Grazie alla tenacia di MARTINA CASTELLANA apre il  GID SALERNO  Questa è stata la mia relazione ufficiale in  quanto PSICHIATRA dell'Asl Na2 nord Uosm Mugnano La questione Queer in psichiatria e nel SSN non è  mai stata affrontata prima d'ora in modo esplicito in questa provincia e più in  generale in Italia sono stati pochissimi gli incontri tenuti sul tema nonostante  l'evidente presenza di omosessuali e transessuali tanto tra gli utenti quanto  tra il personale delle ASL e degli OO.PP. Italiani. Si intenda per Queer tutto quel  variegato mondo in cui il ruolo di genere, l'identità di genere o l'orientamento  sessuale varia rispetto alla maggioranza eterosessuale. E' difficile  quantificare o definire in modo diverso la questione Queer. Oggi la politica utilizza la sigla  LGBTIQ-M per indicare l'arcobaleno di variazioni di ruolo, genere ed  orientamento sessuale minoritarie, che abbiamo inteso riassumere nella parola  inglese Queer, che figura pure come una delle parti specifiche delle sigle. Chiarite le differenze tra ruolo,  genere e orientamento e le parti della sigla Lgbtiq-m (lesbo, gay, bisex, trans,  intersex, queer – marrazzi) si procederà a sezioni di lavoro su ogni parte della  sigla per specificare gli aspetti psichiatrici storici, le problematiche  psicoterapiche attuali, gli aspetti di accoglienza dell'utenza queer in  psichiatria come nelle altre cliniche ed i diritti tanto dell'utenza quanto dei  lavoratori queer del SSN.  
 Il SSN non prende misura delle  persone queer in alcun modo confondendo soprattutto il genere delle persone  transessuali e rendendo impossibile ogni statistica, tranne nel caso dei test  HIV, che non sono certo una priorità data la scarsa penetranza in Italia ed in  Campania di questa pur grave patologia, e causando in ogni caso un ulteriore  stigma. Da poco l'Istat si è assunta l'onere di analizzare ufficialmente il dato  della presenza delle persone queer, di cui pure aveva notizia indiretta già da  un decennio. Studi in altri paesi occidentali da  parte dei rispettivi servizi di sanità pubblica e studi interni alla comunità  queer da parte delle associazioni per i diritti ci segnalano in particolare lo  scarso uso da parte della minoranza queer dei servizi sanitari soprattutto in  quegli ambiti in cui viene messa in gioco la loro peculiarità di ruolo, genere o  orientamento sessuale, laddove questa carenza esita anche in errori di diagnosi  e più spesso in espulsività da parte del SSN. Numerose sono invece le persone,  soprattutto omosessuali, che lavorano per il SSN, in modo generalmente anonimo  ovvero negando la propria identità in modo più o meno umiliante.  
 
 Identità di ruolo: Comportamento  stereotipato o spontaneo, in ogni caso dettato dalla cultura e dall'epoca  storica, che oscilla dal maschile al femminile oppure dal virile all'effeminato  (o femminiello o ricchione o frocio ecc. ecc.), o ancora dall'androgino (o  masculone o virago ecc. ecc.) al muliebre, a cui ci si adatta a seconda delle  aspettative sociali o dei propri istinti e desideri anche in contrasto con  l'orientamento sessuale o l'identità di genere.  
 
 Identità di genere: Riconoscimento  stereotipato o spontaneo, di solito dettato dalla natura del soggetto, della  propria identità di uomo, di donna, intermedio (o queer o transgender o  femminiello/masculone o uranista o alabene ecc. ecc.), o difforme dal proprio  sesso di origine (o transessuale M/F e transessuale F/M).  
 
 Orientamento sessuale: Desiderio  sessuale e Libido rivolta, come altro da sé, verso persone dello stesso sesso  (omosessuali, gay, lesbiche), dell'altro sesso (eterosessuali, straights), di  entrambi i sessi (bisessuali) o verso transessuali ed intersessuali  (marrazzi).  
 
