti”.



Analizziamo: che La Barbera abbia accompagnato, in qualità di persona all’epoca libera e incensurata, la famiglia di Riina, che non aveva alcun impedimento a muoversi liberamente, alla stazione ferroviaria dopo l’arresto del boss, è notissimo, è in atti, e quindi non fa assolutamente notizia. La ciccia viene dopo, quando il “testimone” afferma di avere seguito “l’estrazione” della cassaforte della villa di Riina e di avere portato il suo contenuto a Messina Denaro utilizzando una golf bianca (forse una reminescenza di un’altra famosa utilitaria bianca?) che lui già allude essere identificabile. Noi siamo pure pronti a scommettere che, con una ricerca di polizia, tale vettura potrà effettivamente essere identificata. Tuttavia l’esistenza di questa autovettura, non significa di fatto che essa sia effettivamente servita a trasportare archivi di sorta. Ed infatti non può esserlo, poiché è facilmente dimostrabile che, sul resto della dichiarazione, il La Barbera mente.

Mente per le seguenti ragioni:

 1- La cassaforte non è mai stata “estratta” dai muri della villa di Riina. Il verbale di perquisizione del      3 febbraio 1993 contiene foto in allegato che dimostrano che la cassaforte era ben ancorata alla             sua parete dello studiolo di Riina, il giorno della perquisizione, e che questa era regolarmente             chiusa a chiave e non forzata.
2-  Giovanni Brusca, pentito considerato attendibile, ha testimoniato al processo Mori-Ultimo sulle          vicende del dopo-arresto di Riina, di aver coordinato le operazioni di pulizia del covo, ed in                quanto coordinatore ha dichiarato che nessun documento è stato asportato dalla villa da quando ci      sono entrati i mafiosi dopo l’abbandono da parte della famiglia, poiché di documenti non ce                n’erano, in quanto se ce ne fossero stati questi sarebbero stati distrutti dalla moglie                                immediatamente alla notizia dell’arresto del boss, in quanto così’ era disposto dal marito.


Di questa circostanza dà atto la sentenza definitiva del 2006:

“In proposito, Giovanni Brusca ha detto di ritenere che [i documenti] furono bruciati dalla Bagarella, perché, se c’era qualcosa di importante, la moglie sapeva che andava eliminata, come imponevano le regole dell’organizzazione. (Sentenza “Mori-Ultimo” – 2006)

E lo stesso Brusca afferma che avendo sempre dato per scontato che ella l’avesse fatto (aveva l’ordine“di mangiarseli, di bruciarseli, facesse quel che voleva, doveva distruggerli”) , egli non affrontò mai neppure il problema dei documenti di Riina coi complici rimasti a pulire la casa. Ed anzi, il pentito precisa che essi fecero ben attenzione a non uscire mai con oggetti vistosi dall’abitazione (figuriamoci una cassaforte), spiegando bene che ciò avveniva:

“TESTE BRUSCA: per non uscire, precisamente, per non uscire con questi involucri dalla casa, hanno preferito bruciarli, quindi gli è spiaciuto al La Barbera che ha bruciato la biancheria, il corredo della moglie, più tutta una serie di pellicce e quant’altro, pur di non uscire da li dentro con…ma perchè si spaventava che potevano essere controllati, o quant’altro, che qualcuno gli dice: Da dove vengono queste cose, perché li stai togliendo?quindi hanno preferito distruggerli nel sito.

AVV. PIETRO MILIO:Quindi lei è sicuro di questo fatto,che non è uscito nulla dalla casa di Riina?

TESTE BRUSCA:Per quello che mi ha detto Angelo la Barbera, è uscita solo l’argenteria e qualche quadro



Lo stesso Brusca nella stessa testimonianza ha spiegato che il boss nei due covi da lui utilizzati, con la famiglia, precedentemente a quello di Via Bernini, non aveva conservato in casa i suoi documenti ma anzi si era fatto fabbricare, in un caso ricorrendo pure a fabbri esperti, dei nascondigli segreti come un fusto da 200 litri sigillato e occultato nelle vicinanze di un fiume, o bombole del gas appositamente truccate con delle speciali intercapedini occulte, da poter custodire distanti dall’abitazione. Non v’è pertanto una ragione logica perché il boss in Via Bernini, dove pure viveva la famiglia, avesse deciso di cambiare strategia, tenendo nella cassaforte di casa documenti compromettenti, anziché occultarli altrove come si era preoccupato di fare sino ad allora.



Proprio il La Barbera medesimo, lui in persona, nello stesso processo, aveva reso dichiarazioni del tutto difformi, in argomento, affermando di non avere “seguito l’estrazione della cassaforte”, ma di avere solo sentito parlare di ciò da Sansone senza conoscere alcun altro dettaglio, specialmente in riferimento alla sorte del contenuto:



INGROIA: Quindi, disse che … ques.. di u… dell’esistenza di una cassaforte, e che questa cassaforte era stata smurata ed era stata svuotata.

