Le donne cambiano la Storia, cambiamo i libri di Storia.

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LE DONNE CAMBIANO LA STORIA, CAMBIAMO I LIBRI DI STORIA
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20 luglio 2008

Newsletter del 14 luglio 2008

Durante questa settimana sono stati tanti gli avvenimenti importanti accaduti a partire dalla conferma, molto importante, che la Corte Europea dei diritti Umani si è mossa molto velocemente per il caso di Giuseppe Monsurrò contro la Croazia, un fatto questo che porta la situazione dei detenuti italiani all’estero finalmente all’attenzione dell’organo europeo più importante nella difesa dei Diritti Umani.

E’ chiaro che la gravità dei fatti accaduti a Monsurrò non poteva passare inosservata alla Corte, ma questo fatto ci aiuta a portare anche altri casi di detenuti italiani all’estero all’attenzione dell’Europa e delle Istituzioni Italiane che su casi altrettanto gravi (se non peggiori vedi il caso di Kassim Britel) continuano a nicchiare. Potete leggere l’articolo riferito a Giuseppe Monsurrò a
questo indirizzo.

Un altro fatto importante della settimana appena passata è purtroppo quello riguardante lo Zimbabwe dove la situazione è sempre più grave, peggiorata dalla conferma che lo Stato africano si trova praticamente sotto dittatura militare. Ne parla nello specifico Franco Londei in questo articolo.

Altre brutte notizie arrivano dal Darfur.
Infatti con una decisione intempestiva e pericolosa la Corte Penale Internazionale ha quasi sicuramente deciso di inquisire il presidente sudanese Omar al-Beshir per crimini contro l’umanità.
Se da una lato la scelta può essere condivisibile questa decisione rischia però di gettare tutta la regione nel caos e di rovinare le flebili possibilità di accordo tra governo sudanese e ribelli, accordo che proprio in queste ore si sta faticosamente cercando di raggiungere con l’aiuto dell’Unione Africana e della Libia. Ne parla in anteprima Noemi Cabitza in questo articolo.

Continua nel frattempo lo scontro/incontro la tra nostra organizzazione e il Governo della Gran Bretagna.
Dopo la scoperta che la Gran Bretagna espelleva senza scrupoli le richiedenti asilo iraniane, espulsioni per fortuna bloccate, questa settimana abbiamo scoperto che anche i richiedenti asilo dello Zimbabwe rischiano di essere espulsi dalla Gran Bretagna. Ne parla Miriam Bolaffi in questo articolo.
Il problema dei rifugiati e richiedenti asilo è comunque in agenda nei prossimi giorni quando porteremo di nuovo la questione al Consiglio d’Europa.

Infine la notizia di un nuovo importantissimo progetto dedicato all’Africa.
Partirà infatti il prossimo mese di agosto/settembre l’osservatorio permanente sul rispetto dei Diritti Umani in Africa. In pratica si tratta di stabilire in pianta stabile una base nella regione dei Grandi Laghi (Uganda o Ruanda) con un gruppo di persone stabilmente residenti i quali avranno il compito di monitorare “sul campo” diversi Stati africani. Il gruppo sarà composto da dieci cooperanti e da un capo progetto alcuni dei quali (il capo progetto e almeno quattro elementi) saranno scelti tra il personale già in carico alla nostra organizzazione. Trovate tutto a questo link

Gli articoli della settimana:

Zimbabwe: sconcertante decisione di Londra. Espulsi 11.000 richiedenti asilo dell'opposizione

Nigeria: due milioni a rischio cancro da radiazioni

Luglio: il Mondo in guerra

Darfur: pericolosa decisione della Corte Penale Internazionale sul Presidente sudanese

Donne e Islam: le radici del problema della condizione della donna musulmana

Zimbabwe: i militari al potere mentre l'Onu dimostra la sua completa inutilità

Diritti Umani e passato: dare nuovo slancio alla promozione del Diritto oggi

Italiani detenuti all'estero: caso Monsurrò/Croazia. Si muove la Corte Europea oggi

Difesa dei Diritti Umani: i tanti perché di una scelta oggi

Articoli da Project.21

Osservatorio permanente sul rispetto dei Diritti Umani in Africa

20 maggio 2008

da redazione di secondoprotocollo: Newsletter del 19 maggio 2008

La settimana appena trascorsa è stata una di quelle che si possono definire di transizione o, se si vuole, si riflessione. Questo a causa dell’impossibilità di interagire correttamente con le Istituzioni italiane, non ancora perfettamente a punto dopo le elezioni.

