Le donne cambiano la Storia, cambiamo i libri di Storia.

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LE DONNE CAMBIANO LA STORIA, CAMBIAMO I LIBRI DI STORIA
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28 febbraio 2022

da NON C'è PACE SENZA GIUSTIZIA






L’ora più buia dopo la Seconda guerra mondiale. 
Attacco ai nostri valori comuni. 
Attentato contro ogni regola internazionale, impegno sottoscritto e mutuamente consentito.


 Giustamente, la libera e fiera Ucraina, che mostra di volersi difendere a tutti i costi dalla “debellatio” che vorrebbe infliggergli Putin, appare sempre di più una nazione sorella delle democrazie europee, che anzi anelava raggiungere nel doppio abbraccio europeo ed atlantico se solo fosse stato possibile. Giustamente, leader e politici europei, alcuni con una certa improntitudine, sono uniti nel condannare l’invasione e considerarla anche un attacco al nostro sistema di valori e di principi, valutandola in tutta la sua gravità.

Perché è indubbio, e non solo per vicinanza geografica, che L’Ucraina non è la Siria e nemmeno l’Afghanistan, per citare due altri teatri di guerra dove l’”Occidente” non ha dato il meglio di sé, per usare un eufemismo, anche perché si sono guardate come “guerre lontane”. Basti vedere il ben diverso approccio con il quale si è pronti a gestire la questione profughi e quanto ci si colpevolizzi, ogni giorno che passa, anche incalzati dagli ucraini stessi, sul quanto si possa e si voglia fare.

Premesso che nessuno può e vuole “morire per Kiev”, come sa benissimo Vladimir Putin, è altrettanto evidente che le sanzioni, che fanno male a chi le da forse tanto quanto a chi le riceve, sono una risposta insufficiente per indebolire i russi e debolissima agli occhi di chi affronta, anche a mani nude, i carri armati. Non a caso, il regime mussoliniano giunse all’apice del consenso dopo le “inique sanzioni” comminate all’Italia dalla Società delle Nazioni dopo l’invasione dell’Etiopia e tante personalità illustri, notoriamente antifasciste, non esitarono anche loro a “dare oro alla Patria”, ingiustamente punita.

Che fare, allora, oltre a decidere un massiccio piano di aiuti ad ogni livello, nell’ipotesi che le strutture statuali siano in grado di amministrarlo?

Certamente, una risposta potrebbe essere quella di alzare le bandiere della democrazia e delle legalità internazionale violata, appellandosi a tutti gli organismi e giurisdizioni a ciò preposti. All’indomani dell’invasione, ad esempio, la Russia è stata immediatamente sospesa dal Consiglio d’Europa, di cui fa parte con alti e bassi dal 1996, e ha già subito a vari livelli una serie di decisioni di boicottaggio come il trasferimento a Parigi della finale di Coppa dei Campioni che doveva svolgersi a San Pietroburgo ed altro.

Come Non c’è Pace Senza Giustizia riteniamo che occorra fare molto di più, identificando come crimine di aggressione, crimini di guerra e contro l’umanità quanto sta accadendo in Ucraina e invocando per questo la giurisdizione della Corte Penale Internazionale. Questo consentirebbe di effettuare una mappatura precisa di tutti gli atti suscettibili di ricadere sotto la competenza della Corte, identificandone di volta in volta i responsabili, oltre naturalmente, i massimi dirigenti, Putin in testa, colpevoli di tutti i capi di imputazione possibili. 

Purtroppo, l’Ucraina non ha ratificato lo Statuto istitutivo della Corte, cosa che consentirebbe l’immediata attivazione dei meccanismi di tutela previsti. Ecco perché abbiamo rivolto un appello al presidente Zelenski perché faccia riferimento a questa problematica, solo apparentemente marginale di fronte alle minacce immediate che pesano sulla sua stessa incolumità e quella degli altri membri del governo e parlamento ucraini, e che potrebbe rivestire “pro futuro” un grande valore simbolico e andare ad aggiungersi ad altri strumenti che possano essere messi a disposizione del popolo ucraino per aiutarlo nella sua lotta per la libertà e l’indipendenza

Non c'è Pace Senza Giustizia (NPSG) condanna l'aggressione contro l'Ucraina da parte della Federazione Russa e chiede alle forze russe di ritirarsi, partendo nel pieno rispetto della sovranità e dell'integrità territoriale dell'Ucraina.  

