Le donne cambiano la Storia, cambiamo i libri di Storia.

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LE DONNE CAMBIANO LA STORIA, CAMBIAMO I LIBRI DI STORIA
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20 giugno 2022

da Non c'è Pace senza Giustizia


XINJIANG PAPERS: IL PARLAMENTO EUROPEO CHIEDE SANZIONI MIRATE NEI CONFRONTI DI TUTTI GLI ALTI DIRIGENTI CINESI RESPONSABILI DEI CRIMINI MASSICCI E SISTEMATICI CONTRO GLI UIGURI NELLA REGIONE DELLO XINJIANG

Giovedì 9 giugno 2022, il Parlamento europeo riunito in sessione plenaria ha adottato una risoluzione di ferma condanna dell’operato cinese in Xijnjang-Turkestan orientale, alla luce delle rivelazioni sconvolgenti dei documenti riservati cinesi trapelati sulla stampa dopo una recente inchiesta giornalistica. 

Vale la pena di leggere per intero il testo del P.E., tanto le accuse sono circostanziate, precise e senza appello per il regime cinese e i suoi metodi per giungere a termine all’eliminazione pura e semplice del popolo uiguro, colpevole (sic) di non condividere la stessa etnia e lo stesso credo della maggioranza del paese. Vale la pena soffermarsi su questo testo perché non emana da militanti o esponenti della società civile, ma dall’insieme delle forze politiche europee che danno vita, nei rispettivi paesi membri, alle maggioranze di governo e che dicono, anzi urlano, che così non si può andare avanti, che la Cina la deve smettere nell’ignorare i moniti che le vengono rivolti, che occorrono sanzioni immediate e dure contro i responsabili di una tale politica, che non si può continuare con il “business as usual”. Il Parlamento europeo giudica inoltre apertamente “inaccettabile” l’aver impedito a Michelle Bachelet, Alta Commissaria ONU per i Diritti Umani, di recarsi nella regione in occasione di un suo recente viaggio in Cina. 

L'on. Raphaël Glucksmann ha dichiarato: "I Xinjiang Papers ci costringono tutti ad affrontare la verità. Non possiamo più distogliere lo sguardo o ignorare la portata delle atrocità. Sotto la guida e il coinvolgimento diretto di Xi Jinping, i crimini sistematici del regime comunista cinese contro la popolazione uigura equivalgono a crimini contro l'umanità. Il Parlamento europeo ha ragione a denunciare un 'serio rischio di genocidio'".

Vale la pena, dunque, leggere la risoluzione del P.E. per constatare quanto sia lontano, ahimé, dal linguaggio felpato delle cancellerie europee, a cominciare dall’Alto Rappresentante per la politica estera europea, Josep Borrell, che, nel suo discorso in plenaria in occasione del dibattito, ha definito “altamente deplorevole” (…) quanto accaduto a Bachelet, limitandosi a dichiarare che l’Unione europea continuerà a “denunciare le violazioni dei diritti umani che si verificano in Cina. Continueremo inoltre a comunicare le nostre preoccupazioni alla leadership cinese”.
Ecco, appunto, si indirizzeranno per un buffetto proprio a Xi Jing Ping, che certamente farà tesoro di tali ammonimenti.

E non si può, per un’associazione come Non c’è Pace Senza Giustizia che fa della promozione dei diritti umani e della lotta all’impunità l’asse portante del suo impegno quotidiano, non restare sconcertati di fronte a tale dicotomia fra volontà politica espressa dai parlamentari europei e opposto atteggiamento dei governi e responsabili istituzionali. 
Se mai sarà convocata la Convenzione per la revisione dei Trattati, chiesta proprio la settimana scorsa dal Parlamento europeo ai capi di stato e di governo dei paesi membri dell’Unione europea, questo dovrebbe senz’altro essere un argomento da discutere.


28 febbraio 2022

da NON C'è PACE SENZA GIUSTIZIA






L’ora più buia dopo la Seconda guerra mondiale. 
Attacco ai nostri valori comuni. 
Attentato contro ogni regola internazionale, impegno sottoscritto e mutuamente consentito.


 Giustamente, la libera e fiera Ucraina, che mostra di volersi difendere a tutti i costi dalla “debellatio” che vorrebbe infliggergli Putin, appare sempre di più una nazione sorella delle democrazie europee, che anzi anelava raggiungere nel doppio abbraccio europeo ed atlantico se solo fosse stato possibile. Giustamente, leader e politici europei, alcuni con una certa improntitudine, sono uniti nel condannare l’invasione e considerarla anche un attacco al nostro sistema di valori e di principi, valutandola in tutta la sua gravità.