La nostra organizzazione è stata comunque molto attiva nel settore Medio-Orientale dove ci desta particolare apprensione l’accerchiamento ormai quasi ultimato dell’Iran a Israele.

Da molti mesi lanciamo continui appelli, appelli che fino a poco tempo fa erano completamente inascoltati con la logica eccezione della parte israeliana. Ora che gli ultimi avvenimenti in Libano ci hanno dato ragione e che il timone della politica estera ha cambiato mano, notiamo alcuni primi timidi passi avanti verso una migliore gestione della complicata vicenda.

Purtroppo le voci che ci giungono da quel settore e dalla resistenza iraniana ci fanno temere che sia ormai troppo tardi. Speriamo, almeno in questo caso, di sbagliarci.

Prosegue nel frattempo tra mille difficoltà e ostruzionismo, la compilazione del rapporto sulla condizione della donna musulmana in Italia, mentre per quanto riguarda il rapporto sui Centri di Permanenza Temporanea stiamo aspettando le decisioni del Governo in merito alle prevedibili nuove norme contro l’immigrazione clandestina che potrebbero cambiare lo status dei CPT.

Sempre questa settimana è partita a tutti gli effetti la collaborazione con la ONG venezuelana “ICARO” per un progetto già avviato per un centro di assistenza, recupero e reinserimento sociale per bambini, ragazzi e adulti in situazione di grave necessità. Il progetto viene implementato a Caracas e prevede anche un aiuto concreto ai detenuti italiani in Venezuela, sia per quanto concerne l’assistenza legale che per quanto concerne altri tipi di supporto. Ne parliamo in questo articolo e ne parleremo approfonditamente nella newsletter progetti in corso di preparazione.

Gli articoli della settimana:

Darfur: finita l'offensiva del Jem arriva la resa dei conti di Khartoum

Darul Uloom Haqqania Madrassa: l'Università della Jihad

Buon compleanno Israele, ma ricorda, mai come ora l'alternativa è Treblinka

Medio Oriente: condannare Hamas senza compromessi

Iran: un problema da affrontare prima che sia troppo tardi

Sud Sudan: battaglia ad Abyei. Tensione ai massimi livelli

Libano: quando la violenza paga. Raggiunto uno pseudo accordo

Pakistan: dentro l'Università della Jihad. Intervista con Rashid ul-Haq

Questione Rumena: necessario evitare la repressione razziale

Immigrazione: e se la Spagna guardasse quello che accade in casa sua?

Bin Laden: come ti sfrutto (di nuovo) i palestinesi

Cluster bomb: oggi a Dublino si cerca un accordo oggi

Italiani detenuti all'estero, ma non solo: un progetto per il Venezuela oggi

Libano: brutti segnali per Israele (e per Unifil). Forze Qods iraniane nel sud del Paese oggi

28 aprile 2008

Newsletter del 28 aprile

La scorsa settimana ci ha visto di nuovo sotto attacco Hacker, questa volta con il defacciamento della Home Page del sito da parte di un non meglio precisato gruppo islamico.

Questo nuovo fatto ci ha spinto ad accelerare il procedimento di trasferimento del sito da un server condiviso ad un server dedicato, cosa che ormai da tempo era in preventivo ma che giocoforza siamo costretti a fare appena possibile (nei prossimi giorni).

E’ chiaro che le nostre ultime prese di posizione in merito alla questione Medio-Orientale e alla salvaguardia dei Diritti delle donne islamiche non sono piaciute.
In ogni caso sono cose che avevamo messo in preventivo e quindi non del tutto inaspettate.

Dispiace però vedere come alcuni (oltre a quelli ideologicamente schierati) cerchino in tutti i modi di attaccare la nostra organizzazione solo per ottenere una visibilità che non hanno invece che cercarla attraverso le azioni concrete (e non virtuali) di tutela del Diritto. Per questo motivo non renderemo pubbliche le azioni legali che andremo a fare contro queste persone, non fosse altro per non dar loro quella visibilità che cercano e che non meritano.