LA BARBERA: Si, no…svuota..

INGROIA: Smurata o svuotata?

LA BARBERA: Intanto smurata. E poi sicuramente svuotata … NON SO COSA … COSA CI POTEVA ESSERE, ‘nsomma.

PRESIDENTE: Scusi, le fu detto che era stata aperta e svuotata, la cassaforte?

LA BARBERA: Portata via. SI PARLAVA DI “portare via” e murare il posto dove era messa la cassaforte. … hanno avuto il tempo pure di fare proprio la muratura.

INGROIA: Perché non bisognava, secondo… quello che le … quello de ….venne detto che non bisognava lasciare tracce neanche della presenza della cassaforte, questo quello che lei sente dire?

LA BARBERA: Si, non so perché. a volte C’ERANO COSE CHE MAGARI … IO NON MI SPIEGAVO, (e ti credo che non se le spiegava, soprattutto perché la cassaforte non si era mai mossa di lì –ndr) PERÒ DOVEVO RAPPORTARE LE COSE CHE MI DICEVA IL SANSONE A BAGARELLA.

E ancora:

LA BARBERA: … Il primo giorno lui (Sansone – ndr) era soddisfatto perché diceva : siamo riusciti a togliere la cassaforte, si intendeva la cassaforte, tutto… Si parlava di questa cassaforte

Avv. PIETRO MILIO: Lei ha parlato di cose compromettenti da tirare via. Sa quali erano queste cose compromettenti?

LA BARBERA: NO NON L’HO MAI SAPUTO, ho solo visto Sansone soddisfatto per aver tirato via la cassaforte e le cose più importanti.



Il risultato di queste testimonianze, è sintetizzato nella sentenza definitiva, in netto contrasto con le attuali dichiarazioni del La Barbera:

“NESSUNO dei collaboratori di giustizia (La Barbera compreso – ndr) ha, però, dichiarato di aver mai visto questi documenti, dopo l’arresto del Riina e negli anni a seguire, o di avere appreso quale sorte abbiano avuto.” (Sentenza “Ultimo-Mori” – 2006)



Matteo Messina Denaro nel gennaio 93 aveva 29 anni, e non rivestiva assolutamente il ruolo di persona idonea ad ereditare il presunto archivio di Riina, poiché prima di lui venivano latitanti ben più anziani, ben più importanti e ben più vicini al boss, anche per parentela, come Bagarella, Brusca, Santapaola, Provenzano, Graviano.

Non se ne può che concludere che il “pentito”, ha mentito alla giornalista di Repubblica. Perché? Forse le ragioni si fanno più chiare analizzando la seconda dichiarazione:



Ha conosciuto il Capitano Ultimo?

Mai visto. So che Bagarella ha messo una taglia sulla sua testa dopo l’arresto del cognato. Mi impressionò la sua rabbia e la determinazione a vendicarsi. Era impazzito: dava soldi a tutti i carabinieri e poliziotti che ci portavano notizie. Lo voleva, e lo vuole morto. Sarà pure in 41-bis ma è un furbo: lui sa che è questo il momento giusto per farlo fuori.

Ecco, impossibile non vedere in queste poche righe un chiaro messaggio mafioso. Mafioso laddove avverte Ultimo, di non potere sentirsi al sicuro per la capacità dell’organizzazione criminale di corrompere “carabinieri e poliziotti” che gli portano notizie. Mafioso, per la non motivata attualizzazione della condanna a morte emanata oltre vent’anni fa dal cognato di totò Riina: “questo il momento giusto per farlo fuori”. E perché questo sarebbe il momento giusto? Che cosa renderebbe questo preciso momento, più “giusto” di altri momenti precedenti, per eliminare il comandante De Caprio?

In buona sostanza, noi ci troviamo di fronte a due diversi tipi di minaccia: prima l’asserzione relativa ad una presunta operazione del 1993 ma nuova di zecca per le nostre cronache: una consegna dell’archivio di Riina a Messina Denaro. Il fatto che provenga tale asserzione, dal La Barbera, per il quale pure rappresenta un’invenzione del tutto nuova, conferisce al tutto il fetore del ricatto: occhio che ti tiro fuori questa caramella, in aggiunta a tutto il fango già gettato con la leggenda della cassaforte smurata.

La seconda minaccia, ben più grave, consiste in una vera e propria minaccia di morte che si concretizza nell’immotivata (almeno apparentemente) attualizzazione della taglia posta anni fa sulla testa di Ultimo da Leoluca Bagarella: occhio, che “.questo il momento giusto per farlo fuori”

Impossibile poi pensare che questa iniziativa evidentemente pianificata sorga oggi all’improvviso per mere ragioni di vendetta per la cattura del capo dei capi, a distanza di vent’anni.

