Le donne cambiano la Storia, cambiamo i libri di Storia.

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LE DONNE CAMBIANO LA STORIA, CAMBIAMO I LIBRI DI STORIA
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1 febbraio 2012

Giustizia, amnistia. Un promemoria

Valeria Centorame su Notizie Radicali.it
01-02-2012
Il Partito Radicale sta conducendo una lotta per la giustizia e la legalità proponendo l'Amnistia per la Repubblica, come apripista ad una vera e seria riforma della Giustizia. La maggior parte dei cittadini volutamente poco informati e disinformati dai media non ne conosce i dettagli, non ne conosce le motivazioni, non ne conosce le ragioni. I cittadini non hanno modo perciò di crearsi "una propria opinione" nel merito,  a causa del silenzio vergognoso dell'informazione pubblica che non da spazio ad un democratico dibattito sul tema.
Ho raccolto dopo una ricerca, alcune recenti dichiarazioni rilasciate sul tema Amnistia, indulto e sovraffollamento carcerario, citando di volta in volta la fonte e virgolettando le testuali parole utilizzate da alcune autorevoli voci del panorama italiano. Credo che la lettura delle dichiarazioni, avulse volutamente da commenti, possa chiarire un pochino le idee del perchè un provvedimento del genere susciti invece la vicinanza e l'adesione di molte autorevoli personalità e della maggior parte degli addetti del settore,  cioè di chi non ha bisogno di approfondimento mediatico proprio perchè il problema lo conosce da vicino. Sono oltretutto convinta che con la giusta informazione la maggior parte della società civile appoggerebbe tale proposta per tutte le ragioni che ad oggi le è negato conoscere.

Giorgio Napolitano, Presidente della Repubblica italiana:
«… il sistema carceri e giustizia riconosciuto al collasso… una realtà che ci umilia in Europa, L'emergenza va affrontata esaminando ogni possibilità di intervento e non escludendo pregiudizialmente nessuna ipotesi che possa rendersi necessaria».
(Intervento al convegno “Giustizia! In nome della legge e del popolo sovrano”.)
Carlo Federico Grosso, professore di diritto penale nell'Università di Torino, avvocato ed ex Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura: 
“Mi si chiede, infine, quali interventi ulteriori potrebbero essere utili e/o necessari allo scopo di risolvere l'emergenza carcere. Sul punto non ho dubbi: le uniche misure "svuota-carceri" efficaci nei confronti di tale emergenza sarebbero l'amnistia e l'indulto. Conosco le obbiezioni alle quali una simile proposta va incontro. Nondimeno insisto poiché, altrimenti, in tempi brevi non potrà esservi rimedio alla condizione carceraria ormai insostenibile. Naturalmente, se si vuole evitare di ripetere gli errori del passato, occorrerebbe che la scelta d'utilizzare ancora una volta (impropriamente) gli istituti di clemenza allo scopo di sfoltire la popolazione carceraria sia accompagnata da una forte iniziativa riformatrice di carattere generale. Il provvedimento di amnistia e d'indulto dovrebbe essere, in altre parole, accompagnato dall'impostazione di quella "riforma complessiva ed organica del sistema penale" che si auspica da anni per superare la crisi della giustizia italiana, ma che mai, fino ad ora, le forze politiche sono state in grado anche soltanto d'impostare: riforme di organizzazione del sistema giudiziario, riforma del codice penale, riforma del codice di procedura penale, accelerazione nella costruzione di nuove carceri, e via dicendo”.
(Intervista da penalecontemporaneo.it)
Alberto Gargani, professore ordinario presso il Dipartimento di Diritto Pubblico Membro della Facoltà di Giurisprudenza Settore scientifico disciplinare Diritto Penale IUS/17
“Siamo di fronte ad un fatto conforme al tipo legale materialmente lesivo di beni penalmente protetti, che presenta peraltro una peculiare nota distintiva: il carattere massivo e seriale dell'offesa le condizioni inumane e degradanti in cui si traduce il sovraffolamento danno luogo ad una situazione tipica ed antigiuridica, espressione di un travalicamento dei limiti oggettivi del dovere, per cui l'insieme determina la circostanza che il carcere sia definibile, oggi, in Italia, un' istituzione criminale”. Non criminogena, quello lo è sempre stata da quando è stata inventata, è un'istituzione criminale”.
(dal saggio sul Sovraffollamento carcerario e violazione dei diritti umani: un circolo virtuoso per la legalità dell’esecuzione penale)
Tullio Padovani, ordinario di diritto penale alla Scuola Superiore di Studi Universitari Sant'Anna di Pisa
“La tortura accettata come una normalità. Una normalità che diventa normativa e che si fa regola in qualche modo, e si fa regola ad esempio attraverso quella strana formula che è la capienza tollerabile degli istituti penitenziari. In realtà non si tratta di una situazione normativa, non si tratta di una situazione che sia regola, ma è una situazione che ha un altro nome. Chiaro, univoco, indiscutibile: si chiama delitto di maltrattamenti in base all'art. 572 del codice penale”.
(da “Relazione sullo stato dell’amministrazione penitenziaria”) 
Antonio Buonaiuto, Presidente della Corte di Appello di Napoli (distretto giudiziario più grande d'Italia)
“… il rimedio principe sarebbe un'amnistia, per eliminare il grosso carico di arretrati. È un fardello, un debito pubblico, un debito giudiziario che ci portiamo dietro. Naturalmente questa amnistia lascerebbe fuori i reati maggiori, quelli più gravi, ma bisogna avere il coraggio di dire queste cose. La crisi economica e le azioni di contrasto hanno fatto venir meno le tradizionali vie criminali di approvvigionamento, quelle delinquenziali tipiche, basti pensare all'azione di contrasto all'usura, al pizzo e simili. Di riflesso, sul piano del crimine si compensa con il furto, la rapina etc”.
(Intervista rilasciata al “TGR Campania il 25 gennaio 2012)
Ferdinando Imposimato, già magistrato e parlamentare. Avvocato penalista, presidente onorario aggiunto della Suprema Corte di Cassazione. 
Invocando l'amnistia come soluzione al problema carcerario ha inoltre  sostenuto che: “…oggi in carcere c'è per la maggior parte microcriminalità che non rappresenta una minaccia allo stato sociale”.
(Intervista a “La vita in diretta”, 10 gennaio 2012)
Giovanni Palombarini, Magistratura Democratica 
“… Il numero dei detenuti, molti dei quali non sono neppure condannati in via definitiva, continua ad aumentare, come quello dei suicidi. Magistratura Democratica, io penso, dovrebbe fare propria la proposta di amnistia e indulto,  affiancandosi pubblicamente, anche con una sua iniziativa, a coloro che nella società insistono per l’amnistia”.
(da “Magistraturademocratica.it)
Giovanna Di Rosa responsabile per le carceri del Consiglio superiore (Csm)
“… sì all’amnistia… e poi non lasciamoli in mezzo a una strada. È indispensabile intervenire, è un rimedio estremo, ma da adottare. Questa misura va accompagnata alla costruzione di una rete sul territorio, perché in carcere ci sono i cittadini più poveri, e non devono trovarsi fuori, in mezzo a una strada, senza un soldo”.
(da “Ristretti Orizzonti”)
Enrico Sbriglia, Direttore di Istituto Penitenziario e Segretario del sindacato più rappresentativo dei direttori penitenziari 
«La situazione nelle carceri è così critica…che richiede una soluzione straordinaria: non possiamo aspettare la revisione del codice penale; occorre avere il coraggio di tagliare, con un'amnistia, l'enorme numero della popolazione detenuta che ormai viaggia verso le 68.000 unità».
Ada Palmonella psicologo esperto del Tribunale Penale e Civile di Roma, esperto del Ministero di Giustizia per gli Istituti Penitenziari
"… Dopo un solo pomeriggio trascorso a Regina Coeli… penserebbe che ci sono, evidenti, le condizioni per l’amnistia". Quell'amnistia su cui non c'è accordo politico e per questo considerata impraticabile. Ma allora, a meno di un accordo per continuare a tenere migliaia di detenuti in carceri sempre più simili a cloache, la politica si impegni seriamente a trovarne uno su interventi alternativi ma sostanziali, in grado di decongestionare rapidamente il sistema carcerario. Perché ogni giorno che passa senza soluzioni, né proposte è una prova in più che inchioda la classe dirigente alle proprie responsabilità di fronte a questa tortura di Stato”.
(da “Lettera aperta al presidente della Repubblica”)
Filippo Facci giornalista e scrittore
“… Sono favorevole a un’amnistia. In un Paese civile, l’obiettivo dovrebbe essere la giusta oscillazione tra la cultura della legalità e il rispetto delle garanzie, ma da noi - è destino, pare - tutto si traduce nell’oscillazione tra il peggior forcaiolismo e il garantismo più peloso, per fare l’amnistia ci vorrebbe un governo meno ossessionato dal consenso”.
(da “Tempi”)
Enrico Mentana, giornalista 
“In generale è criminale l’assenza totale di dibattito tra le forze parlamentari, escluso chi, come i radicali, meritoriamente lo fa da sempre sul tema della condizione nelle carceri. Purtroppo un quindicennio di botte da orbi tra guelfi e ghibellini sui temi della giustizia soltanto centrati su una persona hanno portato a dimenticare e distorcere completamente tutti i problemi della condizione carceraria, quindi ogni iniziativa è assolutamente benemerita”.
(da “Ristretti Orizzonti”)
Antonio Socci giornalista e scrittore
“Aderisco a questa idea di una pacificazione che riguardi tutta la nostra società, oltre a quella politica e che metta in primo piano i nostri amici, fratelli carcerati, che sono costretti a vivere in una situazione drammatica, per cui è saggio e sacrosanto riprendere l’antico appello di Giovanni Paolo II, che ci esortava a una misura di clemenza che sani una situazione davvero intollerabile”.
(da “Ristretti Orizzonti”)
Roberto Saviano giornalista, scrittore 
“… In carcere un suicidio ogni cinque giorni. Le condizioni di vita sono spesso disumane. «I detenuti in Italia sono cresciuti dell’80% in 10 anni e le strutture rimaste invariate: 80mila detenuti per 50mila posti…È dal funzionamento di carceri e sistema giudiziario che si misura la democraticità di un Paese. E l'Italia ha molta strada da fare”.
(dalla sua pagina su Facebook e Twitter)
Andrea Oliviero Presidente Nazionale delle Acli 
“… non possiamo accettare che si scenda sotto i livelli del rispetto della dignità umana. Bisogna avere il coraggio di affrontare un provvedimento d’urgenza nel nostro paese, perché la situazione delle carceri sta diventando esplosiva. È importante che non si proceda in maniera scoordinata, come avvenne l’ultima volta che si scelse per un provvedimento di indulgenza. Si tratta di scelte di civiltà, che vanno fatte spiegandole al Paese, dati alla mano. Anche perché la Lega Nord, che è all’opposizione, remerà contro. Tutta la società civile deve assumersi questa responsabilità, perché l’amnistia non va vissuta come se fosse un colpo di spugna: bisogna inserire collateralmente un elemento rieducativo, che nelle nostre carceri non è quasi mai presente”.
(da “Ristretti Orizzonti”)
Carlo Costalli, presidente del Movimento cristiano lavoratori
Costalli si esprime a favore di “un’amnistia selezionata, legata ad alcuni tipi di reato. Bisogna assolutamente affrontare il tema. Il Vaticano ha definito quella di Monti una bella squadra e la presenza cattolica in questo nuovo esecutivo credo possa contribuire in maniera positiva a una valutazione serena, e non ideologica. È una carta in più, che non va sprecata: quando il tema dell’amnistia è stato trattato in passato ha subito opposte partigianerie. Occorre invece fare un discorso nazionale, pragmatico, pacifico”.
(da “Ristretti Orizzonti”)

