Le donne cambiano la Storia, cambiamo i libri di Storia.

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LE DONNE CAMBIANO LA STORIA, CAMBIAMO I LIBRI DI STORIA

20 gennaio 2023

Perché non possiamo dire che l’Italia ha completato tutte le scadenze Ue del Pnrr

 


14 gennaio 2023

Nessuno Tocchi Caino newsletter Anno 23 - n. 2 - 14-01-2023



Contenuti del numero:

1.  LA STORIA DELLA SETTIMANA : IL BOIA DEL MISSOURI FA LA STORIA: GIUSTIZIATA LA PRIMA DETENUTA TRANS

2.  NEWS FLASH: IL DIGIUNO DI COSPITO E’ IL NOSTRO DIGIUNO

3.  NEWS FLASH: TEXAS (USA): ROBERT FRATTA GIUSTIZIATO

4.  NEWS FLASH: YEMEN: GLI HOUTHI HANNO CONDANNATO A MORTE 350 OPPOSITORI POLITICI DAL 2014

5.  NEWS FLASH: BANGLADESH: DETENUTO IMPICCATO NEL CARCERE DI KASHIMPUR

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1- IL BOIA DEL MISSOURI FA LA STORIA: GIUSTIZIATA LA PRIMA DETENUTA TRANS

Valerio Fioravanti su Il Riformista del 13 gennaio 2023

Il 3 gennaio gli Stati Uniti hanno avuto fretta di chiudere la tradizionale “tregua natalizia”, e hanno giustiziato Scott/Amber McLaughlin. Non credo ci tenesse, ma passerà alla storia per essere stato il primo detenuto transessuale giustiziato negli Usa.

Gli americani sono molto politicamente corretti, e in quasi tutti gli articoli hanno chiamato McLaughlin “una donna transessuale”. Non ho un’opinione precisa, ma la cosa mi sembra comunque più complicata di così.

Scott McLaughlin, bianco, 19 anni fa, all’età di 30 anni, commise un reato molto “maschile”: violentò e uccise la fidanzata che lo aveva lasciato. Al processo la giuria popolare era rimasta impressionata dalla difficile infanzia dell’imputato: figlio di una prostituta alcolizzata e di un tossicodipendente, portatore di chiari postumi di sindrome feto-alcolica, spostato, assieme a due fratelli, tra varie famiglie affidatarie fino a quando, all’età di 5 anni, è stato adottato dai coniugi McLaughlin. Sembra che il padre, un poliziotto, usasse il manganello e addirittura il taser per punire i tre fratellini. I genitori adottivi avrebbero anche chiuso a chiave la cucina in modo che i bambini non potessero accedere al cibo e, secondo la richiesta di grazia presentata lo scorso dicembre, avrebbero strofinato feci sul viso dei bambini quando sporcavano.

I problemi di salute mentale di McLaughlin iniziarono a manifestarsi presto. Alle elementari gli avevano calcolato un quoziente intellettivo molto basso, 82 punti, e diagnosticato l’ADHD (Disturbo da deficit di attenzione/iperattività). A 8 anni un consulente scolastico aveva scritto che “la sua situazione psicologica era estremamente grave”. Cartelle cliniche successive ci dicono che McLaughlin è stato “coerentemente diagnosticato con disabilità intellettiva borderline” e “universalmente diagnosticato con danno cerebrale e sindrome alcolica fetale”, e ha combattuto la depressione che ha portato a “molteplici tentativi di suicidio”. Pur essendo certo che aveva ucciso la donna, la giuria votò perché non fosse condannato a morte, ma all’ergastolo. Il giudice aveva “scavalcato” la giuria e aveva emesso la condanna a morte. Un giudice federale nel 2016 aveva annullato la condanna a morte perché non erano state adeguatamente valutate le condizioni mentali dell’imputato, ma nel 2021 la Corte d’Appello aveva revocato l’annullamento per motivi procedurali.

Dal fatto che sia stato giustiziato capiamo che il governatore del suo Stato, il Missouri, non lo ha ritenuto meritevole di clemenza. Ma hanno ucciso l’uomo che aveva stuprato una donna, oppure una donna? Sappiamo che al sistema penale statunitense il “cambiamento”, la “risocializzazione” o la “rieducazione” del reo non interessa, ma nel caso McLaughlin eravamo davanti a un cambiamento piuttosto radicale, forse meritevole almeno di una pausa di riflessione. Certo, si può sempre sospettare che quello di McLaughlin sia stato soprattutto un espediente, un tentativo di prendere tempo. Ma possiamo anche pensare che sia stata una cosa reale, e allora davvero, mai come in questo caso, hanno ucciso una persona radicalmente diversa da quella che aveva commesso il reato.

