Negli anni '30, in Europa, gli ebrei venivano discriminati e le loro attività boicottate. Fuori ai negozi del Terzo Reich, i cartelli recitavano "vietato l'ingresso ai cani e agli ebrei".
Negli anni 2000, in Europa, gli israeliani vengono discriminati e le loro attività boicottate. Alcune attività vietano agli israeliani di entrare nelle proprie strutture o si rifiutano di vendere loro prodotti di ogni genere.
Le due storie di questa settimana provengono dalla Germania e dalla Gran Bretagna. Nel primo caso, un gruppo di turisti israeliani aveva prenotato degli appartamenti tramite il famoso sito Booking.com, quando il proprietario delle strutture ha inviato loro una mail in spiegava che non volevano ospiti da Israele perché "gli appartamenti non sono per loro"; la seconda vicenda riguarda invece un rivenditore di ricambi auto dal quale un israeliano voleva acquistare un pezzo della Ford. Saputa la provenienza del cliente, l'inglese ha improvvisamente alzato il prezzo dello specchietto da 40 a 1,025 sterline, dichiarando di non aver alcuna intenzione di fare affari con Israele, ma di essere eventualmente disposto a spedire il pezzo "nello Stato di Palestina".
Storie di ordinario antisemitismo moderno, che non possono essere confuse con la critica al governo Stato ebraico o alla sua politica, in quanto si tratta di comuni cittadini riguardo ai quali questi due europei non sapevano nulla. Ma si sa, essere cittadini dello Stato ebraico è già una colpa di per sé.
La Mogherini ha dichiarato che il boicottaggio rientra nella libertà d'espressione.
Ci si sarebbe aspettato piuttosto che fosse considerato per quello che è: una forma di discriminazione che viola i valori dell'uguaglianza e dei pari diritti.
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