Aumenta la diffusione delle infrastrutture di ricarica per le auto elettriche
I trasporti su strada sono responsabili di un quarto delle emissioni di gas serra in Italia, contribuendo attivamente ai cambiamenti climatici. Oltre a promuovere il trasporto pubblico, una delle soluzioni più indicate nei contesti urbani è la diffusione delle auto a basse emissioni. Queste vetture infatti non inquinano (o inquinano poco) durante il loro funzionamento, anche se il loro impatto ambientale dipende anche da come vengono prodotte e smaltite la batterie e dalla fonte utilizzata per generare l'elettricità che le alimenta. negli anni la diffusione di questi veicoli è aumentata e nel 2021, stando ai dati Istat, era a basse emissioni il 13,5% di tutte le auto circolanti nei comuni capoluogo.
Per promuovere l'utilizzo delle auto elettriche è fondamentale predisporre sufficienti infrastrutture di ricarica pubbliche. Secondo i dati forniti dall'agenzia internazionale dell'energia (Iea), oggi in Italia è disponibile un punto di ricarica pubblico ogni 10 vetture. I finanziamenti in questo ambito sono ingenti: il piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) ha stanziato risorse pari a 741 milioni di euro per costruire più di 20mila punti di ricarica.
Il metano è sempre più presente nell’aria - È in graduale aumento la concentrazione di gas serra nell’atmosfera. A registrare l’incremento maggiore rispetto all’epoca pre-industriale è il metano, un gas che da solo è responsabile per il 30% dell’innalzamento delle temperature.Leggi
Cos’è l’energia idroelettrica - Si tratta della principale fonte di energia rinnovabile, in Italia come nel resto del mondo. Genera energia dal movimento dell’acqua bloccandone il flusso tramite barriere e per questo può avere impatto ambientale.Leggi
le conversioni di decreti rispetto al totale delle leggi approvate. Negli ultimi anni abbiamo assistito, numeri alla mano, ad un crescente protagonismo degli esecutivi anche per quanto riguarda la produzione normativa. Una dinamica che si conferma anche nella legislatura attuale. Infatti il 70,8% delle leggi approvate finora è di iniziativa del governo. Su questo dato pesa molto il sempre più frequente ricorso ai decreti legge. Sono 46 infatti le leggi di conversione di decreti approvate dall’inizio della legislatura. Il dato del governo Meloni è il secondo più elevato, superato da quello del governo Letta (58,3%).
le questioni di fiducia poste dal governo Meloni. L'eccessivo ricorso a questo strumento è un altro indicatore del protagonismo del governo. Analizzando le questioni poste in media al mese dagli ultimi 9 esecutivi, quello di Meloni riporta il secondo valore più alto (2,83). Al primo posto troviamo il governo Monti (2,89), al terzo Draghi (2,68).
la “forza” di Fratelli d’Italia. L’indice di forza è una delle novità che abbiamo introdotto in Openparlamento. Consente di capire quali sono i gruppi parlamentari e i partiti i cui esponenti ricoprono più incarichi tra governo e parlamento e che hanno quindi maggior peso nel processo decisionale. La seconda formazione politica più consistente è la Lega (20,1%), la terza Forza Italia (14,9%). Segue il Partito democratico (8,1%).
la forza delle donne al governo e in parlamento. Tra camere ed esecutivo, la rappresentanza femminile totale si ferma al 33,5%. Un dato basso, che scende ulteriormente se si considera l’indice di forza. Considerando l’apporto femminile alla forza di ciascuna formazione politica, il valore più basso è riportato dalla Lega (16,5%). Seguono Autonomie (22,97%) e Forza Italia (27,11%).
i parlamentari con un indice di affidabilità inferiore al 50%. La coalizione di governo ha bisogno di poter contare sulla maggioranza in parlamento. Per questo è interessante valutare l’indice di affidabilità che tiene conto della presenza in aula e del voto espresso. Nell’attuale legislatura, la stragrande maggioranza dei deputati e dei senatori (391) ha un valore compreso tra il 75% e il 100% ma non sono pochi coloro che fanno registrare un dato inferiore al 50%.
