Le donne cambiano la Storia, cambiamo i libri di Storia.

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LE DONNE CAMBIANO LA STORIA, CAMBIAMO I LIBRI DI STORIA
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22 giugno 2022

Da Associazione Luca Coscioni - Aborto proibito: ospedali con il 100% di obiettori

Sull’interruzione volontaria di gravidanza individuate 31 strutture italiane (24 ospedali e 7 consultori) con il 100% di obiettori, quasi 50 con il 90% e oltre 80 che superano l’80%.


.
I dati emergono dall’indagine “Mai Dati!” resa nota con l’Associazione Luca Coscioni, condotta da Chiara Lalli e Sonia Montegiove e presentata ieri alla Camera dei Deputati




“In questi giorni la legge 194 sull’interruzione volontaria della gravidanza (IVG) compie 44 anni. Avere un quadro chiaro dello stato di salute di questa legge purtroppo non è facile perché non abbiamo dati aggiornati e dettagliati”, ha detto Filomena Gallo. “Una cosa è però molto chiara: la legge 194 è ancora mal applicata o addirittura ignorata in molte aree del nostro paese. Con le ginecologhe Anna Pompili Mirella Parachini abbiamo spesso evidenziato le criticità reali dell’applicazione e dell’accesso all’IVG. Oggi chiediamo con urgenza al Ministro della Salute Roberto Speranza e al Ministro della Giustizia Marta Cartabia che i dati sull’applicazione della legge 194 siano in formato aperto, di qualità, aggiornati e non aggregati; che si sappia quanti sono i non obiettori che eseguono le IVG e gli operatori che le eseguono dopo il primo trimestre; che tutte le regioni offrano realmente  la possibilità di eseguire le IVG farmacologiche in regime ambulatoriale; che venga inserito nei LEA un indicatore rappresentativo della effettiva possibilità di accedere alla IVG in ciascuna regione; e che la relazione ministeriale venga presentata ogni anno nel rispetto della legge”.


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“La Commissione Europea ci dà ragione: impossibile punire la Gestazione Per Altri anche se commessa all’estero.”




Proprio nei giorni in cui la Commissione Giustizia della Camera dei Deputati ha adottato come testo base il progetto di legge Meloni con cui si vuole punire la maternità surrogata anche se fatta legalmente all’estero, la Commissione europea interviene in linea con quanto più volte affermato dai giuristi dell’Associazione Luca Coscioni: estendere le sanzioni penali anche alla gravidanza per altri eseguita all’estero non tiene conto della sovranità degli Stati sulle materie di loro competenza esclusiva.

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28 febbraio 2021

italialaica news n.02/2021

 .it

Il sito dei laici italiani vi segnala:

Editoriale

LE BANCHE E I GOVERNI

Attilio Tempestini 19.02.2021

Come si sa, secondo Bertolt Brecht fondare una banca è peggio che rapinarla. Ma non occorre aderire a tale opinione estrema, per nutrire perplessità su quella raffigurazione dei banchieri come ottimi governanti che, in Italia, ha largo corso da qualche decennio.

Il passaggio una trentina… 


Articoli

INTERESSANTI SVILUPPI GIURIDICI A REGGIO CALABRIA SU ABORTO E LIBERTÀ

Marco Comandè 21.02.2021

Ha fatto scalpore la decisione del sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, di oscurare i manifesti contro l'aborto affissi dalle associazioni Pro-Life, dove era stata pubblicizzata la frase: "Il corpo di mio figlio NON è il mio corpo. Sopprimerlo NON è una mia scelta. #stopaborto".

La…


Articoli

LA FUTURA SCIENZA DI GIORDANO BRUNO

Paolo D'Arpini 19.02.2021

Appresi della filosofia avveniristica ed apparentemente fantascientifica del “pensatore” di Nola attraverso il libro: “La futura scienza di Giordano Bruno” di Giuliana Conforto, una professoressa di astrofisica che conobbi a Roma tanti anni fa. Affascinato dalle sue idee la invitai a…


Articoli

IL RECORD DEL MONDO DI OSTENTAZIONE RELIGIOSA

Alessandro Giacomini 12.02.2021

IL CATTOLICO UNA SPECIE IN VIA D’OSTENTAZIONE

Pur di conseguire il record del mondo in altezza, una croce in vetroresina alta ben 18 metri, come un palazzo di 6 piani (agli antipodi della sobrietà), sarà collocata nell’area protetta del Monte Baldo, tra la regione del Veneto e quella…


Articoli

GIORNALISMO SURROGATO

Alessandro Chiometti 02.02.2021

Parlare di come si sia ridotto il giornalismo italiano contemporaneo significa esplorare in continuazione i nuovi limiti della decadenza intellettuale. Ed è un esercizio che ormai cerchiamo di evitare per evitare di cadere in depressione.

