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5 febbraio 2016

Freedom of Information Act all’italiana (FOIA) è sbagliato ?

Del decreto approvato due settimane fa dal Consiglio dei ministri sul diritto di accesso alle informazioni in possesso della Pubblica amministrazione, Freedom of Information Act (FOIA) ad oggi non c’è neppure l’ombra sulla stampa, perché?

Il Consiglio dei Ministri del 20 gennaio ha approvato in via preliminare lo schema di decreto sull’accesso ai dati e ai documenti delle pubbliche amministrazioni. Si tratta del decreto attuativo della Legge Madia di Riforma della Pubblica Amministrazione (Legge n. 124/2015) che, nelle intenzioni del Governo dovrebbe diventare il “Freedom of Information Act” (Foia) italiano, una nuova legge di accesso all’informazione in linea con i migliori standard internazionali.

La bozza di questo testo non è mai stata pubblicata dal Governo (non c’è stata trasparenza sulla legge sulla trasparenza) ma il  27 gennaio, Il Fatto Quotidiano e Valigia Blu hanno pubblicato la bozza del decreto presentata al Consiglio dei Ministri il 20 gennaio.

Da quanto si legge sulla bozza, il Freedom of Information Act all’italiana (FOIA) contiene almeno 5 punti che devono essere assolutamante modificati.

1- Se ci si aspettava una riforma che mettesse ordine e snellisse l'intricato quadro normativo dell’accesso civico, la nuova legge si affiancherà a quelle precedenti, aumentando caos e discrezionalità da parte dei funzionari pubblici. E la discrezionalità è alla base della corruzione.


2- Le informazioni coperte da segreto (le cosiddette eccezioni) aumentano esponenzialmente. In pratica solo pochi dati sono accessibili mentre si moltiplicano quelli protetti.

3- La mancanza di risposta per 30 giorni equivarrà a un no e l’amministrazione non avrà alcun obbligo di giustificare il perché della sua decisione. Ovvero se si ha a che fare con un funzionario che si rifiuta di collaborare, il diritto all’accesso di fatto si perde.

4- Nella totale assenza di sanzioni per l’amministrazione che nega l’accesso, l’unico modo per il cittadino di difenderlo sarà ricorrere, a sue spese, alla giustizia amministrativa (il T.A.R.).

5- Infine, poiché l’accesso agli atti civico è un diritto, non dovrebbe prevedere costi da parte del cittadino. Il FOIA del governo parla genericamente di “rimborso del costo sostenuto dall’amministrazione”: il quanto e come verrà calcolato non cè.

Ci sono ancora pochissimi giorni prima che scada la delega (28 febbraio) per far capire al governo che questa non è affatto norma sulla trasparenza di cui abbiamo bisogno in Italia.

Già 50.000 cittadini sostengono la petizione per far modificare il decreto e a dare all’Italia un Freedom of Information Act che davvero ci permetta di conoscere gli atti, che devono essere pubblici, come ad esempio quanto costano allo Stato i vitalizi per i politici, ma anche dove vengono collocati i rifiuti pericolosi..

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