Le donne cambiano la Storia, cambiamo i libri di Storia.

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LE DONNE CAMBIANO LA STORIA, CAMBIAMO I LIBRI DI STORIA
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13 agosto 2015

Ancora sulla situazione di Yarl's Wood - Un articolo del Telegraph di ieri

Il "Cane da guardia del carcere": il centro di detenzione di Yarl's Wood e 'un luogo di interesse nazionale'

Un rapporto dell'ispettorato delle carceri ha rilevato che il centro di detenzione di Yarl's Wood ha ignorato pesantemente le linee guida del Governo per la detenzione di donne in gravidanza e per le vittime di tortura.

Il Centro di detenzione di Yarl's Wood  è stato definito un 'luogo di interesse nazionale' dall'ispettore capo delle prigioni.
In un rapporto di condanna, l'Ispettorato di Sua Maestà sulle Prigioni (HMIP) ha trovato che il centro era assolutamente 'deteriorato' dall'ultima visita, e che troppe donne venivano detenute in modo inappropriato.
Il "cane da guardia delle carceri" ha trovato che 99 donne in gravidanza sono state arrestate nel 2014, proprio contro la politica del Ministero degli Interni per cui questo dovrebbe avvenire solo in circostanze del tutto eccezionali.

• All'interno è il peggiore centro di detenzione del Regno Unito:
'Dieci settimane di inferno per la fuga da un matrimonio forzato'
Ha inoltre scoperto che le vittime di tortura e le donne con problemi di salute mentale sono ancora detenuti contro le indicazioni guida del governo, e che l'autolesionismo è aumentato in modo significativo.

Più della metà delle donne intervistate ha detto di sentirsi depressa o con pulsioni suicide ricorrenti, e ci sono stati 73 episodi di autolesionismo in un periodo di sei mesi.
Quasi la metà delle donne intervistate ha dichiarato di sentirsi insicura nel centro.
La relazione ha anche riscontrato che i livelli del personale erano insufficienti, non c'erano abbastanza custodi carcerarie donne, rispetto ai detenuti donne, tali da soddisfare le esigenze di una popolazione in gran parte femminile. Meno della metà del personale in ruoli di contatto con le detenute è costituita da donne.
HMIP ha scoperto che le guardie di sesso maschile avevano ancora i compiti di osservazione per le donne aspiranti suicide, e sorvegliavano le stanze delle donne.

Nick Hardwick, l'ispettore capo delle prigioni, ha detto: "Si ha a che fare con i dettagli intimi della vita personale delle persone, con le loro funzioni corporee e tutte cose di  questo genere, e se non si dispone di sufficiente personale dello stesso sesso,  questo è destinato ad essere vissuto come una invasione del privato.
"Penso che [guardie maschili che fanno la ronda] crei ansia. Ed è solo una presa di coscienza, credo - poiché qualsiasi detenzione o esperienza carceraria crea per natura una sorta di familiarità- verso la comprensione della percezionedi come una donna possa sentirsi in una situazione del genere".
Il Refugee Council ha detto di essere allarmato per i risultati del rapporto - in particolare del fatto che  l'assistenza sanitaria e i servizi di consulenza erano inadeguati, e gli infermieri effettuavano selezioni per motivi di salute.
Il suo amministratore delegato Maurizio Wren ha detto:
"Il fatto che le persone in fuga da guerre e persecuzioni vengano rinchiuse a tempo indeterminato in un paese civile è un affronto ai valori della libertà e della compassione che orgogliosamente consideriamo i cardini della nostra democrazia.

"Se il governo vuole dimostrare che vuole esercitare sul serio la giustizia e proteggere le persone più vulnerabili, i ministri devono urgentemente riconoscere che la politica della Gran Bretagna di collocare arbitrariamente persone dietro le sbarre come soluzione politica, è del tutto ingiusta, estremamente costosa e del tutto insostenibile.

"E 'giunto il momento che Yarl's Wood e posti simili vengano chiusi. Cercare asilo è un diritto umano, non è un crimine ".

http://www.telegraph.co.uk/women/womens-life/11308434/Yarls-Wood-Inside-Britains-worst-immigration-removal-centre-at-Christmas.html
http://www.telegraph.co.uk/women/womens-politics/11446389/Yarls-Wood-immigration-detention-centre-needs-to-ditch-male-guards.html

Natasha Walter, direttore di Donne per le donne rifugiate, è d'accordo che donne vulnerabili non dovrebbero essere detenute quando sono in cerca di asilo:
"Donne per le donne rifugiate ritiene che le donne che cercano rifugio nel Regno Unito non dovrebbero essere detenute. I loro casi possono essere ascoltati in modo più efficace, più economico e con meno traumi alle donne coinvolte mentre le donne vivono nella comunità.
"Il rapporto HMIP dà un'ulteriore prova che le donne richiedenti asilo non dovrebbero essere detenute e che le condizioni in Yarl's Wood non sono adatte per donne vulnerabili. E 'il momento di agire e per garantire che le donne che cercano asilo siano protette e non sottoposti ad ulteriori traumi ".

Un portavoce del Ministero ha detto:. "Un certo numero di risultati di questa relazione sono estremamente deludenti. Lavorando con i nostri partner, vogliamo assicurarci che gli standard del centro migliorano, soprattutto per quanto riguarda la fornitura e l'attuazione di assistenza sanitaria.
"Siamo impegnati a trattare tutti i detenuti con dignità e rispetto. Il nostro obiettivo è proteggere la salute e il benessere di coloro che stiamo arrestando in ogni momento quindi siamo lieti che questo rapporto rilevi che l'80 per cento dei detenuti intervistati ha detto che il personale li ha trattati con rispetto".

Il Parlamento discuterà i risultati della relazione il 10 settembre, nel corso di un dibattito parlamentare sulla detenzione degli immigrati, guidato da Richard Fuller deputato conservatore per Bedford, e Paul Blomfield, deputato laburista per Sheffield.
Richard Fuller ha detto: 'E' inaccettabile che donne vulnerabili, tra cui donne incinte e vittime di violenza sessuale, siano rinchiuse a tempo indeterminato presso Yarls Wood quando il loro caso potrebbe essere risolto in modo efficiente, mentre vivono in comunità.
"Spero che i miei colleghi in Parlamento prenderanno in considerazione con attenzione questo rapporto dell' HMIP, e mi auguro che si possa iniziare a costruire nel dibattito parlamentare un vero consenso politico per la riforma.
"E 'tempo di costruire una procedura di asilo che sia efficace, che rispetti la dignità e l'umanità di persone vulnerabili, pur preservando la sicurezza dei nostri confini'.

12 agosto 2015

Gli ispettori riconoscono l'abuso sessuale come 'un rischio sempre presente' per le donne a Yarl's Wood (UK)



Bisogna chiudere Yarl's Wood! Abolire il rimpatrio rapido! Smettere la detenzione per immigrazione per tutti!

Invito all'azione MFJ per le  settimane fino al dibattito parlamentare del 10 settembre - parlamentari devono agire, Yarl's Wood deve essere chiusa, la detenzione deve finire.


In un rapporto di condanna pubblicato oggi gli Ispettori del carcere confermano ciò che generazioni di donne immigrate e richiedenti asilo detenuti nel centro di detenzione di Yarl's Wood sanno essere vero: che l'abuso sessuale è una parte inevitabile del sistema. Parlando di "comportamenti sessualmente inadeguati tra il personale e detenuti", il rapporto ammette che, "La vulnerabilità delle donne detenute, il carattere chiuso dell'istituto e lo squilibrio di potere tra il personale e i detenuti ha reso le singole istanze una forma di rischio sempre presente."

Inoltre, afferma il rapporto all'articolo 35, le valutazioni sulle vittime della tortura sono 'superficiali', che 99 donne in stato di gravidanza sono state arrestate nel 2014, che la fornitura di farmaci è 'caotica' e, anche se il 54% delle donne descrivono di essere depresse e con tendenze suicide, non c'è nessun servizio di consulenza.

Le donne a Yarl's Wood hanno sperimentato, e resistito, a tutte le forme di oppressione che le donne soffrono in tutto il mondo a causa del loro sesso: il matrimonio forzato, la minaccia di omicidio d'onore', stupri e abusi sessuali, la tratta a fini di prostituzione, mutilazioni genitali femminili, persecuzione come lesbiche o bisessuali, ecc Venendo a cercare sicurezza in Gran Bretagna si trovano ad affrontare una seconda persecuzione e la tortura come vittime  e capri espiatori politicamente motivati del razzismo sugli immigrati. La loro continua lotta rende Yarl's Wood il campo di battaglia centrale per i diritti delle donne e dei migranti in Gran Bretagna.

