ll razzismo consiste nel discriminare qualunque popolazione: tranne gli ebrei
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| Ugo Volli | 
12.12.2010
Ah,  cari amici, avete visto che brutta gente questi israeliani che non  vogliono affittare o vendere case o terre ai palestinesi; e non solo non  vogliono, ma lo dicono anche, anzi lo dicono i rabbini che pure  dovrebbero essere almeno loro buoni cristiani aperti a tutti come san  Francesco. E invece sono "razzisti", come ha scritto Moni Ovadia  sull'"Unità", proprio così, se lo dice lui che ha riscoperto il popolo  ebraico... E ha proprio ragione quel Yehoshua, che pure è israeliano  anche lui, che in una conferenza l'altro ieri ha detto che l'appello dei  rabbini era uno scandalo, che il governo doveva intervenire, che "gli  ebrei si rifiutano di essere normali" (titolo sul "Tempo") e ha aggiunto  nobilmente "il problema siamo noi, non i palestinesi".
Infatti i  palestinesi non esortano a non vendere la terra, si limitano a  condannare a morte chi lo fa; un paio di mesi fa, per esempio, la  massima autorità giudiziaria dell'Autorità palestinese ha riaffermato  che la vendita di terra al nemico è un reato capitale e ha condannato a  morte un tale che era stato graziato da una corte inferiore (http://www.jpost.com/MiddleEast/Article.aspx?id=188604).  Questo sì che non è razzismo e nemmeno un problema. Il problema sono i  rabbini. E anche dove i palestinesi hanno qualche difficoltà ad  ammazzare la gente, almeno legalmente, non cercano di evitare che le  "loro" case siano occupate dai sionisti, con manifestazioni, come nel  quartiere di Sheik Jarrah a Gerusalemme, o a Jaffa, dove hanno avuto la  faccia tosta di fare (loro e le solite Ong antirazziste) un ricorso alla  Corte Suprema israeliana un ricorso contro la vendita di una casa a  un'organizzazione israeliana "perché ebraica" (http://www.israellawcenter.org/index2.php?option=com_content&do_pdf=1&id=125).  Ah no, questo non è proprio razzismo e certamente non è un problema,  anche perché la Corte Suprema notoriamente schierata a difesa dei  diritti dei poveri palestinesi, questa volta non ha potuto che  respingere il ricorso.
E sono tanto poco un problema i  palestinesi, tanto poco razzisti, che hanno stabilito che quando ci sarà  il loro stato, (insh'Allah) gli ebrei non vi potranno vivere, neanche  uno solo ((http://jewishrefugees.blogspot.com/2010/07/abbas-wants-jew-free-palestine-in-west.html),  e se per caso ci saranno delle truppe internazionali a difendere la  pace, neppure un soldato di queste truppe dovrà avere la terribile  stella di Davide al collo. Il loro territorio sarà completamente  Judenrein, come dicevano quei signori in Germania settant'anni fa. E  nessuno ha nulla da obiettare, perché "il problema siamo noi, non loro",  come giustamente scrive Yehoshua. Tant'è vero che se l'esercito  israeliano usa dei proiettili illuminanti e dei nebbiogeni al fosforo  per rendere visibile il campo di battaglia o nascondere le truppe  commette dei crimini di guerra (così tutte le Ong antirazziste dei  diritti umani e l'ineffabile Goldstone; ma se i palestinesi riciclano lo  stesso fosforo per cercare di bruciare vivi gli abitanti dei paesi che  bombardano vicino alla frontiera, nessuno ne parla e si impressiona.
E'  giusto e sarebbe razzista reprimerli. Perché il razzismo consiste nel  discriminare a torto o a ragione qualunque popolazione non siano gli  ebrei. I quali ostinatamente non vogliono essere normali, cioè odiare  gli ebrei. A parte Ovadia, Yehoshua e quelli come loro, naturalmente,  che almeno a discriminare gli israeliani (diciamo "criticarli", cercare  di costringerli a essere "normali") ci provano. Beati loro.
Ugo Volli
http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90
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Moni Ovadia 
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| A.B.Yehoshua | 
 
 
 
          
      
 
  
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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