Roma, 20 dicembre 2013
Il
macabro regalo di Natale promesso l’anno scorso dalla speaker del
Parlamento ugandese, Rebecca Kadaga, è arrivato con un anno di ritardo e
depotenziato, ma è arrivato. Il famigerato 'Anti-homosexuality bill’ è
stato approvato oggi dal governo ugandese e adesso attende solo la firma
del presidente Yoweri Museveni per entrare in vigore. Rispetto al testo
originario non è più prevista la pena capitale, fortunatamente, ma
l’omosessualità «recidiva» viene punita più severamente di prima: la
pena massima è addirittura l’ergastolo. 7 anni di prigione sono invece
previsti per chi si macchia del reato di «promozione di omosessualità»,
rendendo così assai difficile il lavoro delle ONG ugandesi e
internazionali che lavorano sui diritti umani.
Martedì
17 dicembre, invece, il Senato nigeriano ha adottato un provvedimento
che sanziona con 5 anni di carcere «chiunque s’iscriva, partecipi o
operi in associazioni o club gay o faccia, direttamente o
indirettamente, mostra in pubblico di una relazione amorosa tra persone
dello stesso sesso». Inoltre si punisce con la reclusione a 5 anni
chiunque (anche i turisti) sia sposato a una persona dello stesso sesso o
sia stato un testimone di nozze. Anche in questo caso si tratta di un
aggravamento della situazione precedente che puniva le attività
omosessuali con 14 anni di carcere e, in 12 Stati del Nord, addirittura
con la pena di morte. Anche in Nigeria le legge attende ancora la firma
presidenziale per entrare in vigore.
Yuri
Guaiana, segretario dell’Associazione Radicale Certi Diritti, dichiara:
«quest’ondata di omo-transfobia di Stato che sta spazzando l’Africa
Sub-Sahariana è estremamente preoccupante per l’incolumità delle persone
LGBTI e per le intollerabili limitazioni alle attività degli attivisti
per i diritti umani anche internazionali. Esprimo la mia vicinanza e
solidarietà agli amici Francis John Onyang, già Presidente onorario
dell’Associazione Radicale Certi Diritti, Frank Mugisha, direttore dello
Smug (Sexual Minorities Uganda), Pepe Julian Onziema, Kasha Jacqueline
Nabagesera e a tutti gli attivisti ugandesi che si battono strenuamente
per i diritti umani delle persone LGBTI. Continueremo a essere al loro
fianco nella lotta comune per i diritti umani con ben fissa nella
memoria la figura di David Kato Kisule, già iscritto all’Associazione
Radicale Certi Diritti. Il primo passo è quello di chiedere all’Italia,
all’Unione Europea e a tutta la comunità internazionale di condannare
fermamente ed esplicitamente queste leggi e di fare pressioni sui
Presidenti nigeriano e ugandese affinché non firmino».
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