Le donne cambiano la Storia, cambiamo i libri di Storia.

Le donne cambiano la Storia, cambiamo i libri di Storia.
LE DONNE CAMBIANO LA STORIA, CAMBIAMO I LIBRI DI STORIA

23 ottobre 2015

APPELLO PER IL DIRITTO UNIVERSALE ALLA CONOSCENZA

 Noi sottoscritti, donne e uomini, responsabili di legislazioni e di governi, donne e uomini di scienze, di lettere, di arti, diversi per religione, storia, formazione spirituale, ma tutti donne e uomini di pace,

Consapevoli dei gravissimi rischi, da cui la civile convivenza è minacciata nella gran parte del pianeta a causa della crescente erosione che la democrazia e lo stesso Stato di diritto stanno subendo nei paesi cosiddetti «democratici»,

Profondamente preoccupati perché gravissime e sempre più frequenti violazioni del comune corredo giuridico, costitutivo della vita civile nelle aree del mondo occidentale e della cosiddetta
«primavera araba», colpiscono l’autentica democrazia politica e producono l’aumento dei conflitti e della povertà diffusa e sconvolgono pacifici ordini sociali,

avvertiamo l’impellenza di un’azione politica capace di riportare la vita degli Stati democratici all’altezza dei principi ispiratori e delle norme con essi coerenti, in un ripristinato quadro di costituzionalità interna e internazionale.

Si tratta di riprogettare con iniziative concrete una legalità democratica tendenzialmente universale.

A tanto ovviamente non serve rispolverare vecchi e fallimentari ricorsi alla forza, produttivi solo di nuove dolorose lacerazioni.

Noi fermamente crediamo che nel diritto, e solo in esso, è la chiave della pace.

Una nuova politica del diritto si articola in una serie di azioni da progettare con aperto spirito critico e da praticare con solidali volontà.

Il primo punto di una tale iniziativa politica, quello che tutti gli altri regge, è la convinzione che uno Stato non è democratico, se la conoscenza è di uno, di pochi o magari di molti, ma non di tutti. Se democrazia è il potere del popolo, e si è impotenti cioè si è incapaci di decidere correttamente se non si sa, è evidente che il popolo, cioè tutti i cittadini, hanno il diritto di sapere.

Il secondo punto è l’esistenza della capacità di conoscere, cioè di poter ricevere le informazioni, di poter selezionare criticamente e valutare adeguatamente l’informazione, in modo da decidere nel modo più corretto. Ciò significa che fondamentale è una forte iniziativa per aiutare tutti, nessuno escluso, nel lavoro per affinare la propria capacità conoscitiva. La lotta per un sistema serio della formazione intellettuale aperto a tutti e il rafforzamento degli strumenti di diffusione delle informazioni è azione preliminare all’affermazione del diritto.

Il terzo punto è che i poteri in possesso dell’informazione essenziale per le decisioni popolari si dispongano a fornirle. Qui la nostra iniziativa ha di mira le massime autorità internazionali, gli Stati, le organizzazioni e gl’individui detentori delle informazioni. E’ questa una sfida molto difficile, da sostenere con la forza paziente della discussione a tutti i livelli. Si tratta di battere il vecchio dogma del potere sovrano, la cosiddetta «ragione di Stato», e di ridurne la pretesa entro i limiti più ragionevolmente ristretti, sopprimerla per le situazioni interne dello Stato, stabilirne le prescrizioni. Ma la campagna contro la «ragione di Stato» deve, ancor più dei «segreti» del passato, portare massimamente alla luce le ragioni oggettive, favorevoli e contrarie, alle decisioni da prendere. Quel che dopo tutto più conta non è condannare l’irrevocabile passato, ma «conoscere per deliberare» il futuro possibile.

Soltanto uno Stato, che riconosca anche il diritto dei cittadini alla conoscenza, può aspirare ad essere considerato propriamente uno Stato di diritto.

Noi sottoscritti siamo fermamente convinti che gli abitatori del mondo, se conosceranno le effettive poste in gioco e soprattutto le reali condizioni della partita, molto probabilmente sapranno prendere le decisioni opportune per scongiurare le incombenti minacce. Perciò, in ragionata convergenza con il manifesto-appello di 113 Premi Nobel contro lo sterminio per fame, sete e guerre nel mondo, noi ad esso affianchiamo l’appello contro l’infame rifiuto d’informare, contro gl’inganni della conoscenza negata.

Questo appello impegna innanzitutto noi stessi, ciascuno per le proprie responsabilità nella vita civile, a promuovere con tutte le iniziative possibili, innanzitutto nella sede delle Nazioni Unite, la transizione verso lo Stato democratico e federalista, fondato sull’universale diritto alla conoscenza.

Dall'elenco dei firmatari sono stati volutamente cancellati ( ma ci sono eccome) quelli italiani (*) , che potrebbero condizionare involontariamente la sottoscrizione da parte di altri italiani.

Marou Amadou, Ministro della Giustizia, Niger
Bakhtiar Amin, già Ministro per i Diritti Umani, Iraq
Abdullah An Na’im, Professore di legge, Emory University, Stati Uniti
(*) (*) (*)
Daniel Cohn­Bendit, già Deputato europeo e co­presidente del Gruppo Verdi/Alleanza Libera Europea al Parlamento Europeo, Francia/Germania
(*) (*)
Mairead Corrigan­Maguire, Premio Nobel per la Pace, Regno Unito
(*) (*) (*) (*)
André Gattolin, Senatore della Hauts­de­Seine, Francia
Sid Ahmed Ghozali, già Primo Ministro, Algeria
Birgitta Jónsdóttir, Deputata, Partito Pirata, Islanda
(*)
Louis Michel, Deputato europeo, già Commissario europeo e Ministro degli Affari esteri, Belgio
(*) (*) (*)
Najima Thay Thay Rhozali, già Segretario di Stato presso il Ministero dell’Istruzione, Marocco
Lord David Steel of Aikwood, già Leader of the Partito Liberale, Regno Unito
(*) (*)
Vo Van Ai, Presidente di “Que Me: Action for Democracy in Vietnam”, Francia
Jianli Yang, Presidente di “Initiatives for China”,
Harvard Fellow, Stati Uniti
(*)
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Se ti stai chiedendo “?ma io che posso fare?”
Ecco qua, dalla cosa più facile a quella che può sembrare la più complicata  ma non lo è:

1)  sottoscrivere l’appello (link)
2)  inviare l’appello e la proposta di delibera ai consiglieri comunali della tua città e al sindaco, oltre che ai consiglieri delle aree metropolitane, ai consiglieri regionali e al Presidente della tua Regione.
3)  far firmare l’appello ad altri utilizzando le email e i social network (link)
4)  segnalare firme qualificate di personalità che riesci a convincere a info@partitoradicale.org
5)  iscriverti al Partito Radicale (link)

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