E’ evidente che il ricatto, espresso in questa forma soltanto oggi, sia da collegarsi con l’attività ATTUALE del colonnello Ultimo. Ed allora è impossibile non pensare alle vicende degli ultimi giorni, che hanno visto il capitano Ultimo esautorato per ordini superiori dalle inchieste che stava conducendo, e i suoi conseguenti sforzi per ottenere almeno la possibilità di portarle a conclusione. Non si può non rilevare la coincidenza delle due circostanze, ravvisando un tentativo di coinvolgere Ultimo a starsene buono, lasciando perdere le sue inchieste e magari qualcuna in particolare.

Noi quindi ci auguriamo che questa vicenda non venga trascurata, intravedendo aspetti che debbono obbligatoriamente stimolare un’immediata azione giudiziaria.

Il mafioso “pentito”, se è vero che è pentito, Gioacchino La Barbera deve immediatamente riferire al magistrato competente:

 1 - La ragione per cui fornisce oggi una versione sul destino dell’archivio di Riina così difforme da         quella resa in giudizio, rendendosi così falso testimone o con la prima versione, o con quella               attuale, o con entrambe. Nello specifico, se è vero che egli avrebbe “seguito” questa leggendaria         asportazione della cassaforte di Riina, il La Barbera deve indicare una volta per tutte la parete             della villa (che oggi è in uso all’arma dei carabinieri) da dove l’oggetto sarebbe stato asportato, in       maniera che una semplice perizia sul muro consenta di porre definitivamente la parola fine su             questa melmosa e grottesca sequenza di fiabesche dichiarazioni relative alla cassaforte.
2  - L’identità degli agenti della DIA che egli ha dichiarato di voler coprire in relazione alla morte del       Gioè, e le esatte circostanze inerenti
3  - L’identità dei “poliziotti e carabinieri” corrotti da Cosa Nostra che gli “portavano notizie” (usa         la prima persona plurale, qualificandosi come uno dei destinatari delle informazioni, quindi       sul punto non può essere reticente, in quanto pentito)
4  - La motivazione precisa per cui egli ha ritenuto di informare i media, proprio in questo momento         preciso, dell’attualizzazione (“questo è il momento giusto per farlo fuori”) della condanna a           morte del capitano Ultimo


E l’auspicio è che costui, questa volta, venga torchiato a dovere da una magistratura che in passato ha prestato il fianco ai pentiti perchè a volte fare indagini è più faticoso che ascoltare un criminale. 

6 novembre 2014

da censurati.it : Servizio pubblico senza contraddittorio. E parla Ultimo

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Colonnello, ieri alla trasmissione Servizio Pubblico, si parlava ancora dell’arresto di Riina. Come mai, dopo due assoluzioni, si parla ancora di “mancata perquisizione” del covo?

Innanzitutto devo dire che non ho visto questa trasmissione ma la conosco. La conosco e non la guardo perchè non guardo le trasmissione di regime, quindi non ho ascoltato quello che hanno detto. Rappresentano l’informazione deviata, manipolata, al soldo del regime. Non saprei commentare in merito alla trasmissione. Riguardo alle assoluzioni, sono state fatte in un regolare tribunale nel nome del popolo italiano. Di solito le sentenze si rispettano.

Io credo che la presunta trattativa debba essere rivendicata da Riina, dai corleonesi, e dalle persone dell’associazione mafiosa Cosa Nostra che hanno trattato con pezzi deviati dello Stato, così da minimizzare il loro ruolo nelle stragi e ottenere benefici giudiziari. Invece, la cosa che mi disorienta è che non la rivendicano gli avvocati di Riina o di Provenzano, ma pezzi della magistratura dello Stato democratico, che evidentemente si sostituiscono funzionalmente agli avvocati dei criminali che sono la parte perdente di questa presunta trattativa, in quanto tutti detenuti con pene pesanti. Questo è inquietante ma è un dato oggettivo. Non è una critica. E’ un allarme sociale di legalità, un grido alle generazioni più giovani. E’ una metaforica chiamata alle armi. “Attenzione, c’è una trattativa, dicono che c’è una trattativa. La rivendicano pezzi dello Stato e non i mafiosi, che ne avrebbero un fondamentale e vitale interesse. Cioè, paradossalmente, funzionalmente gli avvocati dei mafiosi sono i PM. E i mafiosi non dicono niente. SE E’ VERO  questa è un’azione eversiva. Questo è un golpe funzionale. Chi crede nella democrazia è chiamato a difenderla.”

Questo famoso scontro tra Dia e Ros, o meglio questa presunta mancanza di rispetto delle competenze da parte dei carabinieri del ROS nei confronti della DIA, esiste davvero? E’ esistita?

Non lo so, sono chiaramente impreparato. Credo che questo conflitto esista solo nel cervello, se ce l’ha, di chi l’ha detto o pensato, cioè di Martelli.

La presenza dell’avvocato Cianferoni negli studi di “ servizio pubblico”, secondo lei, era solo casuale, oppure motivata dagli indici di ascolto o da qualche altra ragione particolare?

