Le donne cambiano la Storia, cambiamo i libri di Storia.

Le donne cambiano la Storia, cambiamo i libri di Storia.
LE DONNE CAMBIANO LA STORIA, CAMBIAMO I LIBRI DI STORIA

12 gennaio 2018

Grazie, lady PESC. Da donna a donna

Signora Mogherini,
Molti anni fa partecipai, con un banchetto di brochures su Israele, ad un Congresso del Partito Radicale all'Hotel Ergife di Roma, di fronte a me avevano preso posto dei cubani che, al posto dei depliant o delle medagliette, avevano in esposizione una barca. Si, Federica Mogherini, proprio una barca, un'imbarcazione molto insolita, scavata in un enorme blocco di polistirolo. Curiosa e interessata chiesi cosa rappresentasse e la risposta mi fece venire la pelle d'oca. Quel blocco ormai grigio e molto rovinato per l'uso, serviva ai cubani per scappare dall'isola infernale di Castro verso la libertà, verso la Florida. Naturalmente, mi spiegarono, solo pochissime di quelle imbarcazioni arrivavano alla meta, al sogno di una vita senza terrore e morte, la maggior parte si rovesciava dando in pasto ai pescecani il loro carico di umanità disperata. Erano uomini, donne, bambini, vecchi che anelavano ad una vita decente e libera e trovavano la morte nel mar dei Caraibi fuggendo dall'orco che portava il nome di Fidel Castro.

Molti anni prima ero a Boston e ricordo Joan Baez cantare "Comandante Che Guevara" e "Que linda es Cuba" e i giovani che urlavano "Hasta la Victoria siempre! Viva Cuba, Viva Fidel!" Ancora inconsapevoli (erano gli anni 60) di gridare la loro ammirazione a dei criminali assassini, Guevara e Castro. Perchè le racconto questo, Federica Mogherini? Semplicemente perchè lei, pur essendo giovane, è rimasta a quei tempi, ai tempi in cui la propaganda comunista aveva lavato i cervelli della gioventù americana e mondiale. Ho letto che è andata in visita ufficiale a Cuba "per costruire ponti e aprire le porte al dialogo e alla cooperazione" . Bellissimo, davvero encomiabile, se non fosse per un particolare di grande importanza. Lei, Mogherini ama costruire ponti e aprire porte con le peggiori dittature del mondo, con i paesi più canaglia che esistano con i quali sembra trovarsi completamente a suo agio e lo dimostra snobbando chi contro questi inferni in terra cerca di ribellarsi. A Cuba lei ha snobbato i dissidenti cubani, gli oppositori del regime, quelli i cui genitori, i cui nonni, annegavano tra le acque dell'oceano, ed è andata dire che Cuba e UE "condividono principi come la giustizia, la libertà la solidarietà".

Ma con quale faccia tosta? Con quale impudenza ha osato dire quelle parole così false? Con quale coraggio lei ha sputato in faccia ai cubani perseguitati perchè contro la dittatura, con quale sfacciataggine e crudeltà lei ha offeso la memoria dei loro morti! Cuba non è che l'ultima vergogna di cui lei si è macchiata, Alto Commissario Mogherini. Ha incominciato la sua carriera di ammiratrice di orchi quando, giovane fanciulla, è andata ad abbracciare Yasser Arafat per esprimergli tutto il suo amore e la sua solidarietà. Ammazzava più ebrei che poteva? Particolare di poco conto per lei che odiava Israele, paese che continua a odiare forse perchè una democrazia, forse perchè pieno di ebrei che, oltre ad essere ebrei, rifiutano persino, guarda un po' che sfrontatezza, di essere le vittime sacrificali di una società che trasuda odio antisemita e che li vuole morti e annegati nel Mediterraneo. Dopo che il suo primo amore, l'orco egiziano diventato il raiss dei palestinisti, è, per fortuna, defunto, lei ( il lupo perde il pelo ma non il vizio) ha trovato conforto negli ayatollah iraniani. Si è completamente dedicata a quei pretacci schifosi, che hanno trasformato un paese meraviglioso come la Persia in un inferno dove vengono imprigionati e torturati i dissidenti, dove vengono appesi alle forche gli omosessuali e le donne accusate di infedeltà o ribellione ai mariti padroni. Ormai pare che l'Iran dei preti neri sia la sua seconda patria dove si reca sempre tutta velata, intabarrata in palandrane senza forma, ossequiosa, direi untuosa, piena di sorrisi melliflui. C'è stata una rivolta in Iran, sono state ammazzate 30 persone, altre centinaia sono scomparse, la giovane che si è tolta il velo stando in equilibrio su una cassetta è stata arrestata, non se ne sa più niente e lei, Mogherini, che fa? Nulla, è stata solo capace di dire parole offensive, false e ipocrite oltre che crudeli, del tipo "«dimostrazioni pacifiche e libertà di espressione sono diritti fondamentali che si applicano a ogni Paese, e l'Iran non fa eccezione».