Ma a volte proprio non si può far finta di nulla,…


Rassegna stampa

16.02.2021, LAICITÀ DELLA SCUOLA news, febbraio 2021

Coordinamento per la laicità della Scuola 19.02.2021

Notiziario on line del Coordinamento per la laicità della scuola. Redazione: Marco Chiauzza, Grazia Dalla Valle, Daniel Noffke, Cesare Pianciola, Stefano Vitale.

Editoriale:

Tecnici e politici

Appena saputo del mandato conferito da Mattarella a Draghi, si è molto discusso del peso rispettivo…


Rassegna stampa

16-02-2021, Stefano Montesano, L’IDENTITÀ (RELIGIOSA) DELLA PERSONA MIGRANTE E L’ACCOGLIENZA IN ITALIA, TRA LE DERIVE SECURITARIE E LE POLITICHE DI INTEGRAZIONE CIVICA. BREVI CONSIDERAZIONI, rivista telematica www.statoechiese.it

www.statoechiese.it 16.02.2021

SOMMARIO: 1. Il migrante e il suo Dio: prove di identificazione e input di integrazione? - 2. L’identità (anche religiosa) della persona migrante. Dalle politiche discriminatrici all’integrazione civica nel modello di accoglienza italiano. Profili critici - 3. Una (prima e utopica)…


Forum

GOVERNO VINTAGE: MARRAZZO (PARTITO GAY) SIAMO PREOCCUPATI

Fabrizio Marrazzo 16.02.2021

6 MINISTRI CONTRO DIRITTI LGBT, POCHE DONNE, ZERO AMBIENTALISTI, 80% DEL NORD E PROGRAMMA MISTERIOSO

"Il Governo Draghi, ci sembra un po’ Vintage in salsa prima Repubblica e ci preoccupa perché almeno 6 ministri si sono espressi con…


Eventi

IL MONDO LAICO AGISCE

Giovedì 25 febbraio, ore 21:00, in streaming sulla piattaforma Zoom

Una riflessione sull'inoptato dell'8 x mille con Raffaello Morelli.

Per entrare in streaming dalle 20:55 cliccare su ZOOM, codice ID riunione 942 3116 7789, e poi va inserita la password...


Eventi

IL GIUDICE DELLA PROTEZIONE INTERNAZIONALE E IL SAPERE ANTROPOLOGICO: PROVE DI UN APPROCCIO INTERCULTURALE NEL GIUDIZIO?

Sabato 27 febbraio dalle 9:30 alle 12:30 webinar sulla piattaforma Zoom

Ciclo di dialoghi interdisciplinari sull’interculturalità

 Secondo incontro di un ciclo di dialoghi sul concetto di intercultura, al fine di porre in dialogo studiosi e studiose di diverse discipline con giuristi/e.…


Eventi

COMING… CHE??? L’OMOSESSUALITÀ IN FAMIGLIA

Domenica 28 febbraio 2021 ore 15.45, sulla piattaforma Zoom

Incontro-Laboratorio guidato da Alessandra Bialetti*, pedagogista e consulente della coppia e della famiglia ed autrice del libro “L’ospite inatteso”, che accompagnerà i genitori, i figli LGBT e gli operatori pastorali che…


Eventi

CUORE ALLEGRO

Martedì 02 marzo, ore 19:00, in diretta streaming

In dialogo con VIOLA LO MORO, autrice della raccolta poetica CUORE ALLEGRO, LUCIA CAPONERA, di Differenza Lesbica Roma, e RACHELE GIULIANO di Arcigay Roma in diretta streaming sulle pagine facebook di Differenza Lesbica Roma, Arcigay Roma e Gay…


Vi invitiamo a visitare la pagina delle Gocce per altre notizie…



e molto altro ancora su: italialaica.it  sito dei laici italiani

7 luglio 2008

Le campagne anti aborto in realtà lo incoraggiano

27-06-2008
Le campagne per ridurre il termine legale per abortire incoraggerebbe le donne a
farlo.
Lo riporta il quotidiano britannico Telegraph. Secondo Ann Furedi,
direttrice del British Pregnancy Advisory Service, i gruppi antiabortisti,
mettendo sotto i riflettori l'agomento lo hanno fatto conoscere a molte piu' donne che
prima non ne erano al corrente.
Stime ufficiali rivelano che lo scorso anno e' aumentato il numero degli aborti,
raggiungendo livelli record. Il tasso piu' alto e' stato raggiunto in Scozia,
dove si e' anche vista la campagna anti aborto piu' aggressiva.

