Le donne cambiano la Storia, cambiamo i libri di Storia.

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LE DONNE CAMBIANO LA STORIA, CAMBIAMO I LIBRI DI STORIA

17 marzo 2009

Quei giochi senza Israele

Dal CORRIERE della SERA del 16/03/2009, a pag. 28, l'analisi di Giovanni Belardelli dal titolo " Quei giochi senza Israele " sull'esclusione di Israele dai Giochi del Mediterraneo.

Ecco l'articolo:

Sono passati solo pochi mesi dalle molte iniziative che ovunque nel nostro Paese hanno ricordato i settant'anni delle «leggi razziali» fasciste, eppure l'Italia sta per discriminare di nuovo degli ebrei sul suo territorio. A voler essere provocatori (ma, in fondo, non più di tanto) si potrebbe sintetizzare proprio in questo modo quel che accadrà a fine giugno a Pescara, dove si terrà la sedicesima edizione dei Giochi del Mediterraneo senza però la partecipazione di Israele in conseguenza di un veto dei Paesi arabi. Nel 2005 — ha ricordato Gianna Fregonara su questo giornale — la Spagna avanzò la proposta di far partecipare sia gli israeliani sia i palestinesi: una soluzione che, eliminando la discriminazione ai danni di Israele, sembrava anche attuare ciò che sempre si auspica riguardo allo sport, che esso possa unire e non separare i popoli. Ma gli Stati arabi presenti nel Comitato internazionale dei Giochi preferirono lasciar fuori i palestinesi pur di non ammettere gli israeliani.
L'esclusione di questi ultimi esiste fin dalla prima edizione dei Giochi del Mediterraneo, che ebbe luogo nel 1951 ad Alessandria d'Egitto. Ma ciò non autorizza a considerarla per questo meno grave. Oltretutto, se l'esclusione di Israele non rappresenta una novità, è nuova da alcuni anni in qua la nostra sensibilità per il tema dell'antisemitismo, resa ancora più acuta in Italia dall'attenzione che riserviamo alle leggi antiebraiche del fascismo. Ma la odierna, diffusa indifferenza con cui ci apprestiamo ad assistere a delle manifestazioni sportive judenfrei
sul nostro territorio conferma l'impressione di chi ha percepito anche qualcosa di retorico e superficiale, in fin dei conti falso, in certe rievocazioni della Shoah, in certe vibranti condanne dell'antisemitismo che risuonano puntualmente in ogni scuola (e non solo) in occasione della annuale «giornata della memoria». Condanne e rievocazioni che possono tranquillamente accompagnarsi, appunto, alla disattenzione per quella forma moderna di antisemitismo che è l'antisionismo, inteso come condanna in blocco di Israele accusato d'essere uno Stato terrorista e razzista.
L'Italia — ha dichiarato di recente Mario Pescante, nominato dal governo commissario straordinario per l'organizzazione di Pescara 2009 — non ha alcun potere di far partecipare Israele ai Giochi del Mediterraneo poiché l'ammissione viene decisa da «una maggioranza qualificata dei 23 Paesi aventi diritto». In realtà, basta scorrere l'elenco dei partecipanti ai Giochi per constatare come i Paesi dichiaratamente anti- israeliani vi costituiscano una netta minoranza. Sicché è lecito almeno ipotizzare che una politica più decisa, meno disposta a subire le «ragioni» antisioniste di quella minoranza, qualche risultato forse avrebbe potuto produrlo. È comunque evidente che oggi l'Italia, Paese ospitante, non potrebbe prendere una decisione come quella, coraggiosa ma in fondo semplice sul piano pratico, assunta di recente dal ministro degli Esteri Frattini, che ha ritirato la nostra partecipazione alla conferenza dell'Onu sul razzismo (la cosiddetta Durban II) perché questa rischia di avere come suo principale obiettivo la condanna di Israele in quanto Stato «razzista». Tuttavia, limitarsi — come ha fatto il commissario Pescante — all'auspicio che Israele possa essere ammesso «chissà mai già a Volos», la città greca dove nel 2013 si terranno di nuovo i Giochi, non appare — diciamo la verità — un po' poco?