 Transessuali Il campo del transessuale è in forte  evoluzione per definizione, perché l'uso delle tecnologie mediche e chirurgiche  sempre più avanzate pongono sempre nuove sfide, oggi anche in campo pediatrico,  per l'adeguamento del corpo al genere opposto a quello di nascita. La maggior  parte dei transessuali possiede un corpo ermafrodito, mantiene cioè nel 90% dei  casi l'organo genitale di appartenenza alla nascita.  Le persone molto effeminate in  passato, abbiamo detto, erano già apparentate nella vulgata popolare e in quella  giuridica alla prostituzione ed al malaffare, ma le persone castrate, laddove  pure rimanga nel vago il loro orientamento sessuale, hanno anche loro assunto  ruoli e compiti sociali elevati al fianco di imperatori o in prima persona come  ministri, visir e generali in tutte le epoche ed in tutto il mondo. Solo nel  1931 avvenne la prima trasformazione moderna di una pittore danese molto  effeminato in una donna transessuale, ma è dagli anni '50 che gli ormoni e la  chirurgia sono diventate di uso comune, seppure siano ancora molto costose. Al momento in Spagna, Francia, USA  ed Inghilterra si comincia a porre il dubbio sulla necessità di condurre ad una  diagnosi psichiatrica (Disforia di Genere) la condizione delle persone che  chiedono modifiche mediche o chirurgiche del proprio corpo. In Italia solamente  esiste un protocollo (onig) che prevede una psicoterapia di almeno sei mesi  prima dell'accoglimento di tali istanze. Nel resto del mondo il protocollo  (wpath) prevede solo la valutazione di uno psichiatra. Di fatto è necessario  giustificare in qualche modo da una parte la spesa sanitaria dall'altra l'atto  medico o chirurgico per non entrare in contrasto con la deontologia  professionale ed il buonsenso. Dire allora che una persona che chiede terapia  ormonale o chirurgica è malata implica che l'uso di questa terapia o la  chirurgia la guarisce. Le associazioni delle transessuali  ovviamente non percepiscono nello stesso modo questo punto giacché lo stigma  della malattia mentale le perseguita comunque ulteriormente. In Olanda e in Inghilterra si sono  autorizzati anche minorenni all'utilizzo del protocollo per il cambio di genere.  
 In tutto il mondo è possibile usare gli ormoni in modo illegale grazie alla  compiacenza di qualche sorella o amica abusando in genere degli anticoncezionali  senza adeguati controlli medici, col rischio di produrre veramente la Disforia,  a causa degli effetti collaterali degli ormoni.  
 
 Il costo delle operazioni  chirurgiche e degli ormoni cade sul SSN solo per la parte della transizione o  castrazione finale, ma a questa accedono in realtà solo il 7% delle  transessuali.  
 Tutti i costi intermedi ed il grave stigma sociale sono fattori  che aumentano la prostituzione e la promiscuità delle persone transessuali MtF.  
   Le persone transessuali FtM in genere hanno un comportamento più moderato e  stabile nelle proprie relazione così come lo sono le lesbiche rispetto agli  omosessuali o le donne rispetto ai maschi in una relazione eterosessuale, ovvero  per effetto della cultura sul genere di appartenenza alla nascita.  
 
 
 Le transessuali che afferiscono alla  psichiatria di solito assumono cocaina o altre sostanze stupefacenti correlate  all'ambiente della prostituzione. Sono rare le transessuali che afferiscono per  disforia legata all'abuso di ormoni, di solito risolta in ambito endocrinologico  o andro-ginecologico. In totale le transessuali sono 1/10mila persone per cui è  raro che esse soffrano anche di schizofrenia o altre gravi psicopatologie  giacché in questo caso il percorso di transizione si interrompe a causa della  difficoltà del soggetto di avere una normale vita relazionale ed emotiva a causa  della psicopatologia maggiore.  
 Bisogna fare attenzione a non confondere le  transessuali con pazienti psicotici che si automutilano in seguito ad  allucinazioni o a grave depressione maggiore.  
 
 
 E' noto che il mancato perseguimento  della transizione parziale o completa a seconda dell'esigenza del transessuale  aumenta i casi di suicidio così come ogni tipo di terapia riparativa,  psicologica, medica o psicofarmacologica tentata in passato.  
 