Quella lotta da parte delle donne di Yarl's Wood per affermare la loro dignità e la domanda di libertà, per la giustizia e il rispetto, e il crescente movimento nazionale per chiudere  Yarl's Wood erano in mostra alla magnifica manifestazione Sabato scorso, organizzata dal Movimento per la Giustizia. Vicino ai 1000 manifestanti uniti con le donne lungo le finestre come le grida e canti per la libertà da dentro e fuori. E 'questa lotta in continua crescita che ha reso possibile la gran quantità di denunce del regime di Yarl's Wood.

La risposta appena adeguata alla relazione di oggi è che Yarl's Wood deve essere chiusa.

Questa relazione segue di un giorno un altro colpo all'autorità del Ministero degli Interni. In una ulteriore sconfitta del governo in tribunale, al il Ministero dell'Interno è stato detto che le decisioni di ricorso sulle Detained Fast Track (DFT) deve essere 'messo da parte'. DFT - il sistema che ha isolato migliaia di richiedenti asilo in stato di detenzione è destinato a fallire - è stata riconosciuta come illegittima dal giudice quattro volte nel corso dell'ultimo anno e il governo è stato costretto a sospendere l'intero sistema. Ora le decisioni passate e le eventuali deportazioni programmate che ne derivano sono stati dichiarati nulli.

La rapida crescita degli immigrati in detenzione negli ultimi dieci anni ha reso il sistema più odiato e più esplosivo. Il crescente movimento dentro e fuori i centri di detenzione ha evidenziato il cinismo e l'ipocrisia di governi successivi e reso sempre più difficile da difendere questo sistema razzista.Tale disumanità si rifletteva nelle conclusioni e nelle proposte della inchiesta parlamentare sulla detenzione pubblicato nel marzo - che sarà discusso e votato dalla Camera dei Comuni il 10 settembre e il Movimento per la Giustizia sta organizzando manifestazioni e audizioni pubbliche nel periodo precedente il dibattito. e il giorno stesso.

"Queste vittorie possono essere l'inizio della fine della detenzione per gli immigrati. Il Movimento per la Giustizia sta raddoppiando gli sforzi per assicurare la sua rapida scomparsa. Si stanno organizzando varie azioni per amplificare le voci dei detenuti in modo che non possano essere ignorati. L'unico modo per porre fine all'abuso, all'abbandono e alla rabbia della detenzione deve essere smettere ladetenzione ". Antonia Luminoso, MFJ

31 ottobre 2014

Newsletter Associazione Luca Coscioni Numero 66 - 31 ottobre 2014

Newsletter quindicinale su temi bioetici e diritti civili
Numero 66 - 31 ottobre 2014
a cura di Carlo Troilo
 
Il duo Pascale Luxuria scavalca Renzi sui diritti civili? Sempre più vicini in molti Paesi europei eutanasia e suicidio assistito
 
http://www.associazionelucacoscioni.it/il-duo-pascale-luxuria-scavalca-renzi-sui-diritti-civili-sempre-pi-vicini-molti-paesi-europei
Due settimane di novità importanti.  In Italia le conclusioni del Sinodo segnano una vittoria a metà delle posizioni progressiste, mentre Ruini torna in campo su posizioni arretratissime (e Gasparri non teme il ridicolo:  “Io e Ruini ci opporremo anche alla aperture del Sinodo”).  Durissimo il Papa su pena di morte ed ergastolo (“una pena di morte mascherata”).

Renzi si mostra deciso su unioni civili, ius soli temperato e 80 euro alle neo-mamme. Ma Berlusconi , spinto da Pascale-Luxuria, “si ingarella” e tenta il sorpasso sul premier.  Sulle unioni civili per omosessuali, secondo una indagine sul  Nord Ovest, grandi maggioranze favorevoli (i 5 Stelle più del PD, ma anche il 55% dei cattolici praticanti).

Sulla eutanasia, mentre continua in Italia l’inerzia del Parlamento e la battaglia solitaria della Associazione Coscioni, importanti novità in Europa. La magistratura inglese, a tutti i livelli, continua  a non perseguire i casi di eutanasia.  “Ho grande stima per quella madre”, dichiara il presidente di un tribunale, dopo aver assolto una donna che aveva staccato la spina alla figlia di 12 anni, ridotta in condizioni disumane. Anche in Scozia il Parlamento discute di suicidio assistito, mentre in Germania una legge sullo stesso tema ha forti possibilità di passare in Parlamento perché sostenuta dai due maggiori partiti di governo e opposizione. Per la Chiesa cattolica tedesca si preferisce così risolvere il problema del fine vita in fretta,  “invece che con lunghe, e forse noiose, cure”. “Forse noiose”:ma dove vivono i vescovi tedeschi? 

 
Notizie dall'Italia
Notizie dal mondo
http://www.associazionelucacoscioni.it/sinodo-contraddittorio-sulle-unioni-omosessuali-renzi-prende-tempo#italia
http://www.associazionelucacoscioni.it/sinodo-contraddittorio-sulle-unioni-omosessuali-renzi-prende-tempo#mondo
 
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Situazione delle iscrizioni all'associazione Luca Coscioni:
1.217 iscritti (e 1.683 contribuenti non iscritti), dei quali 92 iscritti tra docenti e ricercatori universitari, 85 medici, 41 avvocati, 24 giornalisti, 12 parlamentari.
 
http://www.radioradicale.it/scheda/423148/il-maratoneta-trasmissione-dellassociazione-luca-coscioni-per-la-liberta-di-ricerca-scientifica
http://www.associazionelucacoscioni.it/contributo
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1 luglio 2014

Bambini e carceri. Le case-famiglia costano troppo poco per specularci sopra.

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 30-06-2014

La segretaria di Radicali italiani Rita Bernardini ha rilasciato a David Allegranti, del “Corriere fiorentino” la seguente intervista:
Rita Bernardini, segretaria di Radicali italiani, da sempre segue il caso delle carceri italiane ed è in prima linea per la tutela dei diritti dei detenuti. Con il “Corriere Fiorentino” parla del caso del bambino che sta crescendo in prigione e degli Icam, l’Istituto a custodia attenuata per detenute madri.

Segretaria Bernardini, è a conoscenza di casi simili, in Italia o in Europa?

“No, e il motivo è semplice: noi radicali essendo stati esclusi dal Parlamento non possiamo più entrare “a sorpresa” negli istituti penitenziari come abbiamo fatto costantemente nella passata legislatura. Il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria non fornisce dati recenti e dettagliati. L’ultima rilevazione risale al 31 dicembre del 2013; a quella data in carcere c’erano 40 bambini incarcerati con le loro madri, ma senza nessuna specificazione sull’età dei piccoli reclusi”.

Come si può risolvere la vicenda?

“Occorre innanzi tutto uscire dalla mentalità che il carcere sia l’unica pena da poter comminare e fare ricorso a pene alternative che possano abbattere i tassi di recidiva. Le madri detenute con i loro figli sono nella maggior parte dei casi povere e con gravissimo disagio sociale: rom, tossicodipendenti o rientranti nel giro della prostituzione. Sono i servizi sociali nel territorio ad essere disastrosi e, in molte zone del Paese, incapaci di offrire risposte che valgano per il futuro”.


Le pene alternative per le donne madri sono inefficaci?

“Dipende dalla pena. Faccio un esempio. Se dai a una giovane detenuta di etnia rom la detenzione presso uno dei campi-lager che sono stati creati nelle periferie degradate delle città, certo che la pena è inefficace. Se invece le consenti di andare in una casa-famiglia dotata di personale qualificato e motivato, per quelle giovani vite si aprono nuove prospettive di integrazione”.

Una legge del 2011 ha aumentato l’età dei bambini che possono stare con le madri, a patto però che stiano in un istituto a custodia attenuate. Firenze però lo aspetta da anni. In Italia ne esistono solo due. Il Governo italiano che cosa dovrebbe fare? Che giudizio dà sulla legge? Siamo di fronte a un caso fuorilegge?

“L’esser fuorilegge delle istituzioni ad ogni livello, in Italia, è la normalità. Soprattutto se parliamo di Diritti Umani fondamentali. Le condanne che riceviamo dall’Europa per “trattamenti inumani e degradanti” lo provano costantemente. La legge del 2011 era sbagliata e noi radicali in Parlamento abbiamo cercato di correggerla in tutti i modi con i nostri emendamenti. Ma in televisione chi ci andava a farsi bello? Proprio i propugnatori di quella norma fallimentare! Se lo ricorda il ministro Alfano quando con la sua faccia da Alfano proclama su tutte le reti “mai più bambini in carcere”?”


Non trova paradossale questa situazione? Si creano leggi per avere un effetto deflattivo del numero di bambini presenti nelle carceri, e a protezione delle detenute madri, ma questo poi non avviene.

“Certo che lo trovo fallimentare, come lo è qualsiasi questione che non rispetti la legalità, perché a farne le spese sono sempre i più emarginati, mica quelli che possono permettersi buoni college di difesa! E parlando di bambini, vorrei che si affrontasse anche il problema delle decine di migliaia di bambini che vanno a trovare i genitori in carcere. La maggior parte di loro lo fanno in condizioni di umiliazione e di degrado, assieme ai loro parenti. Provi ad andare a Poggioreale e ad assistere ad una fila triste e infinita, terminata la quale è prevista per i piccolo l’ispezione del pannolino…”.

