Le donne cambiano la Storia, cambiamo i libri di Storia.

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LE DONNE CAMBIANO LA STORIA, CAMBIAMO I LIBRI DI STORIA
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26 aprile 2018

Iraee in sciopero della fame da oltre 75 giorni è in coma in un carcere iraniano

Il Dubbio | Pagina 14

Golrokh Ebrahimi Iraee è una scrittrice e attivista politica iraniana condannata a sei anni di carcere per aver scritto un testo, non pubblicato, che critica la pratica della lapidazione in Iran.

Iraee è in sciopero della fame dal 3 febbraio 2018, stiamo dunque parlando di 75 giorni di mancata assunzione di cibo che l’ha portata a perdere 25 chili e, da quanto rivelato da Simin Nouri, la Presidente delle donne iraniane in Francia in una intervista a Radio Radicale, è entrata in coma.

In una lettera degli inizi di febbraio che Iraee ha scritto insieme ad un’altra donna, Atena Daemi, con lei detenuta nel reparto femminile della prigione di Evin ed anche lei in sciopero della fame ora però interrotto, si legge che le donne hanno avviato l’azione nonviolenta perché sono state picchiate e trasferite nella prigione di Gharchak, in violazione sia dell’art 513 del c. p. p. dell’Iran per il quale i detenuti hanno il diritto di scontare la pena in carceri del distretto giudiziario in cui sono state emesse le sentenze, o vicino alla loro città di residenza, sia dell’art 69 del regolamento penitenziario per cui i detenuti politici hanno il diritto a non stare in reparti di non politici.

Ma c’è di più dietro la vicenda di Golrokh Ebrahimi Iraee, arrestata una prima volta il 6 settembre 2014, assieme al marito Arash Sadeghi, anch’egli attivista e più volte detenuto. Le autorità avevano messo a soqquadro la casa della coppia senza un mandato di perquisizione confiscando beni personali come computer, Cd e documenti. Tra questi c’era un taccuino che Iraee usava come diario personale dove aveva annotato una storia di fantasia, quella di una donna che guardando un film del 2008, “La Lapidazione di Soraya M”, su una lapidazione per adulterio realmente avvenuta, in un moto di rabbia, aveva bruciato il Corano.

Iraee è stata interrogata sul contenuto del diario e della storia, in una stanza adiacente a dove era detenuto il marito, da cui sentiva le torture a cui era sottoposto.

LA SCRITTRICE E ATTIVISTA POLITICA È STATA CONDANNATA A SEI ANNI DI CARCERE PER AVER SCRITTO UN TESTO, NON PUBBLICATO, CHE CRITICA LA PRATICA DELLA LAPIDAZIONE

L’hanno poi messa in isolamento per tre giorni, e per venti giorni non ha potuto incontrare né i familiari, né un avvocato, né un giudice.
La Sezione 15 della Corte Rivoluzionaria l’ha accusata di ' insulto all’Islam' e di 'diffusione di propaganda contro il sistema'. Il processo, che si è concluso con una condanna a sei anni e mezzo, è stato segnato da tutta una serie di violazioni procedurali: il processo si concentrava sulle attività del marito, Sadeghi, rispetto alle quali Iraee non aveva modo di difendersi; il primo avvocato di Iraee è stato costretto a ritirarsi, e un secondo avvocato, dopo poco tempo, le è stato revocato. È stata condotta in carcere nell’ottobre 2016 e rilasciata su cauzione il 3 gennaio 2017, grazie anche ad un lungo sciopero della fame – 71 giorni! – del marito, nel frattempo condannato a 15 anni di carcere per “propaganda contro il sistema”. Tuttavia, la libertà è stata di breve durata: Iraee è stata ricondotta in carcere il 22 gennaio 2017 mentre andava a trovare Sadeghi in ospedale.

Dal carcere Iraee ha continuato a cercare di comunicare con l’esterno, scrivendo diverse lettere aperte, anche una in cui ha criticato una visita di facciata condotta da ambasciatori stranieri nel carcere di Evin nel luglio 2017.

Nel gennaio 2018, ad Iraee sono state mosse altre accuse come quella di aver insultato il Leader Supremo Ali Khamenei.

La durezza della lotta di questa donna ci parla della durezza di un regime, quello iraniano, con soprusi ed ingiustizie tali da non lasciare altra opzione che quella scelta da Iraee, da Sadeghi e da Athena. Le condizioni oggi di Iraee sono gravissime e non possono lasciarci indifferenti perché l’Iran continuerà a produrre morte fintantoché durerà il silenzio sul destino riservato al popolo iraniano, alle sue cittadine e cittadini che mai come in questi mesi, con le dimostrazioni di piazza che non accennano a smettere, ci stanno parlando di un bisogno di libertà di diritti civili e politici, e non solo di un malessere economico.


*ELISABETTA ZAMPARUTTI  - TESORIERA DI NESSUNO TOCCHI CAINO

7 aprile 2018

A proposito del Brasile e della questione Lula.

Una cosa è certa: Lula è un vero e proprio bandito, una specie di Al Capone alla feijoada.
Quelli che, all'estero, ne raccontano la storia giudiziaria come quella di un perseguitato dalla Giustizia brasiliana al servizio di non si sa bene quali poteri imperialisti, dimostrano di non conoscere nulla della realtà brasiliana, e di riceverne notizie per lo più false (come chiedere notizie sull'Italia a Rizzo, il segretario del PCI, ecco).

Dimenticano, fra l'altro, due cose fondamentali:

1) La condanna di Lula non è una specie di fulmine a ciel sereno abbattutosi sul capo della sinistra brasiliana. Già dagli anni del primo mandato della sua presidenza tutta la gerarchia del suo partito, il PT, allora ovviamente al governo, è stata condannata e mandata in galera per reati di una gravità assoluta, inimmaginabili in una democrazia degna di questo nome, reati che a latitudini diverse da quelle tropicali avrebbero rimesso in discussione tutto il valore, l'efficacia, la consistenza, l'autenticità stessa del processo democratico avviatosi dalla fine del regime militare. Come se, nell'Italia della Prima Repubblica, fossero stati condannati a molti anni di prigione Fanfani, Zaccagnini, Moro, Rumor, Colombo, ecc. per  aver orchestrato e messo in atto un gigantesco sistema corruttivo volto a garantire l'appoggio al governo da parte di centinaia di parlamentari di altri partiti attraverso il pagamento di un principesco stipendio mensile. Una cosetta da niente in capo alla quale c'era sempre lui, il capo indiscusso del PT e del governo delle sue 2 (+ 2) presidenze, durate 14 anni.
E' in questo vomitevole contesto che l'Al Capone alla feijoada ha esercitato il suo mandato di Presidente del Brasile, fra illecito arricchimento delle imprese di suo figlio (un incapace nullafacente diventato nei pochi anni delle presidenze paterne uno dei più importanti e danarosi imprenditori dell'America Latina nel settore delle telecomunicazioni) e illecito arricchimento proprio e della propria famiglia (da cui, appunto, i processi da cui si dovrà difendere), e tralascio altri brandelli di vicende analoghe.

