Le donne cambiano la Storia, cambiamo i libri di Storia.

Le donne cambiano la Storia, cambiamo i libri di Storia.
LE DONNE CAMBIANO LA STORIA, CAMBIAMO I LIBRI DI STORIA

27 settembre 2010

PARLIAMONE con le MAMME !


Grazie alla tenacia di MARTINA CASTELLANA apre il GID SALERNO
RICEVO DA MANLIO CONVERTI (stregamaligna blog) 20 Settembre 2010
Questa è stata la mia relazione ufficiale in quanto PSICHIATRA dell'Asl Na2 nord Uosm Mugnano
La questione Queer in psichiatria e nel SSN non è mai stata affrontata prima d'ora in modo esplicito in questa provincia e più in generale in Italia sono stati pochissimi gli incontri tenuti sul tema nonostante l'evidente presenza di omosessuali e transessuali tanto tra gli utenti quanto tra il personale delle ASL e degli OO.PP. Italiani.
Si intenda per Queer tutto quel variegato mondo in cui il ruolo di genere, l'identità di genere o l'orientamento sessuale varia rispetto alla maggioranza eterosessuale. E' difficile quantificare o definire in modo diverso la questione Queer.
Oggi la politica utilizza la sigla LGBTIQ-M per indicare l'arcobaleno di variazioni di ruolo, genere ed orientamento sessuale minoritarie, che abbiamo inteso riassumere nella parola inglese Queer, che figura pure come una delle parti specifiche delle sigle.
Chiarite le differenze tra ruolo, genere e orientamento e le parti della sigla Lgbtiq-m (lesbo, gay, bisex, trans, intersex, queer – marrazzi) si procederà a sezioni di lavoro su ogni parte della sigla per specificare gli aspetti psichiatrici storici, le problematiche psicoterapiche attuali, gli aspetti di accoglienza dell'utenza queer in psichiatria come nelle altre cliniche ed i diritti tanto dell'utenza quanto dei lavoratori queer del SSN.

