Le donne cambiano la Storia, cambiamo i libri di Storia.

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LE DONNE CAMBIANO LA STORIA, CAMBIAMO I LIBRI DI STORIA

22 settembre 2018

In Sardegna... il lavoro è nella canapa..

http://www.sardiniapost.it/economia/da-laureati-ad-agricoltori-macche-inghilterra-il-lavoro-e-nella-marijuana-sarda/

Uno farmacista, l’altro ingegnere, entrambi sardi, anticipano la Brexit e decidono di cambiare vita: tornano in Sardegna e si mettono a coltivare cannabis light. “Una pianta dai mille usi, dalla medicina alla bioedilizia. Il sogno? Avviare una filiera dalla coltivazione al prodotto finito”.



Parola di Massimiliano Quai e Riccardo Congiu, rispettivamente 36 e 35 anni, che da circa un anno e mezzo si sono lasciati alle spalle un passato da emigrati nel Regno Unito e hanno deciso di tornare nella loro isola per darsi, è proprio il caso di dirlo, all’agricoltura. Cappello in testa e barba, dalla mattina alla sera curano un ettaro di terra a ‘Pabarragas’ località nelle campagne di Assemini, alle porte di Cagliari. Stessa origine, ma destini differenti, i due si conoscono per la prima volta a Southsea, frazione di Portsmouth, sud dell’Inghilterra.

“L’idea di buttarmi su questo settore – spiega Massimiliano Quai, 36 anni, farmacista con anni di lavoro precario in Sardegna e ben pagato all’estero – mi è venuta lavorando in Inghilterra. La sanità lì ha subito molti tagli e le farmacie per guadagnare hanno inserito servizi che poco avevano a che fare con la mia attività e quello per cui avevo studiato. Come farmacista mi sentivo frenato quasi fossi un passa scatole che non doveva fare altro che dare qualsiasi tipo di medicina che veniva richiesta. E parlo anche di farmaci pesanti usati per trattare malanni leggeri. Spesso mi mordevo la lingua non potendo dare altri consigli, magari alternativi come una tisana. Nel frattempo ho iniziato a seguire il grande dibattito che è nato negli Stati Uniti sulla legalizzazione della cannabis a scopo terapeutico o ricreativo. Ho riflettuto parecchio e mi sono detto: i miei affetti sono in Sardegna, il lavoro qui lo vivo in maniera negativa. Ad agosto 2017 ho deciso di tornare e cercare di fare qualcosa di più utile”.

Ma il passo del ritorno non lo compie da solo. Il suo compagno in questa avventura è Riccardo, ingegnere ambientale. “Mi sono laureato ma non ho mai praticato la professione – racconta -. A dir la verità l’idea di realizzare una coltivazione di canapa Massimiliano la stava elaborando assieme a mio fratello ma poi lui è stato assunto a Chicago e così io, che di tanto intanto andavo a trovarlo a Southsea tra corsi di inglese e lavori saltuari in una gelateria, sono subentrato nel progetto”.

Succede tutto in un anno e mezzo. Studiano, mettono in piedi un piano economico e vanno alla ricerca del luogo più adatto. “Dopo vari giri e richieste abbiamo preso in affitto il terreno incolto di proprietà di un parente”. Qui a giugno piantano oltre ottomila piante di canapa industriale e un orto dove sperimentare la coltivazione di melanzane, peperoncini zucchine, pomodori, angurie e meloni. “La canapa che abbiamo piantato è assolutamente legale, di fatto le piante sono prive di Thc – spiegano – la percentuale è dello 0,2% quindi al di sotto dello 0,6% previsto dalla legge come limite”. Il Thc, detto anche ‘delta-9-tetraidrocannabinolo’, è il principio attivo della cannabis che se assunto provoca effetti stupefacenti. “La nostra erba non sballa” e infatti non si preoccupano più di tanto del furto di 160 piante che hanno subito una settimana fa, tra domenica e lunedì: “Qualcuno che probabilmente pensa di aver fatto il colpo grosso rimarrà deluso”.

 Bassa quantità di Thc ma in compenso le piante dei due agricoltori della Orti Castello, questo il nome della società che hanno messo in piedi, possiedono altre qualità: “Contengono il cannabidiolo, un componente dalle proprietà terapeutiche importanti confermate da diversi studi. Ma la canapa – proseguono – è una pianta dai mille usi, si può fare lo stesso discorso che si fa con il maiale per la carne: non si butta via nulla. Con le varie parti si possono creare prodotti per l’uso terapeutico, dai semi si produce olio e farina, si può cucinare, si utilizza in bioedilizia, per fare pellet, imballaggi, fibra, cosmetici”.