L'interesse politico sull'aborto e' emerso lo scorso mese, quando il Parlamento
ha approvato la legge sulla Fecondazione e Ricerca. In quella occasione e' stato
presentato da alcuni parlamentari un emendamento, respinto, che chiedeva di
abbassare il limite delle settimane necessarie per abortire.
Per la Furedi: "I numeri rivelano un aumento del 2,2% degli aborti in
Inghilterra e Galles, e del 4% in Scozia dove la campagna anti abortista e'
stata molto pressante. Lo scopo era di dissuadere le donne dal ricorrere a
quella pratica, ma in realta' questi attacchi hanno portato molta pubblicita',
rendendola una scelta possibile e, sorprendentemente, le ha tolto la cattiva
nomea."
La Furedi ha dichiarato che il tasso di aborti in Scozia potrebbe dipendere
dagli attacchi dei vescovi e del Cardinal Keith O'Brien della Chiesa cattolica
scozzese, il quale defini' l'aborto "l'equivalente del massacro di due citta'
scozzesi".
Per l'Advisory, inoltre, il messaggio antiabortista non e' stato ricevuto dalle
donne che erano in gravidanza senza desiderarlo.

I dati sono stati discussi alla conferenza dell'Advisory, tenutasi questa settimana,
in cui si discute degli sviluppi legislativi dell'aborto.
Un emendamento in discussione il prossimo mese dovrebbe permettere che un solo
dottore, anziche' due, autorizzi l'aborto, e che anche gli infermieri lo possano
eseguire.
Nella conferenza si discute sulle ragioni dei ripetuti aborti. Gli ultimi dati rivelano
che lo scorso anno 3 mila donne hanno avuto il quarto aborto, molte delle quali
sotto i 30 anni.

"Nel caso di piu' aborti, spesso si tratta di donne che hanno avuto rapporti da
adolescenti, e quelle che hanno formato una famiglia in eta' avanzata, per cui
rimane un lungo periodo in cui c'era il rischio di rimanere incinte senza
volerlo", ha concluso la Furedi.
Le donne che abortiscono di piu' sono quelle dell'Est Europa, che non hanno
accesso alla contraccezione o non sono al corrente di altri metodi, gratis,
disponibili.

(Katia Moscano dalla NEWSLETTER ADUC SALUTE 4 luglio 2008 )

27 marzo 2008

La legge 40 ed una bimba che non doveva essere nata

di Marco Bazzichi
27 Marzo 2008
http://www.aduc. it:80/dyn/ salute/arti. php?id=214873

Nell'arte antica, introduceva il solitario viandante in un mondo di purezza
e innocenza. Ai giorni nostri può capitare che una bimba radiosa, sorridente
e serena introduca nell'odissea delle tantissime coppie che la legge
italiana costringe a volare all'estero. Quando Micole, con un inchino
reverenziale -atto, a dire il vero, a mostrarci l'eleganza della sua ampia
gonna- ci lascia entrare nella sala stracolma di persone, quasi tutte donne,
venute a sentire la storia di Ilaria Barontini, non sappiamo ancora che sta
per andare in scena proprio la storia di Micole.
E' soltanto a metà del racconto quando capiamo che se Ilaria, col sostegno
del compagno, non avesse avuto la forza, il coraggio e l'amore necessari a
superare, nell'ordine, la sconfitta referendaria del 2005 ("uno dei giorni
più brutti della mia vita"), due cicli di fecondazione assistita senza esito
e i tentativi all'estero, rivelatisi inizialmente inutili anch'essi, quella
bambina oggi non esisterebbe. Lo spazio e il tempo occupati da Micole
sarebbero vuoti. Una legge che vieta, o perlomeno rende particolarmente
ardua, la via della fecondazione assistita, obbliga ad andare all'estero, le
coppie che possono permetterselo, e, alla maggior parte di esse, a
rinunciare a diventare padre e madre. Niente Micole, insomma.
In sala, attorno al microfono vediamo ed ascoltiamo le varie componenti
senza le quali Micole non esisterebbe: la ginecologia, la legge, la scienza
e una donna fuori-legge (quaranta), riunite da Cristiana Bianucci della
Associazione Luca Coscioni nel dibattito bello e completo ("la salute della
donna tra legge e scienza") svolto a Pistoia durante la festa della donna e
che dà continuità al "coordinamento laico" pistoiese, nato mesi addietro in
occasione del passaggio di Monsignor Bagnasco. Del coordinamento fanno
parte, tra gli altri, Arci, Arcigay, Giovani Comunisti e radicali pistoiesi.