Il SSN non prende misura delle persone queer in alcun modo confondendo soprattutto il genere delle persone transessuali e rendendo impossibile ogni statistica, tranne nel caso dei test HIV, che non sono certo una priorità data la scarsa penetranza in Italia ed in Campania di questa pur grave patologia, e causando in ogni caso un ulteriore stigma. Da poco l'Istat si è assunta l'onere di analizzare ufficialmente il dato della presenza delle persone queer, di cui pure aveva notizia indiretta già da un decennio.
Studi in altri paesi occidentali da parte dei rispettivi servizi di sanità pubblica e studi interni alla comunità queer da parte delle associazioni per i diritti ci segnalano in particolare lo scarso uso da parte della minoranza queer dei servizi sanitari soprattutto in quegli ambiti in cui viene messa in gioco la loro peculiarità di ruolo, genere o orientamento sessuale, laddove questa carenza esita anche in errori di diagnosi e più spesso in espulsività da parte del SSN.
Numerose sono invece le persone, soprattutto omosessuali, che lavorano per il SSN, in modo generalmente anonimo ovvero negando la propria identità in modo più o meno umiliante.
Identità di ruolo: Comportamento stereotipato o spontaneo, in ogni caso dettato dalla cultura e dall'epoca storica, che oscilla dal maschile al femminile oppure dal virile all'effeminato (o femminiello o ricchione o frocio ecc. ecc.), o ancora dall'androgino (o masculone o virago ecc. ecc.) al muliebre, a cui ci si adatta a seconda delle aspettative sociali o dei propri istinti e desideri anche in contrasto con l'orientamento sessuale o l'identità di genere.
Identità di genere: Riconoscimento stereotipato o spontaneo, di solito dettato dalla natura del soggetto, della propria identità di uomo, di donna, intermedio (o queer o transgender o femminiello/masculone o uranista o alabene ecc. ecc.), o difforme dal proprio sesso di origine (o transessuale M/F e transessuale F/M).
Orientamento sessuale: Desiderio sessuale e Libido rivolta, come altro da sé, verso persone dello stesso sesso (omosessuali, gay, lesbiche), dell'altro sesso (eterosessuali, straights), di entrambi i sessi (bisessuali) o verso transessuali ed intersessuali (marrazzi).
Transessuali
Il campo del transessuale è in forte evoluzione per definizione, perché l'uso delle tecnologie mediche e chirurgiche sempre più avanzate pongono sempre nuove sfide, oggi anche in campo pediatrico, per l'adeguamento del corpo al genere opposto a quello di nascita. La maggior parte dei transessuali possiede un corpo ermafrodito, mantiene cioè nel 90% dei casi l'organo genitale di appartenenza alla nascita.
Le persone molto effeminate in passato, abbiamo detto, erano già apparentate nella vulgata popolare e in quella giuridica alla prostituzione ed al malaffare, ma le persone castrate, laddove pure rimanga nel vago il loro orientamento sessuale, hanno anche loro assunto ruoli e compiti sociali elevati al fianco di imperatori o in prima persona come ministri, visir e generali in tutte le epoche ed in tutto il mondo. Solo nel 1931 avvenne la prima trasformazione moderna di una pittore danese molto effeminato in una donna transessuale, ma è dagli anni '50 che gli ormoni e la chirurgia sono diventate di uso comune, seppure siano ancora molto costose.
Al momento in Spagna, Francia, USA ed Inghilterra si comincia a porre il dubbio sulla necessità di condurre ad una diagnosi psichiatrica (Disforia di Genere) la condizione delle persone che chiedono modifiche mediche o chirurgiche del proprio corpo. In Italia solamente esiste un protocollo (onig) che prevede una psicoterapia di almeno sei mesi prima dell'accoglimento di tali istanze. Nel resto del mondo il protocollo (wpath) prevede solo la valutazione di uno psichiatra. Di fatto è necessario giustificare in qualche modo da una parte la spesa sanitaria dall'altra l'atto medico o chirurgico per non entrare in contrasto con la deontologia professionale ed il buonsenso. Dire allora che una persona che chiede terapia ormonale o chirurgica è malata implica che l'uso di questa terapia o la chirurgia la guarisce.
Le associazioni delle transessuali ovviamente non percepiscono nello stesso modo questo punto giacché lo stigma della malattia mentale le perseguita comunque ulteriormente.
In Olanda e in Inghilterra si sono autorizzati anche minorenni all'utilizzo del protocollo per il cambio di genere.
In tutto il mondo è possibile usare gli ormoni in modo illegale grazie alla compiacenza di qualche sorella o amica abusando in genere degli anticoncezionali senza adeguati controlli medici, col rischio di produrre veramente la Disforia, a causa degli effetti collaterali degli ormoni.
Il costo delle operazioni chirurgiche e degli ormoni cade sul SSN solo per la parte della transizione o castrazione finale, ma a questa accedono in realtà solo il 7% delle transessuali.
Tutti i costi intermedi ed il grave stigma sociale sono fattori che aumentano la prostituzione e la promiscuità delle persone transessuali MtF.
Le persone transessuali FtM in genere hanno un comportamento più moderato e stabile nelle proprie relazione così come lo sono le lesbiche rispetto agli omosessuali o le donne rispetto ai maschi in una relazione eterosessuale, ovvero per effetto della cultura sul genere di appartenenza alla nascita.
Le transessuali che afferiscono alla psichiatria di solito assumono cocaina o altre sostanze stupefacenti correlate all'ambiente della prostituzione. Sono rare le transessuali che afferiscono per disforia legata all'abuso di ormoni, di solito risolta in ambito endocrinologico o andro-ginecologico. In totale le transessuali sono 1/10mila persone per cui è raro che esse soffrano anche di schizofrenia o altre gravi psicopatologie giacché in questo caso il percorso di transizione si interrompe a causa della difficoltà del soggetto di avere una normale vita relazionale ed emotiva a causa della psicopatologia maggiore.
Bisogna fare attenzione a non confondere le transessuali con pazienti psicotici che si automutilano in seguito ad allucinazioni o a grave depressione maggiore.
E' noto che il mancato perseguimento della transizione parziale o completa a seconda dell'esigenza del transessuale aumenta i casi di suicidio così come ogni tipo di terapia riparativa, psicologica, medica o psicofarmacologica tentata in passato.
La transizione è un fenomeno continuo ed esistono rari casi in cui il soggetto chiede di invertire in parte la propria transizione, cosa impossibile nella congiuntura della castrazione, per cui si deve porre attenzione solo in quest'ultimo caso a non operare persone instabili sotto altri punti di vista, sapendo che comunque chiunque può sempre cambiare idea…
Spetta alla dottoressa Martina Castellana parlare del suo particolare caso di transessuale-medico, giacché in Italia sono pochissime le persone transessuali integrate lavorativamente ed ancora di meno quelle in campi aperti al pubblico come il SSN:
La discriminazione avviene principalmente in ambito scolastico ed universitario, ed infatti la scolarità delle persone transessuali è di solito molto bassa, quando non inesistente a causa dell'espulsione dal sistema educativo italiano.