Ma gli Icam sono davvero la soluzione adatta?

“Considerato l’esiguo numero di madri detenute con i loro bambini sarebbe molto meglio prendere le case-famiglia. Ma forse il problema è che costano troppo poco… per specularci sopra”.

Valter Vecellio: Usarono Tortora per coprire il patto Stato-camorra

Da Notizie Radicali,  l'editoriale




30-06-2014

Il dottor Diego Marmo nella bella e importante intervista rilasciata a “Il Garantista”, sia pure trent’anni dopo, chiede scusa a Enzo Tortora; ci ricorda che la sua requisitoria si svolse sulla base dell’istruttoria dei colleghi Lucio Di Pietro e Felice Di Persia, e “gli elementi raccolti sembrarono sufficienti per richiedere una condanna”; che per tutti questi anni ha convissuto con il tormento e il rammarico di aver chiesto la condanna di un uomo innocente; che fu a causa del suo temperamento focoso e appassionato che definì Tortora “cinico mercante di morte” e “uomo della notte”. Va bene, anche se si potrebbe discutere e controbattere tutto.

Per via del mio lavoro di giornalista al “TG2” mi sono occupato per anni del “caso Tortora” che era in realtà il caso di centinaia di persone arrestate (il “venerdì nero della camorra”, si diceva), per poi scoprire che erano finite in carcere per omonimia o altro tipo di “errore” facilmente rilevabile prima di commetterlo, e che si era voluto dare credito, senza cercare alcun tipo di riscontro, a personaggi come Giovanni Pandico, Pasquale Barra ‘o animale, Gianni Melluso. Ho visto decine e decine di volte le immagini di quel maxi-processo, per “montare” i miei servizi, e decine e decine di volte quella convinta requisitoria del dottor Marmo; che a un certo punto pone una retorica domanda: “…Ma lo sapete voi che più cercavamo le prove della sua innocenza, più emergevano elementi di colpevolezza?”. Cercavamo…Anche Marmo, sembrerebbe di capire, cercava. E quali gli elementi di colpevolezza che emergevano durante il paziente lavoro di ricerca delle prove di innocenza? Non basta dire che la requisitoria del dottor Marmo si è svolta sulla base dell’istruttoria deli colleghi Di Pietro e Di Persia. Non basta.

Il 18 maggio di ventisei anni fa Enzo Tortora ci lasciava, stroncato da un tumore, conseguenza – si può fondatamente ritenere – anche del lungo e ingiusto calvario patito. Chi scrive fu tra i primi a denunciare che in quell’operazione che aveva portato Enzo in carcere assieme a centinaia di altre persone, c’era molto che non andava; e fin dalle prime ore: Tortora era stato arrestato nel cuore della notte e trattenuto nel comando dei carabinieri di via Inselci a Roma, fino a tarda mattinata, fatto uscire solo quando si era ben sicuri che televisioni e giornalisti fossero accorsi per poterlo mostrare in manette. Già quel modo di fare era sufficiente per insinuare qualche dubbio, qualche perplessità. Ancora oggi non sappiamo chi diede quell’ordine che portò alla prima di una infinita serie di mascalzonate.

Manca, tuttavia, a distanza di tanti anni da quei fatti, la risposta alla quinta delle classiche domande anglosassoni che dovrebbero essere alla base di un articolo: “perché?”. Forse una possibile risposta sono riuscito a trovarla, e a suo tempo, sempre per il “TG2”, riuscii a realizzare dei servizi che non sono mai stati smentiti, e ci riportano a uno dei periodi più oscuri e melmosi dell’Italia di questi anni: il rapimento dell’assessore all’urbanistica della Regione Campania Ciro Cirillo da parte delle Brigate Rosse di Giovanni Senzani, e la conseguente, vera, trattativa tra Stato, terroristi e camorra di Raffaele Cutolo. Venne chiesto un riscatto, svariati miliardi. Il denaro si trova, anche se durante la strada una parte viene trattenuta non si è mai ben capito da chi. Anche in situazioni come quelle c’è chi si prende la “stecca”. A quanto ammonta il riscatto? Si parla di circa cinque miliardi. Da dove viene quel denaro? Raccolto da costruttori amici. Cosa non si fa, per amicizia! Soprattutto se poi c’è un “ritorno”.

Il “ritorno” si chiama ricostruzione post-terremoto, i colossali affari che si possono fare; la commissione parlamentare guidata da Oscar Luigi Scalfaro accerta che la torta era costituita da oltre 90mila miliardi di lire. Peccato, molti che potrebbero spiegare qualcosa, non sono più in condizione di farlo: sono tutti morti ammazzati: da Vincenzo Casillo luogotenente di Cutolo, a Giovanna Matarazzo, compagna di Casillo; da Salvatore Imperatrice, che ebbe un ruolo nella trattativa, a Enrico Madonna, avvocato di Cutolo; e, tra gli altri, Antonio Ammaturo, il poliziotto che aveva ricostruito il caso Cirillo in un dossier spedito al Viminale, “mai più ritrovato”.

Questo il contesto. Ma quali sono i fili che legano Tortora, Cirillo, la camorra, la ricostruzione post-terremoto? Ripercorriamoli. Che l’arresto di Tortora costituisca per la magistratura e il giornalismo italiano una delle pagine più nere e vergognose della loro storia, è assodato. Quello è stato fatto lo si sarà fatto in buona o meno buona fede, cambia poco. Le “prove”, per esempio, erano la parola di Pandico, camorrista schizofrenico, sedicente braccio destro di Cutolo: lo ascoltano diciotto volte, solo al quinto interrogatorio si ricorda che Tortora è un cumpariello. Barra è un tipo che in carcere uccide il gangster Francis Turatello e ne mangia per sfregio l’intestino…Con le loro dichiarazioni danno il via a una valanga di altre accuse da parte di altri quindici sedicenti “pentiti”: curiosamente, si ricordano di Tortora solo dopo che la notizia del suo arresto è diffusa da televisioni e giornali. Questo in istruttoria non era emerso? E il sedicente numero di telefono in un’agendina, mai controllato, neppure questo? C’è un documento importante che rivela come vennero fatte le indagini, ed è nelle parole di Silvia Tortora, la figlia. Quando suo padre fu arrestato, le chiesi, oltre alle dichiarazioni di Pandico e Barra cosa c’era? “Nulla”. Suo padre è mai stato pedinato, per accertare se davvero era uno spacciatore, un camorrista? “No, mai”. Intercettazioni telefoniche? “Nessuna”. Ispezioni patrimoniali, bancarie? “Nessuna”. Si è mai verificato a chi appartenevano i numeri di telefono trovati su agende di camorristi e si diceva fossero di suo padre? “Lo ha fatto, dopo anni, la difesa di mio padre. E’ risultato che erano di altri”. Suo padre è stato definito cinico mercante di morte. Su che prove? “Nessuna”. Suo padre è stato accusato di essersi appropriato di fondi destinati ai terremotati dell’Irpinia. Su che prove? “Nessuna. Chi lo ha scritto è stato poi condannato”. Qualcuno ha chiesto scusa per quello che è accaduto? “No”.
Arriviamo ora al nostro “perché?” e al “contesto”. A legare il riscatto per Cirillo raccolto i costruttori, compensati poi con gli appalti e la vicenda Tortora, non è un giornalista malato di dietrologia e con galoppante fantasia complottarda. È la denuncia, anni fa, della Direzione Antimafia di Salerno: contro Tortora erano stati utilizzati “pentiti a orologeria”; per distogliere l’attenzione della pubblica opinione dal gran verminaio della ricostruzione del caso Cirillo, e la spaventosa guerra di camorra che ogni giorno registra uno, due, tre morti ammazzati tra cutoliani e anti-cutoliani. Fino a quando non si decide che bisogna reagire, fare qualcosa, occorre dare un segnale.