Di seguito invece alcuni degli aderenti All'appello a sostegno della lotta nonviolenta di Marco Pannella  che invita a prendere in considerazione anche la possibilità di un'amnistia “per la repubblica, per la giustizia e per la legalità”: 
 
270 Deputati e 101 Senatori - ovvero il 39% dei 954 parlamentari totali - hanno dunque sottoscritto l'appello di Pannella: si tratta del 43% della Camera e del 31 % del Senato. A loro si aggiungono 13 Europarlamentari, 19 Sindaci, 5 Presidenti di Provincia e 2 Presidenti di Regione.
Tra i firmatari
Dal mondo della politica: Ministro Gianfranco Rotondi per l'attuazione del programma del Governo, Rosy Bindi, Paola Binetti, Anna Paola Concia, Benedetto Della Vedova, Walter Veltroni, Clemente Mastella, Rita Borsellino, Deborah Serracchiani, Nichi Vendola, Giuliano Pisapia.
Numerosi direttori ed operatori penitenziari (dagli educatori agli psicologi) che non citeremo per il grande numero.
E poi giuristi, intellettuali, giornalisti, personalità dell’arte e dello spettacolo come Lucio Dalla, Maurizio Costanzo, Vittorio Feltri, Dario Fo, Clemente Mimun, Riccardo Pacifici, presidente della Comunità ebraica di Roma; Angelo Panebianco, Franca Rame, Ilona Staller, Luigi Frati Rettore Univ. di Roma “La Sapienza”, Renzo Arbore, Franco Battiato, Ennio Morricone, Ornella Vanoni, Vittorio Sgarbi, Oliviero Toscani, Paolo Villaggio, Claudio Bisio, Marco Berry delle Iene”.

La marcia del Natale del 2005 per la richiesta di Amnistia (che non fu varata, e ne rimase orfano invece l'indulto nel 2006) vide partecipi tra gli altri Giorgio Napolitano, Don Andrea Gallo,  la suddetta marcia promossa da Marco Pannella, ebbe un lunghissimo elenco di adesioni bipartisan come Andreotti, Cossiga, Bertinotti, Macaluso, Ferrara e Rodotà, Manconi, D’Alema, Brutti, Macaluso, Russo Spena, Taradash, Paolo Cento, Franco Giordano e Leo Solari; molti socialisti, fra cui Villetti, De Michelis, il presidente della Regione Abruzzo Del Turco ed Boselli. Hanno partecipato alla marcia anche alcuni giornalisti, tra i quali Lucia Annunziata, il direttore dell’Unità, Antonio Padellaro, e Valentino Parlato.
Ormai ed anche grazie alla battaglia radicale, (e di cui in Senato si è dibattuto sempre grazie all'autoconvocazione promossa dai radicali)  ogni tanto sui media passa la notizia per qualche secondo del drammatico sovraffollamento carcerario. La parola AMNISTIA viene ogni tanto pronunciata, ma senza fornire agli ascoltatori delucidazioni ed approfondimenti su cosa significhi realmente e perchè la si sta chiedendo. I radicali vengono volutamente dipinti come "una manica di pazzi che vuole mettere in circolazione i delinquenti"... di suicidi non se ne parla più (nonostante ne avvenga uno ogni 5 giorni) qualche ascoltatore in più ha saputo che in Italia ci sono oltre 28.000 persone detenute in attesa di giudizio, (di cui la metà già sappiamo che uscirà innocente) qualcun'altro tra qualche titolo e notizia di nera, tra qualche plastico ed in orari improponibili ha potuto vedere qualche immagine di reportage dalle carceri. Quasi nessuno è stato mai informato delle tante multe e denunce che riceviamo dall'Europa e dalla Corte Europea per i  Diritti Umani.
Poco affinchè si crei una vera coscienza sociale del problema. Nulla affinchè non sia violato il diritto all'informazione di cui i cittadini dovrebbero godere.
Oggi la disparità sociale maggiore avviene proprio nelle carceri, divenute veri e propri nuclei di shoah...dove vengono relegati gli ultimi, dove non si crea rieducazione e quindi sicurezza, dove vengono violati costantemente i DIRITTI UMANI.
In Italia non è previsto ancora normativamente il "reato di Tortura", mentre si continua a comminare la pena all'ergastolo che è contraria alla Costituzione e alle Carte internazionali dei diritti dell’uomo». L'ergastolo ostativo inoltre come una morte bianca... è un fine pena MAI.
Purtroppo demagogicamente si usa ormai lo slogan della "certezza della pena"... quando in Italia non riusciamo ad avere nemmeno la "certezza del reato" con migliaia di innocenti dietro le sbarre... ne la"certezza del diritto", perchè le migliaia di prescrizioni, unite all'obbligatorietà dell'azione penale  fanno si che i cittadini "NON siano uguali di fronte alla legge".

30 gennaio 2012

Saviano: la democrazia si misura dal funzionamento del sistema giudiziario. Pannella: il sostegno che ci potrai dare…

da Notizie Radicali.it

30-01-2012
Lo scrittore Roberto Saviano su Facebook e su Twitter (il primo un bacino in rete di circa un milione e mezzo di persone in italia; di centoventimila il secondo), ha ricordato che:
«È dal funzionamento di carceri e sistema giudiziario che si misura la democraticità di un Paese. E l'Italia ha molta strada da fare».

Successivamente ha “annotato” che «In carcere un suicidio ogni cinque giorni. Le condizioni di vita sono spesso disumane», e che «I detenuti in Italia sono cresciuti dell’80% in 10 anni e le strutture rimaste invariate: 80mila detenuti per 50mila posti.»

Marco Pannella ha (cor)risposto pubblicamente:
«Caro Saviano, mi fa molto piacere che anche tu, pubblicamente, mostri di saperlo. Così anche il milione e mezzo di tuoi “fan” potranno, anche loro come te, darci, se non una mano almeno un dito, per una lotta che assolutamente, da decenni e sempre più, ci occupa, alla quale diamo quasi tutto il nostro tempo, e come si suol dire: diamo corpo, oltre che “animo”. Un abbraccio, Marco.»

relazione sull’amministrazione della giustizia nel distretto della Corte di Appello di Milano

Emiliano Silvestri

L’intollerabile situazione nelle carceri

30-01-2012
Nella sua relazione sull’amministrazione della giustizia nel distretto della Corte di Appello di Milano (6,7 milioni di abitanti, circa l’11% della popolazione nazionale) il presidente Giovanni Canzio ha fornito dati, aggiornati al 31 dicembre.
“Il settore civile mostra un lieve incremento dell’arretrato (+0,5%), anche se inferiore rispetto al settore penale (+11%)”. In particolare i procedimenti civili (14.183 nel 2009) sono passati dai 14.560 del 2010 ai 14.640 del 2011. Questo: “si riverbera sull’aumento della durata delle cause” “passata, in termini di mesi, da una media di 32,9 del 2008 a 36,1 del 2011”.
Come già ricordato, la situazione dei procedimenti penali di secondo grado è ancora più grave: le pendenze finali che “calcolate come differenza dalla data di definizione a quella di iscrizione del fascicolo”, ammontavano a 7.490 nel 2007, sono passate dalle 15.790 del 2010 alle 17.553 dell’anno scorso. Anche in questo caso c’è un riflesso sulla durata dei processi che - sempre in termini di mesi e a partire dal dato 2006 di 12,78 – arriva ai 15,77 del 2010 quindi ai 22,26 del 2011.
Si tratta di dati che, da soli, dimostrano la prepotenze urgenza di un intervento e la prepotente necessità di un’amnistia: il solo provvedimento che, riducendo l’agente patogeno della durata dei processi, può rendere possibile la cancellazione della infame - perché arbitraria, nascosta e di classe - amnistia che fa saltare 169.000 processi l’anno. Processi, come ricorda il P.M. Paolo Ielo, in particolare a carico di imputati di corruzione, aggiotaggio e falso in bilancio.
Il presidente della Corte di Appello di Milano ha però riportato anche i dati, forniti dal D.A.P. sulla situazione delle carceri lombarde al 30 aprile 2011, già nota ma che risulta ulteriormente aggravata: capienza regolamentare 4.540; capienza tollerabile 7.016; detenuti presenti 7.335. Ha poi fornito l’aggiornamento del provveditorato al 30 giugno: 7.389 (erano 7.090 alla stessa data del 2010).
Leggendo queste tabelle, la prepotente urgenza assume la forza di un imperativo morale, perché ci ricordano come la situazione delle carceri italiane sia tecnicamente e ufficialmente, INTOLLERABILE! Luogo di tortura, secondo il ministro competente della Repubblica nata dalla resistenza al nazifascismo; Repubblica che pensavamo fondata, oltre che sul lavoro e sulla solidarietà sociale, anche sulla difesa della liberta e dignità della persona umana nella sua originale individualità.
Il presidente Canzio riporta poi le parole della relazione del Magistrato di sorveglianza di Varese: “le condizioni di sovraffollamento superano ogni livello di tollerabilità e ledono in modo grave e non più giustificabile la dignità delle persone che vi sono ristrette, tanto da porre in serio dubbio la stessa legittimità, nelle condizioni date, dell’esercizio del diritto punitivo dello Stato”.
Di fronte a sensibilità, dell’esecutivo (che lavora alla razionalizzare del servizio giustizia e a provvedimenti di depenalizzazione) e del giudiziario, il Parlamento di una partitocrazia senza più nemmeno partiti, alla faccia della Costituzione della Repubblica e delle dichiarazioni dei diritti umani, si occupa d’altro.
La situazione è, infatti, effettivamente intollerabile soltanto per coloro che formano la “comunità carceraria”; tragicamente intollerabile per quelli che con il suicidio la rifiutano. Insieme a una vita che ha perso, grazie a questo Stato criminale, ogni traccia di dignità.