  • Necessità del riconoscimento da parte del terapeuta soprattutto nella fase precedente la transizione
  • Necessità di affrontare in modo assertivo la questione queer
  • Problematiche relative all'accettazione familiare
  • Problematiche inesistenti relative al coming out giacché il transessualismo è del tutto evidente
  • Problematiche relative alla maternità/paternità rare ma possibili
  • Problematiche relative al possibile matrimonio o ad una relazione con un "marrazzo" solo in seguito alla castrazione o transizione
Gli utenti transessuali si sentono in difficoltà principalmente per due ragioni:
    1. motivi economici per il costo elevatissimo delle trasformazioni medico.chirurgiche
    2. promiscuità nelle stanze d'ospedale con altre donne o maschi in modo difforme dalla propria percezione di genere, tanto che chiedono spesso camere singole, tradendo in qualche modo anche la loro difficoltà a confrontarsi con gli altri
Le ed i Transessuali spesso forniscono risposte stereotipate al personale del SSN e bisogna allora conoscere anticipatamente le possibilità legate alla condizione di stigma e degrado sociale oppure a quelle psicologiche di difficoltà di accettazione dell'ambiente familiare e perfino lavorativo per non cadere nella trappola delle risposte di convenienza a cui sono costrette per il pesante stigma che di solito le emargina fin dall'adolescenza.

 VIVA LA MAMMA     Leggete il sito
http://mammaoggi.it/news/attualita/omogenitorialita-arcigay


Molto bella questa apertura (lo dico da zio gay e felice di due splendidi nipotini, Carla e Ettore).
Mi chiedo se preparerete anche le mamme ad avere figli gay-lesbo-trans-ermafroditi, perché in modo diverso ognuno ha una mamma, anche noi !


Accenno brevemente ai vari temi:


Ermafroditi o Intersessuali: oggi spesso complici i pediatri, i neonati ermafroditi vengono operati, ma chi lo ha detto che siano maschi o femmine ?
Da adulti molti di loro soffrono per l'errata ed abusata riassegnazione al sesso voluta dai genitori.


Transessuali e Transgender: fin dall'infanzia si evidenziano le variazioni di ruolo sessuale, meno sofferte quando si tratta di bambine-maschiacci.
Quando il gioco diventa parte dell'identità reale del bambino il contesto scolastico e familiare diventa espulsivo e molti minori si ritrovano con la quinta elementare a doversi prostituire come unica risorsa di vita.


Gay-Lesbo: è più facile per un gay o una lesbica nascondere anche a sè stessi la propria identità, ma questa continua tensione nel dover "recitare" o "giocare alle spie russe" nel contesto familiare causa gravi problemi che possono sfociare in semplici nevrosi, nell'aumentato abuso di sostanze, come in tutte le minoranze oppresse, ma anche nell'anoressia, o nel suicidio.


PARLIAMONE con le MAMME !
Manlio Converti
Medico-Psichiatra
Omosessuale
www.manliok.blogspot.com

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