L'invasione russa viola diverse leggi e norme internazionali, non ultimo l'articolo 2(4) della Carta delle Nazioni Unite e gli accordi di Minsk 2014-2015. Non c'è alcuna base o giustificazione giuridica per le affermazioni del presidente russo Putin che la Russia sta agendo per autodifesa, o in difesa dei cittadini russi che vivono in Ucraina. Questi atti unilaterali della Federazione Russa hanno iniziato un conflitto brutale in Ucraina e rischiano di far precipitare l'Europa e il mondo in una guerra totale.  

L'Unione Europea e i suoi Stati membri, così come tutti gli altri membri della comunità internazionale, hanno la responsabilità di agire con decisione per affrontare le azioni della Federazione Russa; per prevenire un'escalation in un conflitto globale; e per mitigare gli effetti dell'invasione, incluso fornire supporto alle migliaia di persone che fuggono dalle sue conseguenze. 

 NPSG invita l'UE, i suoi Stati membri e gli altri membri della comunità internazionale, individualmente e collettivamente, a:  continuare a condannare, senza mezzi termini, gli atti illegali della Federazione Russa, ad usare tutti i canali diplomatici disponibili per sollecitare la Federazione Russa a ritirarsi dall'Ucraina, a fornire tutto il sostegno finanziario e militare necessario alle autorità e al popolo ucraino per difendersi nell'ora del bisogno oltre che ad aprire le frontiere a coloro che fuggono dai combattimenti in Ucraina. 

Al presidente dell'Ucraina, ribadiamo il nostro appello a ratificare lo Statuto di Roma della Corte penale internazionale e ad armonizzare la legislazione nazionale con il diritto internazionale umanitario e penale prima che sia troppo tardi. Riconosciamo che le priorità dell’Ucraina, in questo momento, devono essere la protezione di sé stessa e dei suoi cittadini; crediamo, tuttavia, che la ratifica dello Statuto di Roma sia un elemento di tale protezione che un'importante dimostrazione dell'impegno dell'Ucraina nei confronti dei diritti umani, specialmente in questo periodo di crisi.  

NPSG coglie questa opportunità per esprimere il nostro pieno sostegno e solidarietà al popolo ucraino, siamo al vostro fianco in quest'ora buia e nei difficili giorni e settimane a venire.

Desideriamo anche esprimere il nostro apprezzamento e sostegno ai colleghi, alla società civile e alle persone in altri paesi, compresa la Russia, che stanno alzando coraggiosamente la loro voce contro gli atti illegali della Federazione Russa e si stanno impegnando nella loro solidarietà e sostegno al popolo ucraino.

 

A questo link l’intero comunicato stampa

 


14 agosto 2015

La Turchia, i Curdi e l'Isil

riprendo integralmente da Informazione Corretta  13.08.2015

Turchia/Curdi: le politiche sbagliate di Usa e UE
Analisi di Gian Micalessin, Carlo Panella

Testata:Il Giornale-Il Foglio
Autore: Gian Micalessin-Carlo Panella
Titolo: «Così Turchia e UE innescano la bomba che ci distruggerà-Pax curda»

Riprendiamo dal GIORNALE e dal FOGLIO due articoli sulla politica della Turchia di Erdogan, rivelatori di come il sultano turco stia in realtà schierato dalla parte del terrorismo musulmano. Si possono mettere in evidenza le differenze fra le diverse anime curde, come fa Carlo Panella, ma è indubbio che i curdi stanno lottando da soli contro il terrorismo, lasciati soli dalla inetta e pericolosa politica americana.