Perché è indubbio, e non solo per vicinanza geografica, che L’Ucraina non è la Siria e nemmeno l’Afghanistan, per citare due altri teatri di guerra dove l’”Occidente” non ha dato il meglio di sé, per usare un eufemismo, anche perché si sono guardate come “guerre lontane”. Basti vedere il ben diverso approccio con il quale si è pronti a gestire la questione profughi e quanto ci si colpevolizzi, ogni giorno che passa, anche incalzati dagli ucraini stessi, sul quanto si possa e si voglia fare.

Premesso che nessuno può e vuole “morire per Kiev”, come sa benissimo Vladimir Putin, è altrettanto evidente che le sanzioni, che fanno male a chi le da forse tanto quanto a chi le riceve, sono una risposta insufficiente per indebolire i russi e debolissima agli occhi di chi affronta, anche a mani nude, i carri armati. Non a caso, il regime mussoliniano giunse all’apice del consenso dopo le “inique sanzioni” comminate all’Italia dalla Società delle Nazioni dopo l’invasione dell’Etiopia e tante personalità illustri, notoriamente antifasciste, non esitarono anche loro a “dare oro alla Patria”, ingiustamente punita.

Che fare, allora, oltre a decidere un massiccio piano di aiuti ad ogni livello, nell’ipotesi che le strutture statuali siano in grado di amministrarlo?

Certamente, una risposta potrebbe essere quella di alzare le bandiere della democrazia e delle legalità internazionale violata, appellandosi a tutti gli organismi e giurisdizioni a ciò preposti. All’indomani dell’invasione, ad esempio, la Russia è stata immediatamente sospesa dal Consiglio d’Europa, di cui fa parte con alti e bassi dal 1996, e ha già subito a vari livelli una serie di decisioni di boicottaggio come il trasferimento a Parigi della finale di Coppa dei Campioni che doveva svolgersi a San Pietroburgo ed altro.

Come Non c’è Pace Senza Giustizia riteniamo che occorra fare molto di più, identificando come crimine di aggressione, crimini di guerra e contro l’umanità quanto sta accadendo in Ucraina e invocando per questo la giurisdizione della Corte Penale Internazionale. Questo consentirebbe di effettuare una mappatura precisa di tutti gli atti suscettibili di ricadere sotto la competenza della Corte, identificandone di volta in volta i responsabili, oltre naturalmente, i massimi dirigenti, Putin in testa, colpevoli di tutti i capi di imputazione possibili. 

Purtroppo, l’Ucraina non ha ratificato lo Statuto istitutivo della Corte, cosa che consentirebbe l’immediata attivazione dei meccanismi di tutela previsti. Ecco perché abbiamo rivolto un appello al presidente Zelenski perché faccia riferimento a questa problematica, solo apparentemente marginale di fronte alle minacce immediate che pesano sulla sua stessa incolumità e quella degli altri membri del governo e parlamento ucraini, e che potrebbe rivestire “pro futuro” un grande valore simbolico e andare ad aggiungersi ad altri strumenti che possano essere messi a disposizione del popolo ucraino per aiutarlo nella sua lotta per la libertà e l’indipendenza

Non c'è Pace Senza Giustizia (NPSG) condanna l'aggressione contro l'Ucraina da parte della Federazione Russa e chiede alle forze russe di ritirarsi, partendo nel pieno rispetto della sovranità e dell'integrità territoriale dell'Ucraina.  

L'invasione russa viola diverse leggi e norme internazionali, non ultimo l'articolo 2(4) della Carta delle Nazioni Unite e gli accordi di Minsk 2014-2015. Non c'è alcuna base o giustificazione giuridica per le affermazioni del presidente russo Putin che la Russia sta agendo per autodifesa, o in difesa dei cittadini russi che vivono in Ucraina. Questi atti unilaterali della Federazione Russa hanno iniziato un conflitto brutale in Ucraina e rischiano di far precipitare l'Europa e il mondo in una guerra totale.  

L'Unione Europea e i suoi Stati membri, così come tutti gli altri membri della comunità internazionale, hanno la responsabilità di agire con decisione per affrontare le azioni della Federazione Russa; per prevenire un'escalation in un conflitto globale; e per mitigare gli effetti dell'invasione, incluso fornire supporto alle migliaia di persone che fuggono dalle sue conseguenze. 

