Le donne cambiano la Storia, cambiamo i libri di Storia.

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23 ottobre 2021

Pnrr- Investimenti per le risorse idriche e “caso Sicilia”

 


da OPENPOLIS: 
Pnrr

Riforme, investimenti, territori. Tutto sul piano nazionale di ripresa e resilienza.

Gli investimenti per le risorse idriche e il “caso Sicilia”
Gli investimenti per le risorse idriche e il “caso Sicilia”

La fase operativa dei progetti legati al piano nazionale di ripresa e resilienza sta lentamente iniziando ad entrare nel vivo. Tra le prime amministrazioni a muoversi in questo senso c’è stato il ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali. Il dicastero guidato da Stefano Patuanelli infatti lo scorso 30 settembre ha pubblicato un decreto con cui sono stati resi noti i progetti per la gestione delle risorse idriche ammissibili al finanziamento con fondi del Pnrr per un ammontare complessivo di circa 900 milioni di euro.

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i progetti "candidabili" per il finanziamento con i fondi del Pnrr.

Questo provvedimento ha destato immediatamente molte polemiche perché nessuna delle proposte presentate da enti siciliani è risultata tra quelle ammissibili. Il ministero in una nota ha poi chiarito che questa decisione è dovuta al fatto che tali progetti non rispettavano i requisiti richiesti. Ciò ha determinato una redistribuzione delle risorse potenziali tra le altre regioni. In questo modo però non verrebbe rispettata l'indicazione di destinare il 40% degli investimenti al mezzogiorno. 

Risorse idriche, ammessi ai finanziamenti 26 progetti del Friuli Venezia Giulia

I progetti ammissibili al finanziamento nell'ambito della missione 2 - investimento 4.3 del Pnrr

L'Italia investirà il 37,5% delle risorse per la transizione verde
Pnrr

Gli ultimi articoli:

Il Pnrr italiano e il confronto con gli altri paesi europei - L’Italia è il principale beneficiario dei fondi europei del Next generation Eu. Per questo è importante valutare non solo la capacità di attuazione dei progetti ma anche le scelte di investimento fatte dal nostro paese rispetto agli altri partner europei. Leggi

Perché è importante il monitoraggio sullo stato di avanzamento del Pnrr - Secondo un recente report solo 13 dei 52 obiettivi previsti per il 2021 sono già stati raggiunti. Un dato che conferma quanto monitoraggio e trasparenza siano fattori fondamentali per la buona riuscita del piano. Leggi

25 aprile 2021

newsletter del Partito Radicale del 24 Aprile 2021

 

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# 129 sabato, 24 Aprile 2021 - a cura di Ilaria Saltarelli e Angelica Russomando

Appello del Partito Radicale alla Ministra della Giustizia Marta Cartabia e al Ministro della Salute Roberto Speranza: Il caso Corona rilancia il problema dei malati psichiatrici in carcere

Per aderire all’appello clicca qui:

 

Il 5 maggio una delegazione del Partito Radicale sarà ricevuta dalla Ministra della Giustizia Marta Cartabia

 

L’11 maggio una delegazione del Partito Radicale sarà ricevuta dalla Ministra delle Politiche Giovanili Dott.ssa Fabiana Dadone

 

Mercoledì 21 aprile si è svolta una manifestazione, in contemporanea con le manifestazioni che si sono tenute in Russia, a favore del dissidente russo Alexei Navalny in seguito al grave peggioramento delle sue condizioni di salute. Il Partito Radicale chiede la liberazione immediata e senza condizioni dell'oppositore russo

Per approfondire clicca qui

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Civili a rischio per l'escalation dei combattimenti nel Marib dello Yemen

L'Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati è profondamente preoccupata per la sicurezza dei civili mentre il conflitto si intensifica nel governatorato di Marib nello Yemen. Solo a marzo, ci sono state 40 vittime civili, di cui 13 in insediamenti di fortuna per famiglie sfollate. Questo è il numero più alto in un mese dal 2018 a Marib.