Il Giornale-Gian Micalessin: " Così Turchia e UE innescano la bomba che ci distruggerà "

Chi si ostina a chiamarla tragedia apra gli occhi. Quella dei migranti è diventata una guerra. Una guerra combattuta contro di noi dalla Turchia e dai suoi alleati della Fratellanza Musulmana. Tra cui quella Libia in mano ad una coalizione islamista che l'ha trasformata nella cornucopia della migrazione illegale. Una guerra combattuta non a colpi di bombe, ma a raffiche di disgraziati mandati a spiaggiarsi sulle coste dell'Italia e della Grecia. Sotto gli occhi - più indifferenti che impotenti - dell'Unione Europea e di un'Alleanza Atlantica di cui Ankara continua - impropriamente - a far parte. L'arrivo, dall'inizio dell'anno, di 124mila migranti sulle isole greche di Lesbos, Chios, Kos e Samos è la dimostrazione più evidente di questa nuova guerra. Una dimostrazione quasi invereconda dal momento che la marea umana - e la macchina criminale che la governa - non sono, come succede in Libia, il frutto di una nazione allo sbando. Lo tsunami migratorio che rischia di trascinare a fondo una Grecia già spossata dalla crisi economica si dispiega da una Turchia in piena forma bellica e strategica. Una Turchia impegnata a bombardare i territori curdi in Siria ed in Iraq e pronta a mobilitare 18mila soldati per creare una zona cuscinetto profonda 30 chilometri e lunga cento alla frontiera con la Siria. Una zona da cui partiranno nuovi profughi visto che curdi e cristiani dovranno abbandonarla per far posto ai ribelli islamisti, veri manutentori del nuovo ordine turco.
Eppure la Turchia del presidente Recep Tayyp Erdogan, così efficiente nel far valere le proprie ragioni strategiche, non muove un dito per bloccare i trafficanti di uomini che operano indisturbati a Bodros, Izmir e Canakkale, le città costiere turche da cui partono per la Grecia una media di mille esseri umani a notte.

Ancor più incredibile è, però, il sopito stupore con cui l'Unione Europea guarda al nuovo esodo. Quei migranti approdati in Grecia non sono i figli di un'imprevista avversità cosmica, ma l'avanguardia del milione e 800mila profughi siriani accampati da quattro anni in territorio turco. Un'inevitabile conseguenza delle strategie di Ankara rivelatasi però tanto costosa da mantenere quanto sgradita all'opinione pubblica turca. Proprio per questo Ankara si guarda bene dal bloccare le organizzazioni criminali impegnate a trasferirli surrettiziamente in Grecia ed in Europa.

Del resto nulla di nuovo. Nel 2014 la Turchia di Erdogan assistette per mesi, senza muovere un dito, alla partenza di enormi bastimenti con a bordo migliaia di migranti salpati dai porti turchi e diretti verso l'Italia. E non ha mai esercitato alcuna pressione su quella coalizione islamista al potere a Tripoli- di cui si dichiara madrina e protettrice - per indurla bloccare i lucrosi traffico di umani in partenza da Tripoli e dintorni. In fondo perché farlo? Le rotte della Libia e dell'Egeo contribuiscono, alla fine, a trasferire in Europa nuovi fedeli islamici che la Fratellanza Musulmana, in cui Erdogan si riconosce, potrà utilizzare per indebolire dall'interno la fortezza Europa.

 Eppure nessuno sembra accorgersene. Come nessuno sembra più ricordarsi dei 5000 militanti islamisti partiti dall'Europea e transitati dalle frontiere turche per raggiungere - sotto gli occhi compiacenti di Ankara - le basi dello Stato Islamico in Iraq e Siria. Basi da cui possono ora agevolmente rientrare sfruttando la nuova rotta dall'Egeo. Pronti, dopo un passaggio a Kos o Lesbos, ad operare e colpire nel cuore di un'Europa sempre più distratta, imbelle ed indifferente.

