Le donne cambiano la Storia, cambiamo i libri di Storia.

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LE DONNE CAMBIANO LA STORIA, CAMBIAMO I LIBRI DI STORIA

23 dicembre 2016

Perchè qualcuno vive il Natale con disagio?

Spirito natalizio o spirito del Grinch? Le aree cerebrali implicate nelle emozioni natalizie.
Uno studio ha dimostrato che nello spirito natalizio risultano implicate le aree cerebrali di lobi parietali, corteccia premotoria e quella somatosensoriale.

Con sempre maggiore preavviso, negli ultimi anni, capita che un giorno andiamo a fare la spesa o a fare un giro in centro e troviamo tutto addobbato. E ci viene da pensare “Ci risiamo, anche quest’anno, è arrivato il Natale”. Davanti a questa evidenza, alcune persone reagiscono come bambini euforici e felici davanti alle lucine colorate e ai monumenti addobbati; altre persone si lamentano dello spreco di energia elettrica, della folla, della mercificazione della santità, della commercializzazione dei sentimenti e così via. Poi ci sono le persone che ci provano a fare finta di niente, ma non funziona. Le persone che “Vabbé, alla fine è come se fosse un lungo weekend”, ma non funziona neanche quello, perché nei weekend la gente che incontri non ti fa gli auguri e non gira con pacchi grandi più di te. Il piano B arriva veloce: provi a confrontarti con gli amici, a spiegare loro perché non hai tutta questa voglia di infilarti alla maratona delle cene aziendali, di vedere i bambini che giocano con la neve a casa da scuola, di ricordarti di quando eri piccolo. Qualche amico capisce, qualcuno interpreta forzatamente un’infanzia difficile, forse triste, che viene rievocata col Natale tuo malgrado, la maggior parte però dice che sei strano, che il Natale è così allegro, che non si capisce come puoi non cogliere la magia. Allora finisce che ti rassegni e aspetti pacatamente che arrivi il 7 gennaio, che si riparta con la routine e senza tutte queste luci.
I risultati mostrano la presenza di una specifica risposta cerebrale che verrebbe stimolata dalla visione di immagini natalizie, ma che sembra essere diversa per le persone che tradizionalmente celebrano il Natale rispetto alle persone che non sono solite celebrarlo.

Allora, amici solitari e rassegnati, c’è una novità. C’è chi ha pensato a voi. E non è Babbo Natale. Quest’anno sotto l’albero troviamo la ricerca di un gruppo di studiosi dell’Università di Copenhagen, che si sono chiesti fondamentalmente quello che i vostri amici vi chiedono da sempre: ma cosa c’è che non va in te? Perché non ti piace il Natale? La risposta, ovviamente è dentro di te. Ma anche dentro ai tuoi amici.

Dall’ articolo pubblicato sul British Medical Journal si legge testualmente che l’obiettivo di questo studio era
"identificare e localizzare lo spirito natalizio nel cervello umano."

E per farlo, questo pool di neurologi ha pescato dalla popolazione non clinica (cioè da persone che NON avevano richiesto alcuna terapia) 10 partecipanti “natalizi” e 10 “non natalizi” (8 uomini e 2 donne in ogni gruppo), selezionandoli sulla base delle risposte fornite a una serie di domande tra cui “hai mai celebrato il Natale?”, “quali sono le tue sensazioni rispetto al Natale?” “che emozione associ al Natale?”. Una volta identificati, questi 20 soggetti sono stati tutti sottoposti a una sessione di Risonanza Magnetica Funzionale, uno strumento di neuroimmagine che consente di identificare quali aree cerebrali si attivano sotto specifiche stimolazioni o durante determinati compiti cognitivi. I ricercatori hanno poi mostrato a ogni soggetto una serie di 84 immagini natalizie intervallate da immagini di contenuto neutro, mentre contemporaneamente il loro cervello veniva scansionato nella risonanza. I partecipanti non erano stati messi al corrente dello scopo della ricerca, quindi non erano stati precedentemente sensibilizzati a notare il fatto che alcune immagini fossero di tema natalizio mentre altre fossero neutre.

I risultati mostrano la presenza di una specifica risposta cerebrale che verrebbe stimolata dalla visione di immagini natalizie, ma che sembra essere diversa per le persone che tradizionalmente celebrano il Natale rispetto alle persone che non sono solite celebrarlo. I ricercatori si sono spinti oltre, identificando una “area natalizia” del cervello, che si attiverebbe in risposta a stimoli a tema solo nelle persone natalizie, e che sembra comprendere i lobi parietali, la corteccia premotoria e quella somatosensoriale.

Questo cosa ci dice? I lobi parietali, intanto, sono stati associati alla trascendenza, il tratto personologico che descrive una certa propensione alla spiritualità. Inoltre, la corteccia frontale premotoria è importante per percepire emozioni di condivisione con le altre persone (è lì infatti che si collocano i famosi neuroni specchio, base neurale dell’empatia). Infine, la corteccia somatosensoriale sembra giocare un ruolo importante nel riconoscimento delle espressioni facciali e nella capacità di dedurre importanti informazioni sociali guardando il volto di chi abbiamo di fronte.