E’ in questo contesto che nasce “il venerdì nero della camorra”, che in realtà si rivelerà il “venerdì nero della giustizia”. Nessuno dei “pentiti” che hanno accusato Tortora è stato chiamato a rispondere per calunnia. I magistrati dell’inchiesta hanno fatto carriera. Solo tre o quattro giornalisti hanno chiesto scusa per le infamanti cronache scritte e pubblicate. Il dottor Marmo dice di aver agito in buona fede, non c’è motivo di dubitarne. Ma la questione va ben al di là della buona fede di un singolo. Stroncato dal tumore, Enzo ha voluto essere sepolto con una copia della “Storia della colonna infame”, di Alessandro Manzoni. Sulla tomba un’epigrafe, dettata da Leonardo Sciascia: “Che non sia un’illusione”. Da quella vicenda è poi scaturito grazie all’impegno radicale, socialista e liberale, un referendum per la giustizia giusta. A stragrande maggioranza gli italiani hanno votato per la responsabilità civile del magistrato. Referendum tradito da una legge che va nella direzione opposta; e oggi il presidente del Consiglio Renzi e il ministro della Giustizia Orlando approntano una serie di norme che vanno in direzione opposta rispetto a quanto la Camera dei Deputati ha votato qualche settimana fa.
(da “Il Garantista”)

30 aprile 2014

PANNELLA: "IL 2 MAGGIO MATTINA SARO’ A TERAMO IN PIAZZA MARTIRI"


Marco Pannella,  in satyagraha dallo scorso 21 aprile per chiedere la fuoriuscita dell’Italia dalla illegalità sulla giustizia e le carceri, trascorrerà l’intera mattina del 2 maggio, giorno del proprio compleanno, a Teramo, sua città natale, in Piazza Martiri.
​Ne dà notizia lo stesso Pannella attraverso  Radio Radicale:

“Trascorrerò la mattina del 2 maggio a Teramo  - spiega Pannella - per fare il punto sul Satyagraha, rilanciare la lotta nonviolenta e dare così un segno tangibile di solidarietà e gratitudine al consiglio regionale dell’Abruzzo che ieri ha approvato all’unanimità una risoluzione a sostegno della nostra lotta nonviolenta.

Da Teramo rilanceremo la nostra iniziativa, condotta insieme al Presidente della Repubblica e al Papa, per proseguire la nostra lotta ed evitare che accada a Bergoglio quello che accadde a Papa Giovanni Paolo II (che non riuscì a vedere approvato il provvedimento di amnistia chiesto  in Parlamento il 14 novembre 2002 ,n.d.r.)
Sarò in piazza con i nostri compagni radicali teramani e con i cittadini che vorranno stare insieme a noi”.

Chi pensa di essere a Teramo il 2 maggio mattina con Pannella, preannunci la tua partecipazione scrivendo a pannella@radicali.it .

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Partito Radicale Nonviolento Transnazionale Transpartito

www.radicalparty.org

5 marzo 2014



 L'APPELLO

CARCERI: «è un problema da non trascurare nemmeno un giorno in più» [Giorgio Napolitano, 17 dicembre 2013]

Abbiamo contato gli anni, ora contiamo i giorni.

Gli obiettivi e gli interlocutori del nostro Satyagraha.


Alla mezzanotte di giovedì 27 febbraio mancheranno 90 giorni a quel 28 maggio fissato per l’Italia dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo come termine ultimo per porre fine alla tortura praticata nei confronti dei detenuti ristretti nelle nostre carceri.


Sia chiaro, non ci sarà appello perché il tempo è già scaduto da anni per le reiterate condanne non adempiute da parte del nostro Paese. Non rispettare il termine implicherebbe logicamente, necessariamente, il ricorso alle estreme possibilità e capacità di autodifesa dell’Unione Europea, quali la sospensione o addirittura l’espulsione dall’Unione stessa.
E’ semplicemente inaccettabile – e perciò da radicali non possiamo accettarlo – che le questioni poste dal Presidente della Repubblica con il suo messaggio alle camere dell’8 ottobre scorso siano state finora inascoltate, oscenamente schernite. Sono fuori strada un Parlamento e un Governo che pensino di cavarsela con qualche “salva carcere” il cui esito sarà quello di qualche migliaio di detenuti in meno.

Il Presidente Napolitano lo ha detto: non c’è da perdere nemmeno un giorno. E, invece, sono stati persi anni, mesi, giorni, vite umane straziate a migliaia, mentre lì – praticamente nella porta a fianco – si ascoltavano le urla provocate da un dolore insopportabile nei corpi e nelle anime.  Una sofferenza inflitta per mano dello Stato che fa strame di leggi il cui rispetto è obbligato, leggi riguardanti i Diritti Umani fondamentali, scritte nella Costituzione italiana, nella Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, nella Dichiarazione universale dei Diritti Umani.

L’obiettivo del Satyagraha è lineare e semplice: chiediamo che le nostre istituzioni mettano in atto tutti quei provvedimenti legislativi volti ad eseguire quanto richiesto dalla Corte di Strasburgo con la sentenza Torreggiani e cioè a rimuovere le cause strutturali e sistemiche del sovraffollamento carcerario che generano i trattamenti disumani e degradanti nelle nostre carceri (violazione dell’art. 3 della Convenzione – TORTURA).

Gli interlocutori del nostro Satyagraha sono il Governo nella persona del Presidente del Consiglio Matteo Renzi, il Ministro della Giustizia Andrea Orlando, il Parlamento nelle persone del Presidente del Senato Pietro Grasso e della Presidente della Camera Laura Boldrini.

Il nostro dialogo nonviolento non vuole costringere alcuno dei nostri interlocutori istituzionali a fare ciò di cui non è convinto. Il Satyagraha vuol dire fermezza nella verità ed esclude qualsiasi forma di violenza o di ricatto.

Marco Pannella con i suoi lunghi scioperi della fame e della sete ha sempre detto che per il nonviolento la sconfitta più grande è se qualcuno muore e ha sempre sconsigliato lo sciopero della sete in carcere perché i detenuti non hanno la possibilità di sottoporsi a quei controlli medici che sono necessari e possibili solo a chi è fuori e in contatto con strutture sanitarie competenti. Le decine di migliaia di detenuti e di loro familiari  che in questi anni si sono associati al Satyagraha radicale questo lo hanno capito. Non c’è alcun ricatto nella nostra azione, vogliamo solo dialogare con le istituzioni chiedendo ai nostri interlocutori di rispettare la loro stessa legalità, in primo luogo, la Costituzione sulla quale hanno giurato.

Nel suo messaggio al Parlamento dell’8 ottobre 2013 – il primo e unico dei suoi due mandati – il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha voluto richiamare la sentenza della Corte Costituzionale (n. 210 del 2013) con la quale essa ha stabilito che, in caso di pronunce della Corte europea dei diritti dell'uomo che accertano la violazione da parte di uno Stato delle norme della Convenzione, "è fatto obbligo per i poteri dello Stato, ciascuno nel rigoroso rispetto delle proprie attribuzioni, di adoperarsi affinché gli effetti normativi lesivi della Convenzione cessino".

Ed è lo stesso Presidente della Repubblica che, dopo aver elencato tutta una serie di provvedimenti in tema di decarcerizzazione e depenalizzazione, ad ammonire nel suo messaggio che “tutti i citati interventi - certamente condivisibili e di cui ritengo auspicabile la rapida definizione - appaiono parziali, in quanto inciderebbero verosimilmente pro futuro e non consentirebbero di raggiungere nei tempi dovuti il traguardo tassativamente prescritto dalla Corte europea. Ritengo perciò necessario intervenire nell'immediato con il ricorso a "rimedi straordinari".” E’ dunque il Presidente Napolitano a indicare Amnistia e Indulto non solo per interrompere – senza perdere un solo giorno – i trattamenti inumani e degradanti nelle nostre carceri, ma anche per accelerare i tempi della Giustizia perché anche sulla giustizia “ritardata” (che è giustizia negata) abbiamo un fardello ultratrentennale di condanne europee per violazione dell’art. 6 della Convenzione Europea dei Diritti Umani riguardante l’”irragionevole durata dei processi”.

Noi vivremo i giorni che ci separano dal 28 maggio, in Satyagraha, dialogando con le istituzioni e controllando giorno dopo giorno quali azioni concrete verranno messe in atto per porre fine alla flagranza criminale in cui da anni vive il nostro Stato. Stato di illegalità che, oltre al suo portato di violenza e di morte, umilia e discredita le nostre istituzioni in Europa e nel mondo.




7 novembre 2013

italialaica news n. 120/2013


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28 febbraio 2013

E ora, chi farà quello che in Parlamento hanno fatto i radicali? Severino, impudente fino all’ultim

Valter Vecellio
Notizie Radicali.it 28-02-2013
L’ultimo numero del settimanale “L’Espresso”, quello, per intenderci, con l’iroso e ferino faccione di Beppe Grillo in copertina, pubblica un paio di interessanti articoli. Il primo, Inferno in cella”, è di Lirio Abbate: racconta come nelle carceri italiane vi siano sempre più detenuti, e in condizioni sempre peggiori; a fronte di ciò, lo Stato spreca una quantità incredibile di denaro in piani inutili. Il tutto viene definito con lapidaria esattezza: “una vergogna nazionale”. Segue una seconda inchiesta, di Paolo Biondani e Arianna Giunti, “Se questi sono uomini: malati con cancro e AIDS, senza cura, donne con neonati in gabbia, sporcizia ovunque”.
Due belle inchieste, accurate e documentate, che raccontano ai lettori dell’“Espresso” la situazione i Radicali ben conoscono e da sempre denunciano. Nel racconto di questo “inferno in cella”, a un certo punto Lirio Abbate annota: “Il dramma è stato praticamente ignorato dalla campagna elettorale, con l’unica eccezione dei Radicali, soli a portare avanti una battaglia di civiltà per l’amnistia”.
Ripetiamolo, perché credo è giusto dare atto ad Abbate quello che è suo, e non capita di frequente di dover riconoscere: “…Il dramma è stato praticamente ignorato dalla campagna elettorale, con l’unica eccezione dei Radicali, soli a portare avanti una battaglia di civiltà per l’amnistia”. Tanto più che Abbate è “recidivo”: a conclusione del suo articolo, scrive, riprendendo quasi letteralmente le stesse parole, quasi nel timore che al lettore la prima volta il concetto sia sfuggito: “Oggi nella campagna elettorale la questione delle carceri è stata ignorata. Solo i Radicali hanno continuato, senza sosta a proporre il problema. E ora toccherà al nuovo Parlamento dare risposte concrete per uscire da quella che il presidente ha definito una ‘situazione mortificante’, ribadendo senza mezzi termini ‘Sono in gioco l’onore e il prestigio dell’Italia”.

