Le donne cambiano la Storia, cambiamo i libri di Storia.

Le donne cambiano la Storia, cambiamo i libri di Storia.
LE DONNE CAMBIANO LA STORIA, CAMBIAMO I LIBRI DI STORIA

9 ottobre 2008

liberare Eluana

Lasciamola libera!


Sono sedici anni che è
nella prigione più terribile,
quella del proprio corpo materiale,
immobile e impotente,
nelle mani di aguzzini tremendi,
quelli che vogliono che continui ad essere
in quella prigione per amor di dio...

..e hanno la sfacciataggine di chiamarla "vita" !

5 commenti:

AMg ha detto...

http://www.unita.it/view.asp?IDcontent=79755

Eluana, la Consulta: i giudici non hanno invaso il Parlamento

Eluana Engaro, foto interna
Non se ne parla nemmeno. Per la Corte Costituzionale i ricorsi di Camera e Senato contro le sentenze della Corte di Cassazione e della Corte di Appello di Milano sull'interruzione del trattamento che tiene in vita Eluana Englaro, sono inammissibili. Insomma, il conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato non si discute. Non ci sono nemmeno i presupposti perché arrivi al vaglio della Consulta.

I giudici costituzionali, infatti, al termine di una lunga camera di Consiglio presieduta da Franco Bile, non sono nemmeno entrati nel merito del conflitto di attribuzione sollevato dalle Camere, ma si sono limitati a valutare se c'erano i presupposti perché la causa potesse essere discussa dalla Corte Costituzionale. E hanno bocciato i ricorsi. Ancora non si conoscono le motivazioni che hanno fato decidere per l’inammissibilità, certo è che né la Corte di Cassazione, né la Corte di Appello di Milano hanno invaso il campo di lavoro del Parlamento. Nei due ricorsi, infatti, Camera e Senato sostenevano che l'autorità giudiziaria avesse interferito con il potere legislativo, stabilendo termini e condizioni per l'interruzione dell'alimentazione e dell'idratazione artificiale che mantengono in vita Eluana. In mancanza di una legge sulla materia, la magistratura - a detta del Parlamento - avrebbe colmato il vuoto «mediante un'attività che assume sostanzialmente i connotati di vera e propria attività di produzione normativa». Ma per la Corte Costituzionale, non è andata così.

Mercoledì, dunque, per Beppino Englaro, padre della giovane in coma da sedici anni, è una giornata storica. La bocciatura dei ricorsi di Camera e Senato, infatti, arriva dopo che la Corte di Appello di Milano aveva rifiutato la richiesta della Procura, che aveva chiesto di sospendere l’autorizzazione a mettere fine alle cure forzate su Eluana. Insomma, secondo l’Appello, Beppino Englaro, può decidere di mettere la parola fine al coma irreversibile che da una vita non fa aprire gli occhi di sua figlia.

L’autorizzazione a sospendere l’alimentazione forzata, la stessa Corte d’Appello di Milano, l’aveva data già mesi fa. Ma subito dopo, la Procura del capoluogo lombardo, aveva chiesto che fosse sospesa. E il caso è finito in Cassazione. Per questo la richiesta di sospensione dell'esecutività del provvedimento con cui si autorizzava l' interruzione all'alimentazione per Eluana, come ha spiegato l'avvocato Franca Alessio, curatrice speciale della donna, «non è stata rigettata né congelata. Abbiamo concordato anche con il Pg - spiega – che non era il caso di insistere in quanto con la fissazione dell'udienza in Cassazione non ci sono più le esigenze di urgenza».

Già dopo la sentenza della Corte d’Appello, Beppino Englaro, si era detto soddisfatto: «Tutto sta andando come deve andare, cioè nella direzione giusta, ci sono princìpi di diritto molto chiari al fine di rispettare le persone». E, nonostante tutto, ha ancora la forza di non fare scelte affrettate: ha deciso che aspetterà comunque che sul caso di sua figlia, ci sia il pronunciamento definitivo della Corte di Cassazione, in programma per il prossimo 11 novembre. Ora, con le parole della Consulta, dalla sua parte ha anche la Costituzione.