Il Foglio-Carlo Panella: " Pax Curda "

 Roma. Abdullah Oçalan ha preso una netta (e clamorosa) distanza dal suo Pkk, impegnato in una offensiva di attentati contro la Turchia, che ha di fatto sconfessata. Ha rinsaldato il suo asse con i curdi iracheni e ha rilanciato la sua proposta di pacificazione al presidente turco Erdogan. Il tutto, secondo gli abituali moduli criptici del linguaggio e della tecnica politica anatolica. Prigioniero a vita nel carcere dell’isola di Imrali, una sorta di Alcatraz nel Bosforo, Oçalan, col sicuro assenso dei servizi segreti turchi, ha inviato due giorni fa il suo fidatissimo plenipotenziario Amin Penjweni a Erbil per concordare col premier curdo Nechirvan Barzani una linea comune a fronte di un Pkk che palesemente non ne riconosce più la leadership ed è sotto il comando settario e avventurista di Fehman Huseyin.

 Le dichiarazioni rese alla stampa dal premier curdo iracheno (ovviamente il fiduciario di Oçalan non ha parlato) danno il senso della manovra in atto e sono di fatto di condanna netta dell’offensiva del Pkk, sino al punto che Barzani, come già suo padre Masud, presidente del Kurdistan, non ha condannato affatto i bombardamenti aerei turchi dei santuari del Pkk (che pure colpiscono il suo Kurdistan), ma si è limitato a deprecare le uccisioni dei civili curdi. Non solo, Barzani ha nettamente attribuito al solo Pkk la responsabilità della fine della tregua e quindi la colpa della ripresa della guerra con la Turchia: “Purtroppo, i bombardamenti turchi sono conseguenza della decisione provocatoria del presidente della Comunità del Kurdistan (KCK, l’organo amministrativo creato dal Pkk) di dichiarare terminato il processo di cessate il fuoco e di pace tra la Turchia e il PKK”.
Il tutto in un contesto e in una successione dei fatti inequivocabili.
La dichiarazione di ripresa unilaterale delle ostilità contro la Turchia è infatti avvenuta dopo che il Pkk ha incredibilmente attribuito al governo di Ankara la responsabilità dell’attentato di Suruç (32 giovani volontari curdo turchi dilaniati) – messo in atto però da un kamikaze dell’Isis – e invece di menare un’offensiva contro l’Isis in Siria, ha iniziato a uccidere poliziotti e soldati turchi. Una strategia avventurista frontalmente criticata nei giorni scorsi da Masud Barzani. Nechirvan Barzani ha poi duramente condannato ancora una volta il demenziale attentato del Pkk contro l’oleodotto che trasporta il petrolio di Kirkuk in Turchia. Attentato sul suolo del Kurdistan iracheno che colpisce gravemente le risorse economiche del Kurdistan iracheno, unico presidio affidabile contro l’Isis. Episodio marginale, ma che rispecchia bene l’avventurismo di matrice marxista leninista del Pkk, che considera come avversari anche i curdi iracheni, e che si è impiantato con le sue basi militari sui monti Qandil, tentando di allargarsi anche in altre zone, tanto da aver spinto il governo del Kurdistan iracheno a costruire un lungo muro (ufficialmente destinato a bloccare i contrabbandieri) per isolare questa fastidiosa e turbolenta enclave. Questa netta presa di distanza di Barzani – chiaramente concordata con l’emissario di Oçalan – mira a un obiettivo evidente, enucleato dal premier curdo iracheno: “Riprendere gli sforzi in modo che entrambe le parti tornino al tavolo dei negoziati e riprendano il processo di pace, da dove è stato interrotto. Faremo di tutto per fermare la guerra tra Turchia e Pkk”.
Dunque, le analisi che provengono dal governo curdo, che rappresenta l’unico presidio democratico e affidabile della Mesopotamia, nonché unico bastione contro l’Isis, smentiscono platealmente e addirittura ribaltano la versione che impera sui media occidentali politically correct, che attribuiscono la responsabilità della ripresa di questa sanguinaria guerra al “perfido” Tayyp Erdogan. Naturalmente – e non per la prima volta – l’avventurismo militarista del Pkk, da cui da anni ha preso nette distanze lo stesso Oçalan, non è affatto sgradito al presidente turco. Una guerra a bassa intensità contro il Pkk gli torna oggi estremamente utile per tentare una coalizione col reazionario e iper nazionalista Mhp e soprattutto col laico Chp (che ha sempre avversato per un dogmatico kemalismo la road map di pacificazione col Pkk, fortemente voluta sino a tre settimane fa da Erdogan). Ma gli torna ancor più utile nel caso che questa coalizione non si faccia e che quindi la Turchia torni alle urne a settembre. Presentarsi all’elettorato col paese in guerra contro il Pkk e scosso dagli attentati è indubbiamente uno scenario gradito nel faraonico palazzo presidenziale di Ankara. Anche perché Erdogan ha appena avuto la riprova che Oçalan – e soprattutto il governo del Kurdistan iracheno – sono di fatto più vicini alle sue posizioni che a quelle dei dirigenti avventuristi del Pkk.