2) La condanna già registrata, come le altre che la seguiranno, non sono il frutto di chissà quali sbrigativi processi sommari orchestrati da un anonimo Potere Reazionario - qualunque cosa ciò voglia dire - per cancellare dalla storia Lula e la sua parabola. La democrazia brasiliana, fragile e costantemente messa in discussione dalla corruzione della classe politica e dalla pratica consuetudinaria di metodi di lotta politica al limite del codice penale, ha però grazie alla sua Costituzione del 1988 una struttura definita e una divisione dei poteri molto ben congegnata per una Repubblica presidenziale. Tutta l'indagine che ha portato al processo e poi alle condanne di Lula è nata casualmente, all'interno di un altro dossier che riguardava altre vicende - quelle dello "spolpamento" operato ai danni della Petrobras da parte di suoi funzionari di nomina politica in combutta con i vertici politici del partiti di governo - senza alcun teorema o alcun partito preso ai danni di Lula e della sua famiglia. Le condanne ottenute sono state decretate nel pienissimo rispetto di tutti i diritti dell'imputato, così come del resto è avvenuto in precedenza per le condanne di tutti i più alti dirigenti del PT (per le quali nessuno si è sognato di denunciare alcun abuso da parte della magistratura), e sono state soggette al vaglio di tutte le istanze di giudizio fino a quello della Corte Costituzionale avvenuto proprio l'altro giorno, i cui giudici (undici) sono giudici di nomina NON parlamentare MA presidenziale. La maggior parte dei giudici che hanno negato l'habeas corpus di Lula, infatti, sono giudici ideologicamente e politicamente non contrari a Lula e al PT, anzi, al contrario, a Lula affini.
Quindi, si faccia fuori ogni ombra di sospetto gettato sulle decisioni della giustizia brasiliana la quale non si è affatto mossa sul modello, o nello stile, di Mani Pulite, come alcuni (fra cui il decadente Giuliano Ferrara di questi anni) ha inteso insinuare. Il giudice Moro è semmai paragonabile a un Falcone, non certo a Di Pietro.

Il garantismo nel caso di Lula non c'entra niente, sfonda una porta blindata, perchè non c'è davvero alcuno spazio per recriminazioni di quel genere. Lula è stato trattato dalla giustizia brasiliana come una specie di dio in terra, godendo dell'appoggio di media, ambienti intellettuali, giudici e magistrati, cantanti e artisti, tutti schierati con lui per mera adesione ideologica a una forma di socialismo che da noi potrebbe essere paragonato a quello dei centri sociali di impostazione marxista-leninista con l'aggravante, però, di  non avere un briciolo di cultura e di conoscenza di quella storia, ma di navigare fra analfabetismo politico e culturale e slogan e luoghi comuni tipici della ottusa sinistra sudamericana - antimperialista, antioccidentale, antidemocratica ancorché con la parola democrazia sempre sulla punta della lingua - ragione e causa dei regimi militari che sono stati solo l'espressione della disperazione popolare prodotta dagli estremismi di sinistra.
Lula è un corrotto, un ladro, un figlio di puttana politico, a capo di un partito che ha messo la conquista del potere al centro dei propri obiettivi, in perfetta sintonia col manuale del comunismo, e che per ottenere quell'obiettivo non si fa scrupolo di eliminare membri che escono fuori dalle logiche degli interessi partitici, come è accaduto al Sindaco di una città alle porte di San Paolo, Celso Daniel, agli inizi di questo millennio. Sono storie di cui non parla nessuno. Certamente Ferrajoli non ne sa un bel nulla. Ferrajoli, se conoscesse tutta la vicenda della Presidenza Lula e tutti gli scandali che l'hanno costellata, si vergognerebbe delle scemenze disinformate che scrive sulla condanna di Lula. ne sono assolutamente sicuro.

Questo è il livello. Gli attivisti lulisti di Partito dos Trabalhadores e Movimento senza terra si riuniscono sotto la palazzina della Presidente della Corte Costituzionale del Brasile, colpevole di aver votato contro l'habeas corpus di Lula, per fare ammuina e, in uno stile a metà fra il vandalismo e il terrorismo, ricoprono di vernice rossa (rossa, non nera) la facciata del palazzo.
Ecco, il livello dei personaggi è questo qui. E chissà dove si arriverà...

https://youtu.be/9J5O8hV9maM

Ecco, tanto per chiarire alcuni punti che, altrimenti, resterebbero ostaggio delle menzogne raccontate dai media italiani i quali, come quelli di altri paesi,nella più totale ignoranza della realtà di cui parlano prendono per buone le sciocchezze divulgate dalla propaganda lulocastrochavista.
E' davvero sconfortante dover registrare tutta la scandalosa disinformazione presente sui nostri media attorno alla figura di Lula, un vero e proprio bandito divenuto un mito, nel più grottesco misunderstanding della storia moderna dell'America latina.