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Consiglio dell’UE – Conferenza dei Ministri degli Esteri su vari Paesi e adozioni di nuove sanzioni su Myanmar

Sono stati trattati i seguenti argomenti: Ucraina, Etiopia,la situazione di Alexei Navalny in Russia ,la recente espulsione di diplomatici russi legati all'esplosione di un deposito di munizioni nel 2014 dalla Repubblica Ceca, l’aggiornamento da parte dell’Alto Rappresentante sui colloqui in corso a Vienna, che mirano a rilanciare il JCPOA, l'accordo nucleare iraniano, e a facilitare il ritorno degli Stati Uniti all'accordo; infine i Ministri sono stati informati che una nuova proposta sulla Georgia è stata presentata sotto l'autorità del Presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, per cercare di trovare una via d'uscita dall'attuale crisi politica.

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L'UE lancia un'iniziativa umanitaria da 100 milioni di euro per sostenere le campagne di vaccinazione COVID-19 in Africa

Il Commissario per la gestione delle crisi, Janez Lenarčič, visiterà i Centri africani per il controllo e la prevenzione delle malattie (Africa CDC) ad Addis Abeba. Questa visita segna l'inizio dell'attuazione della nuova iniziativa umanitaria da 100 milioni di euro dell'UE a sostegno delle campagne di vaccinazione COVID-19 in Africa.

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L'attivista saudita per i diritti delle donne Loujain Alhathloul vince l'ottavo premio Václav Havel per i diritti umani ma rimane agli arresti domiciliari

Loujain Alhathloul ha trascorso 1001 giorni in prigione per la sua presa di posizione, ed è stata rilasciata solo nel febbraio 2020, anche se rimane soggetta agli arresti domiciliari e ad altre restrizioni nel suo paese.

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L'ONU e i partner accolgono con favore i progressi in Libia

I membri del Quartetto Libia - che riunisce l'ONU, la Lega degli Stati Arabi, l'Unione Africana e l'Unione Europea - si sono incontrati virtualmente per fare il punto della situazione nel paese. Per il Segretario Generale ONU, "Dopo anni di violenza insensata e sofferenza, c'è una finestra di opportunità in Libia”.

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15 giugno 2018

Adesione alla terza giornata nazionale di digiuno per l'abolizione dell'ergastolo

La Costituzione della Repubblica Italiana all'articolo 13, comma quarto, stabilisce che "e' punita ogni violenza fisica e morale sulle persone comunque sottoposte a restrizioni di liberta'", e all'articolo 27, comma terzo, stabilisce che "le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanita' e devono tendere alla rieducazione del condannato", ed al comma quarto del medesimo articolo ribadisce che "non e' ammessa la pena di morte".

 Con tali chiare frasi dichiara la flagrante illiceita' della pena dell'ergastolo:
ogni essere umano ha diritto alla vita e alla dignita'.

Per chiedere con forza al Parlamento Italiano l'abolizione dell'ergastolo, nella giornata internazionale dedicata dall'Onu alle vittime della tortura,  martedi' 26 giugno 2018 parteciperò ancora alla giornata nazionale di digiuno collettivo.

Invito chi mi legge a fare altrettanto.
Alba Montori

29 settembre 2015

Aspettano i suoi 21 anni per decapitarlo e poi crocifiggerlo in piazza.


Ha solo 21 e sta per essere decapitato e poi crocifisso a meno che l’Italia e gli altri partner mondiali dell’Arabia Saudita non si facciano sentire subito. Firma ora, potrebbero giustiziarlo da un momento all’altro:

FIRMA LA PETIZIONE
L’Arabia Saudita sta per decapitare un ragazzo di 21 anni, per poi crocifiggerlo e esporre il suo corpo in piazza. La stessa Arabia Saudita a cui hanno appena affidato il coordinamento della commissione ONU sui diritti umani! Una follia!