6 luglio 2011

Appello dei Direttori Penitenziari alle forze politiche, agli organi dell’informazione ed all’opinione pubblica

Segretario del Sindacato dei direttori e dirigenti penitenziari.

Per la prima volta nella loro storia, i direttori delle carceri e quelli degli uffici dell’esecuzione penale esterna, con le loro principali sigle sindacali (SI.DI.PE., CISL, DPS, CGIL, UIL), scendono in piazza a ROMA per protestare sullo stato penoso del sistema carcerario italiano. Il SI.DI.PE. (Sindacato dei direttori e dirigenti penitenziari) ha curato per l’occasione anche una singolare propaganda attraverso manifesti ed altro.
04-07-2011Care amiche, cari amici, caro Marco Pannella, per opportuna notizia, davvero auspicando la vostra autorevole presenza, vi trasmetto, ancor prima di girarlo alla stampa, l'invito ad incontrarci nel corso della manifestazione che, come Direttori Penitenziari, terremo il giorno 6 luglio p.v. innanzi a Palazzo VIDONI, per protestare contro il Governo e quella classe politica che sta facendo macelleria di diritti sia delle persone detenute che degli operatori penitenziari, negando ai primi la dignità di un sistema carcerario civile, ai secondi quelli che afferiscono il trattamento giuridico ed economico di lavoratori in uno dei settori del pubblico tra i più difficili e tormentati, che segnerà per sempre le loro vite, anche quando, ove ne avranno la fortuna, se ne andranno in pensione.Vi aspettiamo davvero con sentimenti di stima ed amicizia.
“PRIVATI DEI DIRITTI, GARANTIAMO I DIRITTI”: è uno degli slogan studiati per l’occasione, che campeggiano nei manifesti che il SI.DI.PE. esibirà dalle ore 11.00, di fronte al Fortino del Ministro BRUNETTA, in Corso Vittorio Emanuele II, Palazzo Vidoni, sede del Ministero della Pubblica Amministrazione e dell’Innovazione, già Funzione Pubblica.
“CON VOI LO STATO E’ PRECARIO”, recita provocatoriamente un altro dei manifesti, per protestare contro il fatto che ben da sei anni, da quando c’è stata la riforma della dirigenza 
penitenziaria nel 2005, i direttori delle 206 carceri italiane e degli uffici dell’esecuzione penale, che cura le misure alternative alla detenzione, NON HANNO CONTRATTO: funzionari senza regole, così come sta drammaticamente avvenendo anche per le carceri; le norme, pur previste, vengono sistematicamente violate a causa del sovraffollamento della popolazione detenuta (oltre 67 mila prigionieri) ed il mancato conferimento di personale e fondi economici.
“DIAMO SICUREZZA MA NON ABBIAMO SICUREZZA”, così recita un altro slogan, che intende sottolineare come risultino opache le disposizioni che attualmente vengono applicate nei loro confronti, determinando una continua situazione d’incertezza giuridica.
“CONTRATTO E LEGALITA’ SONO QUESTE LE FINALITA’”, così l’ultimo manifesto prodotto, richiamando come i direttori penitenziari siano diventati dei novelli “sanspapier” di Stato.
Nel corso della manifestazione, saranno distribuite delle COPIE DELLA LEGGE PENITENZIARIA, appositamente edite dal SI.DI.PE., LISTATE A LUTTO, consentendo a chiunque di rendersi conto di quanta distanza c’è tra ciò che la legge impone e quello che realmente si fa (in materia di salute, prevenzione, sicurezza).
SONO 30 I DETENUTI CHE DALL’INIZIO DELL’ANNO SI SONO SUICIDATI NELLE PERICOLOSE CARCERI ITALIANE, DIVERSI SONO STATI ANCHE GLI OPERATORI PENITENZIARI CHE SI SONO TOLTI LA VITA negli ultimi anni: GUANTANAMO E’ QUI E NON A CUBA !!!
LA DISATTENZIONE VERSO I DIRITTI DI TUTTI GLI OPERATORI PENITENZIARI RIPETE LA STESSA DISATTENZIONE VERSO I CITTADINI DETENUTI, PROVA DI UNO STATO CHE PROGRESSIVAMENTE E VELOCEMENTE STA DIVENTANDO ILLIBERALE.
Il Segretario Nazionale del SI.DI.PE., Sbriglia, afferma che non è contrario all’amnistia, soprattutto se servirà a riportare dentro una cornice di reale legalità il sistema penitenziario, destinando le risorse finanziarie che si libereranno per il minor carico di detenuti, verso il rilancio del sistema penitenziario, mettendo finalmente “a norma” le strutture carcerarie, assumendo educatori, psicologi e personale della polizia penitenziaria, sostenendo ed incentivando i contratti di lavoro dei dirigenti penitenziari e di tutto il restante personale, ridimensionando il “Moloch” del Dipartimento dell’Amm.ne Penitenziaria e assicurando che ogni carcere abbia il numero di dirigenti e commissari di polizia necessari, piuttosto che destinare i più furbi e protetti altrove, non consentendo che il DAP continui ad essere il comodo rifugio di magistrati sottratti dai luoghi di giustizia e collocati, fuori ruolo, per occupare incarichi destinati alla dirigenza penitenziaria, insomma razionalizzando il sistema oggi impazzito e pericoloso.”
Nell’occasione i direttori penitenziari, che verranno da tutta Italia, saranno felici d’incontrare i parlamentari di ogni schieramento politico e quanti hanno a cuore le sorti del sistema carcerario, per spiegare ulteriormente la loro civile rabbia.

19 aprile 2011

da Notizie Radicali - 19-04-2011

Sterminio italiano e quotidiano

19-04-2011
Nei giorni scorsi, nessuna attenzione, radicali a parte, è stata riservata, alla protesta nonviolenta degli agenti della polizia penitenziaria del carcere romano di Rebibbia, la loro iniziativa di sciopero della fame e sciopero del sonno. Nessuna attenzione, è da credere, sarà riservata all’iniziativa degli agenti della polizia penitenziaria di Chieti, con la lodevole eccezione del quotidiano locale “Il Centro”. Hanno annunciato che non toccheranno cibo fino a quando le loro richieste non saranno ascoltate: “Siamo allo stremo”, denunciano. “Il carcere è sovraffollato, non si può andare avanti così”.

Sono meno di ottanta gli agenti in servizio effettivo che devono occuparsi di circa trecento detenuti: “È il più alto indice di sovraffollamento che la storia di questo istituto ricordi”, protestano i sindacati di categoria in agitazione dal 23 marzo scorso.
La denuncia degli agenti ha però trovato orecchie sensibili in un vescovo, da tempo voce “altra” all’interno della CEI, monsignor Bruno Forte, che ha espresso solidarietà alla loro lotta. Ma le istituzioni, le forze politiche? Non dovrebbero anche loro raccogliere quella denuncia, farsene interprete, sostenere l’iniziativa nonviolenta, aiutare questi “secondini” in questa loro lotta esemplare per i diritti non solo loro, ma di tutti? E se no, perché non lo fanno?


Ci si scuserà se oggi almeno non ci si unisce al coro dei commenti e delle valutazioni sulla questione del manifesto milanese fatto affiggere da un candidato morattiano contro i magistrati milanesi, del resto esemplarmente stigmatizzato dal presidente della Repubblica. C’è poco da dire, su quella vicenda: è la traduzione di quello che l’inquilino di palazzo Chigi sostiene da sempre. Ed è sintomo, spia di una degenerazione non di ora. Semmai ora risulta più visibile, più percepibile, e gravida di conseguenze, più gravi. Ma anche se è l’anello più stretto e doloroso della “catena”; ma, appunto ultimo anello di una “catena” lunghissima. Di questa “catena” fa parte quanto ogni giorno, tra l’indifferenza dei più si consuma nelle carceri italiane.

Altre notizie cui si presterà pochissima attenzione: un detenuto nordafricano di 30 anni è stato trovato morto nella sua cella nel carcere “Mammagialla” di Viterbo. Il fatto è avvenuto sabato sera ma la notizia è trapelata solo ieri. Era disteso nel suo letto, riverso su un fianco. Gli agenti lo hanno chiamato, ma si sono subito accorti che era privo di sensi. Per circa un’ora lo staff sanitario del carcere ha tentato di rianimarlo, ma non c’è stato nulla da fare. Si chiamava Dioune Sergigme Shoiibou, senegalese, ci informa il garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni. Decesso cardio-circolatorio, si fa sapere.

Era stato arrestato il 4 febbraio, e condannato a sei mesi di carcere. Era arrivato a Viterbo il 27 marzo, proveniente dal carcere romano di Regina Coeli. Prima di essere arrestato era stato operato alla testa per asportare un ematoma dal cervello che gli causava frequenti crisi epilettiche. Per questi motivi l’uomo era privo di parte della calotta cranica ed era sottoposto a cure continue. Appena arrivato nel carcere di Viterbo era stato sottoposto a una tac ed alcune visite di controllo e la direzione sanitaria del carcere aveva provveduto a prendere contatti con l'ospedale dove era stato operato.
Se le cose stanno così, la domanda inevitabile è come sia possibile che una persona in quelle condizioni stesse in carcere, considerando anche che non si trattava di un Totò Riina, a giudicare dalla lieve pena che gli era stata inflitta.
E perché una persona così malata non era piuttosto ricoverata e trattenuta nel centro clinico di Regina Coeli, dove avrebbe avuto sicuramente le cure più adeguate alla sua condizione? Siamo certi che nessuno darà una risposta a questi interrogativi.

Un’altra notizia che difficilmente avrà qualche eco significativa (a parte il locale “Mattino di Padova”), si è consumato al carcere “Due Palazzi” di Padova. Un detenuto trentottenne, Fabrizio Rigolon, si sente male. Chiede aiuto, viene portato in infermeria, visitato dalla guardia medica. Poi lo riportano in cella. Chissà: forse chi lo ha visitato ha pensato che non stesse poi così male, oppure non ha creduto alle sue lamentele. Fatto è che Rigolon dopo qualche ora è morto. Il suo corpo, ormai senza vita, viene scoperto dai compagni di cella: appena rientrato dalla visita, si era steso dalla cella, e da lì non si era più mosso.
Cosa abbia provocato quel decesso, lo stabilirà l’autopsia. Giampietro Pegoraro, coordinatore padovano della Cgil Fp Polizia penitenziaria, dice:” È una morte che, anche se non si tratta di suicidio, denota scarsa assistenza sanitaria verso i detenuti. Non si può morire a 38 anni, all’improvviso, in cella. In carcere la sanità deve funzionare come all’esterno. Chiediamo chiarezza su quest’altra morte”.
Oltre a quelli che si sono suicidati (quindici), sono ben diciannove i detenuti morti, come si dice, per “cause naturali”; e suona perlomeno ironico e beffardo che nel mondo carcerario, dove nulla c’è di “naturale”, alcune cause di morte siano considerate tali. 