Si può inviare la propria opinione al Corriere della Sera: cliccaresull'e-mail

lettere@corriere.it

1 commento:

AMg ha detto...

Antisemitismo di sinistra in Austria
"Lento genocidio nella Striscia di Gaza"

di Karl Pfeifer, Vienna

Un professore universitario di nome Walter Sauer, iscritto al partito socialdemocratico austriaco (SPOE, il maggiore dei due partiti attualmente al governo) e segretario dell'ufficio internazionale dell'unione sindacale austriaca (OEGB) dichiara pubblicamente: "Ideologia e prassi di Stato dell'ebraismo danno origine al genocidio strisciante dei palestinesi".

Un altro aderente dell'SPOE, un certo Fritz Edlinger, che per diversi anni rappresentò il partito presso il comitato per il Medio Oriente dell'Internazione Socialista e che ha curato nel 2005 l'edizione austriaca del libello "Fiori dalla Galilea" (proibito in Francia per antisemitismo), minaccia la Comunita' ebraica di Vienna (IKG) di procedere a "vie legali" perché il segretario generale dell'IKG, Raimund Fastenbauer, aveva definito antisemita la AIK (Antiimperialistische Koordination), ramo austriaco del Campo Antimperialista. Tempo fa la AIK aveva espresso "comprensione" per un negazionista collaboratore di pubblicazioni neonaziste e promuove ora l'iniziativa "Gaza muss leben" (Gaza deve vivere). http://www.wienerzeitung.at/DesktopDefault.aspx?TabID=4103&Alias=wzo&cob=349312

La AIK aveva inoltre pubblicato in versione integrale un discorso del famigerato finto rabbino M.A. Friedman, il quale non si limita a spiegare cosa sia il vero ebraismo, ma da' lezioni di teologia cattolica anche al Papa rimproverandogli l’errore di difendere troppo gli USA e Israele.

http://www.antiimperialista.org/index.php?option=com_content&task=view&id=4615&Itemid=82

Naturalmente la AIK sapeva che Friedman aveva partecipato alla conferenza di Teheran sull’Olocausto nel dicembre 2006 e che intrattiene stretti rapporti con esponenti dell'estrema destra; nel 2003 aveva concesso un'intervista al mensile di destra "Zur Zeit" nella quale definiva i Territori occupati "un immenso campo di concentramento" e Theodor Herzl "padre spirituale di un processo che condusse all'Olocausto".

Forte è stato inoltre l'intervento al Campo del rabbino, ebreo ortodosso ed antisionista, Moshè Friedman, residente di Vienna: quest'ultimo è membro del Gruppo dei Neturei Karta, ebrei contrari allo Stato ebraico in quanto inconcepibile senza la redenzione di un Messia, mentre il popolo ebreo sta scontando i suoi peccati nella Diaspora, a loro avviso: si tratta di una interpretazione tratta soprattutto dal Talmud, di origine più tarda rispetto alla Torah, i primi cinque libri della Bibbia.

Friedman ha sostenuto la falsità dell'equazione tra antisionismo ed antisemitismo, affermando tra l'altro che un vero e proprio genocidio ha colpito il popolo palestinese. Il rabbino, inoltre, ha criticato l'atteggiamento di una parte della Chiesa cattolica, valutata non essere abbastanza ferma nei confronti d'Israele, a causa proprio della potenza e delle infiltrazioni del sionismo, oltre ad avere evidenziato quanto gli ebrei godano in realtà di ottime condizioni di vita in Iran.

http://www.antonellaricciardi.it/articoli.asp?id=54

Il sito della AIK e quello dell'iniziativa "Gaza muss leben" sono curati dal capo della AIK, Willi Langthaler. Il 17 maggio scorso era prevista una conferenza dell'iniziativa nell'Albert Schweitzer-Haus a Vienna gestito dai protestanti. La gestione in seguito ha disdetto il consenso a causa delle tendenze antiebraiche della AIK e dell'iniziativa. Quest'ultima si è allora rivolta alla Camera del Lavoro che a sua volta ha rifiutato di ospitare la manifestazione in una delle sue sale.