La ginecologia, dunque, Riccardia Triolo, che ci spiega la prima delle
follie italiane: "la contraccezione d'emergenza" , vedi la pillola del giorno
dopo, "passa per un abortivo". E non è vero. "Molte volte genera delle
obiezioni di coscienza", inutili e pretestuose perché la pillola del giorno
dopo non è una pillola abortiva, ma di "contraccezione di emergenza".
L'Organizzazione Mondiale della Sanità ha espressamente dichiarato che "la
contraccezione d'emergenza è una pillola che intercetta la fecondazione" .

La scienza, dunque, Carlo Flamigni, portabandiera della laicità nel comitato
nazionale di bioetica.

La legge, dunque, Lidia Martini, che ci spiega perché sia "così difficile
procreare con l'aiuto di medici che intervengano laddove ci siano problemi
di sterilità o di infertiltà". Tecnicamente mal scritto, "perché unisce vizi
di tecnica normativa ad enunciati di natura ideologica", l'articolo 1 della
legge 40 contraddice il codice civile, per il quale la capacità giuridica si
acquista con la nascita. Secondo l'articolo 1 invece, al fine di favorire la
soluzione dei problemi riproduttivi derivanti dalla sterilità o dalla
infertilità umana è consentito il ricorso alla procreazione medicalmente
assistita, alle condizioni e secondo le modalità previste dalla presente
legge, che assicura i diritti di tutti i soggetti coinvolti, compreso il
concepito. Per tanto, sentenzia Lidia, questo "riferimento alla
soggettività" non ha altro che "valore enfatico". Vero capolavoro delle
legge 40 è l'articolo 4, che tocca il cosiddetto accesso alle tecniche:
"Il ricorso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita è
consentito solo quando sia accertata l'impossibilità di rimuovere altrimenti
le cause impeditive della procreazione ed è comunque circoscritto ai casi di
sterilità o di infertilità inspiegate documentate da atto medico nonché ai
casi di sterilità o di infertilità da causa accertata e certificata da atto
medico".
Inaccettabile soprattutto è la disinvoltura con cui la legge assimila
"sterilità" e "infertilità" . Ancora, la legge presenta delle vere e proprie
dichiarazioni programmatiche e ideologiche che non si capisce quale concreta
applicazione possano avere. Il secondo comma dell'articolo 4 se ne esce con
i principi in base ai quali le tecniche di procreazione medicalmente
assistita debbano essere applicate:
a) gradualità, al fine di evitare il ricorso ad interventi aventi un grado
di invasività tecnico e psicologico più gravoso per i destinatari,
ispirandosi al principio della minore invasività; e
b) consenso informato
Meno programmatica e più chiara è la legge quando si tratta di proibire
(comma terzo sempre dell'articolo 4) il ricorso a tecniche di procreazione
medicalmente assistita di tipo eterologo. L'orrore giuridico, scientifico e
umano, e che dimostra l'ostinata cecità dei teo-mostri, riguarda l'analisi
pre-impianto: la legge 40 vieta di analizzare l'embrione, al fine di
individuare malattie genetiche, prima di impiantarlo nella donna. Questo, al
fine di tutelare l'esistenza dell'embrione. D'altra parte, una volta
accertata l'eventuale malformazione del feto, alla donna è consentito di
abortire, con la legge 194. "Fino a qualche tempo fa la possibilità di
individuare le malattie genetiche era affidata ad analisi prenatale come
l'amniocentesi" , continua Lidia Martini, "mentre oggi questa possibilità è
scientificamente validità, anche attraverso l'analisi genetica pre-impianto.
Però proprio a seguito dell'esclusione prevista dalla legge, la coppia
fertile ma portatrice di malattie genetiche, non può ricorrere alle tecniche
di procreazione medicalmente assistita". Eclusa la via medicalmente
assistita, alla coppia resta la via naturale e quindi un'analisi che
costringa, a posteriori, la donna ad abortire specialmente laddove si
manifesti un pericolo per lei. Da embrione a feto: "allo scopo di tutelare
l'embrione, si espone a rischio il feto, perché il ricorso all'aborto, che
sarebbe stato sicuramente disincentivato ampliando la fecondazione assistita
alle coppie non sterili, torna ad essere l'unico strumento, cui poter
ricorrere nel caso di accertamento di gravi malattie genetiche. E quindi la
legge 40 finisce coll'accordare al feto una protezione inferiore a quella
riconosciuta all'embrione" e coll'impedire la nascita di una bimba come
Micole. Oltretutto, "la legge 40 sacrifica la libertà di autodeterminazione
della donna, che è prevista dalla Costituzione" .