E non solo i detenuti. Negli ultimi giorni si sono tolti la vita due agenti di polizia penitenziaria. Una ventina, negli ultimi cinque anni. E quanti saranno, gli agenti di polizia penitenziaria che muoiono anche loro per “cause naturali”? Non sembra ci siano dati, e neppure sembra che ci sia qualcuno interessato a scandagliare la questione. Il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria aveva assicurato una verifica delle condizioni di disagio del personale e l’istituzione di centri di ascolto. A tutt’oggi, denunciano i sindacati della polizia penitenziaria, le promesse sono rimaste tali.

Il PD e le altre opposizioni parlano spesso di alternativa all’esistente berlusconesco. Si può sperare e suggerire di impegnarsi in due iniziative autenticamente riformatrici che urgono: l’abolizione di due leggi criminogene: la Bossi-Fini sull’emigrazione; e la Fini-Giovanardi sulla droga? Se la situazione nelle carceri, nei tribunali, nel mondo della giustizia è quello sfacelo che è, buona parte della responsabilità è di queste due leggi.
va.vecellio@gmail.com

 

10 febbraio 2011

Crisi di nervi? Traditori? Prostituiti? Cari compagni dell’“Unità”...

10-02-2011 da Notizie Radicali. it
Davvero? Davvero come titolava “l’Unità” di ieri l’articolo di Maria Zeganelli, i Radicali sono “sull’orlo di una crisi di nervi”? In verità, a leggere l’articolo non si fa cenno a crisi nervose, si tratta di un onesto collage di dichiarazioni e prese di posizione diffuso attraverso le agenzie. Però, va bene: compito di un titolo è quello di intrigare, richiamare l’attenzione, “colpire”. Ma per dire: se si volesse utilizzare lo stesso metro di “suggestione”, quanti 113, 112, ospedali e pronti soccorsi si dovrebbero chiamare, a voler fare una cronaca onesta del dibattito, del fermento, delle convulsioni, delle polemiche all’interno del PD? I dirigenti di questo partito riescono in un’impresa non comune: quando su una questione parlano in tre, riescono ad esprimere almeno quattro posizioni diverse.

All’“Unità” e al PD non dovrebbero aver bisogno di parafrasare un’intervista di Pannella a “Libero” per prendere atto che Marco non è un venduto, e che la sua azione politica – certo: discutibile, criticabile – non è comunque finalizzata ad acquisire una poltrona. All’“Unità” dovrebbero ben conoscere la storia di Pannella e dei radicali: sul cui conto tutto si può dire, ma non che siano assatanati di posti e prebende.

All’“Unità” e a tutti, proponiamo di fare una piccola indagine, facile da realizzare, basta andare con un po’ di pazienza nell’archivio ANSA-DEA: passiamo al settaccio le notizie del 2010, o se si vuole del 2009, del 2000, del 1990 o di qualsiasi anno si preferisce, anche quelli della più torrida stagione di tangentopoli. Vediamo se c’è una sola notizia – una, non due – che vede coinvolto un radicale, dirigente, militante, iscritto in vicende di malaffare contro la cosa pubblica. Non si chiede un arrestato o un condannato: basta anche un solo inquisito, indagato. Trovatelo. E’ vero: Pannella, Sergio Stanzani, Rita Bernardini, decine di altri militanti sono privi del diritto di essere eletti: non al Parlamento italiano o a quello europeo, ma al Comune, alla Provincia e alla Regione, in virtù di una legge stravagante: essendo stati condannati in sede definitiva per le manifestazioni di disobbedienza civile volte a ottenere la legalizzazione delle sostanze stupefcenti, hanno così perso il diritto di essere eletti nelle assemblee “minori”. Deputati e senatori, sì; consiglieri comunali no. Stravagante, vero?

Ad ogni modo: prendete il fortunatissimo best seller “La Casta di Stella e Rizzo, andate nelle ultime pagine, dove c’è l’indice dei nomi: fate attenzione, li trovate tutti, ma tutti davvero; meno, naturalmente, quelli dei radicali. Ora si faccia un’altra ricerca, sfogliando le collezioni del “Giornale”, dell’“Espresso”, di “Panorama”, del “Fatto”...spesso pubblicano meritorie inchieste dove si denuncia come politici, sindacalisti, uomini di potere beneficiano di appartamenti al centro pagando affitti irrisori, hanno acquistato immobili pagando un decimo del loro valore...Provate a vedere in quale elenco di abitazioni di Propaganda Fide o enti vari, figurano radicali. La ricerca fatela voi, la risposta ve la possiamo comunque anticipare: nessuno.

Ora andate a consultare una Guida Monaci o un altro prontuario che elenchi enti ai cui vertici la nomina dipenda dalla politica e dai partiti. Trovatene uno solo che sia riconducibile ai radicali perché Pannella, Bonino o chi per loro si sono adoperati per agevolare la loro carriera.

E per finire: si prenda un qualunque leader a vostro piacere: da Storace della Destra, a Ferrero dei Comunisti italiani: dite, se c’è qualcuno di loro che per fare corpo, sostanza alle iniziative politiche in cui crede, si è venduto – letteralmente – le proprietà e gli immobili che gli aveva lasciato la famiglia. Forse ci sarà, ma noi conosciamo solo Pannella. Allora, per favore – davvero, per favore! – prima di insinuare o affermare che questo signore che Leonardo Sciascia diceva essere l’unico politico che lui conosceva ad essere animato da senso del diritto e della legge, arrivato alla bella età di 81 anni ora si “vende”, si “prostituisce”, va alla caccia di poltrone, ci si pensi bene.

L’iniziativa del “dialogo” con Berlusconi è certamente criticabile, certamente discutibile; si può sostenere che Pannella si illude e perde tempo; ma non si scomodino categorie come quelle che capita di leggere in questi giorni. Noi radicali, e certamente anche Pannella, abbiamo sicuramente una quantità di difetti e probabilmente commettiamo una quantità di errori. Ma non siamo precipitati in una crisi di nervi, e certamente non siamo traditori. Chi lo dice, chi lo pensa, forse trasferisce ad altri quello che qualche volta gli accade di essere?

va.vecellio@gmail.com
Giornalista professionista, attualmente lavora in RAI. Dirige il giornale telematico «Notizie Radicali», è iscritto al Partito Radicale dal 1972, è stato componente del Comitato Nazionale, della Direzione, della Segreteria Nazionale.

26 febbraio 2010

La situazione. Gli straordinari, oscuri, nonviolenti a fianco di Emma Bonino

Segnalo all'attenzione questo articolo di Valter Vecellio, da Notizie Radicali di giovedì 25 febbraio 2010, ieri.
alba

La situazione. Gli straordinari, oscuri, nonviolenti a fianco di Emma Bonino

Quando, prima o poi, si farà la storia della nonviolenza e dei nonviolenti in Italia – al momento ne esiste una pregevole, sia pure con qualche lacuna, di Amoreno Martellini, “Fiori nei cannoni”, pubblicata da Donzelli – credo che non si potrà e non si dovrà prescindere da una parte dalla teoria e dalla prassi dei radicali e di Marco Pannella in particolare, questo straordinario attualizzare e contestualizzare il metodo e l’insegnamento che viene da Gandhi, ma anche da David Herbert Thoreau, Bertrand Russell, Jean-Marie Muller, Martin Luther King, Aldo Capitini per dirne di alcuni tra i più noti. Ma si dovrà anche tener conto di come la nonviolenza, pur mortificata e sfregiata tutti i giorni dai comportamenti di chi detiene il Potere, ci sta sempre più permeando; e assume visive manifestazioni, che a volte possono sembrare ingenue o pittoresche, ma che sono comunque la prova di come non ci si rassegna all’esistente anche se tutto congiura perché ci si ritiri nel proprio particolare. Penso alle manifestazioni di lavoratori, che di volta in volta letteralmente si inventano iniziative che appaiono fuori dagli schemi tradizionali, appunto per colpire, fare notizia, e ci si pone il problema di un’informazione che è più nome che di fatto, e della necessità e dell’importanza di comunicare e di far sapere. E si tratta di manifestazioni, iniziative cui forse noi per primi dovremmo prestare maggiore attenzione.

Ci sono poi le manifestazioni come quelle che sono in corso in queste ore, un qualcosa di straordinario, e tanto più lo è in quanto viene silenziato, oscurato: centinaia di cittadini, radicali e non solo, che si associano a sostegno di quella molto più gravosa di Emma Bonino in sciopero della sete; centinaia di cittadini che formano di fatto una comunità, politica e umana, che cresce e si mobilita a dispetto della mancata informazione, riuscendo a recuperare conoscenza e trovando in se stessa la forza per reagire a una situazione di palese violenza e illegalità. Questa specie di nuovo fascismo che chiamiamo “peste italiana”. E definire la situazione dell’oggi “nuovo fascismo” non è una esagerazione, una boutade di chi vuole stupire a tutti i costi.

Leonardo Sciascia, che molto spesso aveva la capacità di vedere le cose, laddove molti si limitavano a guardare, intervistato dal quotidiano francese “Le Monde”, a un certo punto dell’intervista disse:
Il fascismo che ho conosciuto, il fascismo italiano degli anni ‘20 e ‘30 aveva qualcosa di più umano di quello che si annuncia oggi. Era, come posso dire? Più suscettibile di opposizione. Un’idolatria dello Stato dittatoriale, vecchia dittatura autorizza una precisa avversione, essa la riconosce, l’indica e nel momento stessa in cui l’annienta, la mette in evidenza. Un’idolatria dello Stato democratico tende invece ad annientarla in modo silenzioso e indolore; insomma non si può lottare contro il nuovo fascismo come si lottava contro quello vecchi. Bisogna essere più numerosi, e gridare più forte. Strappare al nemico la maschera dell’amicizia”.
Cose dette – pensate – nel 1979, più di trent’anni fa.