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28 settembre 2014

Francia: le lesbiche sposate possono adottare reciprocamente i figli dell'altra - Russia: la Corte Costituzionale dichiara non discriminatorie le leggi antigay

ADOZIONI GAY: BENE LA DECISIONE DELLA CASSAZIONE FRANCESE E L'ITALIA CHE FA?

Comunicato stampa dell'Associazione Radicale Certi Diritti.

Roma, 25 settembre 2014

In Francia la Corte di Cassazione ha stabilito che una donna lesbica sposata può adottare i figli nati dalla partner tramite riproduzione assistita realizzata all'estero.
La PMA con tecnica eterologa, infatti, anche dopo l'introduzione del matrimonio egualitario nell'ordinamento giuridico d'Oltralpe, continua a non essere aperta alle coppie omosessuali. Le coppie desiderose di concepire un bambino sono dovute andare all'estero e, al loro ritorno, hanno dovuto fare i conti con un ordinamento giuridico lacunoso che non riconosceva automaticamente la doppia genitorialità.

Yuri Guaiana, segretario dell'Associazione Radicale Certi Diritti, ha commentato così la decisione della Cassazione Francese: "E' un passo avanti importante quello compiuto dalla giurisprudenza francese in tema di filiazione che mette ancora più in evidenza l'arretratezza dell'Italia dove il confronto sulla "stepchild adoption" (adozione dei figli naturali e adottivi del partner) e l'omogenitorialità si svolge solo tra omofobi e ignoranti, come ha dimostrato la puntata di "Porta a porta" andata in onda il 17 settembre scorso su Rai 1. Intanto i figli di coppie omogenitoriali rimangono privi dei più elementari diritti. Quanto dovremo aspettare ancora prima che l'Italia prenda esempio dai suoi partner europei, adotti delle semplici riforme che garantiscano i diritti delle persone LGBTI e dei loro figli ed elimini odiosissime discriminazioni come quelle che escludono esplicitamente le coppie lesbiche dalla possibilità di ricorrere alle tecniche della procreazione assistita? Siamo passati dalla completa indifferenza alle continue promesse mancate. È ora di finirla di speculare sulle nostre vite e sui nostri affetti"!

RUSSIA/GAY: PER LA CORTE COSTITUZIONALE RUSSA LE LEGGI ANTIGAY NON SONO DISCRIMINATORIE

Comunicato Stampa dell'Associazione Radicale Certi Diritti.
​Roma, 25 settembre 2014

Mentre a San Pietroburgo il Queerfest ha dovuto essere cancellato all'ultimo momento a causa di minacce di aggressioni e bombe, nonché per le pressioni delle autorità, la Corte costituzionale russa ha deciso oggi che "il divieto di propaganda gay tra i minori non puo' essere considerata un limite ai diritti delle minoranze sessuali​".