Una presa in giro e non se ne vergogna? Ricordo perfettamente la sua felicità, la sua soddisfazione al giuramento di Rouhani quando, tutta velata, è andata a rendere omaggio a un regime che calpesta quotidianamente i diritti civili e di vita del popolo iraniano. Lei era raggiante e non la finiva più di farsi selfie su selfie con gli ayatollah. Era l'unica donna in mezzo a un mare di palandrane nere con barba. Uno schifo davvero, Mogherini, lo stesso schifo di quando si è fatta paladina dell'accordo nucleare col paese più pericoloso del mondo, quello, per intenderci, che quotidianamente minaccia di annientare Israele con i suoi missili. Ma a lei che importa? E' una vita che dimostra il suo odio contro lo stato degli ebrei. Durante il disperato tentativo del popolo e soprattutto delle donne iraniane di manifestare contro il regime, mentre le strade delle città bruciavano, lei non ha detto una sola parola, oltre alle stupidaggini offensive sulla libertà di espressione, per difendere i dimostranti dalle leggi islamiche che li soffocano. Lei ha reso l'Europa un paese di ciarlatani senza spina dorsale ma è in buona compagnia, non c'è che dire, ha dalla sua parte la Boldrini, la Bonino, le deputate svedesi, donne che dovrebbero aiutare altre donne a spezzare le catene che le tengono prigioniere di un sistema arcaico e feroce, di una legge islamica che permette di darle in sposa a 9 anni per essere stuprate e, molte, ridotte in fin di vita dalle lacerazioni, da mariti criminali. Voi donne europee col velo in testa state infamando la civiltà.

Ma lei, Federica Mogherini, Alto commissario per la politica estera europea, lei che, nella sua posizione, avrebbe il dovere di difendere chiunque si batta per la libertà, per i diritti fondamentali degli esseri umani, ha abbandonato senza vergogna le donne musulmane che, ovunque si trovino, sono costrette a sopportare ogni tipo di umiliazioni e violenze. Lei dovrebbe essere la prima ad avere l'orgoglio e il rispetto di sè da gettare via quello straccio che ha in testa quando si presenta agli ayatollah. Lo fece Oriana Fallaci davanti a Khomeini, Melania Trump in visita ufficiale in Iran non si sognò nemmeno di metterlo quel velo della sottomissione. Ahhh, ma ha ragione, ho appena nominato due vere donne, non delle patetiche marionette che, senza un minimo di decenza, si inchinano a chi opprime e uccide la democrazia e chi la reclama. E' triste e sconfortante vedere una donna europea che, dopo nazismo e comunismo, in un' Europa che ha passato due guerre mondiali e una Shoah, dovrebbe sentirsi paladina di libertà, cadere così in basso fino ad essere complice di chi calpesta tutto e tutti, di chi uccide e opprime la vita di quelle che dovrebbero essere "l'altra metà del cielo" e sono invece tristi figure vestite di nero, tre passi dietro all'uomo che le comanda e che, se vuole, le può anche ammazzare.

di Deborah Fait

http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=69049#.WlXtbTiitu0.facebook

25 dicembre 2017

"Cooperazione Italia" COME SI ARRIVA A 6,6 MILIARDI SPESI NEL 2016 InTema n.1 - gennaio 2018

Il budget oscuro tra cooperazione e immigrazione

CAPITOLO 1
Perché confrontiamo i soldi della cooperazione e quelli per la gestione dei migranti




Mentre aumentano le risorse per gestire il fenomeno migratorio e quelle per promuovere lo sviluppo dei paesi poveri, scarsa rendicontazione e poca trasparenza rischiano di compromettere il dibattito pubblico sulle scelte e il ruolo dell’Italia. Cosa sappiamo e cosa dovremmo sapere sulla nostra spesa pubblica.


Accoglierli, come accoglierli, salvarli in mare, respingerli, rimpatriarli, fermare i flussi o governarli. Parole ed espressioni già ricorrenti nel dibattito pubblico che sicuramente saranno temi centrali della campagna elettorale. A maggior ragione diventa imprescindibile la sempre valida domanda: con quali costi? Seguire i soldi in questo caso vuol dire accostare due settori apparentemente distanti: la cooperazione internazionale allo sviluppo e la gestione del fenomeno migratorio.

