CON PAROLE SEMPLICI
Leggi, etica, cittadinanza: il linguaggio della
comunicazione responsabile
Martedì 22 novembre 2016, ore 14.30/18.30
Collegio Borromeo – Sala degli affreschi
Piazza Borromeo 9, Pavia
Partecipano:
GHERARDO COLOMBO,
ILEANA ALESSO, GRAZIA CESARO,
GIANNI CLOCCHIATTI, GIANNI FRANCESETTI,
ANNAMARIA GATTO, ROBERTO IANCO, LUIGI PELLECCHI,
MARIA PISTORIO, ELISABETTA SILVA
“Come fare perché le parole non siano più un privilegio, un bene di pochi, una memoria custodita da pochi, perché diventino ricchezza comune?”.
Così Natalia Ginzburg si interroga sulla scrittura e sul desiderio di condividerla e prosegue: “solo creando una ricchezza comune di parole la nostra mostruosa collettività umana potrebbe diventare un felice universo”.
Se trasferiamo questa domanda dalla letteratura al diritto o al sapere più in generale, l’interrogativo acquista un significato ancora più profondo. A chi non è mai capitato di imbattersi, senza riuscire a capire granché, in un articolo scientifico o di arte, in una notizia economica o in un testo di legge che ci stava particolarmente a cuore? Era scritto con i nostri caratteri, ma il linguaggio era incomprensibile e respingente. Il disagio è ancora più forte quando riguarda un testo di legge ed è il presupposto per far valere un diritto. Lo stesso si può dire per le sentenze, pronunciate “in nome del popolo italiano”, che hanno lo scopo di dare attuazione ai diritti e che al pari delle leggi sono spesso di difficile comprensione anche per gli addetti ai lavori.
Proprio perché le parole “non siano un privilegio”, oggi la sfida è quella di provare che è possibile scrivere di argomenti complessi anche in maniera chiara e semplice sin dall’origine, senza necessità di dover poi semplificare, dimostrando, a partire dal diritto, che è possibile farsi comprendere utilizzando un linguaggio accessibile pur senza rinunciare al rigore e alla completezza dei concetti. “Contenuti complessi e un linguaggio di larga accessibilità” ha detto della Costituzione scritta nel 1947 il noto linguista Tullio De Mauro.
La comunicazione “responsabile”, leale, chiara e comprensibile può aprirsi così a un nuovo confronto alimentando una spirale virtuosa, fatta di conoscenza, di partecipazione e di democrazia perché la chiarezza è una necessità etica e il suo esercizio, pubblico e privato, un diritto civile.
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