Da Facebook Antonello Mar

26 gennaio 2018

Una performance dimostrativa

LA DINAMICA FUNZIONA SEMPRE

Adesso facciamo un esperimento, ha detto Fabiana Di Segni ai 150 ragazzi nell’anfiteatro.
Erano due ore che parlavamo dei meccanismi coi quali si affermano le dittature, per esempio il nazismo.
Lei, con la sua faccia rassicurante: i buoni di qua! E andava avanti e indietro davanti alla platea col microfono in mano.
Tu, per esempio, sei buono? E si rivolgeva a un roscetto che la guardava. Lui timido: s-s-si...
E allora vai di qua! Ampio gesto con la mano indicando la parte destra dell’anfiteatro.
Con uno che se ne alzava, ne seguivano almeno altri 5 per inerzia.
Tu, laggiù, con la felpa bordeaux e gialla: sei buono?
Lui, abbassando gli occhi, non lo so, boh...
Lei: più forte, non ti sentiamo!
Lui, alzando gli occhi e la voce: non lo so!
Lei: che vuol dire che non lo sai? Certo che lo sai! Sei buono?
Lui: ma dipende da che si intende per buono...
Lei: buono. Sei buono? Sì o no?
Lui, esitante: si.
Lei: allora vai di qua!
Altri 5 o 6 a seguito di felpa bordeaux e gialla.
Per 10minuti abbondanti i buoni si sono riottosamente accumulati a destra, cercando di coinvolgere altri, applaudendo quando qualcun altro si decideva a schierarsi.
Erano rimasti seduti nella platea più della metà degli studenti e professori presenti all’incontro.
Poi è stata la volta dei cattivi.
Chi si sente cattivo? Fabiana era sorridente. Incoraggiante. Invitante.
Il persuasore non è mai apertamente aggressivo.
I cattivi quasi in blocco si sono ammassati a sinistra, in contrapposizione ai buoni.
Rimanevano seduti un 20% di studenti e 5 professori.
A destra due prof, a sinistra una prof.
Allora, come definiamo questi che non si sono schierati?
Un coro da destra: ignavi! Risatine, gomitate, ammiccamenti tra i buoni.
Fabiana si è rivolta ai seduti: allora? Dovete schierarvi! Non potete rimanere neutri!
Alcuni alla spicciolata a destra e un paio a sinistra.
Voi, della prima fila, qui, siete sicuri di non volervi schierare?
Si. Facce di sfida.
Anna, si gira verso di me, porta fuori questi 7. E, mentre usciamo dall’aula, la sentiamo martellare i seduti, rivolgendosi ai buoni e ai cattivi per farli incitare gli indecisi.
Una volta nell’ingresso ampio del Seneca con le porte sul cortile, una ragazza delle mie portate fuori mi dice: questo è il nazismo, questo gioco dimostra che la dinamica funziona sempre... vero?
Le altre annuiscono, sì sì, è così. E poi mi fa: ho freddo, ho dimenticato la felpa dentro. Vado a prenderla. E io: mi dispiace. Non hai gli abiti adatti, càpita. Non puoi rientrare. Lei mi ha fatto un sorriso di inshigt che non dimenticherò.
Intanto altri gruppi di ragazzi con i prof uscivano, gruppi di 5/10.
Quando l’ingresso è stato pieno, una ragazza si è affacciata dall’anfiteatro: venite! Rientrate!
Avete visto? Ha detto fabiana.
Ognuno ha fatto quello che ha fatto per dei motivi che innanzitutto non possono essere di partenza: io non vi ho dato un motivo di partenza.
Vi ho costretti a schierarvi in macrocategorie grossolane: quasi tutti lo avete fatto. Senza motivo.
Lo schieramento ha giudicato male i non schierati.
Anna, come molti nazisti, ha ubbidito perché conosceva il fine.
Molti erano quelli che sapevano gli scopi.
Il prof taldeitali ha ubbidito perché mi conosce e si fida di me.
Molti erano quelli che si fidavano dei loro capi.
Voi tutti avete ubbidito perché vi siete affidati a un sistema che dovrebbe essere autorevole, non avete chiesto spiegazioni perché pensate ci siano sempre ottimi motivi per farvi fare cose, anche se non li capite.
Quasi tutti erano quelli che credevano nel sistema, nei documenti, nell’onestà e  correttezza di chi portava la divisa.
La prof, l’unica, che si è opposta ed è rimasta sola in platea, è stata portata via di peso da due dei buoni. E, quando ha chiesto ai suoi stessi studenti, perché lo state facendo? Loro hanno risposto: perché ce lo ha detto lei, rivolgendosi a me. Hanno eseguito un ordine.
Molti, moltissimi, troppi, sono quelli che hanno dichiarato di eseguire degli ordini.
I ragazzi sono insorti. Urlavano. Fabiana li aveva ingannati.
Sì: i governi lo fanno.

2 agosto 2017

Igiene pratica del Medioevo

Sappiamo tutti che il Medioevo non era un'epoca invidiabile per viverci, ma sapete veramente come fossero le vite quotidiane delle persone? Molto è venuto alla luce, ma i loro segreti potrebbe essere meglio che fossero rimasti al buio.

    di MEGAN SENSENEY

Tutti i nostri genitori ci hanno insegnato l'igiene di base, dallo spazzolarci i denti quotidianamente all'aver cura dei nostri peli, sia sulla nostra testa, sia sul volto e sul sedere, ovunque. Infatti, viviamo in un mondo dove una buona igiene è una priorità enorme, come dimostrano gli infiniti scaffali di shampoo, maschere, rasoi e profumi nei nostri negozi preferiti. Non importa chi sei, queste cose fondamentali sono sempre lì - per fare il bagno, pettinarci i capelli, spazzolarci i denti - ma ognuno ha la propria speciale applicazione nella propria routine quotidiana.

Per le ragazze, può essere una faccia piena di trucco o uno spritz di shampoo secco ogni giorno. Per i ragazzi, forse è una bella doccia fresca ogni mattina o anche ricordare di usare un deodorante su base giornaliera. Indipendentemente da ciò che ciascuno di noi sceglie per prepararsi per la giornata, queste routine sono quelle che usiamo per prepararci ad entrare nel mondo e come ci percepiscono gli altri.

Immaginate per un attimo, però, che tutti i prodotti per l'igiene che usate oggi - il dentifricio, la crema da barba, lo shampoo costoso - siano tutti spariti. Immaginate che nessuna di queste creazioni moderne esistesse o fosse sostituita da qualcosa di simile, ma molto meno efficace - o forse solo un po' più grossolano.

Le persone che vivevano nel periodo medievale della storia avevano sicuramente un'idea differente di quella buona igiene, ed è chiaro quando si guarda come si tenessero freschi in quei giorni. Quando si vede esattamente ciò che la gente di quei tempi facesse quando si trattava di igiene, siamo sicuri che non potrete mai prendere una doccia privata o avere il bagno in funzione per sempre.


1. Pitali e gabinetti
Lo crediate o no, l'uso diffuso di impianti idraulici all'interno delle abitazioni non è stato assolutamente comune fino a poco tempo fa. Se tu fossi stato abbastanza sfortunato da essere povero nel Medioevo, tu saresti stato fondamentalmente costretto a eliminare i tuoi rifiuti liquidi dove puoi e, se avessi a che fare con qualcosa di solido, dopo aver finito avresti il compito di seppellirlo. Se invece tu fossi un po' ricco, la tua situazione diventerebbe un po 'migliore, anche se non molto.