La cooperazione pubblica allo sviluppo dovrebbe trasferire risorse da paesi ricchi e industrializzati a paesi ancora non sufficientemente sviluppati. Vai a "Che cos’è l’aiuto pubblico allo sviluppo"

Concepita come trasferimento di risorse e mezzi in paesi e aree ancora in difficoltà, così la cooperazione allo sviluppo continua a essere raccontata ufficialmente. Negli ultimi anni tuttavia una quota crescente di aiuto pubblico allo sviluppo (aps) rimane nei paesi ricchi, dove viene usata per gestire rifugiati e richiedenti asilo. In teoria si tratta dunque di risorse usate per l’accoglienza di persone che fanno domanda di protezione, dichiarando di fuggire da situazioni di violenza, persecuzioni o guerre. 

A queste si sommano le risorse destinate alla gestione del più generale fenomeno migratorio, in cui rientrano gli spostamenti umani determinati da una varietà di motivazioni, tra cui le ragioni economiche. E anche in questo caso le cifre aumentano considerevolmente negli ultimi anni. 

In questo lavoro di analisi abbiamo tentato di fare luce su dati di spesa pubblica diffusi da due enti differenti: il ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, che pubblica i rendiconti ufficiali dell’aiuto pubblico allo sviluppo attraverso la piattaforma open aid; e il ministero dell’economia e delle finanze, con le stime di spesa per l’emergenza migranti pubblicate nel documento di economia e finanza 2017. Vale la pena andare a guardare queste cifre, tanto più che si tratta di argomenti scottanti del dibattito pubblico. In entrambe le fonti sono riportate le cifre generali, senza alcun dettaglio sugli aspetti conteggiati e sulle concrete destinazioni d’uso.

I due consuntivi di spesa in teoria si sovrappongono sul capitolo accoglienza, che dovrebbe comprendere sia i migranti in generale, sia i richiedenti asilo rendicontati in aps alla voce “costi dei rifugiati nel paese donatore”. 

Abbiamo dunque voluto ipotizzare un esercizio di controllo dei conti pubblici, mettendo in relazione due diverse fonti di informazioni sulla questione rifugiati e migranti, nel tentativo di ricostruire un quadro generale sull’argomento. Sulla base di questa ipotesi si arriva a stimare un totale di 6,6 miliardi di euro spesi nel 2016 tra cooperazione e migranti, di cui però abbiamo pochissimi dettagli. Si rimanda al quarto capitolo di questa analisi per i dettagli dei conti che, vale la pena anticipare, non tornano. 

6,6 mld di euro in teoria spesi nel 2016 per cooperazione e migranti (+72% in 5 anni)

Da questo esercizio di analisi dei conti pubblici emerge l’urgenza di considerare l’intera materia in modo diverso, con una nuova impostazione. Che sia capace di una visione di insieme e di uno sforzo di apertura dei conti pubblici, rimuovendo l’attuale frammentazione e la grande opacità che circonda la materia.



25 novembre 2017

Come riconoscere un ictus cerebrale.

I medici dell'Ospedale Molinette di Torino sostengono che saper riconoscere tempestivamente i segnali di un ICTUS CEREBRALE in una persona  e avviarla subito in ospedale può salvarle la vita.

Vediamo come fare con un esempio: durante una grigliata Federica cade. Qualcuno vuole chiamare l'ambulanza ma Federica rialzandosi dice di essere inciampata con le scarpe nuove. Siccome è pallida e tremante la
aiutiamo a rialzarsi e Federica trascorre il resto della serata serena ed in allegria. Ma il marito di Federica mi telefona la sera stessa dicendomi che è ricoverata in ospedale e verso le 23.00 mi richiama per dirmi che Federica è deceduta.
Perchè Federica ha avuto un'ictus cerebrale durante la grigliata e, se gli amici avessero saputo riconoscerne i segni, Federica  sarebbe ancora viva.

La maggior parte delle persone colpite da ictus non muore immediatamente e i neurologi sostengono che se si riesce ad intervenire entro tre ore dall'attacco si può porvi rimedio.
La questione è riconoscere per tempo l'ictus  cioè riuscire a diagnosticarlo e portare il paziente entro tre ore in terapia. Non è facile ma di può.

Ecco in 4 punti  le indicazioni per riconoscere se qualcuno ha in corso un'ictus cerebrale:

1* Chiedete alla persona di sorridere (non ce la farà);

2 * Chiedete alla persona di pronunciare una frase completa (esempio:
oggi è una bella giornata) e non ce la farà;

3 * Chiedete alla persona di alzare le braccia (non ce la farà o ci riuscirà solo parzialmente);

4 * Chiedete alla persona di mostrarvi la lingua (se la lingua è gonfia o la muove solo lateralmente è un segno di allarme).
Nel caso anche di uno solo di questi sintomi chiama SUBITO il Pronto Soccorso e descrivi la situazione  chiedendo il suo intervento.

L'ictus  si può combattere...e vincere.