Yuri Guaiana, segretario dell'Associazione Radicale Certi Diritti, dichiara: "la lottizzazione delle istituzioni da parte del presidente Vladimir Putin ha ormai trasformato anche la Corte Costituzionale russa nella Suprema Cupola dell'omofobia di Stato. Se questa è l'interpretazione che la Russia dà della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, occorre uno scatto da parte della comunità internazionale e dell'UE. In attesa di sapere come si pronuncerà la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo, chiediamo a Federica Mogherini, Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, sulla violazione del diritto fondamentale alla libertà d'espressione in Russia".

31 gennaio 2014

Principio 6: appuntamento in tutto il mondo il 5 febbraio prossimo !




PRINCIPIO
   6
LO SPORT NON DEVE
DISCRIMINARE
IN BASE A
RAZZA, RELIGIONE,
POLITICHE, GENERE
O ALTRO.

IL 5 febbraio prossimo appuntamento per chiedere agli sponsor dei Giochi Olimpici di Sochi 2014 di denunciare l'inosservanza del Principio 6 dello Statuto Olimpico da parte della Russia.

FIRMA L'APPELLO


Allout_image_6010_full
Olympic snowboarder Belle Brockhoff in her Principle 6 hoodie



La campagna  del Principio 6 prende il nome dalla voce della Carta olimpica in cui si afferma "la pratica dello sport è un diritto umano".
Come parte della Campagna P6, American Apparel ha collaborato con Athlete Ally e ALLOUT nel denunciare e schierarsi contro la discriminazione LGBT alle Olimpiadi invernali  di  Sochi 2014.

 Athlete Ally e ALLOUT sono fianco a fianco  nell'offrire una linea di prodotti per la promozione della campagna, come t-shirt e altri oggetti d'abbigliamento.
Una parte del ricavato delle vendite sosterrà la Campagna del Principio 6 e quelle di altri gruppi per i diritti umani per la difesa dalle leggi anti-gay e dalla discriminazione LGBT in Russia.

29 gennaio 2014

MESSAGGIO PER MacDonald


Mercoledì 5 febbraio migliaia di persone daranno vita ad eventi nelle città in tutto il mondo per sollecitare gli sponsor olimpici a rompere il loro silenzio sulle leggi anti-gay della Russia ed esprimersi a sostegno di gay, lesbiche, bisessuali, trans russi.

  Questo è il momento di spingere gli sponsor ad usare il loro potere economico per chiedere la fine di queste leggi discriminatorie.

L'ultima volta, il 3 settembre 2013, la nostra Manifestazione globale per la Russia è stato un enorme successo!
 34 città, 21 paesi, 1 messaggio:
l'amore vince sempre

Scopri le foto da tutto il mondo sulla nostra pagina Facebook 
(è possibile visualizzarle anche se non sei un utente di Facebook)


TROVA UN EVENTO VICINO A TE
Ci sono manifestazioni di piazza globali organizzate in tutto il mondo. Scopri la lista qui sotto per trovarne una vicino a te.
 Il 5 febbraio:

Rio, Brasile: Clicca qui per evento Facebook (. davanti al McDonald, Av. Rio Branco, n.100, 7 8:00)
Parigi, Francia: Clicca qui per evento Facebook  (di fronte al McDonald, place de la République, 7 8:00)
London, UK: Clicca qui per evento Facebook  (di fronte 10 di Downing Street, Whitehall, 6-7pm)
Asunción, Paraguay: più informazioni presto
Buenos Aires, Argentina: più informazioni presto


PUOI STAMPARE UN POSTER
Scarica manifesti qui  per stamparli a casa o nel tuo negozio locale
 https://www.allout.org/en/p6-posters

CREA IL TUO proprio EVENTO
Se non c'è un evento vicino a te nella lista qui sopra, è possibile organizzare il proprio!
Seguite la guida step-by-step.