In molte case Tudor avreste potuto trovare qualcosa chiamato un gabinetto, altrimenti conosciuto come un outhouse (casotto esterno). Nel migliore dei casi, un gabinetto privato era una piccola baracca che permetteva di conservare una certa privacy, anche se era comunque corredata solo di una lastra di legno posta su un buco nel terreno. I rifiuti cadevano direttamente in una fossa dove, per fortuna, erano portato via per non doverli più rivedere.


Se al tuo gabinetto succedeva di essere fuori della tua casa, c'era una vaga possibilità di dover fare trekking all'aperto nel bel mezzo della notte solo per una rapida pausa igienica. In questa situazione, si usava un arnese chiamato vaso da camera (o da notte o pitale), che era essenzialmente una ciotola decorativa che serviva come gabinetto personale durante la notte. Anche se non è esattamente una cattiva idea, il pensiero dei nostri rifiuti in una stanza con noi tutta la notte oggi è sicuramente estraneo a tutti noi.

Quello che succedeva dopo che un vaso da notte era stato riempito è ancora peggio. Il contenuto di rifiuti veniva gettato direttamente da una finestra, giù per la strada sottostante. Quelli che erano responsabili di quel compito giornaliero spesso urlavano "garde loo", (attenzione lancio) che era l'avvertimento per chiunque fosse giù per togliersi dalla strada.


2. Mazzolini odorosi (
letteralmente RALLEGRA NASO)

Con la presenza di rifiuti umani per le strade, si può immaginare che coloro che vivevano nel Medioevo probabilmente fossero abituati ad un certo puzzo in aria, il che significa che probabilmente non potevano capire se emanassero odore particolarmente forti. I bagni in casa non erano nemmeno una pratica comune, quindi probabilmente si può immaginare che le docce fossero inesistenti, e i bagni non erano troppo usati. Unito al fatto che il deodorante non era nemmeno una ipotesi e ... beh, siamo sicuri che possiate immaginare che un'intera città di persone estremamente sporche possa puzzare, anche se probabilmente non vorreste farlo.

Dovevano controllare in qualche modo le puzze, ma, con le loro limitate risorse, non c'erano molti modi per farlo - ecco quindi il mazzolino rallegranaso. Esso era normalmente un piccolo mazzo di fiori o di erbe fresche o secche, che erano tenute in mano, legate al polso o appuntate al vestito.



Mentre possiamo supporre che in realtà facessero molto poco per combattere il forte e costante puzzo corporeo, essi essenzialmente servivano per personale rinfresco della gente, mentre andava in quei giorni. Un mazzolino viene particolarmente utile quando si cammina attraverso una densa folla fitta di persone, in quanto si può portarsi il bouquet al naso per un soffio di fiori mentre sei in un mare di corpi puzzolenti.

Una menzione dei mazzolini c'è addirittura in una filastrocca di scuola materna che è apparentemente molto più sinistra di quanto si possa pensare. Anche se le sue origini sono state contestate, "Ring Around the Rosie" si dice che tratti della Morte Nera, una peste che ha ucciso migliaia e migliaia di persone. La linea "tasca piena di petali di rosa" si dice che si riferisca a persone che portano fiori in tasca per combattere l'odore costante della morte nelle loro città.


3. Detersivo per la biancheria
Proprio come quelli del Medioevo non si lavavano con la stessa frequenza con cui lo facciamo oggi, sicuramente non lavavano così spesso i loro abiti.

A differenza di oggi, l'abbigliamento doveva essere fatto a mano e non poteva essere prodotto in alcun modo in serie, il che significa che le persone in genere avevano molto meno articoli di abbigliamento a loro nome. Spesso indossavano abiti specifici per settimane, talvolta anche mesi, fino a quando non decidessero di non poter più stare senza lavarli

Quando li lavavano? Beh, potreste essere sorpresi di sentire che avevano qualcosa che assomigliava al detergente per il bucato, anche se era lontano da qualsiasi prodotto tipo Tide o Downy che abbiamo adesso. Se si stava facendo un carico di lavanderia in generale, probabilmente avreste usato qualcosa chiamato soapwort (saponaria), un'erba che è in realtà come una piccola barra di sapone della natura, aggiunto acqua e messo a bollire.



Chiunque cerca soluzioni eco-friendly sarà lieto di sapere che è qualcosa che puoi ancora raccogliere oggi per usarlo nella tua routine di bucato.
La rimozione della macchia era una questione diversa, e in genere coinvolgeva alcune sostanze indicibili che la maggior parte di noi probabilmente non avrebbe mai voluto mai toccare, per non parlare di farli lavorare nei nostri vestiti. Potrebbero includere ceneri mescolati con liscivia, uva verde schiacciata, piume di pollo o peggio di tutte le urine.

Possiamo indovinare che, anche quando si lavava, probabilmente non c'erano tanto facilmente disponibili grandi quantità di acqua, il che significa che tutto quello che si metteva sui vestiti per "pulirli" probabilmente non veniva risciacquato via molto bene. Unito al fatto che la maggior parte delle persone non cambiava i propri vestiti molto spesso, e avrete solo un'altra ragione per cui nessuno odorava piacevolmente allora.


4. Trucco

Per alcuni, il trucco è una parte essenziale della vita quotidiana, e qualcosa senza la quale non prendono nemmeno in considerazione di uscire di casa. Oggi esistono tante formule, da idratanti coloranti a fondi a piena copertura, anche se possiamo garantire che tutti sono almeno privi di un ingrediente pericoloso: il piombo.


Nel Medioevo, il piombo era in realtà un ingrediente comune in un tipo di trucco chiamato cera veneziana, una sostanza che era essenzialmente una combinazione di trucco e sbiancante della pelle. Per coloro che sono nati come cittadini di classe superiore, la pelle estremamente pallida è stata considerata sempre bella e alla moda, probabilmente perché li aiutava a distinguerli dai lavoratori, che avevano la pelle abbronzata per il tempo trascorso sotto il sole.