Ali Mohammed al-Nimr è stato arrestato a 17 anni per aver preso parte a una manifestazione contro il governo. La reazione è stata durissima, l’hanno torturato e condannato a morte. Ma è un trattamento del tutto normale in Arabia Saudita:quest’anno ci sono già state più di 100 esecuzioni, praticamente una ogni due giorni.

La Francia è l’unico paese che per ora ha chiesto di fermare l’esecuzione. L’Italia assieme a Stati Uniti, Germania, Gran Bretagna per ora tace, per gli ottimi rapporti con il regime di cui è tra i più grandi partner commerciali. Ma la pressione diretta dei nostri governi è davvero l’unico modo per persuadere i sauditi a fermarsi. Firma subito per salvare Ali, la sua esecuzione può avvenire ormai da un momento all’altro:

https://secure.avaaz.org/it/stop_saudi_beheadings_loc/?bCEdvab&v=65565

Secondo gli esperti di diritti umani, la sentenza di Ali è una “esecuzione arbitraria”, proibita quindi dalla Convenzione Internazionale sui diritti dell’infanzia, visto che è stato incarcerato quando era ancora minorenne. Ma all’Arabia Saudita sembra importare ben poco del diritto internazionale: l’unico modo per fermarli è che importi invece ai nostri governi.

L’Italia e molti altri paesi occidentali hanno rapporti commerciali strettissimi con l’Arabia Saudita: o gli vendono le armi, o gli comprano il petrolio, o entrambe le cose! Ma un’ondata di indignazione può convincere i nostri governi ad agire. Già altre volte ha funzionato: qualche mese fa abbiamo rivolto una petizione al Ministro dell’Economia tedesco per fargli fare pressione sui vertici sauditi per fermare le frustate e la possibile esecuzione del blogger Raif Badawi: il Ministro prese una posizione molto netta e oggi Badawi è vivo, anche se ancora in prigione.

Chiediamo al Governo Italiano di intervenire assieme agli altri governi europei e agli USA: che comincino a fare pressione davvero sull’Arabia Saudita, a partire dalla revoca della nomina assurda a presiedere la commissione ONU per i diritti umani a meno che non fermino l’esecuzione.Firma ora, salviamo la vita di Ali:

https://secure.avaaz.org/it/stop_saudi_beheadings_loc/?bCEdvab&v=65565
Ogni volta che i regimi violano diritti umani fondamentali, la nostra comunità si fa sentire. E ora siamo pronti a farlo per Ali.

Con speranza e determinazione,

Alice, Melanie, Marie, Alex, Marigona e tutto il team di Avaaz

FONTI

Giovane saudita condannato a morte: mobilitazione internazionale per salvarlo (Repubblica)
http://www.repubblica.it/solidarieta/diritti-umani/2015/09/24/news/giovane_saudita_condannato_a_morte_mobilitazione_internazionale_per_salvarlo-123580634/

Francia, Hollande contro Riad: «Nessuno tocchi Ali al-Nimr» (Lettera 43)
http://www.lettera43.it/politica/francia-hollande-contro-riad-nessuno-tocchi-nimr_43675216660.htm

La "scandalosa" nomina dell'Onu: l'Arabia Saudita alla presidenza di un panel sui diritti umani (Il Foglio)
http://www.ilfoglio.it/esteri/2015/09/22/onu-larabia-saudita-alla-presidenza-di-un-panel-sui-diritti-umani___1-v-133013-rubriche_c184.htm

ARABIA SAUDITA: RECORD ESECUZIONI DI CONDANNE A MORTE, UNA OGNI DUE GIORNI (Rai News)
http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Arabia-Saudita-record-di-esecuzioni-per-pene-capitali-un-esecuzione-ogni-due-giorni-Denuncia-di-Amnesty-International-83692f92-7228-453a-9aa0-622cbd44fba5.html

Armi da Brescia all’Arabia Saudita, obiettivo Yemen (L’Indro)
http://www.lindro.it/armi-da-brescia-allarabia-saudita-obiettivo-yemen/

12 agosto 2015

Gli ispettori riconoscono l'abuso sessuale come 'un rischio sempre presente' per le donne a Yarl's Wood (UK)



Bisogna chiudere Yarl's Wood! Abolire il rimpatrio rapido! Smettere la detenzione per immigrazione per tutti!