Un'altra forma di tutela che abbiamo deciso di intraprendere da questa settimana e quella di non parlare in questa newsletter dell’avanzamento dei progetti che stiamo implementando. Quelli che vorranno continuare a essere informati in tempo reale sui progetti lo potranno fare iscrivendosi alla speciale “newsletter progetti” e previo accertamento dell’identità.

Ci spiace adottare questo atteggiamento ma ci siamo resi conto che alcuni usano la nostra newsletter settimanale per conoscere quello che stiamo facendo al solo scopo di danneggiarci e la cosa onestamente ci disturba parecchio.

Sono esclusi naturalmente da questo procedimento i donatori i quali verranno come sempre informati a parte sull’avanzamento dei progetti e per presentare il “patto d’onore con i donatori” che chiarisce gli impegni che ci assumiamo con coloro che sostengono le nostre iniziative e i loro Diritti..

Per iscriversi da subito alla speciale newsletter progetti è sufficiente inviare i propri dati completi di: nome – cognome – numero di telefono – eventuale associazione di appartenenza – indirizzo della eventuale associazione – a: redazione@secondoprotocollo.org

Nelle prossime ore provvederemo a inserire sul sito il collegamento necessario all’iscrizione alla newsletter progetti attraverso il quale provvedere a fare l’iscrizione con molta facilità.

Gli articoli della settimana

Jiahd islamica all’attacco anche in rete: attaccato Secondoprotocollo

Cina con le mani nel sacco: bloccata nave di armi dirette nello Zimbabwe

Hamas non si smentisce nemmeno con Jimmy Carter: no al riconoscimento di Israele

Italiani detenuti all'estero: un problema sociale da non dimenticare

Medio Oriente: Israele riapre i valichi con Gaza ma Hamas pensa solo a riarmarsi

Ubuntu 8.04 The Hardy Heron: quando la tecnologia aiuta i Diritti

Sudan-Eritrea: comunione di intenti “assassini”

Medio Oriente: cosa succede a Damasco?

Italiani detenuti all'estero e Protocollo di Strasburgo: un trattato solo sulla carta oggi

Israele - Palestina: grave errore di valutazione di World Bank oggi

14 aprile 2008

aggiornamenti da SECONDO PROTOCOLLO

Sono diversi i fatti principali della settimana appena trascorsa.

Il primo è senza dubbio quello riguardante l’esposto all’Unione Europea e alle Nazioni Unite riguardante la missione di pace in Libano UNIFIL 2. Nell’esposto si chiede in modo chiaro l’applicazione della risoluzione 1701/2006 che a parere nostro è stata ampiamente disattesa da Hezbollah, il quale invece di procedere al disarmo come previsto dalla suddetta risoluzione, si è pesantemente riarmato. Ora, informazioni attendibili ci dicono anche che i miliziani sciiti siano venuti in possesso anche di dispositivi antiaerei portatili con gittata superiore ai 25 Km. Questo fatto mette in serio pericolo il traffico aereo civile, per questo abbiamo superato il limite della protesta portando il tutto sulla richiesta ufficiale di intervento. Ne parla Miriam Bolaffi in questo articolo di oggi.

Il secondo fatto di rilievo è l’inizio dello studio approfondito della situazione dei CPT (centri di permanenza temporanea) e della situazione dei richiedenti asilo in Italia, studio affidato a Laura Tronu e che porterà alla redazione di un dettagliato rapporto e alla stesura di una proposta di legge da sottoporre al nuovo Governo in merito ai richiedenti asilo, legge di cui l’Italia è attualmente sprovvista. Ne inizia a parlare Laura in questo articolo.

Il terzo fatto di rilievo è la partenza del progetto “pro donna islamica” affidato a Salvatore Conte, che tra le tante cose (asilo, accoglienza, protezione) prevede una rete di case-rifugio diffusa in tutto il territorio europeo dove le donne che denunciano fatti gravi e che per questo vengono a trovarsi in pericolo di vita possano trovare, anche temporaneamente, rifugio. Come esempio è stato preso quello fornito dalla casa-rifugio diretta da Jasvinder Sanghera, “Karma Nirvana”, un rifugio per donne perseguitate sito nella città di Derby in Gran Bretagna. Salvatore anticipa qualcosa con questo articolo.