E’ questa maschera che ancora oggi stiamo cercando di strappare, e certo: dovremmo essere più numerosi di quanti si sia, e poter e saper gridare assai più forte di quanto si faccia. A quanti, ancora oggi e nonostante quello che accade, restano inerti si può ricordare la poesia scritta da un pastore evangelico, Martin Niemoeller:

“Prima vennero per gli ebrei, e io non dissi nulla perché non ero ebreo.
Poi vennero per i comunisti, e io non dissi nulla perché non ero comunista.
Poi vennero per i sindacalisti e io non dissi nulla perché non ero sindacalista.
Poi vennero a prendere me. E non era rimasto più nessuno che potesse dire qualcosa”.

Di questa poesia ci sono varie versioni.
Una è di Bertold Brecht:

“Prima di tutti vennero a prendere gli zingari e fui contento perché rubacchiavano.
Poi vennero a prendere gli ebrei e stetti zitto perché mi stavano antipatici.
Poi vennero a prendere i comunisti ed io non dissi niente perché non ero comunista.
Un giorno vennero a prendermi e non c’era rimasto nessuno a protestare…”.

Una terza, infine, è di Henrich Boll, lo scrittore premio Nobel per la letteratura:

«Quando Hitler andò al potere, i primi che andò a prendere furono sindacalisti, comunisti e socialisti. Ma io non ero né sindacalista, né comunista, né socialista e quindi dissi: “Che me ne frega?”. Poi mandò a prendere i cristiani, protestanti e cattolici e io non ero né protestante né cattolico e dissi: “Che me ne frega?”. Quando andarono a prendere gli ebrei dissi: “Ma io non sono mica ebreo e quindi perché mai mi dovrebbero detestare?”. Il risultato fu che quando vennero a prendere me non c’era più nessuno che potesse protestare per la mia cattura».

Scegliete la versione che più vi piace, non cambia.
Oggi tocca ai radicali, ebrei e rom della politica italiana. Poi verrà il turno degli altri. La campana dell’illegalità e degli abusi del Potere suona per tutti.
Questa la situazione, questi i fatti.

12 febbraio 2010

RAI: Quante bugie! da Notizie Radicali n. 1075

giovedì 11 febbraio 2010


Una delle bugie più clamorose che ho letto è che la Rai sarebbe obbligata a trasmettere tribune con la presenza contemporanea di decine di candidati. Non è affatto così: non solo non esiste nessun obbligo di questo tipo, ma addirittura il regolamento prevede che si possano usare per le tribune anche spazi di ascolto equivalente a quello degli approfondimenti, qualora, ma non lo credo, questi ultimi non bastassero.

Leggo poi che si vorrebbe mettere il bavaglio ai talk show, o addirittura chiuderli. Invito chi lo scrive a citare articolo e comma del regolamento in cui ciò sarebbe previsto. Penso che costoro scambino le regole della par condicio dei dibattiti nei paesi anglosassoni e normali con un “bavaglio”.

Leggo infine che l’UDC non sarebbe responsabile di un regolamento di cui sarei responsabile io e il centro destra, mentre l’UDC sarebbe stata ferocemente contraria in commissione. Perché allora l’On. Rao non solo ha assicurato il numero legale in commissione, non solo si è solo astenuta alla votazione finale, ma ha anche condiviso la soluzione adottata, solo proponendone una durata minore? Comunque ringrazio l’onorevole Rao di questa attribuzione.

Infine leggo di autorevoli componenti della Vigilanza che scrivono oggi di regole che sarebbero da rivedere. Evidentemente, avendo essi abbandonato i lavori della Commissione prima del termine, non si sono resi conto che la Commissione ha approvato in via definitiva regole chiarissime e non soggette ad interpretazioni politiche.”

Marco Beltrandi

NOTE

L'autore è deputato radicale, relatore della par condicio in Commissione di Vigilanza Rai

27 gennaio 2010

Regionali: raccolta firme impossibile. Intervengano le istituzioni.

Da Notizie Radicali Roma, 26 gennaio 2010

La Lista Bonino-Pannella, unitamente a Radicali Italiani ed all’Associazione Luca Coscioni, ha inviato oggi ai Ministri Maroni ed Alfano una lettera con la quale si denunciano le irregolarità ed i gravi ritardi nelle operazioni legate alle elezioni Regionali, tali da compromettere alla radice la legalità del loro svolgimento.

Ancora sino a pochi giorni fa le leggi elettorali regionali sono state modificate a campagna già in corso, da ultimo nella Regione Basilicata dove la nuova legge elettorale è incostituzionale e non è neanche pubblicata.

Ad un mese dalla presentazione delle liste, poi, in molte Regioni non sono disponibili nemmeno i moduli per la raccolta delle firme convalidati dalle istituzioni.

La Lista Bonino-Pannella, che per presentarsi dovrà raccogliere 160 mila firme in tutta Italia - a differenza degli altri partiti che in molte Regioni si sono esentati da questo onere-, denuncia l’impossibilità di avviare la raccolta firme per assenza dei moduli e del servizio pubblico di autenticazione delle sottoscrizioni, che dovrebbe essere garantito da cancellieri, giudici di pace, funzionari comunali e provinciali, oltre agli eletti negli enti locali.

I Radicali chiedono ai Ministri Maroni ed Alfano di provvedere con urgenza per interrompere le illegalità in corso e per garantire il servizio pubblico di autenticazione, creando un “Albo degli autenticatori” a cui attingere in condizioni di parità di trattamento.

Analoga lettera è stata inviata al Presidente dell’Anci, Sergio Chiamparino, ed al Presidente dell’UPI, Giuseppe Castiglione.

I Radicali chiedono inoltre che la Rai ottemperi agli obblighi di servizio pubblico, informando gli italiani attraverso i telegiornali della necessità di sottoscrivere le liste di candidati.

21 gennaio 2010

La situazione. Ancora un suicidio in carcere, il settimo. Il digiuno di Marco Pannella. Il Satyagraha entra nel vivo

PREGO LEGGERE CON ATTENZIONE QUESTO ARTICOLO CHE RIPORTO DA NOTIZIE RADICALI di oggi
RITENGO SIA UN DOVERE CIVILE OLTRE CHE MORALE, VISTO CHE GLI ORGANI DI STAMPA E I MEDIA IGNORANO INELEGANTEMENTE, PER NON DIRE IGNOBILMENTE LA QUESTIONE CHE è SEMPRE PIU' INSOSTENIBILE.-alba

"E siamo arrivati a sette detenuti che si sono tolti la vita in ventun giorni. Questa volta a impiccarsi, nel reparto infermeria del carcere di Spoleto è un ragazzo di 29 anni. Era stato arrestato lo scorso 16 gennaio per reati di resistenza a pubblico ufficiale e danneggiamento. Per quanto si può essere condannati, per reati del genere? E tuttavia per questo ragazzo la detenzione, anche se breve, è apparsa insopportabile, più insopportabile della stessa morte. Giusto due giorni fa presso il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria si è tenuta una riunione, presieduta dal capo del Dap, Franco Ionta, con all’ordine del giorno il rischio suicidi nelle carceri italiane. Si è deciso di impartire a breve delle direttive affinché si possa offrire maggiore assistenza psicologica ai detenuti che ricevono in carcere notizie negative quali, ad esempio, malattie di familiari, separazioni matrimoniali, oppure condanne definitive. Già, ma per attuare queste direttive, occorrerebbe personale competente e adeguato; mentre invece i già scarsi organici vengono ulteriormente ridotti.
I termini della questione sono di una evidenza che solo chi decide di chiudere gli occhi non vede. Le nostre carceri ospitano oltre 66mila persone a fronte di una capienza massima di 43mila. Il numero dei suicidi e dei tentati suicidi aumenta proporzionalmente alla crescita del sovraffollamento. Le strutture penitenziarie sono degradate e fatiscenti. Non per un caso la Corte Europea dei diritti dell’uomo ha condannato l’Italia per le condizioni di detenzione inumane e degradanti.

L’articolo 580 del codice penale dice che va ritenuto responsabile di istigazione al suicidio chiunque determina altri al suicidio o rafforza l’altrui proposito di suicidio; ovvero chi ne agevola in qualsiasi modo l’esecuzione. Se il suicidio avviene, chi viene ritenuto responsabile di questa istigazione va condannato con una pena dai cinque ai dodici anni. Lo Stato italiano, il ministero della Giustizia, dovrebbero essere condannati a vita…
Dai nostri cugini d’oltralpe, da quel presidente francese Nicholas Sarkozy che non è certo né radicale né di sinistra, arriva un’indicazione che non sarebbe male venisse raccolta anche da noi. Parigi infatti ha scelto un ex detenuto per guidare una missione che renda più umane le sue prigioni. Si tratta di Pierre Botton, ex uomo d’affari che, negli anni Novanta, fu uno dei detenuti più mediatici di Francia, finito in prigione per ricettazione.
Botton è stato condannato due volte per aver finanziato illegalmente la campagna elettorale del suocero, l’ex sindaco di Lione, Michel Noir, e ha trascorso 20 mesi dietro le sbarre, in ben sette prigioni diverse. Nel 1992, mentre era detenuto alla prigione di Nanterre, nei pressi di Parigi, aveva tentato di togliersi la vita.
Botton comincia proprio dal carcere di Nanterre, come responsabile di uno studio contro lo shock vissuto dai detenuti nei primi giorni di carcere. Secondo l’INED, un istituto di studi francese, un quarto dei suicidi in prigione avviene nei primi due mesi di detenzione. Anche in Francia il fenomeno dei suicidi in carcere è drammatico, addirittura più che in Italia: nel 2009 si sono uccisi 115 detenuti, 109 nel 2008. Una situazione, dice Botton, provocata da sovraffollamento, mancanza di personale (di sorveglianza, ma anche medici e lavoratori sociali),e l’eccesso di misure "controproducenti": per esempio, ormai ai carcerati francesi viene consegnato un "kit di protezione" che dovrebbe rendere più difficile il passare all’atto suicida, come materassi anti-fuoco, lenzuola che non si strappano, pigiama di carta. Ma non si fa nulla, dice sempre Botton, per ridare "la voglia di vivere" a chi si trova messo a confronto con la violenza dell’incarcerazione. Un quarto dei suicidi è concentrato nei primi due mesi di imprigionamento.
Forse dovremmo trovare un Botton anche in Italia.

Da ieri sera Marco Pannella ha iniziato uno sciopero della fame, tre in sostanza gli obiettivi: far emergere la verità sulla scelta assunta da George W. Bush, Tony Blair, Silvio Berlusconi, con la complicità del dittatore libico Gheddafi, di scatenare la guerra in Irak, impedendo che quel paese venisse liberato con la nonviolenza, e facendo fallire le iniziative per costringere Saddam ad accettare l’esilio; l’accertamento, da parte della Comunità internazionale della verità sulle trattative da Cina e tibetani; la disastrosa situazione non solo delle carceri, ma dell’intero pianeta giustizia.
Il Grande Satyagraha Mondiale per la giustizia, la verità, la democrazia, entra insomma nel vivo. C’è innanzitutto da conquistare il fondamentale diritto di conoscere e di essere conosciuti. Non sarà una lotta facile, non sarà una lotta breve.
Questa la situazione, questi i fatti.