1. Fai una ricerca online per trovare un buon posto per organizzare l'evento . Si può cercare l'ufficio o il negozio di uno degli sponsor olimpici come Coca-Cola, McDonalds, Visa o ad altri - o se siete in una città, potreste individuare l' ambasciata russa. Inoltre anche il Parlamento, il Palazzo Comunale o la  piazza principale della città potrebbero essere un buon luogo di incontro.

2. Decidere un'ora esatta e il luogo per incontrarsi - scegliere un luogo che sarà facile da trovare per le persone. Scegliete un orario che sia dopo l'orario di ufficio il Mercoledì 5 febbraio in modo che quante più persone possibile possano aderire.

3. Cerca online, se le autorità locali richiedono di avere un permesso di qualsiasi tipo, ciò varia da paese a paese e da luogo a luogo.

4. Imposta un evento Facebook ( istruzioni ) e invia il link a events@allout.org.
 Invita tutti i tuoi amici di Facebook e dillo a tutti quelli che conosci per telefono ed e-mail!
Non tutti usano Facebook, ma All Out non ha ancora un modo per impostare degli eventi sul proprio sito web, quindi è probabilmente il modo migliore che abbiamo per ora di diffondere la parola su un evento.

5. Chiedi alla gente di unirsi a te per la Manifestazione globale ( il Global Speak Out ) per la Russia e di venire a  partecipare vestita di rosso per simboleggiare l'amore.

Oppure potrebbe semplicemente essere sufficiente raccogliersi insieme e scattare una foto che possiamo usare per riuscire a far scrivere sui giornali  sul Global Speak Out, e per condividerla con gli attivisti in Russia per aiutarli a sentirsi supportati.

6. Spargi la voce ancora di più, potresti anche invitare politici locali o consiglieri, atleti o dirigenti d'azienda a farsi avanti, e mandare e-mail al giornale locale per raccontare l'evento.

7. Il giorno 5 , con il manifesto preso da All Out rècati sul luogo circa 10 minuti prima per accogliere chi partecipa. Il poster aiuterà tutti a capire che sono nel posto giusto. Scarica la locandina cliccando qui.

8. Quando le persone arrivano, si potrebbe cercare di accoglierli dicendo a tutti il motivo per cui si è lì e come muoversi. Non ci sono regole per quello che si dovrebbe fare al tuo evento. Ecco alcuni esempi che potresti seguire:
- Si potrebbe discutere sul perché la gente è venuta e come la pensano le persone su ciò che sta accadendo in Russia.
- Si potrebbe consegnare la nostra enorme petizione indirizzata agli sponsor olimpici stampando la petizione qui , e dandola  al manager di un McDonalds locale o presso la reception di Visa di, Coca-Cola, o gli uffici locali di un altro sponsor.
- Alcune persone potrebbero voler solo essere lì, nello spirito di amore, nella  stessa notte, come tanti di noi in tutto il mondo, per essere una parte importante di un enorme messaggio globale agli sponsor olimpici, leader mondiali e Russia.
9. Una cosa ancora - assicuratevi di prendere le foto del vostro evento e inviarlo a events@allout.org così sapremo che l'evento è accaduto e può aiutarci a ottenere i titoli che vogliamo prima delle Olimpiadi. A seconda di dove siete nel mondo, potrebbe essere buio - quindi portate, se potete una macchina fotografica con un buon flash, che è una grande idea.
10. Buona fortuna! 
E ricordate - l'amore vince sempre.


Vi preghiamo di ricordarvi che siamo una squadra globale veramente minuscola ad All Out, e probabilmente non saremo in grado come vorremmo di dare tutto l'aiuto e l'assistenza ai soci nell'organizzazione di eventi.

Se avete altre domande provate a chiedere agli altri membri sulla pagina Facebook di All Out  per la consulenza, e faremo il meglio per aiutarvi con suggerimenti e pensieri fin dove possiamo. Grazie per la comprensione!

This is a campaign of Purpose Foundation, a 501(c)(3) nonprofit organization.
Our mailing address is:
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