Secondo me, la presenza dell’avvocato ha conseguito il risultato strategico nei confronti dell’opionione pubblica, ma soprattutto nei confronti degli uomini d’onore di Cosa Nostra,  di legittimare Servizio Pubblico come strumento di informazione-comunicazione di Riina Salvatore, così consentendogli di superare le restrizioni dell’ articolo 41 bis a cui è sottoposto da anni.

Il dar scena ai pentiti o ai reduci della mafia nei talk show e nelle aule dei tribunali, in che modo può essere utile ai fini della scoperta della verità?

Ti ribadisco il mio pensiero: se c’è stata una trattativa tra lo Stato democratico e Riina o altri mafiosi, è gravissimo, ma la cosa più grave di questa è che la rivendicazione del fatto che c’è stata una trattativa, non la fa Riina che è in carcere e tutti i mafiosi che hanno perso e che sono tutti detenuti, ma la fanno PEZZI dello Stato al posto e nell’ interesse oggettivo dei Corleonesi e dei mafiosi

Quale nuovo contributo può conferire una trasmissione televisiva per l’approfondimento di fatti che sono già stati debitamente trattati e vagliati in due processi?

Ma, non so, la trasmissione televisiva e i vari Sabina Guzzanti, Travaglio, Michele Santoro, Attilio Bolzoni ed altri loro adepti più o meno subordinati, si muovono per logiche economiche. Cioè, questi hanno i soldi. Noi siamo mendicanti ma questi se ne sbattono di noi e dei mendicanti, e hanno i soldi, si divertono. Fanno investimenti. Sabina Guzzanti fa investimenti perchè ha i soldi ma ne vuole di più, poi denuncia chi la truffa. Santoro e Travaglio hanno un sacco di soldi. Io mi chiedo: come li hanno fatti? Che ci fanno con questi soldi? Perchè non li danno ai poveri? Il loro mondo è l’opulenza, noi vogliamo abbattere quel mondo, vogliamo dare i soldi ai mendicanti. Noi siamo un mondo diverso, noi siamo soldati. Loro sono opulenti. Il problema non è nè la trasmissione, anzi, dal loro punto di vista, per il loro mondo borghese e culturalmente razzista, ha una finalità e una logica. Il problema gravissimo (e questo è un vero golpe) è che pezzi della magistratura rivendicano l’ingiusta esistenza di una trattativa nell’interesse di Cosa Nostra, di fatto integrando le funzioni difensive di una delle parti coinvolte, minimizzano la responsabilità di cosa nostra nelle stragi, delegittimando lo Stato e, aggredendo, la funzione sacra del presidente della repubblica, che è un esempio per tutti noi e che è stato umiliato e calpestato nella dignità della sua funzione, e questo è un reato morale gravissimo..

Si potrebbe chiamare sciacallaggio?

No, no, non è sciacallaggio. Questo è terrorismo. Questa si chiama minaccia al corpo dello Stato. Ed è un reato.

Quanto ha guadagnato con questa trattativa? Intendo dire, per trattare e fare cose turpi alle quali il tuo contratto di lavoro non ti obbligherebbe, ci deve essere per forza qualche altro genere di tornaconto, o no?

Ovviamente niente. Non posso dire lo stesso di Travaglio, di Michele Santoro, di Attilio Bolzoni, Sabina Guzzanti. Noi siamo criminali senza guadagno, nè di soldi nè di carriera. Questo linciaggio, anzi questa lapidazione, queste violenze perpretate da gente avida di soldi, ambiziosa di carriera e di  potere, sono una cosa penosa. I giovani  devono stare lontano da questi cattivi maestri.

Perchè ha voluto costruire questa casa famiglia? Anche per ragioni d’immagine?

L’immagine ce l’ha Sabina Guzzanti, ce l’ha Santoro, Travaglio. Io non ho nessuna immagine, io ho solo una vita donata al mio popolo con amore, sulla strada e non voglio esistere al di fuori della lotta come individuo, infatti ho un passamontagna perchè non voglio esistere, la lotta appartiene al popolo, non è mia. Ho combattuto tutta una vita per i poveri insieme a umili carabinieri per rimanere umile carabiniere. Non volevo niente prima, non voglio niente adesso. Certo, per loro è facile, si divertono ad attaccare persone fragili, io e i miei carabinieri siamo persone fragili, dietro di noi c’è nient’altro che la nostra fragilità, la nostra purezza, la nostra semplicità, nostra e delle nostre famiglie. E loro si divertono, essendo baroni, essendo lobby, essendo potere. Speriamo solo che i giovani si ribellino alla manipolazione mediatica fatta da queste persone.

E’ arrivato mai qualche aiuto alla casa famiglia da parte di questi signori?