Pubblicato il: 08.10.08
Modificato il: 08.10.08 alle ore 20.50

AMg ha detto...

http://www.censurati.it/

Posted: 09 Oct 2008 04:33 AM CDT

A volte, anzi spesso, le chiacchiere superano il buonsenso. Si urla addosso all'altro, per imporsi prepotentemente. E la ragione, l'umanità vengono spazzati via. Ci sono casi in cui non possiamo permettercelo. Eluana è uno di questi. Mentre i Ruini, i Bagnasco, i Berlusconi, i Veltroni e tutta la compagnia danzante urlano, strepitano, rilanciano dogmi e ideologismi Eluana è in un letto di dolore. Soffre terribilmente, vivendo un'agonia disumana e inaccettabile. Non possiamo rimanere inerti. La sentenza di ieri fa tornare a sperare che Eluana possa vivere il suo ultimo momento con dignità umana e non in un'agonia disumana e terribile, vedendo secondo dopo secondo le proprie sofferenze aumentare esponenzialmente per gli appetiti dei potenti.
Il testo qui sotto è l'appello che si trova, e si può firmare, sul sito di Arcoiris Tv

http://appelli.arcoiris.tv/Eluana_Englaro/

AMg ha detto...

Un Paese civile sa rispettare la volontà dei malati

. da Oggi del 8 ottobre 2008, pag. 23

di Umberto Veronesi
IL DESTINO DI ELUANA.

Caro Professore, torno su temi a lei cari. Ma perché non siamo liberi di decidere come morire? Piergiorgio Welby è riuscito ad
andarsene grazie al coraggio e all'umanità di un medico, ma il dramma di Eluana Englaro si trascina ancora, dolorosamente. .. Caterina Di Francesco,
Roma

Risponde Umberto Veronesi: Cara amica, credo che la maggior parte della gente (come risulta da ripetuti sondaggi negli ultimi vent'anni) rifugga dall'idea di una vita mantenuta in modo artificiale grazie alle tecnologie
mediche. Non si tratta di sostenere I'eutanasia, ma di riportare nel suo alveo naturale la fine della vita, e soprattutto di rispettare la volontà del malato, quando si è espresso chiaramente in tal senso. Il «testamento biologico», cioè l'espressione scritta di questa volontà, è l'unico modo per mettere fine a discussioni ideologiche che passano sopra la testa dei malati. In Parlamento sono stati avanzati vari disegni di legge, e come senatore io stesso ne ho presentato uno pochi giorni fa. Riguarda il diritto
di ogni cittadino a rifiutare di terminare in modo innaturale la propria vita, e vi è chiaramente indicata l'espressione di volontà d'essere o meno sottoposto a trattamenti di sostegno, compresa l'alimentazione e l'idratazione artificiali. Ricordo con una stretta al cuore le immagini
della folla che manifestava sotto l'ospedale americano dove giaceva Terry Schiavo, «per non farla morire di fame», e con la stessa tristezza ho guardato le bottiglie d'acqua depositate nelle nostre piazze per «non far morire di sete» Eluana Englaro. Ma, ahimè, né fame né sete possono più
toccare persone come Terry ed Eluana. La gente deve comprendere che è umano lasciarle andare, con dignità. Così come è giusto rispettare la lucida volontà di persone come Piergiorgio Welby, che ha scelto di chiedere una
soluzione pubblica a una vicenda privata, per aprire la strada al
riconoscimento del malato all'autodeterminazi one.

Il valore di tale battaglia lo si capisce leggendo il libro Storia di una morte opportuna (Sironi Ed.), di Mario Riccio, l'anestesista che ha «fatto»
la volontà di Welby. Arricchito dal contributo della giornalista Gianna Milano, che ricostruisce il dibattito etico, politico e culturale, e il diario sofferto che Riccio ha tenuto dei giorni in cui la decisione è giunta
a compimento. No, non è stata eutanasia. Mario Riccio, prosciolto
all'unanimità dall'Ordine dei medici di Cremona, in sede giudiziaria non è nemmeno arrivato al processo: il giudice dell'udienza preliminare ha disposto il «non luogo a procedere». Mi sembra significativo.

Anonimo ha detto...

Ci sarebbe poco da commentare, a da firmare..sul Caso di Eluana Englaro, ma siamo sicuri che sia un vegetale? non capisce nulla? è una Foglia d'insalata? siamo certi di tutto questo?..lascio voi commentare.

Posso invece postare, questa assurda ed incredibile testimonianza, rilasciata pochi giorni addietro, da Salvatore Crisafulli un disabile gravissimo, che sulla sua pelle ha vissuto un inferno, quest'uomo viveva da Vegetale, invece un bel giorno di Ottobre riesce a raccontarci che nonostante fosse una "foglia d'insalata" lui sentiva e capiva tutto durante i due anni di prigionia del suo corpo, sentiva anche di avere fame e sete, altro che VEGETALE.