Invito all'azione MFJ per le  settimane fino al dibattito parlamentare del 10 settembre - parlamentari devono agire, Yarl's Wood deve essere chiusa, la detenzione deve finire.


In un rapporto di condanna pubblicato oggi gli Ispettori del carcere confermano ciò che generazioni di donne immigrate e richiedenti asilo detenuti nel centro di detenzione di Yarl's Wood sanno essere vero: che l'abuso sessuale è una parte inevitabile del sistema. Parlando di "comportamenti sessualmente inadeguati tra il personale e detenuti", il rapporto ammette che, "La vulnerabilità delle donne detenute, il carattere chiuso dell'istituto e lo squilibrio di potere tra il personale e i detenuti ha reso le singole istanze una forma di rischio sempre presente."

Inoltre, afferma il rapporto all'articolo 35, le valutazioni sulle vittime della tortura sono 'superficiali', che 99 donne in stato di gravidanza sono state arrestate nel 2014, che la fornitura di farmaci è 'caotica' e, anche se il 54% delle donne descrivono di essere depresse e con tendenze suicide, non c'è nessun servizio di consulenza.

Le donne a Yarl's Wood hanno sperimentato, e resistito, a tutte le forme di oppressione che le donne soffrono in tutto il mondo a causa del loro sesso: il matrimonio forzato, la minaccia di omicidio d'onore', stupri e abusi sessuali, la tratta a fini di prostituzione, mutilazioni genitali femminili, persecuzione come lesbiche o bisessuali, ecc Venendo a cercare sicurezza in Gran Bretagna si trovano ad affrontare una seconda persecuzione e la tortura come vittime  e capri espiatori politicamente motivati del razzismo sugli immigrati. La loro continua lotta rende Yarl's Wood il campo di battaglia centrale per i diritti delle donne e dei migranti in Gran Bretagna.

Quella lotta da parte delle donne di Yarl's Wood per affermare la loro dignità e la domanda di libertà, per la giustizia e il rispetto, e il crescente movimento nazionale per chiudere  Yarl's Wood erano in mostra alla magnifica manifestazione Sabato scorso, organizzata dal Movimento per la Giustizia. Vicino ai 1000 manifestanti uniti con le donne lungo le finestre come le grida e canti per la libertà da dentro e fuori. E 'questa lotta in continua crescita che ha reso possibile la gran quantità di denunce del regime di Yarl's Wood.

La risposta appena adeguata alla relazione di oggi è che Yarl's Wood deve essere chiusa.

Questa relazione segue di un giorno un altro colpo all'autorità del Ministero degli Interni. In una ulteriore sconfitta del governo in tribunale, al il Ministero dell'Interno è stato detto che le decisioni di ricorso sulle Detained Fast Track (DFT) deve essere 'messo da parte'. DFT - il sistema che ha isolato migliaia di richiedenti asilo in stato di detenzione è destinato a fallire - è stata riconosciuta come illegittima dal giudice quattro volte nel corso dell'ultimo anno e il governo è stato costretto a sospendere l'intero sistema. Ora le decisioni passate e le eventuali deportazioni programmate che ne derivano sono stati dichiarati nulli.

La rapida crescita degli immigrati in detenzione negli ultimi dieci anni ha reso il sistema più odiato e più esplosivo. Il crescente movimento dentro e fuori i centri di detenzione ha evidenziato il cinismo e l'ipocrisia di governi successivi e reso sempre più difficile da difendere questo sistema razzista.Tale disumanità si rifletteva nelle conclusioni e nelle proposte della inchiesta parlamentare sulla detenzione pubblicato nel marzo - che sarà discusso e votato dalla Camera dei Comuni il 10 settembre e il Movimento per la Giustizia sta organizzando manifestazioni e audizioni pubbliche nel periodo precedente il dibattito. e il giorno stesso.