Tuttavia ciò che molti credevano li rendesse belli, li rese anche incredibilmente malati, poiché il piombo all'interno del trucco era assorbito nella loro pelle e causava avvelenamento da piombo, qualcosa di cui a quanto pare non erano a conoscenza allora. L'uso costante del piombo bianco nel trucco del viso provoca effetti drastici come la perdita di capelli e gravi danni alla pelle, e anche la morte se viene indossato abbastanza a lungo.


Cose come l'ombretto e l'eyeliner sono stati spesso utilizzati durante questo periodo di tempo, insieme a prodotti da labbra come rossetto e balsami per labbra. La maggior parte dei prodotti per labbra erano fatti con olio o cera d'api combinati con coloranti naturali di vino o di materia vegetale, come petali di fiori. Le sopracciglia erano altrettanto grandi e accordate come oggi, anche se non c'era proprio una soluzione rapida disponibile come una matita sopracciglia. Invece, coloro che cercavano un po 'di più pienezza utilizzavano i peli di topo per riempire i vuoti delle loro sopracciglia che non sembravano così calde.


5. Parrucche

Le parrucche hanno guadagnato grande popolarità per numerose ragioni: alcune pratiche e alcune... un po' volgari, come spiega il video qui sotto.
6. Fognature e scarichi

Non dovrebbe sorprendere che i sistemi fognari fossero praticamente inesistenti nel Medioevo, per cui le persone che vivevano in quel periodo dovevano fare con quello che avevano disponibile. Quelli che avevano scarichi privati dovevano svuotarli a un certo punto, anche se la procedura essenziale quella di mettere i rifiuti in un buco più grande chiamato un pozzonero .Le latrine erano spesso collocate in cantine o in giardini, anche se molte persone li avevano distanziate dalle loro case, per ovvie ragioni.

Tuttavia, quasi la maggior parte delle persone non svuotava le latrine più spesso del dovuto, il che lasciava abbastanza lavoro per la persona che veniva assunta per questo compito. Questi uomini erano spesso chiamati "gongs" o "jakes" e, per fortuna, erano pagati molto bene per il lavoro che veniva loro affidato.



Per venire all'acqua, solo i più ricchi a quel tempo potevano permettersi di pagare privatamente le aziende per l'acqua di cui avevano bisogno, sia per bere che per altro. I contadini, però, non erano così fortunati, poiché la loro principale fonte d'acqua spesso usciva da un sistema di tubi che era foderato di piombo, qualcosa che nessuno di noi al giorno d' oggi toccherebbe neanche con un palo di 10 piedi.

Anche se nessuna sorgente d'acqua in quel periodo sarebbe stata considerata di alta qualità, i contadini avevano la peggio, poiché l'acqua all'interno di questi serbatoi e tubi spesso diventava stagnante, rendendola a volte terreno fertile per i batteri . Poiché questo non era un periodo di grande innovazione scientifica, c'erano anche pochi modi per filtrare l'acqua che veniva utilizzata.

Circolano anche numerose voci sul fatto che le persone nel Medioevo non bevevano acqua del tutto, anche se ormai sono state sfatate.


7. Medicina


Dite addio e tanti baci ai moderni ambulatori medici, perché tutto quello che sapete del prendersi cura di tagli, graffi e malattie sarebbe stato praticamente inaudito nel Medioevo. Anche se i medici credevano che la dieta potesse svolgere un ruolo nel ripristino della salute, erano convinti pure di utilizzare le risorse che avevano a disposizione nella massima misura possibile, a volte in alcuni modi piuttosto strani.

Uno dei trattamenti più in voga del Medioevo era l'uso di sanguisughe per un processo chiamato "salasso", un modo per rimuovere il sangue di una persona per aiutare a curare la malattia. Il medico attaccava una sanguisuga alla pelle del paziente nell'area che sembrava essere più colpita da ciò che lo rendeva malato, e poi la sanguisuga succhiava il sangue fino a quando non cadeva. Il cupping è un altro tipo di terapia utilizzata allora che ha recentemente fatto un ricomparsa: la tecnica prevede la collocazione di tazze riscaldate su determinate aree della pelle per aumentare il flusso ematico e ridurre l'infiammazione nel corpo.



Per cose come graffi e ustioni, le piante e le erbe erano spesso utilizzate per creare impacchi e unguenti che potevano essere spalmati proprio come oggi Neosporin. Alcune erbe e cortecce erano spesso usate preparate come tisane che potessero essere ingoiate per aiutare con cose come febbre o mal di testa.

Molte delle piante e delle erbe utilizzate in questo periodo possono ancora essere trovate oggi e sono tipicamente utilizzate per la cottura o come oli essenziali. Basta pensare che la prossima volta che tagliate un po 'di basilico in cucina o strofinate un olio essenziale di mirra su un taglio di carta, è quasi come fare un passo indietro nel tempo - per fortuna senza la parte reale del Medio Evo.

da

1 giugno 2017

Il giornale dell'Esquilino - il numero di maggio-giugno.

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Numero 13 - Maggio-Giugno 2017
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14 maggio 2017

ECO X, Srl -Via Pontina Vecchia Km 33,381.Impresa di raccolta e smaltimento dei rifiuti industriali e speciali

Un po' di notizie.

ECO X, Srl
 tel. 06 91802396, 06 91821073  fax. 06 91801435

Categoria: Rottami metallici
00040 POMEZIA (RM) o 00071 Pomezia (RM) ?
Italia

Sintesi dell'azienda
Impresa di raccolta e smaltimento dei rifiuti industriali e speciali

Informazioni generali
Anno di fondazione 2002
CF (Codice Fiscale) 06871211006
Forma giuridica Srl
Tipo di azienda Sede Centrale
Partita IVA IT06871211006


Dipendenti azienda
Da 10 a 19 dipendenti

Fatturato
2012 da 2 a 5 milioni EUR

Attività:   PRODUTTORE DISTRIBUTORE FORNITORE DI SERVIZI
  Servizi di raccolta e riciclaggio di rifiuti non specificati altrove
 Imprese di raccolta e smaltimento dei rifiuti industriali
  Servizi di raccolta e riciclaggio di rifiuti tossici e chimici
 Imprese di raccolta e trattamento di rifiuti chimici
---------------- L’impianto, andato in fiamme, è di proprietà della Eco X srl: fondata nel 2002, attualmente ne risulta Maurizio Fraioli socio unico e Fabio Antonio Soddu amministratore. 
Notizie praticamente inesistenti, ma “quando le spiegazioni non si trovano nel presente, forse bisogna cercarle nel passato”. Infatti qualche informazione in più emerge proprio dai controlli effettuati da Site.it nel 2015, dopo il fermo dei due tir nel nucleo industriale di Avezzano.