La madre, infine. Racconta Ilaria Barontini: "il giorno della sconfitta
referendaria è stato uno dei più brutti della mia vita, perché mi sentivo in
un Paese che è totalmente indifferente, indifferente di fronte a delle
problematiche che toccano sì me, ma anche tanta altra gente. Eravamo stati
chiamati a cercare di capire, e non lo abbiamo voluto fare. Chi si rivolge
ad un centro per farsi aiutare a risolvere un problema di sterilità, non sta
cercando una scorciatoia per avere un figlio sano, magari anche bello.
Infatti spesso ci si rivolge ad un centro perché molto spesso ci si trova di
fronte ad un muro, ad un ostacolo, il più delle volte imprevisto e che si
rivela insuperabile senza l'aiuto della scienza. I medici dunque possono
talvolta offrirti, con i metodi di procreazione assistita, la possibilità di
andare avanti con i propri progetti di vita, la possibilità di farsi una
famiglia propria e di realizzare i desideri fondamentali di ogni individuo,
quelli di paternità e di maternità. E' un percorso dagli esiti incerti e
difficili, ma che vale comunque la pena di affrontare. Io e il mio compagno
abbiamo aspettato il responso del referendum, e poi abbiamo tentato due
cicli di procreazione assistita, in Italia, andati male. E abbiamo deciso di
andare all'estero perché volevamo provare ad avere le possibilità massime.
E' un viaggio che ci potevamo permettere, a differenza di moltissime coppie.
Sono costi alti: del trattamento e del centro, in primo luogo. Noi eravamo a
Bruxelles, in un ospedale pubblico, che a noi però è costato caro perché
stranieri. A questo aggiungiamo i costi dei viaggi e dei medicinali. Un
medicinale che serve per la stimolazione ovarica costa, una fialetta,
intorno ai 600 euro, e per un ciclo ne servono almeno tre. In più si devono
pagare gli esami del sangue giornalieri, i monitoraggi, poi ovviamente il
volo, l'albergo ecc. All'estero non si è sicuri di riuscire ad avere un
figlio, ci sono solo molte più probabilità. Al primo tentativo, neanche
all'estero siamo riusciti. Andare all'estero comporta un impegno ancora più
gravoso, rispetto all'essere seguiti in un cento vicino a casa, e molte
persone non se la sentono di affrontare questo, indipendentemente dai costi.
La prima volta che siamo andati a parlare con dei medici a Bruxelles, nello
stesso nostro residence, c'erano altre cinque coppie di italiani. Mi sono
chiesta: quanti italiani ci saranno a Bruxelles in questi cinque giorni che
ci siamo? O per caso eravamo tutti nello stesso residence. Mi sono chiesta:
quanti italiani ci saranno in questo momento in tutti i centri europei? In
Austria, in Spagna? Le coppie con cui ho passato più tempo hanno avuto tutte
test positivi, mancavo solo io e, ancora una volta, avevo avuto un
risultato, l'ennesimo negativo. Una ragazza belga incontrata in ospedale non
si capacitava del perché fossi lì, lontana da casa. Quando ho cercato di
spiegarglielo, era ancora più sorpresa. La cosa peggiore sono i tanti centri
nati nell'Europa dell'est, dove gli italiani vanno per i costi pià bassi, ma
dove c'è molta meno sicurezza e sono inaffidabili. Io posso dire che se oggi
Micole, la mia bambina, è con noi, è perché siamo stati fortunati. Sì, siamo
stati fortunati. Sono una donna fortunata perché abbiamo potuto affrontare
gli alti costi di queste tecniche, perché ho avuto accanto il mio compagno,
i miei familiari e i miei amici, perché ho trovato dei medici che mi hanno
sorretto durante il cammino e che hanno unito capacità professionale e una
buona dose di umanità. Siamo stati fortunati!"