"Queste vittorie possono essere l'inizio della fine della detenzione per gli immigrati. Il Movimento per la Giustizia sta raddoppiando gli sforzi per assicurare la sua rapida scomparsa. Si stanno organizzando varie azioni per amplificare le voci dei detenuti in modo che non possano essere ignorati. L'unico modo per porre fine all'abuso, all'abbandono e alla rabbia della detenzione deve essere smettere ladetenzione ". Antonia Luminoso, MFJ

21 ottobre 2014

Il famoso decreto degli otto euro? Una sòla di Stato. Ma la Corte europea in virtù di questi rimedi ha annullato 4.000 ricorsi...

da Home
20-10-2014
Quella che segue è l’intervista che la segretaria di Radicali italiani Rita Bernardini ha rilasciato a Errico Novi per “Il Garantista”.

È come se la legge non ci fosse. Fuffa. Niente che sia compatibile con la realtà del sistema penitenziario. Il famoso decreto sugli 8 euro da risarcire ai detenuti costretti in "condizioni inumane e degradanti" è un fiocco di neve che non cade in nessun posto, come avrebbe detto il protagonista di “Nirvana”, il film di Gabriele Salvatores. I radicali denunciano la cosa attraverso la loro radio, e in particolare nel corso di “Radio Carcere”, trasmissione che da anni si occupa di chi sta dietro le sbarre. E in onda non vengono lette solo le missive dei detenuti. Si espongono in prima persona i presidenti di due Tribunali di Sorveglianza, Antonietta Fiorillo di Firenze e Giovanni Maria Pavarin di Venezia. Spiegano come alcuni passaggi della norma rendano impossibile o quasi l'accoglimento delle istanze. Fiorillo riferisce una statistica raggelante: nel suo distretto, su 1.200 domande, è stato possibile dare seguito solo ad una. Il vicepresidente della Camera Roberto Giachetti raccoglie il tutto e ne fa un'interrogazione al premier Renzi e al guardasigilli Orlando.

Ma insomma, Rita Bernardini, segretario dei Radicali italiani, questo decreto legge è un pacco ai detenuti?
“Avrei utilizzato il romanesco "sòla" ma in effetti, visto che si tratta di detenuti, la parola "pacco" ha una sua consonanza. D'altronde qui il pacco è anche per la Corte europea dei diritti dell'uomo e per il Comitato dei ministri. Questa norma avrebbe dovuto dare attuazione alla sentenza Torreggiani”.

E invece non adempie a quegli obblighi...
“Di fatto non vi adempie. Quando il nostro ministro della Giustizia ha riferito a Bruxelles sulle iniziative del governo, il Comitato dei ministri ha dato credito all'Italia e ha dichiarato decaduti quasi 4.000 ricorsi presentati da detenuti reclusi nelle carceri italiane, visto che Roma aveva finalmente predisposto i rimedi. In realtà il decreto era ancora in preparazione, comunque l'Europa ci ha creduto. E ha scritto testualmente: "Non abbiamo motivo di ritenere che i rimedi non siano effettivi".

Sulle difficoltà che emergono c'è la solita resistenza della burocrazia, di alcuni giudici di sorveglianza in questo caso?
“Anche. Poi però ci sono magistrati come Pavarin e Fiorillo che si danno da fare, ma anche loro dicono che i chiarimenti devono essere dati”.

La principale difficoltà riguarda le detenzioni pregresse...
“Non avrebbe senso d'altronde ritenere che il decreto debba riguardare solo le detenzioni in corso: è stata prevista la possibilità di monetizzare con il risarcimento degli 8 euro al giorno proprio perché si è pensato anche a chi è già uscito dal carcere o vi uscirebbe nel giro di poco tempo e dunque non potrebbe fruire della riduzione di un giorno di pena ogni dieci scontati in condizioni degradanti. E se la Corte europea arriva ad annullare i quasi 4.000 ricorsi è appunto perché erano previsti i risarcimenti per tutti”.