Ora non c’è il minimo dubbio che, pur se fuori dalle istituzioni parlamentari l’impegno e la mobilitazione radicale non verrà meno, anche se con nuove difficoltà e problemi che si troverà il modo di risolvere. Ma la questione della Giustizia, non solo delle carceri, ora, là dentro, alla Camera e al Senato, da chi verrà agitato, portato avanti? E come? Ecco: quanti, pur potendolo fare, hanno scelto di non votare per le liste di “amnistia, Giustizia e Libertà”, hanno reso più difficile ai radicali il poter continuare a fare quello che hanno finora fatto; ma il danno vero l’hanno fatto a loro stessi. Perché tutti paghiamo le storture di una giustizia che non c’è, è negata.
Per inciso: sempre nell’inchiesta di Lirio Abbate si legge che mentre i detenuti sono costretti a vivere come bestie in quello che viene definito un inferno, “alcuni magistrati al vertice dell’amministrazione penitenziaria godono di benefit scandalosi: hanno diritto ad appartamenti anche nel centro storico di Roma con un canone di sei euro al giorno, acqua, luce, gas e pulizie compresi, che non tutti però pagano. Un privilegio che, come nel caso di Gianni Tinebra, da sette anni procuratore generale a Catania, mantengono ancora dopo aver lasciato l’incatrico. E per arredare queste foresterie non si risparmia sui lussi: sul tetto-terrazza di una è stata installata una jacuzzi con idromassaggio, in salotto TV da sessanta pollici costate duemila euro, sui pavimenti tappeti persiani e si arriva alla follia di far pagare 250 euro lo scopino di un bagno. Sarò uno scopino d’oro massiccio, chissà. Un radicale in Parlamento di questa cosa avrebbe chiesto conto, e l’avrebbe denunciata. Ora che i radicali li hanno esclusi, perché hanno preferito nominare i fedeli e liberarsi dei leali, chissà.
In compenso la signora ministro dell’(In)giustizia Paola Severino fino all’ultimo ci tiene a ricordarci come l’espressione che Marco Pannella regalò a Dario Franceschini in una celebre puntata di “Ballarò” possa essere estesa anche a lei.
Non mi impegnerò in politica, non mi sono candidata", fa sapere e già uno tira un sospiro di sollievo, la situazione è già quella che è, non c’è bisogno di peggiorarla ulteriormente. Però l’ottimismo viene subito mortificato, perché fa sapere che "continuerò ad occuparmi del mondo della giustizia e delle carceri in altri ruoli, ad esempio, come docente universitario". La signora ministro dell’(In)giustizia questa promessa l’ha fatta nel corso di un incontro con la stampa in occasione della sua visita in Sicilia ad alcune carceri. E ha poi aggiunto: “Io parlo con i detenuti e tra loro c’è apprezzamento per l’attenzione, in particolare del presidente della Repubblica, data alle condizioni del sistema carcerario. Ma c’è anche delusione per lo stop sul versante delle misure alternative. Il discorso della speranza è importante". Non è la prima volta che siamo assaliti dal dubbio: c’è o ci fa? Risposta: c’è e ci fa. Perché poi si è manifestato rammarico per il fatto che abbia votato solo il 5 per cento della popolazione carceraria che aveva il diritto di farlo. Segno, ne ha dedotto, di una perdita di speranza.
La buona educazione impedisce di commentare come sarebbe giusto e adeguato simili sbalorditive affermazioni. Si informi sulle mille pastoie burocratiche, sulla nessuna informazione che è stata assicurata. Si faccia portare dall’ufficio stampa gli articoli di Lirio Abbate, Paolo Biondani e Giunti; e in un sussulto di pudore, taccia e cerchi di farsi dimenticare.


Giornalista professionista, attualmente lavora in RAI. Dirige il giornale telematico «Notizie Radicali», è iscritto al Partito Radicale dal 1972, è stato componente del Comitato Nazionale, della Direzione, della Segreteria Nazionale.

21 ottobre 2012

da Notizie Radicali: Valentina Ascione - Inferno carceri e Grillo chiama Beauty Farm

Proprio nei giorni in cui Beppe Grillo paragonava le nostre galere a delle "beauty farm", nelle quali Totò Cuffaro e Lele Mora hanno potuto perdere peso a spese dei contribuenti, dietro le sbarre di questi esclusivi centri benessere si ammazzavano almeno altri quattro detenuti.
Il primo a Belluno, dove Mounir Bachtragga, tunisino di 23 anni, era stato da poco trasferito. Non è stato semplice conoscere il suo nome, del resto è già tanto che si sia venuto a sapere del suo decesso, visto che ci son voluti quattro giorni perché la notizia trapelasse dalle fitte maglie del silenzio che avvolge la vita e la morte in carcere.
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18 luglio 2012

dal 18 luglio quattro giorni di nonviolenza: partecipa!

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AMNISTIA SUBITO!
Dal 18 luglio quattro giorni di nonviolenza,
di sciopero della fame e di silenzio


Oggi comincia quell’iniziativa che per comodità si può riassumere in “quattro giorni di digiuno e di silenzio”. Anche qui, una briciola di curiosità sarebbe cosa normale.
 Che cosa vorrà mai dire: “di silenzio”?
 Marco Pannella, Emma Bonino, i radicali, e tutti coloro che – dentro e fuori le carceri si vorranno unire a loro – per quattro giorni oltre a nutrirsi di cappuccini, si asterranno dal parlare, replicheranno – chissà – quel tipo di operazione di molti anni fa, quando i radicali si presentarono a una tribuna elettorale imbavagliati, e furono minuti lunghissimi, interminabili, che hanno fatto storia?
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PARTECIPA

Cari amici e compagni

ancora una volta Marco Pannella richiama la politica su ciò che definisce "la più grande questione istituzionale e sociale del nostro Paese", cioè lo stato della Giustizia civile e penale.

Non sono più solo i detenuti e i loro familiari, i direttori, gli agenti di polizia penitenziaria, gli psicologi, gli educatori, il personale sanitario e ammnistrativo, le associazioni che di carcere si occupano da anni, i volontarie i cappellani a condividere l'ennesimo allarme lanciato da Pannella.

Ora c'è una lettera aperta al Presidente della Repubblica promossa dal Prof. Andrea Pugiotto e sottoscritta da oltre cento professori ordinari di Diritto Costituzionale, di diritto Penale e di Procedura Penale. Si tratta di uno straordinario documento culturale, scientifico e politico che chiede al Presidente di farsi forte di una sua prerogativa prevista dal comma 2, art. 87 della nostra Costituzione: il messaggio alle Camere, per  favorire un processo deliberativo in Parlamento attraverso la formalizzazione delle sue preoccupazioni istituzionali e costituzionali così puntualmente ed efficacemente manifestate in occasione del convegno "Giustizia! In nome della Legge e del popolo sovrano" svoltosi un anno fa grazie all'invito e all'ospitalità del Presidente del Senato, Renato Schifani.

Questa straordinaria mobilitazione del mondo scientifico ha ridato anche a noi, incoraggiandoci, il senso della urgenza necessaria e possibile per alimentare la battaglia per la grande Riforma della Giustizia, riforma strutturale che può essere realizzata, su tutti i fronti, con la proposta di una amnistia, affinché le strutture esistenti – immediatamente e dopo trent'anni – fuoriescano dalla condizione criminale rispetto alla nostra Costituzione, rispetto alla giurisdizione europea e rispetto alla coscienza civile del nostro Paese.

Cosa vi chiediamo  con questa lettera?