Sarebbe interessante sapere la loro dichiarazione dei redditi, di Travaglio, di Santoro, di Sabina Guzzanti, metterla a confronto con la mia, e quella dei carabinieri straccioni, e così il popolo saprebbe chi è che trae profitto dalla trattativa, e cioè loro.

I giornalisti hanno mai cercato di ascoltare lei, e cioè la controparte della linea filo trattativista?

Ti devo dire che tra i giornalisti ho conosciuto bravissime persone, quasi tutti non hanno fatto carriera nei giornali. ma oggi la parola giornalisti non la comprendo più, non so bene cosa siano. Io parlo con te perchè rappresenti l’informazione irregolare e clandestina. Libera e pura.

Che cosa vuole aggiungere in merito alla storia della cosiddetta “omessa perquisizione”?

Oltre al processo non ho niente da aggiungere se non che l’omissione, se esiste, l’ha fatta il sostituto procuratore di turno, che era il dott. Patronaggio. Dovete chiederlo a lui. E parlo della stessa persona che in un’udienza del processo che ho subìto, ha avuto parole di rimprovero verso me e verso i miei  carabinieri perchè avevamo messo Riina sotto la foto del Generale Dalla Chiesa. Incredibile.

Ritiene che Sabina Guzzanti possieda delle competenze specifiche o magari delle forme di intuizione tipiche di certi artisti o di certi filosofi, tali da consentirgli di smentire le valutazioni di corti di giustizia come quelle che hanno giudicato lei o il generale Mori, e tanto da arrivare addirittura a realizzare un film che narra di fatti già smentiti da tali sentenze?

Beh, devo dire che come donna è esemplare. E’ un modello di donna che si vede che ha sofferto, che è stata discriminata, ma che non è egoista o avida, e che anzi ha dedicato la sua vita, la sua arte agli altri, donandosi agli altri. Purtroppo il suo film non ho avuto la possibilità di vederlo e me ne dispiaccio molto. Per quello che mi hanno raccontato fa riferimento a eventi che ha manipolato e trattato in maniera tale da renderli favorevoli all’associazione Cosa Nostra e contrari allo Stato democratico.

Sembrerebbe, dal film della Guzzanti, che siano emersi dei bigliettini…

Bigliettini o pizzini?

Bigliettini scritti a mano, analoghi ai pizzini, scritti a mano…

Da chi?

Da un procuratore della repubblica.

Da Aliquò? Su questo non ho niente da dire, semplicemente che ad integrazione dell’indagine che ha svolto la pm Guzzanti, no, scusa, la poliziotta Guzzanti, no, scusa, l’attrice guzzanti, credo che ci siano agli atti delle circostanze che dimostrano che la nuora di questo procuratore lavorava nello studio di un certo Di Miceli, commercialista, e che questo Di Miceli viene indicato da Anselmo Francesco Paolo, da Ganci Calogero, e da altri collaboratori di giustizia, come l’interfaccia a cui Cosa Nostra poteva rivolgersi quando c’erano problemi con la Procura della Repubblica di Palermo. Dopo le vacanze di Ciuro con Ingroia, non mi stupirei se anche la nuora di Aliquò fosse amica della Guzzanti e magari vanno in vacanza insieme.

Che posizione prende in merito all’interrogatorio del presidente della repubblica?

Il posto dei carabinieri, di tutti i carabinieri, è accanto al presidente della Repubblica che è anche la nostra bandiera. Noi gli chiediamo scusa per l’umiliazione che ha dovuto subire la sua funzione da parte di pezzi deviati dell’informazione e di un coacervo di personaggi che evidentemente non operano per finalità istituzionali ma per esigenze illecite e personali. Contro il presidente della Repubblica mi sembra evidente che sia stata posta in essere da parte di Riina e dei suoi alleati un’azione di terrorismo, un’azione eversiva, un’azione di pressione, di minaccia, intimidazione nei cofronti della più alta carica istituzionale. Cioè lo stesso reato che viene contestato a De Donno e a Mori. Gli diciamo con rispetto, semplicemente, che gli vogliamo bene.

Perchè hanno tirato dentro il presidente della repubblica attuale con tutto questo clamore mediatico e non si sono intestarditi con Scalfaro, presidente all’epoca delle Stragi?

Mah, questa è una mia opinione che credo che anche io posso esprimere opinioni con la stessa dignità con cui la esprime Travaglio Bolzoni e Santoro, credo che questo non sia un atto giudiziario, credo che sia una intimidazione una minaccia al corpo dello Stato, posto in essere da Riina, da Ciancimino e dai loro alleati.

Perchè ci si intestardisce con l’arresto di Riina?

Sono queste lobby radical chic evidentemente molto trasversali a molti poteri forti. Reagiscono all’arresto e alla decapitazione della mafia corleonese. Abbiamo arrestato Riina Salvatore e Biondino Salvatore facendo vincere finalmente lo Stato alla criminalità mafiosa, e questo ha dato fastidio alle lobby condizionate dalla mafia

La non perquisizione è reato?