Serve una norma di interpretazione autentica...
“Assolutamente sì, la chiede Giachetti nella sua interrogazione. D'altra parte se anche i presidenti dei Tribunali di Sorveglianza avessero una visione univoca, comunque le cose sarebbero lo stesso complicate perché resta il problema della ricostruzione da parte del detenuto delle sue condizioni pregresse. La legge doveva prevedere un meccanismo chiaro, automatico”.

C'è il problema degli 8 euro che valgono per tutti: da chi non lavora in carcere a chi sta in 12 in una cella...
“Certo. Come si fa a parlare di risarcimento? Un risarcimento deve essere commisurato alle singole specifiche circostanze. A Poggioreale o a Messina, per esempio, si patisce una condizione ancora più inumana che altrove”.

Al momento comunque le istanze sono inevase per la stragrande maggioranza...
“Milano e Piacenza le respingono tutte, per la questione del pregiudizio che deve essere "attuale", quindi niente da fare per titoli esecutivi diversi da quello che il detenuto sta scontando o per periodi trascorsi in altri penitenziari”.

Come si spiega l'errore?
“La legge è scritta male, non è chiara. Va detto anche che i magistrati di sorveglianza riescono a stento a star dietro all'ordinario. Una nota del presidente del Tribunale di Bologna l'abbiamo mandata al Comitato dei ministri di Bruxelles: prescriveva a tutti i giudici di occuparsi solo delle questioni urgenti, non degli sconti di pena”.

Chi fa istanza deve ricostruire la metratura della cella, anche se si tratta di una detenzione scontata anni addietro.
“Impossibile senza la collaborazione del Dap. Che peraltro ha cominciato a fare i conteggi solo da pochi anni. Riguardo al pregresso non si sa neppure dove e come siano custoditi i dati, se sul cartaceo o in elettronico”.

È il risarcimento che è virtuale.
“Chi è attualmente detenuto può recuperare le informazioni solo attraverso un avvocato. Spende più soldi a pagarselo di quelli che magari recupera”.

Eppure la Corte europea in virtù di questi rimedi ha annullato 4.000 ricorsi...
“Si è voluta fidare. Non ha tenuto conto del dossier che avevamo inviato. D'altronde l'Italia ha avuto un anno di tempo, che scade a maggio 2015. Nel frattempo è monitorata”.

Sarebbe grave se non si uscisse da questo guazzabuglio...
“Avremmo la conferma di quello che denunciamo da anni con Pannella: quella italiana è una situazione di non democrazia”.

1 luglio 2014

Valter Vecellio: Usarono Tortora per coprire il patto Stato-camorra

Da Notizie Radicali,  l'editoriale




30-06-2014

Il dottor Diego Marmo nella bella e importante intervista rilasciata a “Il Garantista”, sia pure trent’anni dopo, chiede scusa a Enzo Tortora; ci ricorda che la sua requisitoria si svolse sulla base dell’istruttoria dei colleghi Lucio Di Pietro e Felice Di Persia, e “gli elementi raccolti sembrarono sufficienti per richiedere una condanna”; che per tutti questi anni ha convissuto con il tormento e il rammarico di aver chiesto la condanna di un uomo innocente; che fu a causa del suo temperamento focoso e appassionato che definì Tortora “cinico mercante di morte” e “uomo della notte”. Va bene, anche se si potrebbe discutere e controbattere tutto.