Ma come fa un criminale chiuso in un braccio della morte a “diventare donna”? Intanto precisiamo, McLaughlin aveva fatto la transizione ormonale, non quella chirurgica. Ma anche così, non è che uno si alza la mattina, va nell’infermeria del carcere e chiede estrogeni, e glieli danno.

Il caso che fece scuola in Missouri è quello di James/Jessica Hicklin, oggi 43 anni, bianca. Hicklin venne arrestato nel 1995, a 16 anni, per un omicidio legato alla droga. Condannato all’ergastolo senza condizionale più 100 anni, nel 2016 ha citato in giudizio l’Amministrazione Penitenziaria, contestando una politica che proibiva la terapia ormonale per i detenuti che non la ricevevano prima dell’arresto. Ha vinto la causa nel 2018, e da allora è diventata mentore di altri detenuti transgender, tra cui McLaughlin.

Nel frattempo Hicklin, dopo 26 anni di detenzione, è stata scarcerata nel gennaio 2022 grazie a una rimodulazione della pena scaturita dal fatto che all’epoca del reato fosse minorenne. Quando McLaughlin aveva iniziato la transizione circa tre anni fa, aveva scritto a Hicklin per farsi consigliare su questioni come la consulenza psicologica e la sua sicurezza all’interno di una prigione di massima sicurezza.

Requiescat in pace Amber, che ho dovuto segnare con un asterisco nel data-base di Nessuno tocchi Caino nella colonna “sesso del giustiziato”.

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*** NESSUNO TOCCHI CAINO - NEWS FLASH


2 - IL DIGIUNO DI COSPITO E’ IL NOSTRO DIGIUNO

Davide Tutino* su Il Riformista del 13 gennaio 2023

Cos’è un anarchico? Non è nulla se viene rinchiuso in un buco di cemento, se viene isolato dalla società e dal mondo, impossibilitato a contattare chiunque e perfino a leggere un libro; ma questo nulla ha un nome e cognome, Alfredo Cospito. Il nome e cognome, pur essendo un abito di suoni e di segni, alle volte ti sottrae all’annullamento, ti permette di entrare in un dia-logo, uno scambio di racconti, di ragioni e di ragione.

È grazie al suo nome che noi possiamo parlare di Alfredo Cospito, perché di lui ci è tolto tutto il resto: ci sono tolte le sue parole, il volto, il corpo, in violazione del principio costituzionale della proporzionalità tra pena e reato.

Alfredo Cospito era già in galera dal 2016, per aver sparato alla gamba di un industriale, ed era sotto processo per una bomba carta esplosa senza vittime di fronte a una caserma. Era in prigione quando il suo reato è stato riqualificato in “strage”, e gli è stato comminato l’ergastolo ostativo, con impedimento di qualunque contatto col mondo esterno. Cosa sono l’ergastolo ostativo e il famigerato 41 bis per i quali l’Italia è già stata censurata da organismi internazionali? È isolamento e tortura, fino alla follia o fino alla morte, e Alfredo sta per uscirne con la morte. Nel giorno di pubblicazione di questo articolo egli, se ancora vivo, si avvicina al novantesimo giorno di sciopero della fame.

La gran parte della gente ignora il suo nome, ma finalmente una parte del mondo intellettuale si sta accorgendo di questo peso sulla coscienza del paese. Decine tra professori, magistrati, giuristi, avvocati, nell’omertà quasi completa della classe politica, chiedono l’interruzione della tortura e dell’isolamento, e la restituzione di Alfredo a un regime carcerario rispettoso della sua dignità umana, dei suoi diritti e della sua salute.

Chiedevamo che cos’è un anarchico, e ricordiamo tristemente cosa è stato nella storia. Quando non è più possibile nascondere gli abusi del potere sul suo corpo, un anarchico appare nella nudità della sua condizione di fronte al potere: è un esperimento, è il corpo inerme su cui si esercita di volta in volta un nuovo slittamento del diritto, delle procedure e dei significati. Sull’anarchico il potere sperimenta volentieri fin dove può arrivare, se noi non ci opponiamo, se noi non lo fermiamo.