 NPSG invita l'UE, i suoi Stati membri e gli altri membri della comunità internazionale, individualmente e collettivamente, a:  continuare a condannare, senza mezzi termini, gli atti illegali della Federazione Russa, ad usare tutti i canali diplomatici disponibili per sollecitare la Federazione Russa a ritirarsi dall'Ucraina, a fornire tutto il sostegno finanziario e militare necessario alle autorità e al popolo ucraino per difendersi nell'ora del bisogno oltre che ad aprire le frontiere a coloro che fuggono dai combattimenti in Ucraina. 

Al presidente dell'Ucraina, ribadiamo il nostro appello a ratificare lo Statuto di Roma della Corte penale internazionale e ad armonizzare la legislazione nazionale con il diritto internazionale umanitario e penale prima che sia troppo tardi. Riconosciamo che le priorità dell’Ucraina, in questo momento, devono essere la protezione di sé stessa e dei suoi cittadini; crediamo, tuttavia, che la ratifica dello Statuto di Roma sia un elemento di tale protezione che un'importante dimostrazione dell'impegno dell'Ucraina nei confronti dei diritti umani, specialmente in questo periodo di crisi.  

NPSG coglie questa opportunità per esprimere il nostro pieno sostegno e solidarietà al popolo ucraino, siamo al vostro fianco in quest'ora buia e nei difficili giorni e settimane a venire.

Desideriamo anche esprimere il nostro apprezzamento e sostegno ai colleghi, alla società civile e alle persone in altri paesi, compresa la Russia, che stanno alzando coraggiosamente la loro voce contro gli atti illegali della Federazione Russa e si stanno impegnando nella loro solidarietà e sostegno al popolo ucraino.

 

A questo link l’intero comunicato stampa

 


8 febbraio 2022

NON C'è PACE SENZA GIUSTIZIA 7 febbraio 2022

 


EDITORIALE

QUANDO LE OLIMPIADI DIVENTANO PASSERELLA PER LE DITTATURE
I giochi olimpici invernali di Pechino, boicottati dalla gran parte dei leader dei paesi occidentali per l’atteggiamento sempre più aggressivo e totalitario del regime cinese, che sia sulla minoranza uigura, minacciata di estinzione programmata, sulle residue libertà ad Hong Kong o sull’indipendenza di Taiwan, hanno visto a convegno, alla corte di Xi Jin Ping, i capintesta dell’internazionale dei dittatori, capeggiati, ovviamente, da Vladimir Putin.
Al Sissi, Mohammed Bin Salman e il presidente kazako Kassym-Jomart Tokayev sono solo alcuni dei capi di stato e di governo di paesi dove la democrazia è negata che hanno presenziato alla cerimonia inaugurale, che ha visto solo i rappresentanti di Polonia e Lussemburgo (?) sul fronte europeo.
Come non vedere allora, in questo speculare “Vertice delle dittature” all’incontro dell’”Alleanza delle democrazie” organizzato da Joe Biden due mesi fa, all’ombra dei cerchi olimpici una reminiscenza dei giochi del 1936 ospitati da Adolf Hitler e formidabile vetrina della nascente ideologia totalitaria nazista?
Non a caso, non è mancata una forte connotazione politica con l’incontro preventivo di Putin e Xi Jin Ping, il primo post pandemia del massimo dirigente cinese, dove, dopo un inevitabile sostegno reciproco alle rispettive politiche egemoniche, è stato sfoderato un ennesimo attacco alle fondamenta di quel “mondo libero” nato dalle macerie della Seconda guerra mondiale e dalla sconfitta, appunto, delle dittature, che evidentemente tanto libero non dovrebbe più essere.
In una dichiarazione congiunta, i due leader, dopo aver affermato che “Cina e Russia sono dotati di profonde tradizioni democratiche millenarie (?)”, hanno infatti ribadito che “la democrazia non segue un modello unico” e che “esistono forme peculiari di democrazia dettate dalle specificità nazionali”. “Solo il popolo ha il diritto di decidere se il proprio stato è democratico”.   
Insomma, laogai, campi di sterminio, detenzioni arbitrarie, uccisione di Giulio Regeni e Jamal Khashoggi, per fare alcuni esempi, sono forme “peculiari” di democrazia, sulle quali nessuno deve metter bocca perché basate su pratiche millenarie e decise “dal popolo”.
L’asticella della sfida globale, da questo punto di vista, si sposta ancora più in alto perché l’attivismo delle due super potenze mondiali in questione, dall’Ucraina al Sahel e all’intero scacchiere medio orientale per l’uno, all’espansione del progetto “Via della Seta” e al soffocamento delle residue sacche di resistenza interna per l’altro, pongono a rischio i fondamenti stessi del modello di democrazia “occidentale” fondato sullo stato di diritto e la tutela delle libertà fondamentali che si considerava “punto di riferimento” anche in paesi ben lontani dal raggiungerlo.
Ed è una sfida che va presa sul serio, senza divisioni e distinguo, perché ne va dell’avvenire di tutti: siamo entrati in una fase dove il “surplace”, per non dire l’”appeasement” farebbero solo il gioco di lorsignori. 