Prosegue intanto, affidato a Gaia Toscano e a Emma Lama, la stesura del rapporto sulla condizione delle donne islamiche in Italia, un rapporto che più va avanti e più riserva sorprese e del quale nei prossimi giorni daremo probabilmente una piccola anticipazione.

Anche il censimento in sud Sudan, tra molte difficoltà, va avanti diretta sul posto da Elisa Arduini. Purtroppo alle difficoltà ambientali si sono aggiunte quelle opposte dal governo sudanese che sta cercando in tutti i modi di ostacolare la realizzazione dell’indispensabile censimento. Ne parla proprio Elisa in questo articolo di oggi.

Continuiamo anche a monitorare con attenzione gli avvenimenti nello Zimbabwe per il quale abbiamo chiesto all’Unione Europea un piano di aiuti di emergenza. Nei giorni scorsi abbiamo chiesto il permesso di ingresso per Federica Battistini, attualmente in Zambia per seguire il progetto “Human Rights Project”, la quale vorrebbe recarsi nel paese per rendersi conto di persona della situazione.

Gli articoli della settimana

Olimpiadi cinesi: sta a vedere che adesso la vittima è la Cina

Sondaggio Politica Estera: chi vorreste al Ministero degli Esteri?

Iran: l’importanza delle donne nella resistenza al regime dei Mullah

Questione Israelo-Palestinese: non ci faremo intimidire

Il mondo ha fame: diffuse manifestazioni per il rincaro di riso e grano

Politica estera: chi vorrebbero gli italiani al Ministero degli Esteri (risultati sondaggio)

Zimbabwe: impedire il colpo di mano di Mugabe

Nazioni Unite: un grande inutile baraccone

Per la Donna, insieme alle donne

Uganda: interrotti i colloqui di pace. Allarme in sud Sudan

Richiedente asilo o rifugiato?

Censimento in Sudan: Khartoum vuole bloccare il conteggio al Sud oggi

Hezbollah-UNIFIL come una missione di pace prepara una guerra oggi

12 aprile 2008

BUFALE CINESI

Che ci sia un problema di inquinamento ambientale in Campania è, purtroppo, un dato di fatto incontestabile e del quale ci stiamo occupando grazie all’aiuto di persone come Antonio Bruno che lavora direttamente sul campo, ma la strumentalizzazione volta ad arrecare un danno economico e di immagine è altra cosa.

Come si potrebbe altrimenti definire il “boicottaggio” delle mozzarelle di bufala annunciato dalla Cina? Come si potrebbe non pensar che tale boicottaggio non sia volto esclusivamente a procurare un danno d’immagine o, se vogliamo, una rivalsa (vendetta) nei confronti dell’Italia?

La Cina non importa mozzarelle di bufala, di contro esporta una infinità di prodotti altamente tossici, a partire dai giocattoli per bambini fino ad alimenti di ogni tipo. Che Pechino dichiari di voler boicottare la mozzarella di bufala campana o italiana più in generale non è solo una mossa pubblicitaria atta a danneggiare l’Italia, è un vero e proprio insulto alla nostra Nazione.

Non vorrei rischiare di apparire “nazionalista” a tutti i costi, ma andrebbero chiariti alcuni punti fondamentali. Nei giorni scorsi ho piacevolmente degustato prodotti campani in compagnia di collaboratrici campane. Ho assaggiato (per la prima volta in vita mia) la pizza fritta, con formaggio campano e affettati campani sapientemente amalgamati da mani campane (Emma è veramente straordinaria) e l’ho fatto senza alcun patema d’animo.

Ho fatto questa breve scorribanda in un fatto privato per ricollegarmi al problema più vasto e complicato che riguarda quanto sta avvenendo in Campania e contro la Campania, un problema che ha certamente radici profonde che vanno senza dubbio affrontate ma che vanno anche scisse da interessi economici che tendono fondamentalmente a screditare una regione italiana (la Campania appunto) per trarne un beneficio prettamente ed esclusivamente economico.

Precisiamo prima di tutto alcune cose:

a) le mozzarelle di bufala campana sono assolutamente controllate e sicure

b) le bufale campane non pascolano in terreni contaminati (che pur ci sono, ma questo è un altro argomento) ma mangiano mangimi vegetali provenienti da fuori della Campania e, nel caso degli allevamenti riconosciuti DOP (denominazione di origine protetta), sono assolutamente sicuri e testati

c) quelle bufale che mangiano all’aperto si nutrono esclusivamente in zone non contaminate e sicure

Ergo, la mozzarella di bufala campana è sicura al 100% così come tutti gli altri prodotti.

