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21 febbraio 2013

Cittadinanza per Cristian, discriminato in quanto disabile

Cittadinanza per Cristian, discriminato in quanto disabile




Sono la mamma di Cristian, un ragazzo con sindrome di Down che, pur essendo nato in Italia non è italiano, perché io sono cittadina colombiana e il padre italiano non lo ha riconosciuto.

Al compimento della maggiore età Cristian ha provato a inoltrare la richiesta di cittadinanza italiana (come prevede la legge n. 91/92 l'istanza può essere presentata, per i nati in Italia, fino al compimento del 19mo anno di età). Ma ancora prima di entrare nel merito della questione, è bastato alla prefettura sapere che Cristian è persona con sindrome di Down per ritenerlo non idoneo a prestare il giuramento di fedeltà alla Repubblica, atto necessario per la convalida del decreto di cittadinanza. 
Sia all'anagrafe che in prefettura, mi hanno detto: secondo la legislazione italiana, può ottenere la cittadinanza solo chi sia in grado di manifestare «autonomamente la propria volontà e il desiderio di diventare cittadino».

Se è certamente possibile che alcune persone con sindrome di Down, o con altra disabilità intellettiva, non comprendano il senso di quanto devono giurare, è altrettanto vero che tale incapacità non può essere presunta a priori per tutti. 
Impedire a Cristian di accedere a tale diritto si traduce in un atto di discriminazione basata sul suo stato di persona con disabilità, violando l'art. 18 della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, ratificata dal nostro Paese con la legge n. 18/2009.

Cristian è nato nel nostro Paese e vorrebbe che il suo essere cittadino italiano di fatto fosse riconosciuto a livello giuridico, cosa che sarebbe possibile semplicemente prevedendo l'acquisizione per "ius soli" cioè per nascita nel territorio italiano.

Nonostante sia uscita la notizia che il Ministro dell'Interno Anna Maria Cancellieri abbia richiesto una risoluzione del mio caso, a tutt'oggi non ho ricevuto alcuna comunicazione ufficiale. Chiedo pertanto che venga risolto il caso di mio figlio e che l'ufficio legislativo del Viminale lavori alla stesura di un disegno di legge, da lasciare pronto per l'avvio della prossima legislatura, che eviti per il futuro il ripetersi di casi simili.

Gloria Ramos

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