MINISTRO TURCO ULTIMA CHIAMATA
La prima pagina di Agenda Coscioni di febbraio si apre con                    un editoriale-lettera aperta di Marco Cappato, segretario dell'Associazione                    Luca Coscioni, al Ministro della salute Livia Turco.
                  La lettera                    è stata parzialmente ripresa e pubblicata sul Corriere                    della Sera di lunedì 28 gennaio. 
                 
                  Caro Ministro Livia Turco, 
                 a                    causa della crisi di Governo non è dato sapere per quanto tempo                    ancora Lei guiderà il dicastero della Salute. Quello che però                    è certo, è che il tempo rimasto - tanto o poco che sia - va                    utilizzato per sanare, nel "disbrigo degli affari correnti",                    le situazioni di patente e straordinaria illegalità, per chiudere                    vertenze rimaste sospese che mettono a rischio o danneggiano                    gravemente la salute di centinaia di migliaia di cittadine e                    cittadini italiani. La prima questione che Le sottopongo è quella                    dell'aggiornamento delle linee guida della legge 40, scadute                    il 4 agosto 2007. Da oltre cinque mesi, le donne che vogliono                    accedere alla fecondazione assistita, ed in particolare i portatori                    di malattie genetiche, attendono da Lei l'aggiornamento delle                    linee guida. Si tratta di un atto dovuto, prescritto dalla legge,                    rispetto al quale il protrarsi della Sua inazione rappresenta                    un danno grave e diretto per persone che devono già fare i conti                    con difficoltà di ogni tipo. A maggior ragione è urgente un                    suo intervento dopo che i tribunali di Cagliari e Firenze hanno                    emesso sentenze che si scontrano con le proibizioni contenute                    nelle linee guida scadute (a partire dal divieto di analisi                    genetica preimpianto) e, soprattutto, dopo che la sentenza del                    TAR del Lazio le ha semplicemente annullate. La seconda questione,                    dalla quale dipende il diritto costituzionalmente garantito                    alla libertà di espressione e di comunicazione dei disabili                    gravi nel nostro Paese, riguarda l'aggiornamento del cosiddetto                    "nomenclatore tariffario", ossia dell'elenco delle strumentazioni                    per le quali lo Stato prevede un rimborso a carico del sistema                    sanitario. Si tratta di strumenti e tecnologie che consentono                    a persone rese mute dalla malattia - come lo furono Luca Coscioni                    e Piergiorgio Welby - di recuperare le facoltà perdute, innanzitutto                    quella di parlare, di comunicare. Lei ha avuto il merito di                    istituire una commissione ad hoc per occuparsi dell'aggiornamento                    del nomenclatore. La commissione ha lavorato e ormai una bozza                    del nuovo nomenclatore è pronta. Sarebbe di una inaudita gravità                    se Lei dovesse lasciare il Ministero senza aver ufficializzato                    il nuovo nomenclatore e resa operativa la rimborsabilità di                    strumentazioni senza le quali decine di migliaia di persone                    sono letteralmente sepolte vive, dalla burocrazia più che dalla                    disabilità. La terza questione è relativa alla tutela della                    salute dei cittadini e della sicurezza delle strutture sanitarie.                    Ogni giorno i media registrano errori, trascuratezze e disorganizzazioni                    all'interno di ospedali i cui effetti disastrosi ricadono sui                    cittadini ricoverati. Come Lei sa, ciò si traduce ogni anno                    in decine di migliaia di morti e centinaia di migliaia di eventi                    avversi ai danni della salute dei cittadini. Finalmente erano                    state inserite, nel DDL S. 1920 da Lei presentato a dicembre,                    norme che obbligano le aziende ospedaliere a dotarsi di Unità                    di Gestione del Rischio Clinico e di Servizi di Ingegneria Clinica                    per garantire la sicurezza degli impianti e limitare gli errori                    clinici. Niente è più necessario e urgente. Chiediamo di emanare                    un Decreto Legge che riproduca gli articoli 18, 19 e 20 del                    citato DDL. Le Camere, anche se eventualmente sciolte, sarebbero                    obbligate comunque a riunirsi per la discussione e conversione                    in legge. Infine, caro Ministro, Lei aveva garantito che avrebbe                    provveduto ad emanare il decreto attuativo della Convenzione                    del Consiglio d'Europa sulla biomedicina. Anche qui, un atto                    dovuto che corrisponde agli impegni internazionali assunti dal                    nostro Paese, fino ad ora bloccato da veti sotterranei e ricatti                    politici. Su tutti questi punti un ritardo di ulteriori mesi                    o anni sarebbe vissuto da molti come una vera e propria violenza.                    Il disbrigo degli affari correnti non consente certo di varare                    nuove politiche, ma - come richiesto nell'ultima direttiva del                    Presidente Prodi - impone di "evitare ogni interruzione dell'attività                    amministrativa" e di "garantire il completamento delle principali                    iniziative intraprese". La tradizione degli ultimi giorni di                    un Governo è spesso stata quella del saccheggio di risorse pubbliche,                    di ultimi favori e regalie. Lei ha invece l'occasione di produrre                    benefici profondi, molto più duraturi di quelli sui quali la                    politica italiana usa concentrare le proprie risse quotidiane.                    Ma il tempo è quasi scaduto. 
                 Marco                    Cappato 
 
 
 
          
      
 
  
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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