Fortunati... e, aggiungiamo noi, dotati di quella determinazione e di
quell'amore per la vita che sono in grado di far girare il caso dalla
propria parte. "Ancora col ciuccio?" chiediamo a Micole con aria di finto
rimprovero. Ed eccola, qualche minuto dopo, distoglierci dalla conversazione
con gli adulti, ripresentandosi non più col ciuccio in bocca, ma tenuto in
mano. Rapiti dalla tenerezza di questa scena, non sentiremmo alcuna esigenza
ulteriore di giustificare le tecniche di fecondazione assistita, ma la
triste realtà italiana ci obbliga a tornare ai motivi che animano incontri
come questo. E' che, cara Micole, nei sogni di questi personaggi terribili
che popolano i nostri incubi, da Volonté alla Roccella, da Buttiglione a
Formigoni, da Carlo Casini a Giuliano Ferrara, tu non dovevi nascere:
qualcosa di autenticamente inconcepibile.

14 marzo 2008

Bologna: "pillola del giorno dopo" e farmacisti "obiettori"

Quattordici persone sono state denunciate per manifestazione non autorizzata dopo l'azione di denuncia pubblica di venerdì 7 marzo alla Farmacia San Antonio di via Massarenti a Bologna che non vende la pillola del giorno dopo.

Un cinquantina di attiviste/i avevano lanciato una campagna di boicottaggio alle farmacie che non vendono il contraccettivo di emergenza con un'azione simbolica: lanciando polistirolo a forma di pillola, esponendo uno striscione, volantinando e attaccando adesivi sulla vetrata della farmacia.

Il responsabile della farmacia aveva reagito in modo molto violento, insultando, aggredendo una delle militanti e cercando di stapparle il megafono, salvo poi denunciare i manifestanti stessi.


Il fatto in questi giorni sta scatenando
un clima di tensione a cui ha contribuito il tono di condanna usato dalla Curia Bolognese, che domenica dalle pagine di Bologna Sette, settimanale diocesano supplemento del quotidiano Avvenire, ha accusato le manifestanti di essere delle violente e di voler fare "Strategia del terrore".
"
Se gli occupanti vogliono fare del loro corpo quello che più gli piace facciano pure ˆ scrive l'organo della Diocesi di Bologna - ma non pretendano di ottenere con la violenza e simili manifestazioni la cooperazione di chi sulla base di dati medico-scientifici e professionali è profondamente contrario: se così fosse violenterebbero la libertà personale e professionale di coloro che esercitano un servizio sanitario".

Sui fatti è intervenuto anche il presidente dell'ordine dei farmacisti Franco Cantagalli che ha ribadito: niente obiezione sulla "pillola del giorno dopo" e si è richiamato a una circolare emessa a novembre che avvisava i farmacisti di poter incorrere in "omissione o rifiuto di atti d'ufficio" nel caso non vendessero il contraccettivo d'emergenza

A Ferrara, da Adriano Sofri

Da Il Tirreno oggi

MA L'ABORTO NON E' LA SHOAH
di Adriano Sofri

Quando proclami - a voce
altissima, perentoria -
che l'aborto è lo scandalo
supremo del nostro tempo, io
non ci credo. Mi fermo, ci penso.
Ma non riesco a crederci. E
non solo per ragioni, chiamiamole,
comparative: i genocidi
che si compiono senza tregua,
gli sterminii per fame e malattia
e abbandono, le guerre...