Per via del mio lavoro di giornalista al “TG2” mi sono occupato per anni del “caso Tortora” che era in realtà il caso di centinaia di persone arrestate (il “venerdì nero della camorra”, si diceva), per poi scoprire che erano finite in carcere per omonimia o altro tipo di “errore” facilmente rilevabile prima di commetterlo, e che si era voluto dare credito, senza cercare alcun tipo di riscontro, a personaggi come Giovanni Pandico, Pasquale Barra ‘o animale, Gianni Melluso. Ho visto decine e decine di volte le immagini di quel maxi-processo, per “montare” i miei servizi, e decine e decine di volte quella convinta requisitoria del dottor Marmo; che a un certo punto pone una retorica domanda: “…Ma lo sapete voi che più cercavamo le prove della sua innocenza, più emergevano elementi di colpevolezza?”. Cercavamo…Anche Marmo, sembrerebbe di capire, cercava. E quali gli elementi di colpevolezza che emergevano durante il paziente lavoro di ricerca delle prove di innocenza? Non basta dire che la requisitoria del dottor Marmo si è svolta sulla base dell’istruttoria deli colleghi Di Pietro e Di Persia. Non basta.

Il 18 maggio di ventisei anni fa Enzo Tortora ci lasciava, stroncato da un tumore, conseguenza – si può fondatamente ritenere – anche del lungo e ingiusto calvario patito. Chi scrive fu tra i primi a denunciare che in quell’operazione che aveva portato Enzo in carcere assieme a centinaia di altre persone, c’era molto che non andava; e fin dalle prime ore: Tortora era stato arrestato nel cuore della notte e trattenuto nel comando dei carabinieri di via Inselci a Roma, fino a tarda mattinata, fatto uscire solo quando si era ben sicuri che televisioni e giornalisti fossero accorsi per poterlo mostrare in manette. Già quel modo di fare era sufficiente per insinuare qualche dubbio, qualche perplessità. Ancora oggi non sappiamo chi diede quell’ordine che portò alla prima di una infinita serie di mascalzonate.

Manca, tuttavia, a distanza di tanti anni da quei fatti, la risposta alla quinta delle classiche domande anglosassoni che dovrebbero essere alla base di un articolo: “perché?”. Forse una possibile risposta sono riuscito a trovarla, e a suo tempo, sempre per il “TG2”, riuscii a realizzare dei servizi che non sono mai stati smentiti, e ci riportano a uno dei periodi più oscuri e melmosi dell’Italia di questi anni: il rapimento dell’assessore all’urbanistica della Regione Campania Ciro Cirillo da parte delle Brigate Rosse di Giovanni Senzani, e la conseguente, vera, trattativa tra Stato, terroristi e camorra di Raffaele Cutolo. Venne chiesto un riscatto, svariati miliardi. Il denaro si trova, anche se durante la strada una parte viene trattenuta non si è mai ben capito da chi. Anche in situazioni come quelle c’è chi si prende la “stecca”. A quanto ammonta il riscatto? Si parla di circa cinque miliardi. Da dove viene quel denaro? Raccolto da costruttori amici. Cosa non si fa, per amicizia! Soprattutto se poi c’è un “ritorno”.

Il “ritorno” si chiama ricostruzione post-terremoto, i colossali affari che si possono fare; la commissione parlamentare guidata da Oscar Luigi Scalfaro accerta che la torta era costituita da oltre 90mila miliardi di lire. Peccato, molti che potrebbero spiegare qualcosa, non sono più in condizione di farlo: sono tutti morti ammazzati: da Vincenzo Casillo luogotenente di Cutolo, a Giovanna Matarazzo, compagna di Casillo; da Salvatore Imperatrice, che ebbe un ruolo nella trattativa, a Enrico Madonna, avvocato di Cutolo; e, tra gli altri, Antonio Ammaturo, il poliziotto che aveva ricostruito il caso Cirillo in un dossier spedito al Viminale, “mai più ritrovato”.