29 luglio 2017

NPSG Newsletter luglio 2017

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luglio 2017
Direttore resp.: Nicola Giovannini
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 Notizie
Giornata della Giustizia Penale Internazionale: NPSG chiede un maggiore impegno nella lotta contro l’impunità
 
Bruxelles - Roma, 17 luglio 2017
Lo scorso anno è stato particolarmente arduo sia per la giustizia internazionale che per la Corte Penale Internazionale essendo stato teatro di crimini di guerra, crimini contro l’umanità e genocidi, iniziati e continuati ad essere perpetrati in numerosi paesi e colpendo le popolazioni più vulnerabili del mondo. In particolare, durante la seconda meta del 2016, tre stati membri dello Statuto di Roma hanno formalmente dichiarato la loro intenzione di recedere dallo Statuto della Corte e, contemporaneamente, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha continuato a rimanere arenato nello sviluppo di una concreta contro misura ai crimini commessi in Siria, nonostante i tremendi eventi che stavano accadendo ad Aleppo.
 
Queste due situazioni sono anche diventate occasioni che hanno portato la comunità internazionale a mobilitarsi per chiedere giustizia e schierarsi dalla parte delle vittime. Durante l’annuale Assemblea  degli Stati membri della Corte Penale Internazionale, nel Novembre del 2016, gli Stati membri hanno colto l’occasione per ribadire il loro forte supporto per la CPI e, in generale, per la giustizia internazionale, dichiarando che non permetterebbero che i principi sui cui lo Statuto di Roma si fonda siano sacrificati a causa dell’ostruzionismo politico. 
 
Il mese successivo ha visto l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, guidata dal Liechtenstein, iniziare ad agire in Siria laddove il Consiglio di Sicurezza ONU era stato incapace di farlo e creando il cosiddetto Meccanismo Internazionale, Imparziale e Indipendente (IIIM o Meccanismo) per supportare le investigazioni e la prosecuzione dei crimini commessi in Siria. Nonostante sia un piccolo passo, questa è stata la prima azione concreta presa dall’intera comunità internazionale per iniziare il percorso verso l’identificazione dei crimini commessi in Siria e le relative riparazioni per le vittime.
 
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Bahrein: NPWJ condanna con forza il processo farsa e la pena detentiva contro Nabeel Rajab
 
Bruxelles – Roma, 11 luglio 2017
Non c’è Pace Senza Giustizia (NPSG) condanna con forza la decisione della Sezione Penale del  Tribunale di primo grado del Bahrein per aver condannato Nabeel Rajab, in contumacia, a due anni di reclusione per le interviste che ha condotto tra il 2015 e 2016. Esprimiamo la nostra immutata solidarietà e supporto per Rajab, che ha ininterrottamente portato avanti proteste pacifiche e combattuto per un sistema politico in Bahrain che sia giusto e democratico.
 
La scioccante decisione di ieri non è altro che un altro esempio dell’implacabile determinazione delle autorità del Bahrain a criminalizzare la libertà di parola e silenzio e a soffocare ogni pacifico dissenso attraverso un abuso di processi e, infine, usando impropriamente il potere giudiziale e dei poteri della polizia. Gli atti allegati alle accuse contro Rajab non solo non sono riconducibili a alcun illecito penale secondo il diritto internazionale dei diritti umani, ma sono anche una minaccia al pacifico godimento della libertà di espressione, diritto protetto a livello internazionale, e, più in generale, alla promozione e la protezione dei diritti umani.
 