Non è questo il concetto. Io ho proposto una scelta investigativa diversa dalla perquisizione, secondo me più importante della perquisizione, la cui esecuzione, se avesse ritenuto di eseguirla, ricade sulle spalle del pubblico ministero di turno Dott. Patronaggio. Eventualmente l’unico che ha omesso è lui. Io ho proposto una scelta investigativa recepita bene e chiaramente dalla Procura, sui fratelli Sansone e sulle persone che avrebbe potuto frequentare quell’area. Infatti poi abbiamo iniziato un’osservazione che evidentemente si svolge quando ci sono i presupposti per poterla fare. Ma quello che dico io non è una mia impressione. E’ un dato oggettivo. Se l’obiettivo della procura fosse stato di acquisire tutti i documenti che erano presenti in quella casa, mi avrebbero dovuto dare un ordine in cui mi obbligavano a perquisire tutte le persone che uscivano da quella casa. Non l’hanno fatto , quindi io sto dicendo la verità e ESSI mentono.

Cambiando argomento: che ne pensa della lite scoppiata pochi giorni fa tra Santoro e Travaglio?

Eh, è una cosa inquietante, drammatica, credo che il popolo italiano si sia posto questo problema. Credo, ma non sono molto informato, che per analogia possa rientrare nelle logiche di subordinazione che mettono in essere i baroni che amministrano i poteri nei confronti dei loro cortigiani subordinati. Questi personaggi rappresentano delle lobby di potere radical chic che sono tutto quello che noi con gli operai, con i contadini, con gli artisti di strada , con i pittori, con la musica, con la semplicità dei sogni, dobbiamo abbattere.

Ha qualche altra dichiarazione da fare dopo la trasmissione di ieri?

Si, volevo solo dire ai giovani carabinieri di avere fiducia e fede nell’arma, di avere fiducia nelle loro famiglie, nella povertà e nella semplicità, che è alla base della nostra legalità. E voglio gridare insieme a loro ancora una volta, onore a tutti i carabinieri e a tutti i combattenti caduti contro la mafia, e massimo disprezzo nell’ingiustizia che la sostiene.


Antonella Serafini
Published: 31/10/2014

4 febbraio 2014

da Censurati.it: Contraddittorio a Travaglio a “Servizio Pubblico” del 31/01 sulla trattativa: 100% STORTURE

Posted: 03 Feb 201
Enrico Tagliaferro ribatte punto per punto a tutte le farneticazioni di Marco Travaglio. Buona lettura! Travaglio debutta sulla sentenza Mori-Obinu: “I giudici si sono un po’ allargati si sono messi...

19 giugno 2009

Papà c’è e non serve solo per pagare, sentenzia il tribunale: la storia di un cittadino romano

"La giustizia non è ardore giovanile e decisione energica e impetuosa: giustizia è malinconia."
Thomas Mann (1875-1955)

Papà c’è e non serve solo per pagare, sentenzia il tribunale: la storia di un cittadino romano

a cura di Lisa Biasci

La giustizia è malinconia: così diceva lo scrittore tedesco nel "Disordine e dolore precoce", così possiamo dire noi -oggi- quasi senza fiato, alla fine di una lunga “querelle” giudiziaria. Vicenda umana malinconica davvero, di malagiustizia, quella di un “uomo perbene” di cui ci siamo occupati tante volte nelle pagine di Censurati. Vi ricordate il caso di malagiustizia di un papà condannato quattro anni or sono da un tribunale civile di questo malandato paese a versare un assegno di mantenimento onerosissimo all’ex moglie? E poi, a lasciare la propria casa, ad affrontare perizie, CTU, incontri con i servizi sociali perché non riusciva più a vedere suo figlio?

Ebbene, dopo quattro anni e dei travagliati percorsi giudiziari e peritali, è arrivata una sentenza definitiva di separazione. Alcune pagine che pongono fine ad un caso ordinario di separazione giudiziale, ad alta conflittualità, a Roma, tribunale civile di grande attività, in Italia, paese che viene avvicinato all’Angola nella classifica mondiale dell’inefficienza del sistema giudiziario.

Questo cittadino romano ce l’ha fatta dopo quattro anni di udienze, attese, verdetti, rinvii, scioperi, ferie, festività della cancelleria, dei tribunali, dei giudici. Quattro anni dal provvedimento presidenziale, del marzo del 2005, che stabilì solo ed esclusivamente i provvedimenti più urgenti e immediati in merito alla prole, al patrimonio, al mantenimento.