«Una bambina, un bambino che
viene al mondo è la cosa più bella,
ma un embrione abortito non
è la cosa più brutta - se mai si
volessero fare paragoni, per sfidarsi
a superlativi - la cosa
più brutta è un bambino nato
che muore di fame o di abbandono
o di violenza, che si aggrappa
al seno vuoto di sua madre.
Non solo non ci credo, ma sono
offeso. Mi offendo quando
sento paragonare l'aborto alla
Shoah. La strage degli innocenti,
il miliardo di uccisi. Forse
non ci credo perché è troppo
enorme, e io pusillanime?
Quando leggo al primo punto
del tuo programma l'intento di
fissare per legge l'universale
"dovere di seppellire tutti i bambini
abortiti nel territorio nazionale,
in qualunque fase della gestazione
e per qualunque motivo"
(e quei «bambini» comprendono
gli embrioni crio-conservati
e inibiti alla ricerca) io mi sento
di fronte ad una provocazione
fanatica o superstiziosa. Forse,
com'è avvenuto per altre
barbarie, sono accecato dal pregiudizio
del mio tempo, o dalla
corruzione della consuetudine,
e però verrà un giorno in cui noi
tutti non ci saremo, e si guarderà
al nostro tempo e all'aborto
con il raccapriccio che noi tutti
riserviamo oggi allo schiavismo
o allo sterminio dei popoli
indigeni o alla Shoah.
Non lo escludo affatto. Mi interrogo,
e vacillo. Forse un giorno
un monaco dalla testa rasata,
suonatore di arpa birmana,
si chiederà perché tanta distruzione
sia caduta sul mondo, e
percorrerà la terra per dare sepoltura
ai resti degli umani non
nati. Ma perché si possa sentire
così, l'umanità dovrà aver compiuto
passi giganteschi. Dovrà
essere diventata capace di conoscere
e distinguere la sessualità
rivolta all'amore o al piacere,
dalla sessualità e dall'amore
volti a far nascere figli. Chissà
se esisterà mai un'umanità così,
e se valga la pena di desiderarla. ..
... Ma è il disordine del mondo,
la sua insuperata preistoria a
impedirmi la semplificazione,
l'ammucchiata lugubre che ti fa
pronunciare la tua classifica e il
tuo record: il Miliardo, da Marco
Polo dei mattatoi. Il paragone
con la Shoah (chiunque lo pronunci,
anche il bravo Giovanni
Paolo II) è pazzia: e cattiva retorica
anche... Non riesco ad
estrarre l'aborto dalla congerie
di delitti sventure e fallimenti,
non riesco nemmeno ad astrarre
L'Aborto dagli aborti. È quello
che fai tu, o il tuo scrupoloso
capo contabile Socci, e intanto
rimproveri altri di sbandierare
La Donna a scapito delle donne.
Chissà, forse hai ragione. Tuttavia,
anche se avessi ragione,
hai torto. Perché hai eccitato e
guadagnato applausi di una parte
e rabbia di un'altra. Le parti
sono rimaste quelle di prima: solo
più distanti e più impazienti».

Brano tratto da
A. Sofri: «Contro Giuliano
(Noi uomini, le donne
e l'aborto)», Sellerio edit.

2 marzo 2008

Processo all'aggressore di Mara

Ricevo dal collettivo Clitoristrix e volentieri diffondo:


Martedì 4 marzo '08 alle h 9.30
presidio in Piazza Trento Trieste sotto il tribunale di Bologna
per il Processo a Luigi Maraia aggressore di Mara

Una donna che denuncia è la forza di tutte e non va lasciata sola.


Per leggere l'intervento di Mara in Piazza Maggiore in occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne il 24 novembre '06 clicca qui.

controviolenzadonne.org

26 febbraio 2008

A chi piace il diritto all'aborto?

riprendo da DonneAltri.it
25 febbraio 2008

A chi piace il diritto all'aborto?

