Le donne cambiano la Storia, cambiamo i libri di Storia.

Le donne cambiano la Storia, cambiamo i libri di Storia.
LE DONNE CAMBIANO LA STORIA, CAMBIAMO I LIBRI DI STORIA

2 gennaio 2017

MiniDossier openpolis sulla Cooperazione italiana

Image
Image
Le risorse destinate all’aiuto pubblico allo sviluppo, l’uso che ne viene fatto e gli aspetti problematici. A partire dalla quota crescente di fondi che restano in Italia invece di raggiungere i paesi poveri. Tutti i dati nel nuovo MiniDossier openpolis realizzato in collaborazione con Oxfam.
Ogni anno il nostro paese impegna risorse per incentivare la crescita economica e sociale di paesi poveri, secondo accordi internazionali e seguendo linee di programmazione ufficiali. Vediamo come si compone questo budget e per quali vie viene destinato alle aree oggetto degli interventi.
La maggior parte dei fondi in teoria destinati direttamente ai paesi poveri, a ben vedere rimane in Italia. Negli ultimi anni è infatti esplosa la quota degli aiuti usata per accogliere i rifugiati nel nostro paese. I dati dettagliati del cosiddetto canale bilaterale.
Quasi 139miliardi e mezzo di euro le risorse destinate alla cooperazione a livello globale nel 2014. Per la maggior parte, l’88,46%, hanno contribuito i paesi del Comitato per l’aiuto allo sviluppo dell’Ocse, i cosiddetti paesi Dac, di cui fa part anche l’Italia.
Gli Stati Uniti sono il maggior donatore mondiale in termini assoluti. Il nostro paese risolta al dodicesimo posto, ma ben diversa è la situazione se le cifre erogate per la cooperazione vengono messe in relazione alla ricchezza nazionale. In questo caso Usa e Italia scendono di parecchie posizioni. 
Image
Image

30 dicembre 2016

Indice di produttività parlamentare | I numeri della povertà in Italia | La spesa per eventi sportivi dei comuni

Image
Image
In dieci anni il livello di povertà assoluta è cresciuto per molti, ma in particolare per le famiglie di operai e di persone in cerca di lavoro. Tra chi ha potuto contare su un reddito fisso, indipendente dalla congiuntura economica sfavorevole, la quota di indigenti si è mantenuta più stabile.
Scopri quanto producono in parlamento i tuoi rappresentanti, e chi riesce a incidere di più sui lavori dell’aula. Da nord a sud, i risultati dell’attività di deputati e senatori delle diverse circoscrizioni. Dati raccolti per le 20 regioni italiane.
E anzi tolte Padova e Trieste, nei centri con più di 200mila abitanti non si arriva ai 5 euro per residente destinati a organizzare e promuovere gare ciclistiche, maratone, giochi e tornei. Manifestazioni che però spesso danno lustro, richiamano visitatori o hanno fini benefici e sociali.
Uno degli aspetti emersi con la crisi economica degli ultimi anni è la crescita del numero di persone che, pur lavorando, non riescono a mantenere uno standard di vita accettabile. Alcuni dati per mettere in luce questa tendenza, in Italia e in Europa.
Sono in tutto 950, ma solo una manciata riesce a essere determinante. Nell’indice di produttività la stragrande maggioranza degli eletti ottiene un punteggio basso, raggiungibile anche solo con le presenze. Appena il 5% riesce ad avere un’influenza sui lavori dell’aula.
Fino a 10 anni fa i nuclei con maggiori difficoltà erano quelli più anziani. Oggi la situazione risulta ribaltata e le pensioni hanno spesso contribuito ad attutire la crisi. A soffrire di più sono le famiglie più giovani; e maggiore è il numero di figli minori, più è probabile che ci si trovi in povertà assoluta.
Partecipare assiduamente ai lavori dell’aula non basta a ottenere un punteggio alto nell’indice di produttività. Tra coloro che non mancano quasi mai alle votazioni di camera e senato, pochi riescono ad avere effetti significativi sulla produzione legislativa del nostro paese.
Nel nostro paese la differenza delle retribuzioni tra i sessi ha registrato uno dei maggiori aumenti durante la crisi. Inoltre il mercato del lavoro continua a penalizzare le madri: le donne con un figlio hanno meno probabilità di lavorare di quelle con tre in ben 14 altri paesi europei.
Negli ultimi 10 anni sono emerse forme di povertà in parte nuove, che godono di tutele ancora troppo scarse. Il grosso delle risorse è infatti concentrato sulle pensioni: al netto della sanità, il 78,5% della spesa per protezione sociale è destinato ad anziani e superstiti.