Ancora non si parla di vendite ma il fine è quello: “Ora il nostro obiettivo è avere un prodotto di qualità da poter commercializzare, pensiamo alla vendita al dettaglio o all’ingrosso. Il sogno è creare una filiera della canapa, coltivarla e arrivare ai prodotti finiti” dice Riccardo. Nel frattempo continuano nel loro lavoro, estirpando piante infestanti e scacciando bruchi e insetti di ogni tipo. “Non usiamo alcun tipo di pesticidi, è tutto biologico. E si vede”.

LEGGI ANCHE: Malloreddus, pecorino e bonifiche. Il mondo della cannabis ‘legale’ in Sardegna

Andrea Deidda

5 settembre 2018

Associazione Luca Coscioni Newsletter

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Europa e Cina vanno incontro ad un declino demografico. Al contrario, il continente africano quadruplicherà la sua popolazione. Al XV Congresso dell’Associazione Luca Coscioni metteremo al centro del dibattito il tema della sovrappopolazione e la pianificazione familiare volontaria. Non mancare.
Le libertà in persona: XV Congresso

Viola Tofani
Viola Tofani - Oggi gli abitanti del globo sono 7,5 miliardi, ma stime ONU calcolano che nel 2025 si raggiungeranno gli 8 mld e nel 2100 addirittura gli 11 mld.
Nel 1968 usciva nelle librerie americane “The Population Bomb”, un volume scritto dal professore di Stanford Paul Erlich, il quale sosteneva che negli anni a venire si sarebbe verificata una crescita esplosiva della popolazione con una coincidente scarsità di risorse per sostenerne il fabbisogno.
Oggi possiamo dargliene atto, poiché il tema del controllo della popolazione è divenuto più che mai attuale, considerando la crescita esponenziale della popolazione in concomitanza con i disastri ambientali dovuti al climate change che si stanno verificando in tutto il mondo.
A trainare la crescita della popolazione è soprattutto il continente africano che, in meno di 100 anni vedràquadruplicare la popolazione attuale che passare da 1 a 4,2 miliardi. Al contrario, in Europa, si assisterà invece ad un lento declino della popolazione, previsto anche per la Cina che, dopo aver raggiunto 1,5 miliardi di abitanti nel 2030, scenderà a 1,1 nel 2100. Continua a leggere.

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15 luglio 2018

Una frazione di secondo che ha cambiato la Storia

A metà dell'estate del 1945, il personale militare e i civili nel deserto di Jornada del Muerto nel Nuovo Messico assistettero alla prima esplosione di bombe nucleari al mondo, conosciuta come il test Trinity, parte del Progetto Manhattan. Come ha descritto un giornale locale, "l'esplosione è stata vista e sentita in un'area che si estende da El Paso a Silver City, Gallup, Socorro e Albuquerque".

 Una frazione di secondo che ha cambiato la Storia

Ciò ha anche portato al primo incontro del genere umano con la ricaduta nucleare. Una delle peggiori contaminazioni è avvenuta a 30 miglia dal punto di esplosione, dove l'esposizione alle radiazioni è stata così grave da lasciare segni di bruciature su alcuni animali e causare la perdita di peli sul corpo.

Nell'agosto del 1945, poco dopo il bombardamento di Hiroshima, la compagnia Kodak osservò macchie sfocate e appannate sulle sue pellicole, che pensò fossero difetti. Uno scienziato Kodak, J. H. Webb fu incaricato di studiare la questione. Le sue indagini lo portarono a ritenere che le macchie fossero causate dalla contaminazione da radiazioni, che dovevano provenire da un'esplosione nucleare negli Stati Uniti continentali. Consapevole della gravità della sua scoperta, Webb mantenne questo segreto fino al 1949.

Questo incidente non ha fermato ulteriori bombardamenti, come tutti sappiamo oggi. Ma dopo l'incidente, i funzionari della Commissione per l'energia atomica degli Stati Uniti hanno iniziato a fornire alle società fotografiche come Kodak  le mappe  e le previsioni di potenziale contaminazione, nonché le distribuzioni di fallout previste.


Nonostante le possibili ricadute, fino ad oggi i test delle bombe nucleari sono ancora in corso perché le armi atomiche rimangono l'elemento più intimidatorio nell'arsenale militare e diplomatico di un paese. Global Zero è il movimento internazionale sostenuto dalle Nazioni Unite per eliminare tutte le armi nucleari. Sembra che il viaggio per raggiungere Global Zero sarà molto lungo.