Un primo risultato la lista per la vita di Giuliano Ferrara l'ha già ottenuto, quello di far dire a Silvio Berlusconi e a Gianfranco Fini che la 194 è una buona legge e loro non intendono toccarla. Buono. Il secondo risultato lo sta ottenendo in queste ore, ed è di far calare la battaglia per la vita dall'empireo delle guerre culturali al sottoscala dello scambio politico: altro che i valori, l'amore e sant'Agostino, il problema è l'apparentamento col Pdl e i sondaggi sul comune di Roma. Ottimo. Un terzo risultato è anch'esso già all'incasso, ed è l'involgarimento sopra le righe del lessico politico, giornalistico e satirico: si veda la prima pagina (e le successive) dell'inserto dell'Unità di domenica, con un Casini in forma di «feto abortito» da reimpiantare nell'utero di un Berlusconi «partoriente». E poi il Foglio si lamenta se sospettiamo che ci sia qualcosa da mandare in analisi dell'immaginario maschile sulla maternità e l'aborto che si sta scatenando di questi tempi. Pessimo.
Su tutto - guerre culturali, guerriglie di potere, minuetti fra opinion makers (esemplare il dialogo Ferrara-Merlo dei giorni scorsi) - aleggia il fantasma del «diritto all'aborto». Con una nobile gara - maschile - a prendere le distanze da quello che sarebbe un dissennato e gaudente slogan femminista, anzi «delle femministe», di ieri e di oggi. E quando mai? Qui non si tratta di un immaginario perverso, ma di una proiezione in piena regola. La traduzione del problema dell'aborto in termini di diritto (da ridurre) è tutta loro oggi, così come fu dei Radicali (per conquistarlo) negli anni 70.
Ma sfidiamo i Ferrara, i Merlo e quant'altri, a trovare nella letteratura femminista in materia un solo riferimento all'aborto come diritto. Disgrazia, lapsus, incidente, effetto dello squilibrio fra sessualità maschile e sessualità femminile: l'aborto è da sempre, nel vocabolario femminista, un'eccedenza irriducibile al linguaggio del diritto e dei diritti.
Non credere di avere dei diritti si intitola, significativamente, il volume della Libreria delle donne di Milano che ricostruisce questa eccedenza dell'aborto dal linguaggio del diritto e dei diritti.

”Noi sull'aborto facciamo un lavoro politico diverso”, si intitolava un famoso documento del '75 che spostava il fuoco dalla richiesta di una legge all'analisi della sessualità e del desiderio (o non desiderio) di maternità sostenendo fra l'altro: «L'aborto di massa negli ospedali non rappresenta una conquista di civiltà perché è una risposta violenta e mortifera al problema della gravidanza e colpevolizza ulteriormente il corpo della donna». «Mentre chiediamo l'abrogazione di tutte le leggi punitive dell'aborto e la realizzazione di strutture dove sostenerlo in condizioni ottimali, ci rifiutiamo di considerare questo problema separatamente da tutti gli altri, sessualità, maternità, socializzazione dei bambini», scriveva un altro testo del '73.
E sono di Carla Lonzi le seguenti parole del 1971: «L'uomo ha lasciato la donna sola di fronte a una legge che le impedisce di abortire: sola, denigrata, indegna della collettività. Domani finirà per lasciarla sola di fronte a una legge che non le impedirà di abortire. Ma la donna si chiede: per il piacere di chi sono rimasta incinta? Per il piacere di chi sto abortendo?».

Non per caso né per scelta, ma per via di questa eccedenza dell'aborto dal campo della giuridificazione, una parte significativa del femminismo degli anni '70 era più favorevole alla semplice depenalizzazione che non alla legalizzazione dell'aborto.
E la 194, che oggi viene attaccata da un lato come una legge permissiva e difesa dall'altro come una trincea irrinunciabile, fu una legge di compromesso: fra patriarcato e libertà femminile, fra cultura laica e cultura cattolica, fra de-criminalizzazione e statalizzazione dell'aborto. Un compromesso nel quale - e oggi si vede - molto sapere femminista restò fuori dalla codificazione. Ma che ha funzionato - anche questo oggi si vede, dai dati - non come legge abortista, ma come cornice di regolazione e limitazione degli aborti.
Come mai questa storia e questa elaborazione restino sistematicamente fuori dal campo della discussione pubblica, tradotte e tradite nello scontro violento e riduttivo «diritto all'aborto sì-diritto all'aborto no», è questione da interrogare. Di certo essa rivela un'incompetenza maschile pari all'ostinazione con cui gli uomini tentano, in modo ritornante e oggi più violento di altre volte, di reimpadronirsi della parola decisiva sulla procreazione e del potere di colpevolizzazione dell'esperienza femminile.

Di certo essa rivela altresì che quel «lavoro politico diverso» sull'aborto è da riprendere da parte delle donne, a lato e oltre la difesa della 194.
Le stesse cose ritornano, ma non ritornano mai le stesse. Sessualità, desiderio e non desiderio di maternità, relazione fra i sessi, rapporto fra libertà femminile e legge e fra esperienza femminile e sapere medico-scientifico restano e tornano, in condizioni diverse dagli anni 70, campi da indagare. Con le parole di verità che lo scontro politico non sa pronunciare.

Pubblicato da Ida Dominijanni sul manifesto del 19 febbraio 2008

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