Nel dettaglio, la sentenza di primo grado che è arrivata adesso, è stata decisa da tre giudici riuniti in consiglio (due giudici del tribunale uno dei quali ha condotto l’istruttoria, e il presidente).Essi hanno deliberato che il minore “alienato dalla madre ai danni del padre” resti affidato ai servizi sociali competenti, che resti domiciliato con la madre nella casa di proprietà del padre, con il compito dei servizi di tutelare, provvedere, ricomporre il rapporto tra padre e figlio. I giudici affermano anche un limite degli strumenti di intervento del sistema giudiziario italiano in casi come questo, dove l’alternativa all’allontanamento di un minore dalla madre non idonea all’affidamento unico, è la casa famiglia o il padre che però- in questo caso- è stato alienato dal minore ed è una figura che il minore potrebbe solo contrastare.

I giudici riconfermano ampiamente i risultati della CTU, attribuendo alla madre un comportamento alienante e vessatorio, talmente condizionante nei confronti del figlio da allontanarlo dal padre e dalla sua famiglia per pura volontà “risarcitoria” e vendicativa.

Una cattiva madre, a nostro giudizio, perché pronta ad utilizzare il figlio in una guerra senza quartieri nei confronti del padre, dei servizi, dei tribunali.

Il minore dunque dovrà essere accolto, protetto, aiutato e fatto maturare libero di condizionamenti e di rivendicazioni. Ma i servizi sapranno farlo? Riusciranno a dispiegare la matassa psicologica di questa vicenda?

Teniamo conto, purtroppo, in questa vicenda, che la madre si è sempre sottratta ed ha sottratto la figlia ad ogni e qualsiasi intervento dei servizi.

Quindi cosa significa la sentenza definitiva se non che chi non rispetta le leggi ed i provvedimenti dei giudici fa bene a farlo, dato che non subisce conseguenza alcuna a seguito dei suoi inadempimenti? Dov’è il ruolo di un sistema giudiziario che provvede e sanziona gli inadempienti in materie così delicate come le “cose” della famiglia.

Last but non least, la sentenza ha sviluppato anche i nuovi provvedimenti economici di questo caso. I giudici hanno così deciso di mantenere 1000 euro di assegno di mantenimento per il minore mentre si prevede 1500 euro per l’ex moglie. Ben 2500 euro in meno rispetto al vitalizio assegnatole in passato dal giudice dell’udienza presidenziale.

Cosa significano queste cifre? Perché quest’uomo ha dovuto pagare all’ex moglie per quattro anni somme colossali che poi alla lunga sono state ridotte di più della metà? Perché ha dovuto versare 5000 euro di mantenimento a moglie e figlia per 4 anni,a fronte di uno stipendio di 6000 euro da cui andavano detratte anche le spese dell’affitto della casa dove l’uomo viveva?

Forse si può affermare che il giudice della sentenza presidenziale, cioè della prima udienza di separazione, ha stabilito cifre inadeguate, sproporzionate, insostenibili? Perché ha ridotto l’uomo a lavorare duro e per gran parte della giornata e a non aver i soldi per pagarsi neanche un cappuccino?

Di fronte a questa desolazione, si può solo affermare che il giudice Maurizio Durante (n.d.r. avevamo promesso che avremmo cominciato a fare i nomi di tutti quei giudici che disonorano lo Stato Italiano usurpando una toga) aveva davvero “prese lucciole per lanterne” e che ci sono voluti ben quattro anni di battaglie in tribunale per avere una sentenza secondo giustizia!

Da non sottovalutare il fatto che questo giudice è stato trasferito dopo alcuni mesi ad altra sezione del Tribunale civile di Roma. Le sue famose sentenze “durantine” hanno lasciato il segno a tal punto che ha dovuto lasciare la sezione del diritto di famiglia del tribunale romano per altre competenze: ordini superiori. E certo non è stato un trasferimento “premio”, alla luce di quello che accadeva nei suoi processi.

Per la vostra umana comprensione, vi lasciamo un altro dato e non l’ultimo, che appare inaccettabile in questa vicenda giudiziaria.

La sentenza definitiva dei tre giudici è stata firmata nella seconda metà di dicembre 2008 a ridosso delle festività natalizie, per poi essere rimasta depositata in cancelleria sino alla fine del mese di febbraio 2009 e resa ufficiale alle parti a metà del mese di marzo!

Tre mesi, ben tre mesi, perché una sentenza passi dalle mani di un giudice a quelle del diretto interessato. A voi la parola!

21 dicembre 2008

L'aggregazione sociale è un crimine

Posted: 19 Dec 2008 11:12 AM su censurati.it

Questa frase è stata pronunciata dall'ufficiale nazista Joseph Goebbels durante il processo di Norimberga.
In poche parole è riassunto tutto il meccanismo di propaganda e di plagio delle menti del Terzo Reich. Basta individuare un nemico e accusarlo di qualsiasi crimine o pericolo, e ripetere le falsità 'cento, mille, un milione di volte'.

7 settembre 2008

Brass: "A Venezia faccio paura"

"Per me niente cerimonia inaugurale"


E' il maestro dell'erotismo e quest'anno è alla Mostra del cinema

di Venezia come presidente di giuria per premiare il film con le

maggiori valenze gay.


