Le donne cambiano la Storia, cambiamo i libri di Storia.

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10 marzo 2008

l'ennesima strage terrorista in Israele

segnalo da SECONDO PROTOCOLLO


La strage in Israele: riflessioni a mente fredda
Scritto da Elisa Arduini
lunedì 10 marzo 2008

L'istinto era quello di scrivere subito di getto, ma lo shock era talmente tanto che per una volta tutto quello che volevo dire, che volevo esternare, mi si è bloccato sulla tastiera, come se fossi paralizzata da questo abominevole evento.

Sono rimasta due giorni alla finestra a vedere le reazioni politiche e giornalistiche e la situazione non è migliorata, anzi, lo sdegno è aumentato ancora di più nel leggere articoli e dichiarazioni formali. Anche la confusione è aumentata, una nebbia fitta che mi porta a pensare tante cose tragiche ma che non posso provare, non posso scrivere, manovre occulte e raffinate intorno a Israele, manovre che non promettono nulla di buono.

Pochi politici hanno condannato con forza l'attentato che ha ucciso otto giovani israeliani e ne ha feriti tanti altri. Tra questi l'on. Marco Zacchera che ha detto senza mezzi termini: “Di fronte a questa ennesima strage il Governo Italiano non può più sostenere “amicizie amichevoli” con Hamas e Hezbollah senza rischiare di essere complice della tragedia che sta vivendo il popolo israeliano”.

Ed è proprio sulle dure parole di Marco Zacchera che vorrei fare una riflessione, su quelle parole e su quanto successo a seguito del vile attentato sia a Gaza che in Italia. Mentre a Gaza i palestinesi festeggiavano in Italia certi politici minimizzavano l'accaduto e certi giornali non avevano neppure il coraggio di chiamare l'autore della strage con il suo nome, “terrorista”.

Ed è qui che mi accorgo delle grandi manovre, furbe e silenziose, di una certa parte politica che fino a ieri credevo tenesse i piedi su due staffe, quella palestinese e quella israeliana. Mi sbagliavo, il piede sulla staffa israeliana non l'hanno mai tenuto e la conferma mi è arrivata non solo dalle dichiarazioni “precompilate” o addirittura dai silenzi, non solo dai successivi inviti a Israele a non “esagerare”, ma dall'approvazione data alla decisione della Libia, grande amica di una certa Italia, di non far approvare dal Consiglio di Sicurezza dell'Onu una dura condanna dell'attentato.

Isolamento di Israele, a questo si vuole arrivare e a questo si sta arrivando, uno Stato da sacrificare sull'altare delle “buone relazione” con gli amici arabi, gli stessi che ogni giorno violano i Diritti di milioni di persone, gli stessi che con una mano salutano mentre nell'altra nascondono il pugnale, pronti a colpire come una volta. Nessuno ha creduto che personaggi come Gheddafi si fossero pentiti di tutti i morti che hanno fatto, nessuno ha creduto che gli Stati Arabi potessero realmente studiare un piano di pace per il Medio Oriente senza includere (anche se non implicitamente) la distruzione di Israele. Solo noi abbiamo creduto (fortemente) che palestinesi e israeliani potessero sedere al tavolo delle trattative e parlare serenamente. Ci dobbiamo ricredere. I palestinesi non vogliono la pace, non vogliono un loro Stato, libero e indipendente. Prima vogliono distruggere Israele, esattamente come hanno fatto anni fa con le serre che proprio gli israeliani gli avevano lasciato a Gaza prima di andarsene, esattamente come è avvenuto a Gerusalemme con questi inerti ragazzini. Massacrare, l'unica parola che conoscono e che imparano ai loro bambini.

Quante volte abbiamo scritto di includere Hamas nelle trattative e quante volte ci siamo sentiti rispondere che non era possibile parlare con chi ha il solo scopo di ucciderti. Abbiamo sostenuto fortemente questa nostra idea, tanto da accendere furiose discussioni con chi non era d'accordo con noi. Avevamo torto e gli altri avevano ragione, dobbiamo prenderne atto e di questo ci scusiamo con chi aveva opposto le sue ragioni alle nostre.

Questo non significa che non crediamo più che tra i palestinesi ci sia chi veramente vuole la pace, non significa giustificare le uccisioni di civili innocenti, significa però che da questo momento in poi vedremo tutto sotto un'altra ottica. Ha fatto male vedere le sfilate a Gaza per festeggiare la morte di giovani ebrei, come se avessero vinto la coppa del mondo di calcio, ha fatto davvero male perché noi ci avevamo creduto, perché ci eravamo illusi che Palestina e Israele potessero convivere. Ora sappiamo che questo non è possibile, almeno fino a quando Hamas ci sarà, almeno fino a quando ci saranno politici occidentali che giustificheranno questi massacri, perché non condannarli equivale a una giustificazione.

La Palestina, l'unico Stato che non esiste ad avere il quadruplo degli aiuti finanziari dello Zimbabwe, l'unico Stato che non esiste al quale non viene chiesto dove finiscono i milioni di dollari che l'occidente e i paesi arabi gli danno. La Palestina, l'unico Stato che non esiste a protestare se un'altro Stato (Israele) che invece esiste ed è considerato apertamente un nemico, gli interrompe le forniture di energia elettrica e gli aiuti, come se la cosa fosse dovuta. Non si è mai visto un Paese aiutarne un'altro che lo considera nemico e che gli lancia addosso centinaia di missili ogni giorno.

Queste sono cose evidenti, davanti agli occhi di tutti. Ecco perché mi chiedo: cosa hanno in mente questi politici filo-palestinesi a tutti i costi? Cosa pretendono esattamente da Israele? Forse che sparisca in silenzio? Che rinunci a difendersi? Oppure che tutti gli israeliani se ne vadano a fondare un nuovo Stato in Alaska come ha proposto Ahmadinejad?

Beh, noi abbiamo un'altra idea: palestinesi da un lato, con uno Stato autonomo e con le responsabilità che ne derivano, e israeliani dall'altro, con il loro Stato e senza nessun impegno verso chi li odia. Vediamo cosa saranno in grado di fare i palestinesi, vediamo se finalmente inizieranno a ricostruire quelle bellissime serre che potevano sfamare migliaia di persone invece di distruggere tutto e tutti. Ma soprattutto noi pensiamo che Israele vada difesa dalle manovre di certi Stati, pensiamo che questo vada fatto apertamente e senza tentennamenti. Non si può essere complici di chi brama una nuova Shoah.

Elisa Arduini

aggiungo un link sull'argomento

Razzisti e nazisti: certi personaggi chiamiamoli con il loro nome


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