Valter Vecellio
Notizie Radicali 19 gennaio 2010

18 gennaio 2010

oramai 381 gli immigrati che stanno portando avanti il digiuno a staffetta

Immigrazione, Radicali Italiani: domani 19 gennaio giornata di mobilitazione nazionale
Roma, 18 gennaio 2010

L'iniziativa nonviolenta di sciopero della fame iniziata il 13 dicembre da Gaoussou Ouattarà, componente della Giunta di Radicali Italiani, per il rispetto dei tempi di rilascio e di rinnovo dei permessi di soggiorno si estende. Sono oramai 381 gli immigrati che stanno portando avanti il digiuno a staffetta, 70 dei quali hanno aderito il 16 gennaio a Ravenna durante la manifestazione antirazzista.

Radicali Italiani lancia per domani, martedì 19 gennaio, una giornata di mobilitazione nazionale contro lo Stato fuorilegge sui tempi dei permessi di soggiorno e per la regolarizzazione dei lavoratori.

Sono previsti tavoli e volantinaggi davanti alle questure e prefetture di Treviso, Napoli, Torino, Firenze e Milano per denunciare la violazione da parte della pubblica amministrazione del testo unico sull'immigrazione e l'assenza di provvedimenti da parte del Ministro dell'Interno sui ritardi nel rilascio e nel rinnovo dei permessi di soggiorno.

Sempre domani i radicali parteciperanno a Roma e Caserta, dove sarà presente la deputata Rita Bernardini, ai presidi organizzati dalle associazioni che si battono per l'estensione a tutti i lavoratori della regolarizzazione limitata a colf e badanti, come chiede il disegno di legge a prima firma Emma Bonino.

19 ottobre 2009

Il 13 ottobre una lettera contenente una pallottola è stata recapitata all’associazione “La Caramella buona”

da Notizie Radicali 15 ottobre 2009

La missiva fa riferimento al processo nei confronti di Don Ruggero Conti, sacerdote della parrocchia di Selva Candida a Roma rinviato a giudizio per violenza sessuale contro minori e prostituzione minorile.

All’interno della lettera minacce di morte nei confronti di Mario Staderini, membro della Direzione di Radicali Italiani, costituitosi parte civile nel processo a nome ed in sostituzione del Comune di Roma.

Minacce di morte anche per Roberto Mirabile, presidente dell’associazione che lotta contro la pedofilia costituitasi anch’essa parte civile, nonché verso gli “accusatori” di don Ruggero: le persone offese ed il pubblico ministero Scavo.

La lettera con minacce ricalca le convinzioni alla base dell’articolo di Renato Farina pubblicato su Il Giornale del 6 ottobre scorso.
Il 27 ottobre si terrà presso il Tribunale di Roma una nuova udienza del processo, dove sono previste le testimonianze delle persone offese.

15 ottobre 2009

RADICALI ITALIANI STANCHI DI ESSERE OSPITATI DAI BUONI A NULLA?

Da www.radicali. it 4/10/09

Il Comitato nazionale di Radicali Italiani, riunito a Roma nei giorni 2-4 ottobre 2009, ascoltate le relazioni della segretaria e del tesoriere, le approva.

Il Comitato denuncia, come già documentato nella prima edizione provvisoria de "La Peste italiana", la progressiva degenerazione partitocratica dello Stato di diritto e lo svuotamento sistematico, già all'indomani della sua approvazione, della Costituzione repubblicana, fino alle attuali condizioni di non democrazia e di endemica illegalità.

Questo contesto politico, e soprattutto la soffocante sottrazione del diritto dei cittadini all'informazione, hanno posto l'intero movimento radicale in condizioni politiche e finanziarie sempre più insopportabili, al punto da far dipendere negli ultimi mesi l'attività e l'esistenza stessa di Radicali Italiani unicamente dall'impegno volontario e militante degli organi dirigenti e di quanti hanno collaborato con loro.

Il Comitato delibera di concorrere, in piena collaborazione con tutti gli altri soggetti dell'area radicale:

- alla edizione in tempi rapidi e in forma definitiva de "La Peste italiana";

- all'elaborazione di un progetto organico di Riforma - ispirata al modello americano - delle istituzioni europee, dello Stato nazionale italiano e del suo ordinamento regionale;

- a ricostruire e documentare, con precisione e nei dettagli, le vicende che hanno caratterizzato la vita politica del Partito Democratico, al suo interno e nei rapporti con il movimento radicale, in particolare dalla vigilia delle elezioni politiche del 2008 - alle quali fu impedito ai Radicali di partecipare con una propria lista in alleanza con lo stesso Pd, contrariamente a quanto fu consentito all'Italia dei Valori - alle recenti elezioni europee, precedute da una modifica della legge elettorale che ha reso sostanzialmente impossibile l'elezione, dopo 30 anni di ininterrotta presenza, di deputati radicali al Parlamento europeo;

Per quanto riguarda la situazione politica e le scelte che per i Radicali devono conseguirne, il Comitato decide:

- di chiedere ai deputati e ai senatori radicali eletti nelle liste del Pd, di valutare in piena autonomia se sia ancora compatibile la loro presenza nell'ambito dei gruppi parlamentari della Camera e del Senato; o - all'opposto - l'opportunità e la necessità di adeguare la struttura e la vita del gruppo, in modo da costituire un polo di attrazione e di arricchimento anziché di stanca resistenza passiva nella sua attuale inconsistenza politica e parlamentare. E' del tutto evidente infatti la necessità di un chiarimento politico dei rapporti fra Radicali e Partito Democratico;

- di dare mandato agli organi dirigenti di R.I. (unitamente agli altri soggetti dell'area radicale) di chiedere, in vista delle elezioni regionali della prossima primavera, incontri urgenti sia ai nuovi vertici del Partito Democratico, sia ad Antonio Di Pietro e all'Italia dei Valori, per valutare le condizioni di un'alleanza politica ed elettorale fra questi partiti e la lista "Bonino-Pannella" , che consenta di rafforzare il ruolo dell'opposizione e di conquistare il governo di quante più Regioni è possibile. Condizione pregiudiziale per questa alleanza è di affrontare senza più alibi né reticenze la cosiddetta "questione morale", che non può essere ridotta a questione giudiziaria e penale, ma è questione pienamente politica, che richiede regole e comportamenti di onestà, correttezza e trasparenza, da proporre con impegni solenni all'elettorato. A tal fine Radicali Italiani chiede l'adozione generale, in tutte le amministrazioni elettive, dell'anagrafe pubblica degli eletti e dei nominati, e l'immediata riforma dei criteri di selezione del personale della pubblica amministrazione, con riferimento particolare alla sanità, superando e abolendo l'attuale prassi di scelte clientelari e lottizzatorie;

- di predisporre al più presto, sempre d'accordo con gli altri soggetti dell'area radicale, la raccolta delle "pre-firme" di elettori disponibili alla presentazione, in tempi utili, delle liste "Bonino-Pannella" in tutte le circoscrizioni elettorali regionali.

Il Comitato, sulla base delle delibere del congresso precedente,

- ribadisce l'urgenza di giungere alla costituzione, in tempi politici, di un governo alternativo al sessantennio partitocratico, che dia finalmente voce alla grande maggioranza degli italiani, concordi con i Radicali nel volere la riforma americana, uninominale e maggioritaria delle istituzioni, l'abolizione di ogni finanziamento pubblico dei partiti, dei sindacati e delle Chiese, la legalizzazione dell'eutanasia.

- denuncia come, a fronte dell'aggravarsi della crisi economica in corso, in particolare per quanto riguarda l'aumento esponenziale della disoccupazione, le iniziative messe in campo dal Governo restino del tutto inadeguate ad affrontare una vera e propria emergenza sociale per milioni di persone, che dispiegherà i suoi effetti più gravi nei prossimi mesi. La crisi non potrà essere affrontata se non incardinando riforme strutturali, a iniziare dal passaggio dall'attuale welfare partitocratico - corporativo, iniquo, particolaristico, produttore di povertà - a un welfare democratico, universalistico, senza distinzione di qualifica, appartenenza settoriale, dimensione di impresa e tipologia di contratto di lavoro, i cui costi possono essere sostenuti con la contestuale equiparazione dell'età pensionabile delle donne a quella degli uomini e con l'innalzamento graduale della stessa per entrambi a 65 anni entro il 2018. A questo scopo, individua nell'urgentissima calendarizzazione e discussione delle proposte economico-sociali già depositate in Parlamento dagli eletti radicali, un passaggio indispensabile di lotta per la conquista di riforme che non possono più essere rinviate.

In relazione all'iniziativa "Ferragosto 2009 in carcere", il Comitato ne sottolinea il successo, ringraziando quanti vi hanno partecipato appartenenti a tutti gli schieramenti politici, e conferma l'impegno per il ripristino della legalità nelle carceri, terminale drammatico della condizione di sfascio della Giustizia italiana. Ribadisce la necessità, in alternativa all'amnistia strisciante, illegale, di massa e di classe in corso da decenni (amplificata dai provvedimenti di condono fiscale e penale recentemente approvati) di un'ampia amnistia ai sensi dell'articolo 79 della Costituzione, pre-condizione per una complessiva riforma della Giustizia italiana, nella direzione già indicata dai cittadini con il "Sì" ai referendum radicali.

Per questi motivi, e in vista del prossimo congresso ordinario di Radicali Italiani, il Comitato delibera di convocare eccezionalmente questo appuntamento nei giorni 12-15 novembre a Chianciano, anche al fine di consentire la partecipazione di delegazioni radicali al Congresso dell'Internazionale Liberale de Il Cairo (30-31 ottobre), al convegno internazionale di Ouagadougou contro le mutilazioni genitali femminili e lo svolgimento, in concomitanza e in continuità con il congresso radicale, di importanti eventi politici europei e internazionali.

29 luglio 2009

obbligo facoltativo?????