 
 La transizione è un fenomeno  continuo ed esistono rari casi in cui il soggetto chiede di invertire in parte  la propria transizione, cosa impossibile nella congiuntura della castrazione,  per cui si deve porre attenzione solo in quest'ultimo caso a non operare persone  instabili sotto altri punti di vista, sapendo che comunque chiunque può sempre  cambiare idea…  
 
 
 Spetta alla dottoressa Martina  Castellana parlare del suo particolare caso di transessuale-medico, giacché in  Italia sono pochissime le persone transessuali integrate lavorativamente ed  ancora di meno quelle in campi aperti al pubblico come il SSN:  
  La  discriminazione avviene principalmente in ambito scolastico ed universitario, ed  infatti la scolarità delle persone transessuali è di solito molto bassa, quando  non inesistente a causa dell'espulsione dal sistema educativo italiano.  
 
 
 
 
Necessità del riconoscimento da    parte del terapeuta soprattutto nella fase precedente la transizione   
-    Necessità di affrontare in modo    assertivo la questione queer 
 
-    Problematiche relative    all'accettazione familiare  
 
-    Problematiche inesistenti relative    al coming out giacché il transessualismo è del tutto evidente 
 
-    Problematiche relative alla    maternità/paternità rare ma possibili 
 
-    Problematiche relative al    possibile matrimonio o ad una relazione con un "marrazzo" solo in seguito alla    castrazione o transizione 
 
 Gli utenti transessuali si sentono  in difficoltà principalmente per due ragioni:            
- motivi economici per il costo      elevatissimo delle trasformazioni medico.chirurgiche 
 
 
- promiscuità nelle stanze      d'ospedale con altre donne o maschi in modo difforme dalla propria      percezione di genere, tanto che chiedono spesso camere singole, tradendo in      qualche modo anche la loro difficoltà a confrontarsi con gli    altri
 
  
 Le ed i Transessuali spesso  forniscono risposte stereotipate al personale del SSN e bisogna allora conoscere  anticipatamente le possibilità legate alla condizione di stigma e degrado  sociale oppure a quelle psicologiche di difficoltà di accettazione dell'ambiente  familiare e perfino lavorativo per non cadere nella trappola delle risposte di  convenienza a cui sono costrette per il pesante stigma che di solito le emargina  fin dall'adolescenza.  
   VIVA LA  MAMMA     Leggete il sito 
  http://mammaoggi.it/news/attualita/omogenitorialita-arcigay 
 
 
Molto bella questa apertura (lo dico da zio gay e  felice di due splendidi nipotini, Carla e Ettore). 
Mi chiedo se preparerete anche le mamme ad avere  figli gay-lesbo-trans-ermafroditi, perché in modo diverso ognuno ha una mamma,  anche noi ! 
 
 
Accenno brevemente ai vari temi: 
 
 
Ermafroditi o Intersessuali: oggi spesso complici  i pediatri, i neonati ermafroditi vengono operati, ma chi lo ha detto che siano  maschi o femmine ? 
 Da adulti molti di loro soffrono per l'errata ed abusata  riassegnazione al sesso voluta dai genitori. 
 
 
Transessuali e Transgender: fin dall'infanzia si  evidenziano le variazioni di ruolo sessuale, meno sofferte quando si tratta di  bambine-maschiacci. 
 Quando il gioco diventa parte dell'identità reale del  bambino il contesto scolastico e familiare diventa espulsivo e molti minori si  ritrovano con la quinta elementare a doversi prostituire come unica risorsa di  vita. 
 
 
Gay-Lesbo: è più facile per un gay o una lesbica  nascondere anche a sè stessi la propria identità, ma questa continua tensione  nel dover "recitare" o "giocare alle spie russe" nel contesto familiare causa  gravi problemi che possono sfociare in semplici nevrosi, nell'aumentato abuso di  sostanze, come in tutte le minoranze oppresse, ma anche nell'anoressia, o nel  suicidio. 
 
 
PARLIAMONE con le MAMME ! 
Manlio Converti 
Medico-Psichiatra 
Omosessuale 
www.manliok.blogspot.com | 
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