Pomezia, genesi dell’impianto

L’impianto di trattamento e smaltimento rifiuti sito a Pomezia al km 33,381 di via Pontina vecchia, era inizialmente gestito dalla Eco X [vedi in basso scheda società], con in mano la Determinazione B2232 del 21.04.2010, valida fino al 2020, rilasciata dal direttore del Dipartimento territorio della Regione Lazio Raniero De Filippis  [leggi il documento].

2014: entrano in scena nuovi attori

La Eco X, il 19 febbraio 2014, cede un ramo d’azienda e affitta l’impianto alla Ecoservizi per l’ambiente srl, costituita appena un mese prima con 40mila euro di capitale sociale [vedi in basso scheda società]
 Il Dipartimento territorio della Regione Lazio– con Determinazione n. G14725 del 17 ottobre 2014 a firma del direttore Manuela Manetti – voltura a favore della Ecoservizi per l’ambiente anche l’autorizzazione regionale e ne conferma la validità fino al 2020 [leggi il documento]
Due settimane dopo la società subentrante inizia ufficialmente l’attività.


Che nell’impianto di via Pontina vecchia qualcosa non andava risulta non solo dall’esposto presentato nell’autunno scorso da alcuni cittadini di Pomezia. Già nel 2015 le voci da noi raccolte non erano rassicuranti: in merito alla capienza residua dell’impianto, per esempio, non risultavano verifiche fatte dalle autorità competenti. Eppure, già dai nostri controlli sommari, lo stesso sito risultava già al limite della capienza e sembra che – proprio per questo motivo – i due tir della Caturano Autotrasporti avevano portato i rifiuti fino ad Avezzano. Per avere una idea della situazione nel capannone di Pomezia fu sufficiente controllare la zona con Google Earth. Dal confronto delle foto dell’ottobre 2014 e dell’ottobre 2016 si può verificare che la situazione è pressoché identica.

ECO X srl

Costituita il 7 gennaio 2002, la società ha un capitale sociale di 119mila euro. Fino al maggio 2011 il socio unico è Marcello Guglielmino (Catania) che cede tutte le quote, l’11 settembre 2014, a Mario Cirincione (nato a Catania e domiciliato a Carpi). Poco più di un anno dopo, l’8 ottobre 2015, il socio unico diventa Maurizio Fraioli (domiciliato a Pomezia).
 Il primo amministratore della società è Marco Boffi, sostituito nel 2003 dallo stesso Marcello Guglielmino che la dirige fino all’11 novembre del 2010, quando viene sostituito dall’attuale amministratore, Fabio Antonio Soddu (nato a Pomezia e domiciliato a Ardea).

ECOSERVIZI PER L’AMBIENTE srl

Costituita il 20 gennaio 2014 con 40mila euro di capitale sociale, soci fondatori al 50% delle quote Pamela Campion (nata ad Anzio e residente ad Ardea) e Vincenzo Romano (nato a Cosenza e residente a Pompei).
 Il 14 maggio 2015 socio unico diventa Antonio Buongiovanni (nato a Carinola e domiciliato ad Ardea).
Dalla costituzione della società ’amministratore unico è Vincenzo Romano, sostituito il 12 marzo 2015 da Antonio Buongiovanni.
Con una procura del 15 marzo 2017 viene nominato, come Procuratore generale, Salvatore Guglielmino (nato a Catania e domiciliato ad Ardea).

CURIOSITA’

Vincenzo Romano risulta presente, a vario titolo, in 14 società campane, di cui 13 in liquidazione o cancellate.

Pamela Campion, invece, compare in altre due società: dal 13 aprile 2015 è amministratore e socio unico della “Erresse immobiliare srl” di Aquino (Fr) ed è stata amministratore unico e ora liquidatore della “Ndo’ zu’ Tury srl”. Secondo quanto riportato dal sito agenparl.com, quest’ultima società si occupa di ristorazione e pasticceria in un locale commerciale situato a pochi metri dall’impianto di rifiuti di Pomezia, e a gestirlo fino a poco fa è stato proprio Salvatore Guglielmino, l’attuale Procuratore generale della Ecoservizi per l’ambiente srl.
Insomma Salvatore Guglielmino, chiamato da tutti “zu Tury”, dalla ristorazione e dalla pasticceria è recentemente passato alla gestione dei rifiuti.

Da http://www.site.it/rifiuti-incendio-eco-x-da-pomezia-ad-avezzano/




3 novembre 2016

CON PAROLE SEMPLICI

CON PAROLE SEMPLICI
Leggi, etica, cittadinanza: il linguaggio della
comunicazione responsabile

Martedì 22 novembre 2016, ore 14.30/18.30
Collegio Borromeo – Sala degli affreschi
Piazza Borromeo 9, Pavia


Partecipano:

GHERARDO COLOMBO,
ILEANA ALESSO, GRAZIA CESARO,
GIANNI CLOCCHIATTI, GIANNI FRANCESETTI,   
ANNAMARIA GATTO, ROBERTO IANCO, LUIGI PELLECCHI,
MARIA PISTORIO, ELISABETTA SILVA


“Come fare perché le parole non siano più un privilegio, un bene di pochi, una memoria custodita da pochi, perché diventino ricchezza comune?”.
Così Natalia Ginzburg si interroga sulla scrittura e sul desiderio di condividerla e prosegue: “solo creando una ricchezza comune di parole la nostra mostruosa collettività umana potrebbe diventare un felice universo”.
Se trasferiamo questa domanda dalla letteratura al diritto o al sapere più in generale, l’interrogativo acquista un significato ancora più profondo. A chi non è mai capitato di imbattersi, senza riuscire a capire granché, in un articolo scientifico o di arte, in una notizia economica o in un testo di legge che ci stava particolarmente a cuore? Era scritto con i nostri caratteri, ma il linguaggio era incomprensibile e respingente. Il disagio è ancora più forte quando riguarda un testo di legge ed è il presupposto per far valere un diritto. Lo stesso si può dire per le sentenze,  pronunciate “in nome del popolo italiano”, che hanno lo scopo di dare attuazione ai diritti e che al pari delle leggi sono spesso di difficile comprensione anche per gli addetti ai lavori.