Voglio riproporre questo articolo ripreso da Notizie Radicali di oggi. La ragione appare ovvia, leggendolo con un minimo di attenzione.
Non sono un'esperta di economia, ma appare evidente a chiunque che tali forme di illegalità e di assenza di controllo divenute a quanto pare consuetudine consolidata nel nostro paese, oltre a metterlo fuori della legalità nellUE, comportano una impressionante discriminazione per i semplici cittadini italiani, quelli dipendenti e pensionati in particolare, che pagano tutte le tasse e che i loro conti li hanno sotto controllo pubblico da sempre, d'ufficio.
Non solo, ma chi garantisce agli stessi cittadini che le infinite società che popolano l'economia del nostro paese fanno altrettanto?
Se non ho capito male quindi, per quanto riguarda le società piccole o grandi che siano, nessuno, in primo luogo i vari collegi sindacali delle società medesime, che quasi sempre sono fantasmi
( per risparmiare?) , e gli stessi soci ( per ignoranza, menefreghismo, scarsa attenzione?) , cioè chi dovrebbe per statuto controllare che ciò avvenga, non lo fa, punto e basta.
Mi sembra che in ultima analisi sia un bel modo sicuro per guadagni netti di tasse per qualcuno
( anzi parecchi) senza alcun rischio di sanzione, visto che le sanzioni non ci sono...


QUANDOL'OBBLIGOè FACOLTATIVO
di Giuseppe Candido

Potrebbe sembrare una contraddizione di termini, un ossimoro, ma in realtà è ciò che davvero accade nel nostro bel Paese: sono quasi 9000 le società, spa o srl, che risultano irregolari per mancanza del collegio sindacale. E' ciò che spunta fuori da una “prima ricerca” effettuata dall'ordine dei dottori commercialisti di Venezia e di cui ha dato notizia, lo scorso 24 luglio, il quotidiano economico, giuridico e politico “Italia Oggi” con un editoriale di Marino Longoni ed un articolo di Luciano De Angelis. “Si tratta di un'irregolarità grave, scrive Longoni, che comporterebbe l'inesistenza delle società per nullità dell'atto costitutivo”. Lo studio dimostra infatti, sulla base dei dati cerved scaricabili dal sito dei dottori commercialisti di Venezia, che sono ben 8.977 in Italia le società prive di collegio sindacale di cui 3.409 spa e 5.568 srl. Ma ciò sarebbe solo “la punta di un iceberg, perché i dati fanno riferimento a società con capitale versato superiore a 120.000 euro senza considerare quelle che hanno (si legga avrebbero) l'obbligo per altri parametri dimensionali, previsti dal Codice Civile, come l'attivo patrimoniale, le vendite e il numero di dipendenti. Il Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili afferma che è necessaria l'introduzione di “un'esplicita ed adeguata sanzione pecuniaria e l'interdizione al rilascio di visure o certificati camerali per le società non in regola con la nomina del revisore o dell'organo di controllo, accompagnate dalla previsione della nomina giudiziaria dell'organo mancante”. Le camere di commercio, coi loro registri, avrebbero i dati per segnalare queste inadempienze. Ma nulla accade perché l'obbligo è facoltativo. Infatti, spiega Longoni, “l'obbligo del collegio sindacale, previsto sin dal 1991, non è assistito da alcuna sanzione.

Quindi è come se non esistesse”. Ma l'Italia, come si sa, è il Paese dove la legge scritta è sistematicamente sostituita dalla prassi del diniego della regola. E' il Paese dove le decisioni prese dai cittadini con i referendum sono abrogate da una legge del parlamento (si pensi al nucleare recentemente reintrodotto dal governo dopo essere stato abolito per referendum) e non dove le leggi vengono abrogate con referendum come prevedrebbe la nostra Carta fondamentale. A far rispettare l'obbligo del collegio sindacale per le società con più di 120.000 euro di capitale versato, dovrebbero essere gli stessi soci o amministratori della società ma, continua Longoni, “sono proprio loro che non vogliono il collegio sindacale. Per risparmiare 10 o 20 mila euro l'anno, oppure per evitare di avere tra i piedi qualcuno che ha tutto l'interesse a chiedere di eliminare tutte le irregolarità”. Non c'è alcuna sanzione attualmente e quindi, quello che emerge dalla ricerca è davvero, soltanto la punta di un iceberg di una diffusa illegalità sommersa. Pensiamo di voler acquistare una società: chi ci garantisce che il bilancio dell'anno precedente sia veritiero? Chi garantisce che la società non abbia usato “accorgimenti” per taroccare il proprio bilancio? Chi garantisce il consumatore? Sicuramente potrebbe cambiare qualcosa se venisse recepita la direttiva Cee 2006/43, relativa alle revisioni annuali dei conti per le società europee e che prevede sanzioni amministrative pecuniarie in testa alle società inadempienti, da 3 a 5 volte il compenso triennale che la società avrebbe dovuto pagare al collegio sindacale dopo averlo eletto.

Se l'obbligo non prevede sanzioni è evidente che è destinato a rimanere facoltativo. E se la cosa potrebbe apparire una piccola battaglia dei dottori commercialisti, una battaglia di corporazione finalizzata all'occupazione di qualche professionista in più, si tenga conto che la trasparenza e la veridicità dei bilanci di una società di capitali è di fondamentale importanza quando la stessa debba essere venduta anche parzialmente. Proprio per i consumatori, per il mercato, è importante che a quest'obbligo di nomina di un collegio di controllo e revisione corrisponda una sanzione che lo faccia rispettare davvero. Altrimenti è come chiedere al detenuto di pagare lo stipendio alla guardia penitenziaria, e sarà normale che un obbligo rimanga un ossimoro, solo sulla carta e facoltativo.

21 maggio 2009

Pannella, il corpo del contropotere

• da La Repubblica del 21 maggio 2009, pag. 1

di Francesco Merlo

Bianco, diafano, smunto, tutto pelle, ossa e occhioni stralunati, Marco Pannella sta di nuovo mettendo a rischio la sua vita perché le nomine alla Rai sono state bulgare e professionalmente prive di credibilità e perché i radicali sono di nuovo ridotti alla clandestinità e all´extra italianità, fuori dai confini, fuori dalla partita, cancellati dalla politica dei camerieri e delle veline, dai cani che temono di perdere l´osso. Vecchio, intrappolato nel suo ruolo di digiunatore, Marco Pannella ha mille volte ragione, e tanta più ne ha oggi che il potere si gioca tutto sulla presentabilità fisica, sulla prestanza sessuale, sui capelli tinti... Pannella è di nuovo l´esatto contrario del potere italiano. Quelli usano la politica per palestrare i corpi e lui usa il corpo per nobilitare la politica. Quelli consumano la politica per drogare il fisico e Pannella consuma il fisico per salvare la politica,

Apparentemente Pannella è perdente. L´Italia infatti non fa più caso ai suoi digiuni. Come se il potere, con la sua protervia, avesse dissipato il patrimonio Pannella. I nemici di sempre gioiscono perché in quel vecchio scarnificato vedono la prossimità della loro impunita vittoria: Pannella che pensava di logorare l´ottusità del potere con le oltranze e con gli eccessi è stato invece logorato dalla faccia tosta del potere.

Ma non è così. Ieri il suo corpo in tv mostrava tutta la giusta vulnerabilità di una grande vecchiaia che nel paese dei vecchi giovanilisti torna a fare scandalo. Pannella non è un "papi", ma è un rimprovero ai "papi" d´Italia. È una messa in ridicolo dei "papi" questa sua vecchiaia maestosa e regale, argentea, senza parrucche posticce e senza lifting. Pannella è vecchio perché è vivo, quegli altri sono mummificati dal narcisismo di plastica.

In realtà Pannella sta vincendo di nuovo. E infatti i potenti contro cui digiuna si informano dei suoi crampi, prendono nota degli etti, controllano la sofferenza diffusa, valutano il numero di pillole, e già gli propongono almeno un bicchiere, magari un sorso, o soltanto una goccia. Da cinquant´anni la politica italiana coccola Pannella tutte le volte che rischia di perderlo. Torna insomma la strana complicità tra Pannella e il mondo che a ogni digiuno vuole curarlo a forza, il mondo che non sopporta la sua fame e la sua sete ma in cinquant´anni non è riuscito a inventarsi qualcosa per proteggere ed esaltare Pannella, per usarlo, e dunque ascoltarlo prima che cominci a scioperare anziché salvarlo un attimo prima di morire. Proprio nel Paese dove, sulla nozione della vita, si mobilitano papi, vescovi, leader di partito, embrionologi, professori dell´aborto, scienziati, si è costretto un grande italiano a passare la vita mettendo a rischio la vita.

Ebbene, ieri a vederlo cosi ieratico abbiamo avuto il timore che Pannella stia rischiando davvero, e rischiando consapevolmente. Pannella sa bene che in Italia bisogna morire per diventare vivi. Tra i paradossi italiani c´è infatti pure questo: tutti coloro che, nel furore quotidiano della battaglia politica, vorrebbero ammazzare l´avversario, se lo ritrovano bello e vivo solo quando è morto.
E non pensate che sia solo Berlusconi a non sopportare più Pannella. I radicali credono che in Italia c´è la peste, che tutti fanno strage di legalità. La faccia decrepita di Pannella è la faccia decrepita dei sentimenti e dei valori, della lealtà e dell´amicizia, dell´onorabilità e della bella vecchiaia. Non era Pannella che si estenuava e quasi sembrava morire ieri sera in tv, ma era l´anima dell´Italia civile.

2 aprile 2009

Sei gay? no a donazione del sangue: interrogazione parlamentare urgente dei deputati Radicali/Pd.

La difesa del Policlinico si basa su direttiva che non discrimina.