Sicuramente l'esperienza di Salvatore Crisafulli dovrebbe essere conosciuta da tutti. Il Crisafulli dovrebbe fare in modo di scrivere un libro sulla sua esperienza, ed augurandomi anche che qualche produttore ne faccia poi un film televisivo. Più gente viene a conoscenza di questa straordinaria esperienza, più il mondo si muoverà.

Tratta da: www.ilgiornale.it

La seconda svolta dell’anti-Welby: «Voglio lottare di nuovo per la vita»

Intervista a Salvatore Crisafulli, che da 5 anni parla grazie a una macchina che legge i movimenti degli occhi.

Uno schianto, e il corpo diventa una prigione. Salvatore Crisafulli ha 38 anni quando a Catania l’11 settembre 2003 un furgone dei gelati travolge lo scooter su cui viaggia col figlio. I danni cerebrali sono gravissimi, la diagnosi spietata: stato vegetativo permanente. Ma sua madre, e i fratelli Pietro e Marcello, non si rassegnano. Quasi due anni dopo Salvatore esce dal coma, e impara a comunicare grazie all’aiuto di un pc con gli occhi e i movimenti della testa. La rivelazione è da brividi.

«Ricordo tutto di quando ero prigioniero», racconta, «la disperazione di non poter dire ai medici intorno a me che ero vivo, che le mie lacrime erano di paura, non un riflesso incondizionato».

Lei è diventato una bandiera del diritto alla vita, nonostante la sua gravissima disabilità. Eppure sembrava che volesse gettare la spugna.

«Ero stanco, disperato, andare avanti da soli con un’assistenza domiciliare quasi inesistente fiacca la volontà, toglie il desiderio di andare avanti. D’accordo con mio fratello volevo sospendere l’alimentazione e lasciarmi morire, come ho scritto nella mia lettera al premier Silvio Berlusconi».

La stessa scelta di Piergiorgio Welby, che lei però a suo tempo ha contestato.

«Sì, con Welby ci siamo scambiati delle lettere, ho tentato di convincerlo a continuare a lottare per la vita, l’ho implorato. Ma alla fine ho compreso e rispettato la sua scelta, dettata dalla disperazione di chi è abbandonato dalle istituzioni. Perché è una sensazione che purtroppo ho provato anche io».

Eppure lei ha cambiato idea.

«Sì, la risposta di Berlusconi, che mi ha consegnato il sottosegretario al Welfare Eugenia Roccella, mi ha toccato. “Noi la aiuteremo, lei ci aiuti ad aiutarla e continui a combattere”, mi ha scritto. Ero così emozionato che ho avuto un malore. Stasera (ieri, ndr) ripartiamo per la Sicilia, con una nuova speranza. Una speranza che voglio condividere con quanti sono nelle mie condizioni. Le mie battaglie sono un punto di riferimento per tanti, siamo in contatto con 833 famiglie che hanno parenti in coma, in stato vegetativo o paralizzati».

Cosa è cambiato con questo impegno del premier?

«La lettera di Berlusconi ha aperto una nuova strada, è il segno che con la volontà del governo si può voltare pagina sui diritti per i disabili gravi. Mio fratello ha già parlato con il prefetto e con il sindaco di Catania, che hanno assicurato che faranno di tutto per garantire un’assistenza domiciliare adeguata. E so che Berlusconi e la Roccella seguiranno personalmente la situazione. Scrivendo la lettera speravo che qualcosa di smuovesse, ma non ci contavo troppo. Non mi era andata bene con il capo dello Stato e nemmeno con l’ex ministro Livia Turco. Tante belle parole ma pochi fatti. Ora aspetto di vedere se effettivamente arriverà un progetto di assistenza personalizzata, ma sono fiducioso perché Berlusconi si è esposto in prima persona e in grande sintonia con le mie convinzioni».

Cosa non funziona nell’assistenza domiciliare a chi soffre di disabilità gravi?

«Purtroppo quasi niente, eppure è un servizio sacrosanto ed essenziale. Qui in Sicilia è tutto appaltato alle cooperative, il personale è retribuito poco o niente, così spesso non lavora o lavora malvolentieri. Io per viaggiare uso un furgone attrezzato che è costato 33mila euro ai miei familiari. C’è un tale senso di abbandono e di indifferenza da parte delle istituzioni che persino io ero stanco e volevo farla finita. Perché è solo la disperazione che porta alla voglia di morire».

E adesso cosa farà?