Walter Sauer ha inviato all'amministrazione dell'Albert Schweitzer-Haus una lettera pubblicata in primo luogo sul sito di "Gaza muss leben". Questo docente universitario oltre che essere un alto funzionario del sindacato austriaco (vedi sopra) è vicepresidente del gruppo di lavoro per la cooperazione con i paesi in via di sviluppo dell'SPOE. Nella lettera Sauer dice di essersi sempre opposto spesso pagando di persona a qualsiasi abuso politico della religione, per esempio sotto forma di integralismo cattolico. Sauer testualmente: "Proprio per questo non dobbiamo chiudere gli occhi di fronte al genocidio strisciante che ideologia e prassi di Stato dell'ebraismo producono a danno dei palestinesi, in particolare degli abitanti di Gaza".

http://www.gazamussleben.at/de/1002

Prima di tutto diamo un'occhiata alle cifre: nel 1950 nella striscia di Gaza vivevano 240.000 arabi, come riporta l'Herald Tribune del 25/7/2007.

http://www.iht.com/articles/2007/07/25/opinion/edkennedy.php

Nel 2008 sullo stesso territorio si contano 1,537.269 abitanti.

https://www.cia.gov/library/publications/the-world-factbook/geos/gz.html

Il prof. Sauer, studioso di storia africana, ha il coraggio di definire "genocidio strisciante" un aumento di popolazione del 540%. Questa sua insinuazione è un'ulteriore prova delle tendenze antisemite dell'iniziativa "Gaza muss leben", che per quanto riguarda Sauer si collegano a una minimizzazione strisciante del genocidio degli ebrei. Questa sua affermazione infatti significa che esiste "un'ideologia di stato ebraica" che produce "un genocidio", ma ciò non ha il minimo riscontro nella realta' di Gaza. Invece Sauer identifica allo Stato ebraico l’ideologia e la prassi di Stato della Volksgemeinschaft (comunita del popolo) nazista in Austria e Germania che condusse al genocidio di milioni di ebrei. Questa equazione andrebbe rifiutata da tutti gli austriaci che si riconoscono nella democrazia.

Il prof. Sauer può esprimersi in tal modo poiché conta sul fatto che le dichiarazioni di principio di SPOE sulla lotta contro l’antisemitismo sono parole al vento e che l’SPOE tollera, non si sa per quale calcolo politico, le esternazioni antiebraiche dei suoi funzionari e aderenti. E’ vero che alcuni media austriaci giustamente reagiscono con durezza quando esponenti della destra appellano ai sentimenti antiebraici, razzisti o xenofobi. Se è invece un socialista a comportarsi in tal modo può contare sulla tolleranza dei media, come nel caso di Fritz Edlinger, che ha pubblicato un libello antisemita e non è mai stato criticato dai media importanti.

Neanche l’SPOE può minimizzare l’accusa di “genocidio” rivolta agli ebrei e allo Stato ebraico spacciandola per legittima critica a Israele. Tale accusa sarebbe antisemita anche se non provenisse da un austriaco o da un tedesco; ma in Austria pesa ancora di più a causa della storia recente di questo paese.

Se l’SPOE la tollera perché spera di attirare nuovi elettori occorre ricordargli le sue dichiarazioni di principio e fargli notare che la tolleranza verso i contatti con integralisti islamici ed estremisti di sinistra che hanno comprensione o simpatia per il terrorismo potrebbe costargli molti voti perché la maggior parte degli austriaci non nutre tali simpatie.