Roma, 31 marzo 2009

• Dichiarazione di Sergio Rovasio, Segretario Associazione Radicale Certi Diritti

L’esclusione dalla donazione di sangue di un ragazzo di Milano, da parte del Policlinico, è grave e preoccupante perché la motivazione non si basa su elementi di stile di vita considerati dalla scienza ‘a rischio’ ma semplicemente su quella dell’orientamento sessuale. Ciò che è ancor più grave è che i dirigenti del Policlinico, per difendere il loro operato, si giustifichino citando una Direttiva europea e un decreto ministeriale che semmai conferma che l’esclusione dalla donazione di sangue si deve basare sul comportamento ‘a rischio’ delle persone e non sul loro orientamento sessuale. Questo comportamento è preoccupante e dimostra in modo inequivocabile come le forme di discriminazione si affermino sempre più in questo paese”.
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I parlamentari radicali nel Pd hanno depositato oggi (31 marzo) la seguente interrogazione parlamentare urgente:

Al Ministro del Lavoro, salute e politiche sociali
Al Ministro per le Pari opportunità
Al Ministro per i Rapporti con le Regioni

Interrogazione a risposta scritta
Per sapere – premesso che:
- lo scorso 27 marzo e Milano, il Signor Lorenzo Masili, si è recato al Policlinico di Milano in Via Francesco Sforza per una sua prima donazione del sangue;
- dopo aver fatto tutte le verifiche relative ai parametri glicemici, con buoni risultati, è iniziata la visita e il colloquio con il medico; il Signor Masili ha informato il medico di non avere mai avuto malattia infettive, di avere sempre avuto i valori ematici nella norma, di svolgere regolarmente attività sportiva, di godere di ottima salute, di avere un rapporto monogamico da 8 anni con il suo compagno;
- per tutta risposta il medico ha comunicato al donatore che egli è un ‘soggetto a rischio’, che i suoi rapporti intimi sono ‘tipicamente rischiosi’ e che egli stesso avrebbe dovuto immaginare, leggendo le regole d’accesso alla donazione, che non sarebbe stato idoneo;
- alle rimostranze del Signor Masili, la Dottoressa ha precisato che lei non può sapere effettivamente se un donatore è omosessuale oppure no perché ‘non portano il fiocchetto rosso’ e alla richiesta di conoscere quali sono le disposizioni normative di legge nazionali o regionali non è stata data alcuna risposta; è stato spiegato che viene applicato un loro ‘protocollo’; l’unico documento prodotto dalla Dottoressa al Signor Masili è un documento in inglese del 2005 che riprodurrebbe degli studi americani, che sconsiglierebbero la donazione di sangue agli uomini gay;
- lunedì 30 marzo nella Cronaca di Milano del Corriere della Sera il Centro Trasfusionale e immunologia dei Trapianti del Policlinico di Milano, in una lettera di precisazione su quanto avvenuto veniva tra l’altro dichiarato che: “… l'esclusione dalla donazione di sangue di soggetti maschi i quali abbiano rapporti omosessuali - indipendentemente dal numero di partner - deriva dalle indicazioni della Commissione Europea (Direttiva 2004/33/EC) e della Legge italiana (Decreto ministeriale 13.4.2005, allegato 4) che appunto impediscono la donazione da parte di soggetti con comportamenti a rischio…”;
- la Direttiva 2004/33/EC richiamata (http://eur-lex.europa.eu/Notice.do?mode=dbl〈=en&ihmlang=en&lng1=en,it&lng2=bg,cs,da,de,el,en,es,et,fi,fr,hu,it,lt,lv,mt,nl,pl,pt,ro,sk,sl,sv,&val=343174:cs&page=) , relativamente alla definizione delle persone a rischio, dice, all'annesso III, che “le persone che hanno un ‘comportamento sessuale che le mette ad alto rischio di acquisire malattie virali severe che possano essere trasmesse per via sanguigna’ sono da respingere…”. Il testo in inglese testualmente dice: "Persons whose sexual behaviour puts them at high risk of acquiring severe infectious diseases that can be transmitted by blood" (vedi tabella al link del testo della direttiva:http://eurlex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=OJ:L:2004:091:0025:0039:EN:PDF
- relativamente alla Legge italiana richiamata (Decreto Ministeriale 13.4.2005 allegato 4) viene precisato che tra i motivi di esclusione dalla donazione, relativamente al comportamento sessuale, si intendono le “Persone il cui comportamento sessuale le espone ad alto rischio di contrarre gravi malattie infettive trasmissibili con il sangue”.

Per sapere:
- su quali basi normative di legge nazionali e/o regionali agli omosessuali è impedita la donazione di sangue;
- se non ritenga il Ministro che nel caso in premessa sia evidente un comportamento di grave discriminazione che esula totalmente dai parametri medico-scientifici volti a stabilire chi è a rischio e chi non lo è riguardo la donazione del sangue e che quanto sostenuto a difesa non abbia alcun fondamento scientifico;
- quali sono gli studi medico-scientifici, aggiornati all’ultimo anno, che impediscono alle persone omosessuali di donare il sangue;
- se non ritenga il Governo che questa sia solo una delle tante cause di discriminazione che vengono attuate nei confronti delle persone omosessuali e se non ritenga sia sempre più urgente avviare campagne informative ed educative anche nel campo socio-sanitario;
- se non ritenga il Ministro urgente chiarire, con dati medico-scientifici alla mano, che non è la condizione di omosessualità o eterosessualità a rendere più o meno ‘a rischio’ una persona relativamente alla donazione del sangue ma semmai lo è lo stile di vita su alcuni specifici campi;
- Per quale motivo il Centro Trasfusionale e immunologia dei trapianti del Policlinico di Milano cita, a difesa del suo operato la Direttiva europea 2004/33/EC e la Legge italiana (Decreto Ministeriale 13.4.2005 allegato 4) che non precisano in alcun caso l’esclusione dalla donazione del sangue le persone che non hanno comportamenti sessuali a rischio né, tantomeno, le persone omosessuali;
- quali iniziative il Governo intende promuovere verso la Regione Lombardia per scongiurare il ripetersi di tali episodi.

29 marzo 2009

Testamento biologico. In questo paese il principio del noli me tangere non esiste più

di Emma Bonino

Quello che segue è l’intervento di Emma Bonino al Senato il 26 marzo, nel corso del dibattito sulla legge sul testamento biologico.

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Signor Presidente, intervengo brevemente sugli emendamenti che mirano a sopprimere l'articolo sul ruolo del medico, nonché sugli emendamenti che seguono in cui si propone una serie di riformulazioni in considerazione del fatto che l'articolo in esame è tra i più pasticciati di questo disegno di legge.

Cominciamo con il dire che al comma 1 si prevede che il medico prende attentamente in considerazione quanto scritto, come se i medici normalmente non prendessero attentamente in considerazione nulla. Non mi pare un grande dato di elogio al senso di responsabilità dei medici.

Al comma 2 si precisa poi che le indicazioni sono valutate dal medico, sentito il fiduciario, in scienza e coscienza: quella scienza e coscienza che avete negato ai cittadini e che attribuite solamente al medico o al fiduciario.

Inoltre, avendo scelto che a decidere non sono i cittadini, decidete poi che, in caso di conflitto tra fiduciario e medico, decide una commissione di cinque esperti stabilita dal Governo: si va dal neurofisiologo al medico legale e, se non è presente nella Regione, si passa al neuroradiologo o ancora al medico con professionalità equivalente - si spera - o al medico curante e quant'altro.

All'articolo 8 si precisa poiché, nel caso in cui ancora non sia stato trovato un accordo, intervengono ovviamente i giudici. Dal punto di partenza, volto a negare il diritto ai cittadini, si è arrivati a dare responsabilità indebite ad una serie di categorie per arrivare, alla fine, a dire che decidono i giudici. Mi sembra un giro a trecentosessanta gradi di grande rilevanza.

Per questo motivo, signor Presidente, nel momento in cui quest'Aula ha deciso che il principio del noli me tangere non esiste più in questo Paese e decide del pari che se sono cosciente posso disporre di me, ma un anno o un giorno dopo, magari a seguito di un trauma cranico, non posso più disporre di me (dunque non è un problema di principio ma di tempi), mi consentirete nella solennità di quest'Aula, così sorda a qualunque possibilità di suggerimento persino in senso migliorativo rispetto ai pasticci che scrivete, di lasciare agli atti il mio testamento biologico.

Lo lascio con grande sofferenza. Lo lascio perché mi sembra l'unico luogo rimasto in cui poter forse consegnare questo documento, che dovrebbe essere un documento così intimo e così privato. Lo lascio perché penso che nel Paese si stia organizzando una vera e propria campagna di disobbedienza civile, lo lascio perché questa campagna rispecchia la dignità che ognuno di noi vuole non solo per sé ma anche per voi, quando ne avrete bisogno.

Questa è l'ultima cosa che volevo dire: state togliendo a voi stessi e a tutti l'essenza della dignità della persona, la sua capacità di decidere, e l'attribuite ai medici. Quante cose devono fare i medici in questo Paese: occuparsi dei clandestini, denunciarli, sostituire le mie volontà, insomma un nuovo ruolo poliziesco anche per tutelare - dite voi - il bene collettivo e certamente a fin di bene.

Voi non ascoltate, non sentite più nulla, come se davvero un dato ideologico, reazionario, avesse offuscato qualunque capacità di dialogo in quest'Aula. (Applausi dal Gruppo PD).



da: NOTIZIE RADICALI

Ma è normale che monsignore si occupi di nomine

di Valter Vecellio

Si ipotizzi che in Francia, o in Regno Unito, in Germania o Spagna, o negli Stati Uniti, si debba procedere alla sostituzione e all’avvicendamento di direzioni ai vertici delle televisioni nazionali.
Si avanzano candidature, si valutano i curriculum, si sceglie il responsabile più idoneo. L’idoneità sarà determinata dalle capacità professionali, e certamente – direbbe Totò siamo uomini di mondo – dalle amicizie e dai collegamenti che il candidato ha saputo consolidare.
Difficilmente però in Francia o in Regno Unito, in
Germania o Spagna o negli Stati Uniti, il possibile candidato deve fare i conti con le rispettive Conferenze episcopali, con monsignori e
cardinali, con il Vaticano.
E ove accadesse, quella Conferenza
episcopale, quei monsignori e quei cardinali sarebbero rudemente rimessi al loro posto a occuparsi di anime e teologia, e non di direzioni e tubi catodici. Ovunque, meno che in Italia.
Da giorni,
infatti, tra l’indifferenza generale, come se sia “normale”, si assiste alle lamentazioni e alle bacchettate di cardinali: lamentano chissà quali aggressioni giornalistiche ai danni del pontefice subito dopo i suoi più che discutibili interventi africani; e poi un fiorir di notizie che informano che il candidato Tizio è gradito alla curia, mentre il candidato Caio è visto con diffidenza; al contrario del candidato Sempronio, in grado di esibire un curriculum tutto incenso,
rassicura il Vaticano.

Ma scherziamo? Fatti
loro, se gli interessati ci stanno a passare per “laici in gonnella”, per rubare la bella e calzante definizione di Gaetano Salvemini.
Ma non c’è bisogno di scomodare Podrecca e Galantara, per capire (e dire) che c’è molto che non va. Non si mastica di teologia e sull’argomento non ci si azzarda più di tanto; però si può
escludere con sufficiente sicurezza che tra i compiti pastorali dei monsignori vi sia quello di occuparsi delle direzioni televisive. Che lo facciano è semplicemente l’ennesima ingerenza, l’ennesimo intervento falloso; ma la frequenza di questi interventi non è una buona ragione
per farci l’abitudine rassegnati, per accettarle a capo chino e inginocchiati.

Qui si arriva al cuore del problema. Queste arroganze, queste
manifestazioni di prepotenza non sono state minimamente rintuzzate da chi doveva e poteva. Non si è letto su alcun giornale progressista una qualche reazione; le agenzie di stampa non hanno diffuso alcuna dichiarazione di laici che ricordino l’elementare dovere del Vaticano di obbedire al “comandamento” di lasciare che sia Cesare, a occuparsi delle cose di Cesare.

da NotizieRadicali 27 marzo 2009