«Adesso la vita continua, aspetto che alle parole seguano i fatti e poi continuo la mia lotta per la vita, e per il diritto alla vita. Sono convinto che, anche se si è bloccati in un corpo come sono io, con l’amore delle persone care e con la presenza assidua di psicologi, infermieri e personale qualificato, nessuno voglia morire». Non tutti la pensano allo stesso modo.

Qual è il suo punto di vista sul caso di Eluana Englaro?

«Ritengo quella sentenza agghiacciante, perché nessuno può sapere se Eluana sia in grado di capire o meno. Anch’io per i medici ero una foglia di insalata, ma sentivo fame, sete, paura. Solo che non sapevo come far capire ai medici che ero vivo, che capivo tutto. Sono stato in contatto con il padre di Eluana, rispetto il suo dolore e capisco la difficoltà della situazione. Ma quando dice che è stata sua figlia a decidere che avrebbe voluto morire in queste condizioni mi chiedo: cosa conta la volontà passata, se lei è prigioniera del suo corpo e non può comunicare, e magari nel frattempo ha cambiato idea?».

AMg ha detto...

Cara Manuela
tutte ottime intenzioni, le tue, ma dimentichi un PICCOLO particolare: Eluana quando era in grado di farlo ha deciso e chiesto di non essere trattata da vegetale, ha detto e ripetuto che non avrebbe mai voluto esser mantenuta "viva" (VIVA???)artificialmente e questo suo padre ha chiesto per lei (che ormai non poteva più pretenderlo da sola) al tribunale.
HA CHIESTO CHE FOSSE RISPETTATA LA ESPRESSA VOLONTA' DI SUA FIGLIA.

E il tribunale, i tribunali hanno stabilito che essa ( la volontà di Eluana) fosse rispettata, almeno dopo 16 anni di tortura.

Ché se poi invece tu o altri per sé decide diversamente, significa che anche la volontà diversa va rispettata, per chi la esprime quando ancora può.

E neanche il parlamento intero e il presidente della repubblica o tutti i governi del pianeta, politici, religiosi, teocratici o democratici che siano può imporre a chicchessia qualcosa di diverso da ciò che ciascuno decide per sé.
Invece secondo te è giusto che altri decida per chi ha già deciso e manifestato la sua volontà quando era ancora in grado di farlo..
Non è questione neanche di leggi, umane o divine che siano.. si tratta solo di rispetto per la libertà naturale dell'individuo, di cui chiunque ha diritto al rispetto, piaccia o no all'autorità, autoritaria democratica o populista che sia.


Certo, in una democrazia rappresentativa chi è stato eletto per fare o non fare le leggi è ben che le faccia o non faccia, così come ha promesso ai suoi elettori.

Ed è altrettanto certo che nella nostra costituzione mentre il potere legislativo è affidato al Parlamento e quello esecutivo al Governo, alla magistratura spetta il compito di punire secondo la legge, non quella del taglione, nè quella canonica, né quella della cabala, ma quella vigente, fatta e approvata dalle Camere dei signori deputati che sono stati mandati lì apposta dai cittadini elettori.

Certo, noi in Italia ci portiamo appresso varie eredità pesanti di leggi precedenti alla Repubbica e alla Costituzione, leggi che con quest'ultima possono anche fare a cazzotti finch'è non saranno abolite o rese costituzionalmente corrette.

Ma sulla vita o sulla morte di ciascuno dei cittadini non c'è altro che il singolo cittadino, con la sua coscienza ed il suo corpo, che possa scegliere.
Questa è LIBERTA', individuale, inalienabile responsabilità del singolo, di cui nè stato, né chiesa possono in forza di una o di cento leggi, devono privarlo in tutto o in parte.

Stato, deputati, magistratura, organi di governo e d'organizzazione dello stato stesso possono al massimo attivarsi per semplificare ai singoli cittadini l'attuazione delle loro scelte, individuali, personali e inalienabili.
Dagli organi dello Stato si pretende e si deve pretendere nient'altro che rispettare le scelte dei suoi cittadini, per tutti e per ciascuno, anche se non piacciono a qualche deputato, a qualche gruppo parlamentare, all'intero corpo dei magistrati, compresi quelli della corte suprema di cassazione.
Quanto al Papa della chiesa cattolica apostolica romana, come a qualunque altro capo assoluto e divino di una religione, non ha alcuna competenza a decidere e a far decidere a ciascuno dei cittadini italiani qualcosa di diverso da ciò che hanno scelto.
Con buona pace del papa, del suo Bagnasco e della signora Roccella, i quali non devono e non possono insegnare niente a nessuno, ma al massimo decidere per sé.
E imparare il rispetto del loro prossimo, anche quello che non è d'accordo con loro.
alba