Alla fine di febbraio, un gruppo di ricerca ha stabilito che gli uccelli della terraferma dell'Antartide erano infetti dall'influenza aviaria H5 ad alta patogenicità. Il virus si è spostato sempre più a sud dopo essersi diffuso in tutto il mondo negli ultimi anni, uccidendo milioni di uccelli selvatici e allevati lungo il percorso. Ma ora, il virus è stato rilevato in Antartide per la prima volta, sia nei pinguini antartici che erano stati trovati morti al largo delle coste delle Isole Falkland, sia nei grandi uccelli marini chiamati skua che vivono sulla terraferma dell’Antartide.
Tre particelle del virus dell'influenza A (H5N1/influenza aviaria) (a forma di bastoncino; arancioni).
Nota: il layout incorpora due micrografie elettroniche a trasmissione CDC che sono state riposizionate
e colorate da NIAID. La scala è stata modificata. Credito: CDC e NIAID
Solo nel dicembre 2023 , 13,2 milioni di volatili sono andati perduti a causa del virus H5N1, e da febbraio 2022 sono andati perduti ben 79,3 milioni di capi di pollame in 47 stati, a causa delle epidemie di H5N1 e delle relative operazioni di abbattimento.
Nelle ultime settimane sono stati segnalati numerosi contagi provenienti da diverse località d’Europa. Si sono verificati focolai di virus H5N1 in aziende agricole in Norvegia, Italia, Polonia e Romania. Inoltre, la Moldavia ha segnalato focolai di H5N1 in un allevamento di pollame e il rilevamento del virus negli uccelli selvatici. L'Ucraina ha anche segnalato il rilevamento del virus in un uccello selvatico. C'è stata una recente segnalazione di un uccello selvatico affetto da H5N1 anche a Taiwan.
Numerose epidemie di H5N1 hanno colpito diverse aziende agricole anche negli Stati Uniti. Gli allevamenti di tacchini nel Michigan e nel Minnesota, un allevamento in California che ospita oltre 700.000 uccelli e un allevamento nell’Ohio che ospita 1,3 milioni di galline ovaiole hanno recentemente segnalato focolai del virus. L'H5N1 è stato rilevato negli uccelli selvatici allevati in una fattoria del South Dakota e negli stormi di uccelli da cortile in Indiana, New York, Maryland,
C’è ancora un ampio dibattito sull’uso dei vaccini per cercare di fermare la diffusione di questo virus. In Cina, vaccinare il pollame contro l’influenza aviaria ad alta patogenicità è una pratica di routine, ma altri paesi temono che l’uso del vaccino possa semplicemente mascherare la diffusione del virus e aumentare i costi di produzione. La Francia è recentemente diventata il primo paese in Europa ad iniziare a vaccinare il pollame, e in risposta gli Stati Uniti hanno vietato l’importazione di pollame francese e dei suoi partner commerciali.
Ma l’Organizzazione mondiale per la salute animale (WOAH) ha suggerito che la vaccinazione non dovrebbe ostacolare il commercio, perché la vaccinazione può funzionare quando viene condotta correttamente con politiche basate sulla scienza. L’impatto devastante dell’H5N1 sta spingendo gli esperti a riconsiderare le strategie di prevenzione.
"Misure più rigorose di biosicurezza e l'abbattimento di massa del pollame potrebbero non essere più sufficienti per controllare la malattia", ha affermato WOAH in una nota . Hanno aggiunto che "In alcuni contesti socioeconomici, la vaccinazione contro l'influenza aviaria può contribuire alla sostenibilità complessiva dell'industria del pollame e alla preservazione dei sistemi di produzione all'aperto".
Al momento gli Stati Uniti stanno utilizzando il vaccino solo sui condor in via di estinzione che vivono nel sud-ovest.
L'H5N1 è stato ora rilevato anche in altre due specie di mammiferi oltre l'uomo. In un caso, un orso polare che viveva sul versante settentrionale dell'Alaska fu trovato affetto dalla malattia, e in Arizona fu confermato che uno scoiattolo di Abert aveva il virus H5N1.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, tra il 1° gennaio 2003 e il 21 dicembre 2023 ci sono stati 248 casi confermati, di cui 139 fatali, di infezioni umane da virus H5N1.