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CPI / Sudafrica: la Corte conferma l’inadempimento dell'obbligo di arrestare il presidente Al Bashir
 
Bruxelles - Roma, 6 luglio 2017
« Siamo lieti che con la decisione presa oggi, la CPI abbia risolto la faccenda » ha dichiarato Alison SmithDirettrice del Programma sulla Giustizia Penale Internazionale di Non c’è Pace Senza Giustizia. « Per noi, è sempre stato ovvio che il Sud Africa stesse violando l’ obbligo di arrestare il Presidente al-Bashir e di consegnarlo alla CPI affinchè fosse processato. Non c’è mai stato un conflitto di leggi: lo Statuto di Roma, il diritto internazionale consuetudinario ed anche il diritto nazionale del Sud Africa sono chiari sul fatto chel’immunità dei Capi di Statonon si applica ai crimini  di diritto internazionale, specialmente quando i mandati di arresto sono rilasciati dalla Corte dell’Aia. »
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 Eventi
Conferenza “Tortura: mettere a tacere gli attivisti anti-schiavitù di IRA Mauritania”
 
Centro ROSOCHA, Bruxelles, 29 Giugno 2017
Il 29 giugno 2017, IRA Mauritania ha organizzato un dibattito al centro Rosocha a Bruxelles dal titolo “Tortura: mettere a tacere gli attivisiti anti-schiavitù di IRA Mauritania”.  All’evento, hanno partecipato diversi rappresentanti di IRA Mauritania, tra cui Biram Dah Abeid, Presidente di IRA-Mauritania, nonchè Niccolò Figà-Talamanca, Segretario Generale di Non c’è Pace senza Giustizia.
 
L’evento si è tenuto con lo scopo di accrescere la consapevolezza sul tema della schiavitù e discutere dell’arresto di 13 membri di IRA Mauritania in occasione di una protesta organizzata il 29 giugno 2016 contro l’espropriazione forzata di alcune famiglie da una baraccopoli nel quartiere di Ksarn a Nouakchoutt, capitale della Mauritana.
 
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Conferenza “Ninive dopo l'ISIS: la risposta europea”
 
Parlamento europeo, Bruxelles, 6 giugno 2017
La conferenza “Ninive dopo l'ISIS: la risposta europea”, organizata il 6 giugno al Parlamento europeo per discutere la situazione post-ISIS in Iraq è terminata con un generale consenso su un ampio apparato di misure e azioni per far tornare gli sfollati nelle loro case e iniziare la ricostruzione. Tenendo presente che l’imminente caduta di Mosul non significa “Game Over” per le Istituzioni Europee e gli stati membri, la conferenza ha sviluppato sette priorità principali per l’Europa e le autorità irachene per la fase “post-ISIS” del conflitto in Iraq. 
 
La conferenza è stata ospitata dai Membri del Parlamento Europeo Ana Gomes e Elmar Brok e organizzata in collaborazione con Non c'è Pace Senza Giustizia (NPSG), l’Institute for International Law and Human Rights (ILHIR), la Konrad-Adenauer-Stiftung, l’Organizzazione dei Popoli e delle Nazioni non Rappresentati (UNPO) e Minority Rights Group International (MRG). L'evento ha riunito alti rappresentanti del Governo Iracheno, della regione autonoma del Kurdistan iracheno, delle Nazioni Unite, delle Istituzioni Europee, parlamentari europei e iracheni, e rappresentanti della società civile irachena.
 
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 NPSG su radio Radicale
Rubrica di Non c'è Pace Senza Giustizia
 
Ogni mercoledi alle 23h30
Non c’è Pace Senza Giustizia e Radio Radicale, la principale emittente radiofonica nazionale che si occupa di temi di attualità politica, sono impegnati da tempo in una stretta collaborazione al fine di diffondere notizie ed informazioni sulle nostre campagne ad un ampio pubblico italiano. Tale collaborazione ha in particolare dato vita ad una rubrica settimanale di approfondimento sulle campagne ed attività in corso di NPSG. Il programma va in onda ogni mercoledi sera alle 23.30.

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 Comunicati Stampa di Non c'è Pace Senza Giustizia
 Dicono di Noi

 
Will Christians return to Mosul post-Islamic State?
by Diana Chandler, Baptist Press, 19 July 2017
Civilian Casualties Mount in Battle to Re-take Mosul
Mark Lattimer, The Wire, 8 June 2017
Se in Siria non si persegue la via della giustizia non ci sarà più pace né ricostruzione
Marco Perduca e Gianluca Eramo, Huffington Post, 6 April 2017
Armi chimiche, stragi di Idlib, Siria
Radio Radicale, 5 April 2017
Siria. Le voci della società civile
Spazio Transnazionale, Radio Radicale, 4 April 2017
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