Questo il contesto. Ma quali sono i fili che legano Tortora, Cirillo, la camorra, la ricostruzione post-terremoto? Ripercorriamoli. Che l’arresto di Tortora costituisca per la magistratura e il giornalismo italiano una delle pagine più nere e vergognose della loro storia, è assodato. Quello è stato fatto lo si sarà fatto in buona o meno buona fede, cambia poco. Le “prove”, per esempio, erano la parola di Pandico, camorrista schizofrenico, sedicente braccio destro di Cutolo: lo ascoltano diciotto volte, solo al quinto interrogatorio si ricorda che Tortora è un cumpariello. Barra è un tipo che in carcere uccide il gangster Francis Turatello e ne mangia per sfregio l’intestino…Con le loro dichiarazioni danno il via a una valanga di altre accuse da parte di altri quindici sedicenti “pentiti”: curiosamente, si ricordano di Tortora solo dopo che la notizia del suo arresto è diffusa da televisioni e giornali. Questo in istruttoria non era emerso? E il sedicente numero di telefono in un’agendina, mai controllato, neppure questo? C’è un documento importante che rivela come vennero fatte le indagini, ed è nelle parole di Silvia Tortora, la figlia. Quando suo padre fu arrestato, le chiesi, oltre alle dichiarazioni di Pandico e Barra cosa c’era? “Nulla”. Suo padre è mai stato pedinato, per accertare se davvero era uno spacciatore, un camorrista? “No, mai”. Intercettazioni telefoniche? “Nessuna”. Ispezioni patrimoniali, bancarie? “Nessuna”. Si è mai verificato a chi appartenevano i numeri di telefono trovati su agende di camorristi e si diceva fossero di suo padre? “Lo ha fatto, dopo anni, la difesa di mio padre. E’ risultato che erano di altri”. Suo padre è stato definito cinico mercante di morte. Su che prove? “Nessuna”. Suo padre è stato accusato di essersi appropriato di fondi destinati ai terremotati dell’Irpinia. Su che prove? “Nessuna. Chi lo ha scritto è stato poi condannato”. Qualcuno ha chiesto scusa per quello che è accaduto? “No”.
Arriviamo ora al nostro “perché?” e al “contesto”. A legare il riscatto per Cirillo raccolto i costruttori, compensati poi con gli appalti e la vicenda Tortora, non è un giornalista malato di dietrologia e con galoppante fantasia complottarda. È la denuncia, anni fa, della Direzione Antimafia di Salerno: contro Tortora erano stati utilizzati “pentiti a orologeria”; per distogliere l’attenzione della pubblica opinione dal gran verminaio della ricostruzione del caso Cirillo, e la spaventosa guerra di camorra che ogni giorno registra uno, due, tre morti ammazzati tra cutoliani e anti-cutoliani. Fino a quando non si decide che bisogna reagire, fare qualcosa, occorre dare un segnale.

E’ in questo contesto che nasce “il venerdì nero della camorra”, che in realtà si rivelerà il “venerdì nero della giustizia”. Nessuno dei “pentiti” che hanno accusato Tortora è stato chiamato a rispondere per calunnia. I magistrati dell’inchiesta hanno fatto carriera. Solo tre o quattro giornalisti hanno chiesto scusa per le infamanti cronache scritte e pubblicate. Il dottor Marmo dice di aver agito in buona fede, non c’è motivo di dubitarne. Ma la questione va ben al di là della buona fede di un singolo. Stroncato dal tumore, Enzo ha voluto essere sepolto con una copia della “Storia della colonna infame”, di Alessandro Manzoni. Sulla tomba un’epigrafe, dettata da Leonardo Sciascia: “Che non sia un’illusione”. Da quella vicenda è poi scaturito grazie all’impegno radicale, socialista e liberale, un referendum per la giustizia giusta. A stragrande maggioranza gli italiani hanno votato per la responsabilità civile del magistrato. Referendum tradito da una legge che va nella direzione opposta; e oggi il presidente del Consiglio Renzi e il ministro della Giustizia Orlando approntano una serie di norme che vanno in direzione opposta rispetto a quanto la Camera dei Deputati ha votato qualche settimana fa.
(da “Il Garantista”)