1)  Di sottoscrivere la lettera/appello dei costituzionalisti al Presidente della Repubblica che puoi leggere integralmente sul sito www.amnistiasubito.it

2)  Di partecipare, nel modo che riterrete, ai quattro giorni di nonviolenza, di sciopero della fame e di silenzio. Il "silenzio" lo si può creare - perché dia i suoi frutti di riflessione interiore - partecipando a momenti di raccoglimento da vivere insieme agli altri nelle carceri o, semplicemente, nei luoghi che frequentiamo nella nostra vita quotidiana. Proviamo a farlo, magari radunando un po' di amici ad un'ora x, anche sui Facebook o Twitter, per 5, 10 minuti o mezz'ora. Mentre il rumore ci circonda costantemente, il silenzio va creato, è un'opera che cerchiamo di far diventare strumento della nonviolenza per riflettere su quanto ci accade e su come intervenire nella realtà di violenza, di sopraffazione e di illegalità che sempre più ci circonda. Attenzione, si tratta solo di spunti, ognuno può inventarsi le sue modalità di silenzio da condividere con gli altri.

Per sottoscrivere la lettera/appello dei Costituzionalisti al Presidente della Repubblica, e/o per partecipare, nel modo che si riterrà più consono, ai quattro giorni di nonviolenza, di sciopero della fame e di silenzio puoi riempire i moduli che sono sul sito www.amnistiasubito.it



Informazioni per iscriversi e contribuire alle iniziative del Partito Radicale
PACCHETTO ISCRIZIONI PER TUTTI I SOGGETTI DELL'AREA RADICALE
(Partito Radicale, Radicali italiani, Associazione Luca Coscioni, Nessuno Tocchi caino, Non c'è pace senza giustizia, Associazione Radicale "Esperanto", Lega internazionale antiproibizionista, Anticlericale.net, Certi Diritti):
590 euro anziché 1.100.

Iscrizione al Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito
Quota minima: 200 euro (0,55 euro al giorno)

Modalità di versamento
1) carta di credito : collegandosi al sito http://www.radicalparty.org/it/donation
2) vaglia postale e assegno : per il pacchetto iscrizioni l'intestazione deve essere "Partito Radicale - Via di Torre Argentina, 76 Roma".
3) bonifico postale : Partito Radicale IT33N0760103200000044855005 BPPIITRRXXX
4) bollettino postale : Partito Radicale 44855005
5) bonifico bancario : Partito Radicale IT56E0832703221000000002381 ROMAITRR

11 maggio 2012

L'AMNISTIA SPIEGATA IN 3 MINUTI


L'amnistia che i Radicali propongono non comprende gli omicidi.
I reati saranno quelli previsti dall'apposito ddl predisposto dal governo, come accade in questi casi.
Sì ci sono in giro troppi delinquenti ma se lo Stato non è in grado di tutelare la salute e la dignità dei detenuti, perde il diritto di privarli della libertà. Non è un concetto difficile da comprendere e condividere.


Comunque in Italia non siamo in presenza di un'emergenza criminale: gli omicidi erano 1.065 nel '92, poco più di 600 adesso. Quasi dimezzati, quindi, in concomitanza con la c.d. "ondata immigratoria".
La maggior parte di questi omicidi avviene "in famiglia" e anche questo non è poi così difficile da spiegare.


La situazione disastrosa delle carceri dipende soprattutto dal proibizionismo sulle droghe. Gli irregolari,  stranieri, se non commettono reati, non vanno in carcere.

14 febbraio 2012

da Notizie Radicali:Carceri e giustizia 1

  Valeria Centorame: Custodia cautelare: quando un uomo diventa Mister Numero
"Un uomo non può chiamarsi reo prima della sentenza del giudice, né la società può toglierli la pubblica protezione, se non quando sia deciso ch'egli abbia violati i patti coi quali le fu accordata. Quale è dunque quel diritto, se non quello della forza, che dia la podestà ad un giudice di dare una pena ad un cittadino, mentre si dubita se sia reo o innocente?".

Cesare Beccaria  - Dei delitti e delle pene


Oltre 28.000 persone recluse in carceri lager in attesa di giudizio. La metà sarà riconosciuta innocente. Quanti anni sono passati dal famoso "Dei delitti e delle pene"? Beccaria oggi avrebbe pronunciato e scritto le stesse identiche parole come atto di accusa nella nostra giustizia fallimentare e purtroppo sarebbero state "attualissime".
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Sentenza clamorosa da Lecce: carcere sovraffollato, detenuti da risarcire. Condannato all’ergastolo, 21 anni di carcere scontati. E’ innocente

  I detenuti vanno risarciti. A Reggio Calabria la Corte d’Appello dichiara innocente Giuseppe Gullotta, condannato all’ergastolo per la strage di Alcamo, 35 anni fa, quando due carabinieri furono uccisi nella locale stazione. Prima di vedersi riconosciuta la sua innocenza ha dovuto attendere 21 anni. Trascorsi in carcere.
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in ricordo di un amico magistrato

Cari Compagni T*LGBQ,
io penso che fino a quando non elimineremo in qualche modo il potere della chiesa cattolica che ingerisce impunemente e illecitamente sui diritti delle “diversità” e non solo in Italia ma nel resto del mondo, sbatteremo sempre la faccia su un muro di discriminazioni e razzismo senza soluzione di continuità.
Nel frattempo penso che sarebbe bene non fare offerte alle ONLUS e specie a quelle che fanno vedere “bambini violentati, morenti o da adottare a distanza” perché sono quasi tutte appartenenti alla chiesa che approfitta della sensibilità degli ascoltatori per incassare altri soldi per poi sputare meglio il loro veleno nel mondo e sulle reti tutte e non solo berlusconiane,sono molto pubblicizzate queste “richieste di aiuto” con
immagini, video e sottofondi musicali psicologicamente ben studiati !!!
Io penso che poi dovremmo essere vicini a chi ci è amico e andare a spendere da chi ci rispetta e accoglie cordialmente, da chi etero – amico sfida i pregiudizi che ci avvolgono per darci con coraggio una mano e la loro solidarietà e so che non è tanto ma è meglio che niente ed un esempio è la Magistratura che è il nostro unico baluardo contro lo strapotere che spesso illecitamente porta il Parlamento filo cattolico a varare leggi infami o a non varare leggi giuste in rispetto dei nostri diritti per tenere conto del volere di uno Stato straniero e parassita chiamato Vaticano che sbafa dai cittadini italiani più di 6 miliardi di euro all’anno come riferito dalle
Associazioni Laiche e Atee.
 Difendiamo e stiamo vicini ai nostri coraggiosi Magistrati perché qualsiasi abuso fatto con leggi ingiuste può poi facilmente essere impugnato da loro perché anticostituzionale o contro le normative comunitarie ed ecco perché Barlusconi e per me dietro c’è anche il Vaticano, cerca in tutti i modi  di piegare il potere della Magistratura alla faccia della nostra Costituzione che da lui è stata violata quasi tutta almeno per me.

Ora nelle reti berlusconiane stanno massacrando un poveretto di capitano della Concordia violando i diritti delle persone che possono essere giudicate solo nei luoghi competenti e i diritti dei detenuti mostrando in
continuazione il capitano in viso con una “presentatrice” di canale 5 che non solo per me non è una giornalista perché un giornalista non deve fare propri commenti e se è moderatore deve fare in modo da non permettere
linciaggi mediatici ma viola anche le disposizioni del regolamento deontologico dei giornalisti.
Il capitano ha sbagliato e deve pagare ma le prove e le accuse devono venire dagli organi competenti altrimenti si incorre anche nel reato penale dell’uso e abuso di compiti riservati alla polizia giudiziaria e alla Magistratura; io penso, da malignaccia, che parte di tutto questo montaggio aggressivo contro questa persona che poi ha sbagliato ma non è un delinquente inteso come malavitoso è fatto per “coprire” i processi di quel porco del loro padrone Berlusky con le baby zoccolette che si stanno tenendo se non sbaglio al Tribunale di Milano.
Scusate il mio sfogo ma voglio approfittare di questa mia per ricordare un Magistrato stupendo, il Dott. Vincenzo Petrocelli, Procuratore aggiunto al Tribunale di Taranto, immaturamente scomparso circa tre settimane fa. Un Magistrato che, con professionalità e dignità, aiutato dalla Polizia Giudiziaria della Guardia di Finanza e dei Carabinieri, ha osato combattere al mio fianco per 14 anni contro i soprusi che subivo mettendosi coraggiosamente in prima linea contro macchine burocratiche e cattorazziste come il Ministero della Difesa e la Marina Militare e i loro alti dirigenti sino a Roma, indagando anche il Vaticano nelle figure sia del polacco che del tedesco, mettendosi contro la malavita che ben si era organizzata nell’Arsenale della Marina militare di Taranto e contro la delinquenza che mi aggrediva per strada, combattendo al mio fianco anche nelle mie lotte contro il condominio in cui abito ecc. ecc. e quello che è valso per me è valso anche per ogni diversità che continuamente lotta contro i soprusi e abusi che subisce ingiustamente, ogni conquista fatto da ognuno di noi è un tassello in più contro il pregiudizio,la discriminazione e il razzismo.