Questo ragionamento a cosa ci porta? Quello in atto è un boicottaggio dei prodotti italiani (non solo campani quindi) volto ad ottenere benefici economici enormi ai danni proprio dell’Italia. E’ questo che va chiarito: è l’Italia a essere boicottata, da Bolzano a Palermo, non solo la Campania. Non sono i campani a essere sotto attacco ma tutta l’Italia. E’ questo che bisogna chiarire definitivamente perché altrimenti si continuerà all’infinito a puntare il dito sulla “malata politica campana” e non si affronterà il problema per quello che è: un problema nazionale.

( CONTINUA)


Scritto da Franco Londei lunedì 31 marzo 2008


10 marzo 2008

l'ennesima strage terrorista in Israele

segnalo da SECONDO PROTOCOLLO


La strage in Israele: riflessioni a mente fredda
Scritto da Elisa Arduini
lunedì 10 marzo 2008

L'istinto era quello di scrivere subito di getto, ma lo shock era talmente tanto che per una volta tutto quello che volevo dire, che volevo esternare, mi si è bloccato sulla tastiera, come se fossi paralizzata da questo abominevole evento.

Sono rimasta due giorni alla finestra a vedere le reazioni politiche e giornalistiche e la situazione non è migliorata, anzi, lo sdegno è aumentato ancora di più nel leggere articoli e dichiarazioni formali. Anche la confusione è aumentata, una nebbia fitta che mi porta a pensare tante cose tragiche ma che non posso provare, non posso scrivere, manovre occulte e raffinate intorno a Israele, manovre che non promettono nulla di buono.

Pochi politici hanno condannato con forza l'attentato che ha ucciso otto giovani israeliani e ne ha feriti tanti altri. Tra questi l'on. Marco Zacchera che ha detto senza mezzi termini: “Di fronte a questa ennesima strage il Governo Italiano non può più sostenere “amicizie amichevoli” con Hamas e Hezbollah senza rischiare di essere complice della tragedia che sta vivendo il popolo israeliano”.

Ed è proprio sulle dure parole di Marco Zacchera che vorrei fare una riflessione, su quelle parole e su quanto successo a seguito del vile attentato sia a Gaza che in Italia. Mentre a Gaza i palestinesi festeggiavano in Italia certi politici minimizzavano l'accaduto e certi giornali non avevano neppure il coraggio di chiamare l'autore della strage con il suo nome, “terrorista”.

Ed è qui che mi accorgo delle grandi manovre, furbe e silenziose, di una certa parte politica che fino a ieri credevo tenesse i piedi su due staffe, quella palestinese e quella israeliana. Mi sbagliavo, il piede sulla staffa israeliana non l'hanno mai tenuto e la conferma mi è arrivata non solo dalle dichiarazioni “precompilate” o addirittura dai silenzi, non solo dai successivi inviti a Israele a non “esagerare”, ma dall'approvazione data alla decisione della Libia, grande amica di una certa Italia, di non far approvare dal Consiglio di Sicurezza dell'Onu una dura condanna dell'attentato.

Isolamento di Israele, a questo si vuole arrivare e a questo si sta arrivando, uno Stato da sacrificare sull'altare delle “buone relazione” con gli amici arabi, gli stessi che ogni giorno violano i Diritti di milioni di persone, gli stessi che con una mano salutano mentre nell'altra nascondono il pugnale, pronti a colpire come una volta. Nessuno ha creduto che personaggi come Gheddafi si fossero pentiti di tutti i morti che hanno fatto, nessuno ha creduto che gli Stati Arabi potessero realmente studiare un piano di pace per il Medio Oriente senza includere (anche se non implicitamente) la distruzione di Israele. Solo noi abbiamo creduto (fortemente) che palestinesi e israeliani potessero sedere al tavolo delle trattative e parlare serenamente. Ci dobbiamo ricredere. I palestinesi non vogliono la pace, non vogliono un loro Stato, libero e indipendente. Prima vogliono distruggere Israele, esattamente come hanno fatto anni fa con le serre che proprio gli israeliani gli avevano lasciato a Gaza prima di andarsene, esattamente come è avvenuto a Gerusalemme con questi inerti ragazzini. Massacrare, l'unica parola che conoscono e che imparano ai loro bambini.

