Le donne cambiano la Storia, cambiamo i libri di Storia.

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26 ottobre 2021

Pnrr e Next generation Eu Perché i dati pubblicati dal governo sul Pnrr non vanno bene

 


da OPENPOLIS: Tutto sul piano nazionale di ripresa e resilienza.
Perché i dati pubblicati dal governo sul Pnrr non vanno bene
Perché i dati pubblicati dal governo sul Pnrr non vanno bene

Uno degli elementi fondamentali nella realizzazione dei progetti contenuti nel piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) prevedeva un concreto e ampio coinvolgimento della società civile. Non solo nella definizione delle opere e delle riforme da realizzare ma anche nella successiva e fondamentale fase del monitoraggio sullo stato di implementazione degli interventi. Affinché ciò sia possibile però è fondamentale il più ampio accesso alle informazioni disponibili.

€ 24,9 mld

gli importi già stanziati dall’Unione europea a favore dell’Italia nell’ambito del Next generation Eu.

Sotto questo aspetto però abbiamo riscontrato le prime difficoltà. Nella sezione “open data” dell’apposito portale che il governo ha creato per la diffusione delle informazioni sul Pnrr infatti sono stati recentemente pubblicati 2 file. Tali documenti però non sono stati realizzati seguendo le più comuni buone pratiche in tema di open data. Ad esempio, non sono accompagnati da un file “meta dati”, esplicativo di quanto contenuto nel database principale. Inoltre questi file sono stati compilati in maniera disomogenea e contengono diversi errori. Tali problemi fanno presumere che il governo e le altre istituzioni coinvolte lavorino su altri database con dati corretti e aggiornati. Informazioni che però non sembrano accessibili a tutti.

Il Pnrr italiano e il confronto con gli altri paesi europei - L’Italia è il principale beneficiario dei fondi europei del Next generation Eu. Per questo è importante valutare non solo la capacità di attuazione dei progetti ma anche le scelte di investimento fatte dal nostro paese rispetto agli altri partner europei. Leggi

24 ottobre 2021

Europa: Il tasso di obesità - Quanto guadagnano i cittadini europei - Le modalità di pagamento degli europei.

 


da OPENPOLIS: 

In Europa, il tasso di obesità è più che raddoppiato negli ultimi 40 anni
In Europa il tasso di obesità è più che raddoppiato negli ultimi 40 anni

L'obesità è una malattia cronica che può avere conseguenze anche fatali. In Europa, dal 1975 al 2016 la sua incidenza è più che raddoppiata. I paesi che nel 2016 registravano i tassi più alti erano Malta (28,9%), Ungheria (26,4%) e Lituania (26,3%). Mentre gli stati con più decessi per obesità erano quelli dell'Europa orientale, in particolare Bulgaria e Romania, con rispettivamente 125 e 109 morti ogni 100mila abitanti.

+161%

l’aumento del tasso di obesità tra i maggiorenni europei, tra il 1975 e il 2016.

L'Italia è uno dei paesi Ue con il tasso di obesità più basso (22,6%), ma è tra i più colpiti dal problema dell'obesità infantile. Nel 2016 infatti il 34,8% dei bambini tra i 2 e i 4 anni erano in sovrappeso o obesi. Lo stesso dato si registrava in Grecia, seguita da altri paesi dell'Europa meridionale (Spagna, Bulgaria e Portogallo), mentre Belgio e Paesi Bassi erano gli unici paesi Ue in cui il tasso di obesità infantile risultava inferiore al 20%.

Malta, Italia e Grecia sono i paesi Ue con il più alto tasso di obesità infantile

Il tasso di obesità infantile nei paesi Ue (2016)

In Europa, il tasso di obesità è più che raddoppiato negli ultimi 40 anni
Europa

Gli ultimi articoli:

Quanto guadagnano in media i cittadini europei In tutto il continente europeo, negli ultimi 30 anni i salari medi annuali sono andati progressivamente aumentando. Fa eccezione l’Italia, dove nel 2020 si guadagna meno che nel 1990. Leggi

Le modalità di pagamento dei cittadini europei - Dall’inizio della pandemia è aumentato il ricorso a modalità digitali di pagamento. Tuttavia i pagamenti in contanti restano maggioritari ed eliminarli completamente non sarebbe un processo privo di complicazioni. Leggi

23 ottobre 2021

Quali e quanti inquinanti scaricano nelle acque le industrie ?


Gli agenti inquinanti che le industrie rilasciano in acqua
Gli agenti inquinanti che le industrie rilasciano in acqua

Nel 2019 appena il 38% delle acque europee era in buono stato chimico. Tra i principali responsabili ci sono le industrie, che inquinano e alterano gli habitat acquatici creando inoltre rischi per la salute umana. L'Unione europea si è impegnata a ridurre gli scarichi inquinanti facilitando allo stesso tempo lo sviluppo industriale. Rispetto al 2010, nel 2019 il rilascio di agenti inquinanti nelle acque è diminuito del 15% per l'azoto, del 23% per il carbonio organico, del 27% per il fosforo e del 41% per i metalli pesanti, mentre l'industria è cresciuta.

+14%

la crescita dell'industria in valore aggiunto lordo in Ue, tra 2010 e 2019.

Dei 27 paesi Ue, 12 tra cui anche l'Italia hanno ridotto il rilascio di tutti i principali agenti inquinanti. Il miglioramento è stato più evidente nel caso dei metalli pesanti, sostanze altamente tossiche e cancerogene per gli esseri umani. Mentre ha toccato in misura minore azoto e fosforo, responsabili dell'eutrofizzazione, ovvero un processo degenerativo che porta alla proliferazione di batteri e alghe nelle acque. L’Italia in questo caso è in controtendenza, avendo ridotto il rilascio di fosforo di oltre il 40% tra 2010 e 2019.

Le sostanze inquinanti che le industrie europee rilasciano in acqua

Il rilascio di agenti inquinanti, divisi per tipologia, nei 27 paesi Ue e la crescita dell'industria, tra il 2010 e il 2019

Gli agenti inquinanti che le industrie rilasciano in acqua