Proprio perché le parole “non siano un privilegio”, oggi la sfida è quella di provare che è possibile scrivere di argomenti complessi anche in maniera chiara e semplice sin dall’origine, senza necessità di dover poi semplificare,  dimostrando, a partire dal diritto, che è possibile farsi comprendere utilizzando un linguaggio accessibile pur senza rinunciare al rigore e alla completezza dei concetti.  “Contenuti complessi e un linguaggio di larga accessibilità” ha detto della Costituzione scritta nel 1947 il noto linguista Tullio De Mauro.
 La comunicazione “responsabile”, leale, chiara e comprensibile può aprirsi così a un nuovo confronto alimentando una spirale virtuosa, fatta di conoscenza, di partecipazione e di democrazia perché la chiarezza è una necessità etica e il suo esercizio, pubblico e privato, un diritto civile.

infodiritti - l'informazione giuridica online.

L'EUROPA DELLA DISCRIMINAZIONE

 di Micol Anticoli

Negli anni '30, in Europa, gli ebrei venivano discriminati e le loro attività boicottate. Fuori ai negozi del Terzo Reich, i cartelli recitavano "vietato l'ingresso ai cani e agli ebrei".

Negli anni 2000, in Europa, gli israeliani vengono discriminati e le loro attività boicottate. Alcune attività vietano agli israeliani di entrare nelle proprie strutture o si rifiutano di vendere loro prodotti di ogni genere.

Le due storie di questa settimana provengono dalla Germania e dalla Gran Bretagna. Nel primo caso, un gruppo di turisti israeliani aveva prenotato degli appartamenti tramite il famoso sito Booking.com, quando il proprietario delle strutture ha inviato loro una mail in spiegava che non volevano ospiti da Israele perché "gli appartamenti non sono per loro"; la seconda vicenda riguarda invece un rivenditore di ricambi auto dal quale un israeliano voleva acquistare un pezzo della Ford. Saputa la provenienza del cliente, l'inglese ha improvvisamente alzato il prezzo dello specchietto da 40 a 1,025 sterline, dichiarando di non aver alcuna intenzione di fare affari con Israele, ma di essere eventualmente disposto a spedire il pezzo "nello Stato di Palestina".

Storie di ordinario antisemitismo moderno, che non possono essere confuse con la critica al governo Stato ebraico o alla sua politica, in quanto si tratta di comuni cittadini riguardo ai quali questi due europei non sapevano nulla. Ma si sa, essere cittadini dello Stato ebraico è già una colpa di per sé.

La Mogherini ha dichiarato che il boicottaggio rientra nella libertà d'espressione.
Ci si sarebbe aspettato piuttosto che fosse considerato per quello che è: una forma di discriminazione che viola i valori dell'uguaglianza e dei pari diritti.

18 settembre 2016

"Angeli e demoni" il pauperismo in salsa "vaticana"


Ho appreso molte più informazioni utili ed interessanti leggendo il romanzo di Dan Brown, "Angeli e demoni", anziché i numerosi, autorevoli saggi sulla materia. 

Le cronache vaticane testimoniano che le dimissioni a sorpresa di Ratzinger che hanno aperto la strada a Bergoglio, sono riconducibili alle lotte intestine tra le opposte cordate (in primis l’Opus Dei) che dilaniano la curia pontificia di Roma anzitutto sulla questione dello IOR, la famigerata banca vaticana.
In apparenza questo istituto sembra una piccola filiale di provincia, eppure il flusso di capitali che circolano tramite essa è ingente: si tratta di movimenti finanziari dell’ordine di centinaia di miliardi di dollari. Tramite questo istituto si compiono operazioni assai spericolate nel ramo dell'industria bellica, in quello del riciclaggio dei fondi neri provenienti da ogni angolo della Terra, nel traffico dei farmaci e così via. 
Il vantaggio fornito da questa minuscola banca consiste nel fatto che finora si è dimostrata assolutamente inaccessibile e segreta, non avendo su di sé nessun organo di controllo internazionale, non essendo quotata in borsa ed avendo partnership solo con alcune banche svizzere ed alcuni paradisi fiscali.

Papa Ratzinger voleva porre fine a tutto ciò nominando una commissione anti-riciclaggio con a capo il cardinale Nicora e Gotti Tedeschi a capo della banca. Fatto sta che sia Gotti Tedeschi che il cardinale ottennero una normativa anti-riciclaggio (mai applicata) e si misero in contatto con analoghi istituti anti-riciclaggio italiani ed esteri. Inoltre, essi dimostrarono una chiara disponibilità a collaborare con la magistratura.
Furono eliminati (politicamente) dal cardinale Bertone e da quelli che stavano dietro, prelati e speculatori finanziari. 
Per l'ex papa, ricattato tramite dei documenti trafugati dal suo maggiordomo, sfidare tutto ciò poteva significare una dose di veleno nella tazza di tè. Un pericolo che non è ancora fugato del tutto, ma che oggi corre seriamente Bergoglio. Non a caso, il ruolo del nuovo pontificato si è subito manifestato ed è probabilmente quello di "liquidare" il capitalismo nella versione ultraliberista, per promuovere una sorta di "terza via": un'alternativa incarnata da Santa Romana Chiesa.
Come il pontificato di Wojtyla (dietro cui agiva, nell’ombra, in veste di consigliere, il cardinale Ratzinger) ebbe il mandato di liquidare il socialismo reale dell’Europa orientale. Si intravedono numerosi indizi in tal senso. Nell'attuale fase percorsa da una crisi non soltanto economica, la chiesa di Roma tende a riavvicinarsi ai popoli diseredati. 
Non dimentichiamo che sul versante del "camaleontismo" la chiesa cattolica è una vera specialista, per cui non conviene sminuire le sue ambizioni, che non investono il breve o medio termine, ma si proiettano nel più lungo periodo, per cui non vanno affatto sottovalutate.
Nell'attuale frangente, segnato da una crisi irreversibile che investe il capitalismo globale, la chiesa, con le sue ramificazioni planetarie, ha intercettato le sofferenze e gli umori dei popoli ed avverte il bisogno impellente, per sopravvivere alla crisi in atto (e ad un ipotetico crollo finale del capitalismo), di rivelarsi con uno spirito più "evangelico" e manifestarsi una chiesa pauperistica e francescana.
Non a caso, Bergoglio ha scelto il nome di Francesco. È questa la strategia camaleontica che la chiesa sente di dover adottare in questa fase, come ha già fatto nel corso degli ultimi duemila anni di storia. Altrimenti essa si sarebbe già estinta da tempo. Si sa che lo stato della chiesa non appare troppo in salute, poiché risente della crisi in cui versa l'intera società capitalistica.
Nondimeno, la chiesa ha conosciuto ben altre tempeste. In questo momento storico la chiesa sa bene che deve aderire, almeno sul terreno verbale, alle istanze ed alle rivendicazioni che provengono dai popoli affamati della Terra. Deve (fingere di) schierarsi con i poveri, predicando bene. E si sa che sul fronte delle prediche, i preti "giocano in casa": la storia insegna che sono dei veri maestri e dei campioni impareggiabili. Nel contempo, essi non sono così miopi come i capitalisti.
L'attuale corso politico di Santa Romana Chiesa sembra essere orientato verso una sorta di pauperismo in salsa "vaticana". Più per convenienza, la chiesa si è riavvicinata alle folle umili e diseredate del pianeta. Non è un caso che la chiesa sopravviva da ben duemila anni, mentre il capitalismo conta appena pochi secoli di storia ed è immerso in una crisi di sistema da almeno cent'anni.