Quante volte abbiamo scritto di includere Hamas nelle trattative e quante volte ci siamo sentiti rispondere che non era possibile parlare con chi ha il solo scopo di ucciderti. Abbiamo sostenuto fortemente questa nostra idea, tanto da accendere furiose discussioni con chi non era d'accordo con noi. Avevamo torto e gli altri avevano ragione, dobbiamo prenderne atto e di questo ci scusiamo con chi aveva opposto le sue ragioni alle nostre.

Questo non significa che non crediamo più che tra i palestinesi ci sia chi veramente vuole la pace, non significa giustificare le uccisioni di civili innocenti, significa però che da questo momento in poi vedremo tutto sotto un'altra ottica. Ha fatto male vedere le sfilate a Gaza per festeggiare la morte di giovani ebrei, come se avessero vinto la coppa del mondo di calcio, ha fatto davvero male perché noi ci avevamo creduto, perché ci eravamo illusi che Palestina e Israele potessero convivere. Ora sappiamo che questo non è possibile, almeno fino a quando Hamas ci sarà, almeno fino a quando ci saranno politici occidentali che giustificheranno questi massacri, perché non condannarli equivale a una giustificazione.

La Palestina, l'unico Stato che non esiste ad avere il quadruplo degli aiuti finanziari dello Zimbabwe, l'unico Stato che non esiste al quale non viene chiesto dove finiscono i milioni di dollari che l'occidente e i paesi arabi gli danno. La Palestina, l'unico Stato che non esiste a protestare se un'altro Stato (Israele) che invece esiste ed è considerato apertamente un nemico, gli interrompe le forniture di energia elettrica e gli aiuti, come se la cosa fosse dovuta. Non si è mai visto un Paese aiutarne un'altro che lo considera nemico e che gli lancia addosso centinaia di missili ogni giorno.

Queste sono cose evidenti, davanti agli occhi di tutti. Ecco perché mi chiedo: cosa hanno in mente questi politici filo-palestinesi a tutti i costi? Cosa pretendono esattamente da Israele? Forse che sparisca in silenzio? Che rinunci a difendersi? Oppure che tutti gli israeliani se ne vadano a fondare un nuovo Stato in Alaska come ha proposto Ahmadinejad?

Beh, noi abbiamo un'altra idea: palestinesi da un lato, con uno Stato autonomo e con le responsabilità che ne derivano, e israeliani dall'altro, con il loro Stato e senza nessun impegno verso chi li odia. Vediamo cosa saranno in grado di fare i palestinesi, vediamo se finalmente inizieranno a ricostruire quelle bellissime serre che potevano sfamare migliaia di persone invece di distruggere tutto e tutti. Ma soprattutto noi pensiamo che Israele vada difesa dalle manovre di certi Stati, pensiamo che questo vada fatto apertamente e senza tentennamenti. Non si può essere complici di chi brama una nuova Shoah.

Elisa Arduini

aggiungo un link sull'argomento

Razzisti e nazisti: certi personaggi chiamiamoli con il loro nome


19 febbraio 2008

Newsletter del 18 febbraio 2008

Gli articoli di questa settimana

Imponente attacco cracker ai siti basati su Joomla

Carlo Parlanti e il Diritto alla salute

Coltan: tutti i problemi legati al commercio illegale in Africa

Iran: i Mullah non cederanno se l’Europa non accetta lo stato di diritto per il PMOI

Diritti Umani: l’Europa a sostegno delle organizzazioni per la difesa dei Diritti Umani

Medio Oriente, Fayyad denuncia: nessun cambiamento da parte di Israele

Pechino 2008: anche Spielberg boicotta. E voi cosa aspettate?