Con questa mia vi allego un documento in cui per la prima volta  il Dott. Petrocelli mi notifica l’invito in Procura portandomi rispetto come a suo modo riuscì a fare,un Comunicato dell’ Alto Comando MM  dove si afferma disciplinarmente il rispetto delle diversità e ottenuto dopo che l’Ammiraglio Ispettore era stato messo sotto torchio dal Dott. Petrocelli e uno stralcio del mio libro "Diversa" penso che vi daranno coraggio per
continuare a testa alta a combattere chi ci vuole fare del male.
Il 22 di febbraio, presso la chiesa del Carmine, al centro di Taranto, verso le ore 17.00 ci sarà una commemorazione in onore del Dott. Vincenzo Petrocelli e, anche se mi costerà molto entrare in una chiesa, per onorarlo lo farò e magari anche qualcuno di voi, anche non conoscendolo, lo potrà onorare se non altro per il coraggio dimostrato nel lottare contro i pregiudizi verso le “diversità”, abbiamo perso molto e tutte/i e perderemo ancora tanto se la Magistratura sarà intaccata.

Dott.ssa Antonella Lucia Faiella , orgogliosamente donna transessuale
Taranto, 14 febbraio 2012
 antonellalucia@email.it

1 febbraio 2012

Giustizia, amnistia. Un promemoria

Valeria Centorame su Notizie Radicali.it
01-02-2012
Il Partito Radicale sta conducendo una lotta per la giustizia e la legalità proponendo l'Amnistia per la Repubblica, come apripista ad una vera e seria riforma della Giustizia. La maggior parte dei cittadini volutamente poco informati e disinformati dai media non ne conosce i dettagli, non ne conosce le motivazioni, non ne conosce le ragioni. I cittadini non hanno modo perciò di crearsi "una propria opinione" nel merito,  a causa del silenzio vergognoso dell'informazione pubblica che non da spazio ad un democratico dibattito sul tema.
Ho raccolto dopo una ricerca, alcune recenti dichiarazioni rilasciate sul tema Amnistia, indulto e sovraffollamento carcerario, citando di volta in volta la fonte e virgolettando le testuali parole utilizzate da alcune autorevoli voci del panorama italiano. Credo che la lettura delle dichiarazioni, avulse volutamente da commenti, possa chiarire un pochino le idee del perchè un provvedimento del genere susciti invece la vicinanza e l'adesione di molte autorevoli personalità e della maggior parte degli addetti del settore,  cioè di chi non ha bisogno di approfondimento mediatico proprio perchè il problema lo conosce da vicino. Sono oltretutto convinta che con la giusta informazione la maggior parte della società civile appoggerebbe tale proposta per tutte le ragioni che ad oggi le è negato conoscere.

Giorgio Napolitano, Presidente della Repubblica italiana:
«… il sistema carceri e giustizia riconosciuto al collasso… una realtà che ci umilia in Europa, L'emergenza va affrontata esaminando ogni possibilità di intervento e non escludendo pregiudizialmente nessuna ipotesi che possa rendersi necessaria».
(Intervento al convegno “Giustizia! In nome della legge e del popolo sovrano”.)
Carlo Federico Grosso, professore di diritto penale nell'Università di Torino, avvocato ed ex Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura: 
“Mi si chiede, infine, quali interventi ulteriori potrebbero essere utili e/o necessari allo scopo di risolvere l'emergenza carcere. Sul punto non ho dubbi: le uniche misure "svuota-carceri" efficaci nei confronti di tale emergenza sarebbero l'amnistia e l'indulto. Conosco le obbiezioni alle quali una simile proposta va incontro. Nondimeno insisto poiché, altrimenti, in tempi brevi non potrà esservi rimedio alla condizione carceraria ormai insostenibile. Naturalmente, se si vuole evitare di ripetere gli errori del passato, occorrerebbe che la scelta d'utilizzare ancora una volta (impropriamente) gli istituti di clemenza allo scopo di sfoltire la popolazione carceraria sia accompagnata da una forte iniziativa riformatrice di carattere generale. Il provvedimento di amnistia e d'indulto dovrebbe essere, in altre parole, accompagnato dall'impostazione di quella "riforma complessiva ed organica del sistema penale" che si auspica da anni per superare la crisi della giustizia italiana, ma che mai, fino ad ora, le forze politiche sono state in grado anche soltanto d'impostare: riforme di organizzazione del sistema giudiziario, riforma del codice penale, riforma del codice di procedura penale, accelerazione nella costruzione di nuove carceri, e via dicendo”.
(Intervista da penalecontemporaneo.it)
Alberto Gargani, professore ordinario presso il Dipartimento di Diritto Pubblico Membro della Facoltà di Giurisprudenza Settore scientifico disciplinare Diritto Penale IUS/17
“Siamo di fronte ad un fatto conforme al tipo legale materialmente lesivo di beni penalmente protetti, che presenta peraltro una peculiare nota distintiva: il carattere massivo e seriale dell'offesa le condizioni inumane e degradanti in cui si traduce il sovraffolamento danno luogo ad una situazione tipica ed antigiuridica, espressione di un travalicamento dei limiti oggettivi del dovere, per cui l'insieme determina la circostanza che il carcere sia definibile, oggi, in Italia, un' istituzione criminale”. Non criminogena, quello lo è sempre stata da quando è stata inventata, è un'istituzione criminale”.
(dal saggio sul Sovraffollamento carcerario e violazione dei diritti umani: un circolo virtuoso per la legalità dell’esecuzione penale)
Tullio Padovani, ordinario di diritto penale alla Scuola Superiore di Studi Universitari Sant'Anna di Pisa
“La tortura accettata come una normalità. Una normalità che diventa normativa e che si fa regola in qualche modo, e si fa regola ad esempio attraverso quella strana formula che è la capienza tollerabile degli istituti penitenziari. In realtà non si tratta di una situazione normativa, non si tratta di una situazione che sia regola, ma è una situazione che ha un altro nome. Chiaro, univoco, indiscutibile: si chiama delitto di maltrattamenti in base all'art. 572 del codice penale”.
(da “Relazione sullo stato dell’amministrazione penitenziaria”) 
Antonio Buonaiuto, Presidente della Corte di Appello di Napoli (distretto giudiziario più grande d'Italia)
“… il rimedio principe sarebbe un'amnistia, per eliminare il grosso carico di arretrati. È un fardello, un debito pubblico, un debito giudiziario che ci portiamo dietro. Naturalmente questa amnistia lascerebbe fuori i reati maggiori, quelli più gravi, ma bisogna avere il coraggio di dire queste cose. La crisi economica e le azioni di contrasto hanno fatto venir meno le tradizionali vie criminali di approvvigionamento, quelle delinquenziali tipiche, basti pensare all'azione di contrasto all'usura, al pizzo e simili. Di riflesso, sul piano del crimine si compensa con il furto, la rapina etc”.
(Intervista rilasciata al “TGR Campania il 25 gennaio 2012)
Ferdinando Imposimato, già magistrato e parlamentare. Avvocato penalista, presidente onorario aggiunto della Suprema Corte di Cassazione. 
Invocando l'amnistia come soluzione al problema carcerario ha inoltre  sostenuto che: “…oggi in carcere c'è per la maggior parte microcriminalità che non rappresenta una minaccia allo stato sociale”.
(Intervista a “La vita in diretta”, 10 gennaio 2012)
Giovanni Palombarini, Magistratura Democratica 
“… Il numero dei detenuti, molti dei quali non sono neppure condannati in via definitiva, continua ad aumentare, come quello dei suicidi. Magistratura Democratica, io penso, dovrebbe fare propria la proposta di amnistia e indulto,  affiancandosi pubblicamente, anche con una sua iniziativa, a coloro che nella società insistono per l’amnistia”.
(da “Magistraturademocratica.it)
Giovanna Di Rosa responsabile per le carceri del Consiglio superiore (Csm)
“… sì all’amnistia… e poi non lasciamoli in mezzo a una strada. È indispensabile intervenire, è un rimedio estremo, ma da adottare. Questa misura va accompagnata alla costruzione di una rete sul territorio, perché in carcere ci sono i cittadini più poveri, e non devono trovarsi fuori, in mezzo a una strada, senza un soldo”.
(da “Ristretti Orizzonti”)
Enrico Sbriglia, Direttore di Istituto Penitenziario e Segretario del sindacato più rappresentativo dei direttori penitenziari 
«La situazione nelle carceri è così critica…che richiede una soluzione straordinaria: non possiamo aspettare la revisione del codice penale; occorre avere il coraggio di tagliare, con un'amnistia, l'enorme numero della popolazione detenuta che ormai viaggia verso le 68.000 unità».
Ada Palmonella psicologo esperto del Tribunale Penale e Civile di Roma, esperto del Ministero di Giustizia per gli Istituti Penitenziari
"… Dopo un solo pomeriggio trascorso a Regina Coeli… penserebbe che ci sono, evidenti, le condizioni per l’amnistia". Quell'amnistia su cui non c'è accordo politico e per questo considerata impraticabile. Ma allora, a meno di un accordo per continuare a tenere migliaia di detenuti in carceri sempre più simili a cloache, la politica si impegni seriamente a trovarne uno su interventi alternativi ma sostanziali, in grado di decongestionare rapidamente il sistema carcerario. Perché ogni giorno che passa senza soluzioni, né proposte è una prova in più che inchioda la classe dirigente alle proprie responsabilità di fronte a questa tortura di Stato”.
(da “Lettera aperta al presidente della Repubblica”)
Filippo Facci giornalista e scrittore
“… Sono favorevole a un’amnistia. In un Paese civile, l’obiettivo dovrebbe essere la giusta oscillazione tra la cultura della legalità e il rispetto delle garanzie, ma da noi - è destino, pare - tutto si traduce nell’oscillazione tra il peggior forcaiolismo e il garantismo più peloso, per fare l’amnistia ci vorrebbe un governo meno ossessionato dal consenso”.
(da “Tempi”)
Enrico Mentana, giornalista 
“In generale è criminale l’assenza totale di dibattito tra le forze parlamentari, escluso chi, come i radicali, meritoriamente lo fa da sempre sul tema della condizione nelle carceri. Purtroppo un quindicennio di botte da orbi tra guelfi e ghibellini sui temi della giustizia soltanto centrati su una persona hanno portato a dimenticare e distorcere completamente tutti i problemi della condizione carceraria, quindi ogni iniziativa è assolutamente benemerita”.
(da “Ristretti Orizzonti”)
Antonio Socci giornalista e scrittore
“Aderisco a questa idea di una pacificazione che riguardi tutta la nostra società, oltre a quella politica e che metta in primo piano i nostri amici, fratelli carcerati, che sono costretti a vivere in una situazione drammatica, per cui è saggio e sacrosanto riprendere l’antico appello di Giovanni Paolo II, che ci esortava a una misura di clemenza che sani una situazione davvero intollerabile”.
(da “Ristretti Orizzonti”)
Roberto Saviano giornalista, scrittore 
“… In carcere un suicidio ogni cinque giorni. Le condizioni di vita sono spesso disumane. «I detenuti in Italia sono cresciuti dell’80% in 10 anni e le strutture rimaste invariate: 80mila detenuti per 50mila posti…È dal funzionamento di carceri e sistema giudiziario che si misura la democraticità di un Paese. E l'Italia ha molta strada da fare”.
(dalla sua pagina su Facebook e Twitter)
Andrea Oliviero Presidente Nazionale delle Acli 
“… non possiamo accettare che si scenda sotto i livelli del rispetto della dignità umana. Bisogna avere il coraggio di affrontare un provvedimento d’urgenza nel nostro paese, perché la situazione delle carceri sta diventando esplosiva. È importante che non si proceda in maniera scoordinata, come avvenne l’ultima volta che si scelse per un provvedimento di indulgenza. Si tratta di scelte di civiltà, che vanno fatte spiegandole al Paese, dati alla mano. Anche perché la Lega Nord, che è all’opposizione, remerà contro. Tutta la società civile deve assumersi questa responsabilità, perché l’amnistia non va vissuta come se fosse un colpo di spugna: bisogna inserire collateralmente un elemento rieducativo, che nelle nostre carceri non è quasi mai presente”.
(da “Ristretti Orizzonti”)
Carlo Costalli, presidente del Movimento cristiano lavoratori
Costalli si esprime a favore di “un’amnistia selezionata, legata ad alcuni tipi di reato. Bisogna assolutamente affrontare il tema. Il Vaticano ha definito quella di Monti una bella squadra e la presenza cattolica in questo nuovo esecutivo credo possa contribuire in maniera positiva a una valutazione serena, e non ideologica. È una carta in più, che non va sprecata: quando il tema dell’amnistia è stato trattato in passato ha subito opposte partigianerie. Occorre invece fare un discorso nazionale, pragmatico, pacifico”.
(da “Ristretti Orizzonti”)