17 maggio 2016

IL FUTURO del TRASPORTO è SU FERRO

IL FUTURO E’ IL TRASPORTO SU FERRO
Il FUTURO E’ LA FERROVIA CIVITAVECCHIA-CAPRANICA-ORTE
NO ALL’ASFALTO ! NO A VIADOTTI NELLA VALLE DEL MIGNONE !
SI ALLA RIATTIVAZIONE DELLA FERROVIA CIVITAVECCHIA-CAPRANICA-ORTE, GIA’ PRESENTE NELLA VALLE DEL MIGNONE.


Il Comitato per la riapertura della ferrovia Civitavecchia – Capranica - Orte  prende posizione sulla Trasversale stradale Orte Civitavecchia, ritenendo importante che alla prossima riunione della Conferenza dei Servizi si proceda speditamente alla definizione di una linea alternativa a quelle indicate dall’ANAS, mediante l’ottimizzazione dei tracciati già presenti nel territorio.I tre tracciati proposti cosi’ come sono, infatti, sono tutti dannosi per l’economia e per l’ambiente, dato che attraversano un territorio ricco di cultura e storia e con un’agricoltura di eccellenza.
L’Unione Europea la ritiene necessaria perché fa parte della rete ferroviaria TRANSEUROPEA TEN T Berlino-Orte-Palermo. Il progetto realizzato da Italferr nel 2011 finanziato da UE, Regione Lazio, Interporto Centro Italia di Orte e Porto di Civitavecchia giace inspiegabilmente ancora nei cassetti regionali nonostante, con la riattivazione della ferrovia, è possibile collegare ben 4 nodi ferroviari Civitavecchia, Capranica, Fabrica di Roma, Orte, 2 porti Civitavecchia e Ancona, e 2 interporti, Civitavecchia e Orte.
L’assemblea pubblica del12 maggio 2016 tenutasi a Tarquinia, ha accolto positivamente con applausi gli interventi dell’architetto Marco Montagnani, in rappresentanza del comitato per la riapertura della ferrovia Civitavecchia Capranica Orte, della Consigliera Regionale Silvia Blasi, del Consigliere Regionale Riccardo Valentini e di altri cittadini che hanno sottolineato l’importanza strategica rappresentata dalla riattivazione della ferrovia Civitavecchia-Capranica-Orte per la salvaguardia dell’ambiente e per il rilancio dell’economia della Tuscia e del Centro Italia.
Il Comitato chiede a gran voce, anche a seguito della manifestazione espressa dall’assemblea, a tutte le associazioni ambientaliste e alle Istituzioni che hanno a cuore la salute dei cittadini di attivarsi fortemente per supportare la riattivazione di una infrastruttura già esistente: “ la ferrovia Civitavecchia-Capranica-Orte”, anziché procedere, contro la volontà dei cittadini, nella realizzazione ex-novo di una infrastruttura, non al passo coi tempi e non in linea con quanto stabilito nella recente riunione di COP21 di Parigi, dove anche il Consigliere Regionale Premio Nobel Riccardo ha preso parte.
IL FUTURO E’ IL TRASPORTO SU FERRO DELLE MERCI.
2016.05.13

COMITATO PER LA RIAPERTURA DELLA LINEA FERROVIARIA CIVITAVECCHIA CAPRANICA ORTE E PER LO SVILUPPO ECONOMICO DELLA TUSCIA
Tel. 0761652027- 3683065221 -3894440387
www.cafevirtuel.it
 email: comitato.civitavecchia.orte@gmail.com
Via Resistenza 3 - 01037 Ronciglione VT

11 maggio 2016

Openpolis Newsletter n. 73 del 2 maggio 2016


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Newsletter n. 73 del 2 maggio 2016
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Nel maggio del 2014 si votava per eleggere i rappresentanti italiani presso il parlamento europeo. Sono passati quasi due anni, un periodo di tempo sufficiente per tirare le prime somme. Quali sono stati i partiti più presenti in questi due anni di attività? Quali i deputati più assenteisti? 
Nel programma dell’attuale governo c’è la riduzione delle aziende partecipate da 8000 a 1000. Per alcuni si tratta di un freno alla gestione clientelare del potere locale, per altri è la premessa di una privatizzazione dei servizi pubblici. Ma dei loro ricavi, quanti soldi entrano nelle casse dei comuni?
Cosa sappiamo degli aspiranti amministratori delle principali città al voto? Quanti pubblicano documenti ufficiali, e quanti adottano iniziative a favore della trasparenza? Partiamo da Roma: breve ricognizione di buone pratiche e palesi omissioni da parte dei candidati nella capitale.
Per le imminenti elezioni, aspiranti sindaci e consiglieri devono mettere a disposizione dei cittadini informazioni e documenti importanti sul loro conto e sulla loro campagna elettorale. L’invito di openpolis ad aderire alla Carta della candidata e del candidato trasparente. 
Almost two years went by since the elections in 2014. Thanks to VoteWatch we can analyze the attendance rate of MPs in the european parliament. Italian deputies are ranked 11th. Ahead of the pack: Austria, Malta and Croatia.
L’iniziativa, organizzata nel comune di Senigallia (An), è rivolta ai ragazzi delle ultime classi delle scuole superiori ed ha l’obiettivo di approfondire il funzionamento delle istituzioni locali per rendere più consapevoli i ragazzi che, con la maggiore età, acquisiscono il diritto di voto.
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