Legge 194: siamo alle intimidazioni. Ora basta

Omicidio Mughniyeh: Israele mette in allerta le forze di difesa

Darfur: aiuti umanitari in pericolo

Olimpiadi: la Cina rigetta le accuse..ma non convince nessuno

Software open source sotto attacco: boicotta Trend Micro

Zimbabwe al collasso: inflazione al 66.000%

Voci dal fronte: quattro passi nel nord di Israele oggi

Rapporto sul Darfur: la situazione attuale e le possibili soluzioni oggi

Articoli da Project.21

Censimento in Sud Sudan: Secondo Protocollo collabora con le autorità

Articoli da SP USA

Spielberg snubs Beijing Olympics over Darfur crisis

UN troops quit Eritrea

Articoli da SP United Kingdom

Declaration of the Committee of Ministers on Council of Europe action to improve the protection of human rights defenders and promote their activities

Ugandan LRA rebels “on the move”

Ethiopia urges strong UN action against foe Eritrea


Questa settimana la iniziamo con due importanti rapporti da due delle zone più calde del pianeta. Il primo è quello scritto da Franco Londei da Nyala, in Darfur, dove si è recato nei giorni scorsi con una missione del PAM (Programma alimentare mondiale) per verificare la situazione verificatasi in seguito alla decisione delle autorità sudanesi di non rinnovare i permessi a molti operatori umanitari, tra i quali le nostre Claudia Colombo e Giorgia Kornisch. Purtroppo dopo tanto tempo le due nostre collaboratrici saranno costrette a lasciare (si spera momentaneamente) il Darfur per trasferirsi in Sud Sudan presso il nostro compound di Juba dove parteciperanno insieme agli altri cooperanti già in loco al censimento della popolazione in vista del prossimo referendum che dovrà decidere se il Sudan Meridionale si staccherà definitivamente dal Sudan. Di questo importante incarico ne parliamo su Project.21 in questo articolo.

L’altro rapporto è quello scritto da Miriam Bolaffi che si è recata nel nord di Israele per verificare di persona la situazione e come la popolazione israeliana sta vivendo questo particolare momento che fa seguito all’uccisione del noto terrorista di Hezbollah, Imad Mughniyeh, uccisione che ha scatenato la reazione (per ora solo a parole) di Iran, Siria ed Hezbollah.

Un’altra importante notizia arriva invece dalle Nazioni Unite le quali, attraverso Friends of United Nations ha offerto alla nostra organizzazione di far parte del gruppo costitutivo di FOTUN Italy, il quale raggrupperà le maggiori organizzazioni non governative italiane. Con la creazione di questo gruppo d’elite si intende aprir un canale diretto di comunicazione con le Nazioni Unite, cosa che permetterà una maggiore collaborazione e, soprattutto, una maggiore interazione tra Italia e Nazioni Unite.

Da questa settimana partirà anche la campagna di iscrizione alla Associazione Secondo Protocollo la quale prevede per il momento solo l’iscrizione come socio sostenitore (senza diritto di voto). Si potrà diventare socio sostenitore dietro versamento della somma di 25 euro da effettuarsi tramite bonifico bancario alle seguenti coordinate: IBAN IT84/X/08700/68690/000121155272 Banca di Credito Cooperativo del Metauro ag. Urbania intestato a Secondoprotocollo. Ogni socio sostenitore riceverà la tessera a stretto giro di posta. Naturalmente è possibile, a propria discrezione, aumentare la somma donata. Importante nella casuale del bonifico inserire la dicitura “socio sostenitore” seguita dal proprio nome, cognome e indirizzo.

Per quanto riguarda invece il settore dei detenuti italiani all’estero, stiamo provvedendo a creare una task force legale per fornire assistenza alle famiglie senza che le stesse si rivolgano ad avvocati italiani. Tale task force avrà il compito, oltre che di fornire gratuitamente assistenza legale, di coordinarsi con eventuali legali sul posto e di interagire con le Autorità Consolari italiane. Al momento sono cinque i legali assunti dalla nostra organizzazione ma si prevede che alla fine la task force sarà composta da otto/dieci unità.

Infine segnaliamo che questa settimana ricorre il primo compleanno del sito di Secondoprotocollo.org. In un anno abbiamo raggiunto veramente traguardi insperati. Questi i dati:

1090 articoli

Oltre 1.300.000 visitatori unici di cui 8.000 ingressi unici giornalieri di media negli ultimi tre mesi

Il sito è stabilmente posizionato tra i primi 200 siti più letti in Italia

Naturalmente ringraziamo quanti ci leggono e gli autori che con i loro articoli hanno contribuito al raggiungimento questi importanti traguardi.