Di seguito invece alcuni degli aderenti All'appello a sostegno della lotta nonviolenta di Marco Pannella  che invita a prendere in considerazione anche la possibilità di un'amnistia “per la repubblica, per la giustizia e per la legalità”: 
 
270 Deputati e 101 Senatori - ovvero il 39% dei 954 parlamentari totali - hanno dunque sottoscritto l'appello di Pannella: si tratta del 43% della Camera e del 31 % del Senato. A loro si aggiungono 13 Europarlamentari, 19 Sindaci, 5 Presidenti di Provincia e 2 Presidenti di Regione.
Tra i firmatari
Dal mondo della politica: Ministro Gianfranco Rotondi per l'attuazione del programma del Governo, Rosy Bindi, Paola Binetti, Anna Paola Concia, Benedetto Della Vedova, Walter Veltroni, Clemente Mastella, Rita Borsellino, Deborah Serracchiani, Nichi Vendola, Giuliano Pisapia.
Numerosi direttori ed operatori penitenziari (dagli educatori agli psicologi) che non citeremo per il grande numero.
E poi giuristi, intellettuali, giornalisti, personalità dell’arte e dello spettacolo come Lucio Dalla, Maurizio Costanzo, Vittorio Feltri, Dario Fo, Clemente Mimun, Riccardo Pacifici, presidente della Comunità ebraica di Roma; Angelo Panebianco, Franca Rame, Ilona Staller, Luigi Frati Rettore Univ. di Roma “La Sapienza”, Renzo Arbore, Franco Battiato, Ennio Morricone, Ornella Vanoni, Vittorio Sgarbi, Oliviero Toscani, Paolo Villaggio, Claudio Bisio, Marco Berry delle Iene”.

La marcia del Natale del 2005 per la richiesta di Amnistia (che non fu varata, e ne rimase orfano invece l'indulto nel 2006) vide partecipi tra gli altri Giorgio Napolitano, Don Andrea Gallo,  la suddetta marcia promossa da Marco Pannella, ebbe un lunghissimo elenco di adesioni bipartisan come Andreotti, Cossiga, Bertinotti, Macaluso, Ferrara e Rodotà, Manconi, D’Alema, Brutti, Macaluso, Russo Spena, Taradash, Paolo Cento, Franco Giordano e Leo Solari; molti socialisti, fra cui Villetti, De Michelis, il presidente della Regione Abruzzo Del Turco ed Boselli. Hanno partecipato alla marcia anche alcuni giornalisti, tra i quali Lucia Annunziata, il direttore dell’Unità, Antonio Padellaro, e Valentino Parlato.
Ormai ed anche grazie alla battaglia radicale, (e di cui in Senato si è dibattuto sempre grazie all'autoconvocazione promossa dai radicali)  ogni tanto sui media passa la notizia per qualche secondo del drammatico sovraffollamento carcerario. La parola AMNISTIA viene ogni tanto pronunciata, ma senza fornire agli ascoltatori delucidazioni ed approfondimenti su cosa significhi realmente e perchè la si sta chiedendo. I radicali vengono volutamente dipinti come "una manica di pazzi che vuole mettere in circolazione i delinquenti"... di suicidi non se ne parla più (nonostante ne avvenga uno ogni 5 giorni) qualche ascoltatore in più ha saputo che in Italia ci sono oltre 28.000 persone detenute in attesa di giudizio, (di cui la metà già sappiamo che uscirà innocente) qualcun'altro tra qualche titolo e notizia di nera, tra qualche plastico ed in orari improponibili ha potuto vedere qualche immagine di reportage dalle carceri. Quasi nessuno è stato mai informato delle tante multe e denunce che riceviamo dall'Europa e dalla Corte Europea per i  Diritti Umani.
Poco affinchè si crei una vera coscienza sociale del problema. Nulla affinchè non sia violato il diritto all'informazione di cui i cittadini dovrebbero godere.
Oggi la disparità sociale maggiore avviene proprio nelle carceri, divenute veri e propri nuclei di shoah...dove vengono relegati gli ultimi, dove non si crea rieducazione e quindi sicurezza, dove vengono violati costantemente i DIRITTI UMANI.
In Italia non è previsto ancora normativamente il "reato di Tortura", mentre si continua a comminare la pena all'ergastolo che è contraria alla Costituzione e alle Carte internazionali dei diritti dell’uomo». L'ergastolo ostativo inoltre come una morte bianca... è un fine pena MAI.
Purtroppo demagogicamente si usa ormai lo slogan della "certezza della pena"... quando in Italia non riusciamo ad avere nemmeno la "certezza del reato" con migliaia di innocenti dietro le sbarre... ne la"certezza del diritto", perchè le migliaia di prescrizioni, unite all'obbligatorietà dell'azione penale  fanno si che i cittadini "NON siano uguali di fronte alla legge".