Ovviamente, lo studio mostra diversi punti deboli, tra cui senz’altro il campione molto ristretto, così come la possibilità che l’attivazione neurale riportata sia indicativa di un’attivazione emotiva tout-court e non per forza legata al Natale. È anche vero che sono state rilevate differenze tra persone che celebrano il Natale e quelle che non lo celebrano, il che restringe le possibilità interpretative in questo senso.
Insomma, nonostante questo sia senza dubbio uno studio preliminare, potrebbe aprire la strada a interessanti scoperte sul tema, e nel frattempo ci consente di portare una spiegazione “scientifica” allo spirito del Grinch che pervade alcuni di noi. Non sono io, è la mia corteccia.

http://www.stateofmind.it/2015/12/spirito-natalizio-aree-cerebrali-neuroscienze/
Per saperne di più:
Questo cosa ci dice? I lobi parietali, intanto, sono stati associati alla trascendenza, il tratto personologico che descrive una certa propensione alla spiritualità. Inoltre, la corteccia frontale premotoria è importante per percepire emozioni di condivisione con le altre persone (è lì infatti che si collocano i famosi neuroni specchio, base neurale dell’empatia). Infine, la corteccia somatosensoriale sembra giocare un ruolo importante nel riconoscimento delle espressioni facciali e nella capacità di dedurre importanti informazioni sociali guardando il volto di chi abbiamo di fronte.

Ovviamente, lo studio mostra diversi punti deboli, tra cui senz’altro il campione molto ristretto, così come la possibilità che l’attivazione neurale riportata sia indicativa di un’attivazione emotiva tout-court e non per forza legata al Natale. È anche vero che sono state rilevate differenze tra persone che celebrano il Natale e quelle che non lo celebrano, il che restringe le possibilità interpretative in questo senso.
Insomma, nonostante questo sia senza dubbio uno studio preliminare, potrebbe aprire la strada a interessanti scoperte sul tema, e nel frattempo ci consente di portare una spiegazione “scientifica” allo spirito del Grinch che pervade alcuni di noi. Non sono io, è la mia corteccia.

Ecco la spiegazione scientifica per festeggiare!!! 
http://www.stateofmind.it/2015/12/spirito-natalizio-aree-cerebrali-neuroscienze/

2 dicembre 2016

italialaica news n. 20/2016

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Il sito dei laici italiani vi segnala:



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1 dicembre 2016

Ooho ! E l'acqua si mangia assieme alla bottiglia...

La bottiglia da mangiare potrebbe cambiare in futuro il modo di bere l’acqua. Il corpo umano deve essere costantemente idratato. Gli esperti consigliano di bere almeno due litri di acqua tutti i giorni, ma non sempre è possibile, a meno che non ci si sposti per la città portando dentro la borsa una bottiglia di plastica contenente acqua. La soluzione non è confortevole, per il peso che bisogna trasportare, l’ingombro, il disagio di bere in pubblico. Negli ultimi anni poi le bottiglie di plastica sono finite sotto accusa perché ritenute poco igieniche e inquinanti.
Nonostante una grande quantità venga riciclata con la raccolta differenziata, sono ancora troppe le bottiglie di plastica che finiscono in discarica o direttamente nel mare.

Rodrigo Garcia Gonzalez, Guillaume Couche e Pierre Paslier di Skipping Rocks Lab di Londra hanno creato una bottiglia da mangiare.
 Hanno scelto di chiamarla Ooho, non ha le sembianze della classica bottiglia, è un contenitore sferico pieno d’acqua ghiacciata con la membrana trasparente fatta con il derivato di un’alga, nominato arginato di sodio e con il cloruro di calcio.
Quando si ha sete la bottiglia viene presa a morsi per berla.

Oltre all’acqua viene ingerito anche l’involucro commestibile che la contiene e nell’ambiente non viene disperso nulla. 
Se si decidesse di non mangiare la membrana esterna, il problema dello smaltimento non esisterebbe poiché, anche se venisse dispersa nell’ambiente, si tratta di un materiale biodegradabile con il vantaggio di non finire mai in discarica. La speranza è che in futuro la bottiglia da mangiare possa sostituire totalmente quella di plastica e creare un mondo dove si possa vivere senza produrre rifiuti. Il progetto della bottiglia da mangiare ha partecipato a Londra ad un concorso e l’Unione Europea ha creduto nella sua realizzazione stanziando 22.500 sterline.


Le persone sono entusiaste del fatto che sia possibile avere a disposizione acqua da bere in un contenitore innocuo e poco ingombrante tanto da essere mangiato. 
Pierre Paslier, uno dei progettisti di Ooho, ha spiegato nel corso di un’intervista rilasciata a The Guardian, dei tanti aspetti negativi che riguardano le bottiglie di plastica. Nonostante impieghino molto tempo per decomporsi e nonostante venga utilizzata molta energia per realizzarle, nel mondo se ne stanno producendo sempre di più.