Ma Tinto Brass dà ancora fastidio e così qualche problema c'è stato:
"Prima cercano di sdoganarmi - racconta a Tgcom - e poi rimane un certo
ostracismo, tanto che si sono 'dimenticati' di mandarmi l'invito per
la cerimonia inaugurale. Ma chi se ne frega...".

Invitato sì, ma pur sempre scomodo.
Lui che negli anni scorsi era sempre stato tenuto a debita distanza
dal salotto buono del cinema, salvo poi far più notizia di tanti film
in concorso con incursioni memorabili al fianco delle bellezze dei
suoi film, quest'anno è stato invitato addirittura a presiedere una
sezione alternativa.
Tanto alternativa che per il regista non c'è stato spazio nella
serata inaugurale.

Ma Brass non la prende a male, anzi, ci scherza sopra come sempre...
"Peggio per loro - dice - perché ero insieme a Caterina Varzi, una
splendida ragazzache è la protagonista di "Ziva", il mio prossimo
film. Avrebbe contribuito a risollevare le sorti estetiche di una
Mostra un po' ancorata a vecchi emblemi.
Alla serata inaugurale c'era la Claudia Cardinale, assolutamente
rispettabile ma appartenente a qualche altra generazione" .


<http://www.tgcom.mediaset.it/spettacolo/articoli/articolo426042.shtml#>
(Infophoto)


Come se la passa l'erotismo in Italia in questo momento?

Vive un momento abbastanza gramo. Da un lato è drogato da quelle
cose che si vedono in tv, dalle televendite notturne ai programmi
ufficiali dei canali principali, che con l'erotismo non hanno molto a
che fare, sono più fumo negli occhi. Dall'altro continua a esserci
un pregiudizio nei confonti della materia che è abbastanza mortificante.
Quando qualcosa di erotico arriva in un festival, è quasi sempre
condizionato da questa antinomia "eros-thanatos" , per cui l'eros è
considerato pericoloso e viene privilegiato il thanatos. Insomma,
oggi non possono più dire 'non mangiate la mela', ma ti dicono
'attenzione, la mela è marcia e poi ci sarà sofferenza, dolore, ecc'.
Questo è un discorso deviante perché l'erotismo è vita, piacere,
gioco, senza contropericoli.

Però quest'anno presiede la giuria per il miglior film a tematica omosessuale. Cosa si aspetta?

Questa è una designazione che è arrivata direttamente da
un'iniziativa di Marco Muller che sa che mi hanno considerato
un'icona gay. Diverse volte, da"Paprika" a "Salon Kitty" e
"Trasgredire" , ho affrontato il tema dell'erotismo omosessuale
sia dal punto di vista femminile che maschile. In genere a me
non piace giudicare, ma siccome questa è una materia mortificata
da tanti pre-giudizi, ho accettato di mettermi in gioco cercando
di spezzare una lancia per una concezione meno pregiudiziale
di questo argomento. E poi credo che ormai facciano molto più
sesso gli omosessuali che gli etero.

Questi ultimi chiaccherano molto di più, i primi fanno...


Questo lato dell'universo erotico è molto presente in film e serie tv
ultimamente. Forse perché, a differenza di quello etero, è un territorio
ancora tutto da esplorare?

C'è sicuramente anche questo elemento, però delle volte mi
sembrano degli espedienti usati per tirare fuori l'erotismo da
una nicchia in cui è finito, con delle alterazioni un po' di maniera.
Io invece mi auguro che i film che trattino questi argomento non
siano fatti per uscire da una certa emarginazione ma perché si
riconosce la validità del tema in sé, che non ha meno valenze
culturali o estetiche rispetto agli altri.

25 agosto 2008

da censurati.it:: Retroscena della Cyberwarfare in Georgia

21 Aug 2008 10:51 AM CDT

Fonte: www.pillolhacking.net

Nella notte dell’8 agosto le truppe georgiane sferrano un attacco per riconquistare la provincia indipendentista dell’Ossezia del Sud. Nel giro di poche ore la Russia risponde con una controffensiva che da il via a una pericolosa crisi internazionale tra USA, NATO, UE e Russia stessa.

La tensione era nell’aria da alcune settimane, i segnali potevano essere colti da una serie di eventi, tra i quali anche alcuni attacchi dicyberwarfare . Infatti se la guerra convenzionale è scoppiata l’8 agosto, la guerra digitale è iniziata molto prima; successivamente è continuata in parallelo con lo scontro armato vero e proprio. Per la prima volta una crisi di portata mondiale si è svolta in modalità multidimensionale.

Ma per quale vero motivo è scoppiata questa guerra, i cui esiti non sono così chiari soprattuto agli occhi dell’opinione pubblica che non riesce a comprenderne i risvolti più inquietanti? E come si è sviluppata la battaglia cibernetica?

Cerco di ricostruire i fatti. Tutto inizia ai primi di luglio.

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