Le donne cambiano la Storia, cambiamo i libri di Storia.

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LE DONNE CAMBIANO LA STORIA, CAMBIAMO I LIBRI DI STORIA

16 giugno 2017

italialaica news n. 07/2017

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5 giugno 2017

RIMINI-ISIS ?

 UN FLUSSO DI SOLDI CHE CREA MOLTI SOSPETTI

Rimini-Isis. La città nota per essere una delle località balneare più famose d’Italia avrebbe legami con il terrorismo islamico di Daesh. Il sospetto ha spinto la Procura della Repubblica di Bologna a iscrivere nel registro degli indagati 9 persone, tutti appartenenti al settore alimentare: piccoli imprenditori e commercianti, perfettamente integrati nella società.

Cinque marocchini, due albanesi, un macedone e un tunisino, dai 27 ai 49 anni, tutti residenti in Emilia Romagna, a cui la Digos e Finanza sono arrivati grazie al flusso di soldi che partiva dal Cesenate e dal Riminese destinato ai paesi del Maghreb, al Belgio, alla Germania e alla Francia e non ultime, grazie alle intercettazioni che li collocavano su pozioni dell’integralismo islamico.

In un solo anno, nel 2014, uno dei nove personaggi indagati per l’articolo 270 bis (che punisce le associazioni con finalità di terrorismo e di sovversione dell’ordine pubblico) ha spedito all’estero una cifra vicina al milione di euro. A cosa servisse quel denaro è ancora al vaglio degli investigatori, che pochi giorni fa hanno perquisito le abitazioni degli indagati e hanno portato via: sim italiane ed estere, pc fissi e portatili, hard disk, pennette Usb, telefoni cellulari, contabilità e agende.

Secondo gli investigatori, che stanno analizzando il materiale per verificare se c’è qualche riferimento alla propaganda terroristica o al terrorismo, Rimini sarebbe diventato il centro di riferimento del terrorismo...

[Leggi tutto l'articolo sul sito  di  Progetto Dreyfus>> http://www.progettodreyfus.com/rimini-isis/ ]

1 giugno 2017

Che cosa significa GENOCIDIO

Scrive Pier Paolo Portinaro, in un importante volume da poco edito da Laterza: «Nel corso della storia il genocidio è sempre stato accompagnato da sostanziale indifferenza. La grande massa dei genocidi è sprofondata nell'oblio, si può dire che appartenga alla falda sommersa della storia universale». Questa verità, semplice ma insieme sconvolgente, non fa eccezione oggi. È anzi la cosa che più mi ha colpito e spronato, quando ho iniziato il mio lavoro sulla minoranza yazida, intervistando Nadia Murad, la celebre attivista e candidata al Nobel per la pace. Solitudine, frustrazione, disincanto, rabbia – saranno una costante nelle decine di interviste che ho fatto a politici yazidi, attivisti, sopravvissuti e gente comune. La speranza, quasi messianica, di una salvezza e di un riscatto che giungano da Occidente, ma anche e soprattutto la paura e la diffidenza che la fanno da padrone su tutto. La difficoltà di raccontare questa tragedia troppo prossima, narrata quasi sempre al plurale, in un 'noi' a tratti epico, ma che a volte si rivela solo un espediente per evitare di mettere in ballo la memoria personale e il proprio io. Per non far riemergere le violenze subite e il sentimento di impotenza che ne deriva.

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