Noi chi? Noi che sappiamo, noi che sapendo non possiamo, non dobbiamo e non vogliamo tacere. Sta a noi che non si proceda oltre questo pericoloso slittamento giuridico: il 41 bis, procedimento già discutibile concepito per isolare i mafiosi, viene esteso al vasto mondo dei reati politici, in un momento storico in cui il dissenso e la libertà di opinione sono già in serio pericolo. È la Procura di Torino ad aver chiesto la riqualificazione del reato per cui Cospito stava già scontando la pena dal 2016, la stessa procura che si sta rendendo protagonista della criminalizzazione del dissenso politico.

È la Procura di Torino ad aver messo su il “Pool Anti No-Tav”, trattando un movimento di resistenza nonviolenta, strettamente legato al territorio, alla stregua del terrorismo internazionale. È la Procura di Torino ad aver rimesso nostalgicamente in auge l’indimenticato confino fascista, attraverso la richiesta di “sorveglianza speciale” per un ragazzo di vent’anni, colpevole di un atto vandalico.

Questo slittamento semantico e giuridico volto alla criminalizzazione del dissenso deve finire: perciò lo sciopero della fame di Alfredo, iniziato il 20 ottobre scorso, è il nostro sciopero. Dobbiamo salvarlo, se possibile, e dobbiamo comprendere e ricordare che tutti noi con lui siamo in pericolo: il suo ritorno a una condizione carceraria accettabile rappresenta per noi tutti, condannati al 41 bis di una libertà apparente fuori dalle mura, la possibilità di salvare il diritto, la giustizia, la dignità umana, fondamenti sui quali abbiamo costruito la nostra società e il nostro benessere.

Per queste ragioni Marianna Panico ed io, supportati dai compagni di Resistenza Radicale, da capodanno affianchiamo il nostro piccolo sciopero della fame a quello di Alfredo perché non accada che sia, il suo, fino alla morte ma fino alla vita. I nostri corpi affamati continuano a vivere nella società, ad alzarsi al mattino e lavorare, e la nostra piccola fame conosce una stilla della sua: sentiamo e sappiamo che un anarchico non è un esperimento, non è un nome o un corpo soltanto. È un uomo, una vita, un fratello.

La prigione oggi è la sua casa: dipende da noi tutti che non divenga la sua tomba. Imploriamo Alfredo di fermarsi, di vivere e consentirci di aiutarlo. Attraverso la fame ci uniamo a quella delle donne e degli uomini che si sono appellati all’Amministrazione Penitenziaria e al Governo, per un gesto di umanità e di coraggio. Si revochi il 41 bis, e si applichi al detenuto Cospito un regime carcerario dignitoso e giusto.

* Professor Studente

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 3 - TEXAS (USA): ROBERT FRATTA GIUSTIZIATO

Robert Fratta, 65 anni, bianco, è stato giustiziato in Texas il 10 gennaio 2023.

Fratta, ex agente di polizia, ha ricevuto un'iniezione letale nel penitenziario statale di Huntsville per aver ingaggiato due uomini affinchè uccidessero la moglie, Farah, nel novembre 1994.

È stato dichiarato morto alle 19:49, 24 minuti dopo che la dose letale di pentobarbital ha cominciato a fluire nelle sue braccia.  Per circa tre minuti prima dell'inizio dell'esecuzione, il consigliere spirituale di Fratta, Barry Brown, ha pregato su Fratta, che era legato alla barella della camera della morte con aghi per endovenosa in ciascun braccio. Alla domanda del direttore se avesse una dichiarazione finale, Fratta aveva risposto: "No".

Secondo l’accusa Fratta aveva pagato Joseph Prystash e Howard Guidry perché sparassero alla moglie simulando una rapina. Farah Fratta, 33 anni, è stata colpita due volte alla testa nel garage di casa sua.

Anche Prystash e Guidry sono stati condannati a morte. Fratta è il primo ad affrontare l'esecuzione.

Fratta era stato condannato a morte una prima volta nel 1996, ma la condanna era stata annullata da un giudice federale che ha stabilito che le confessioni dei suoi complici non avrebbero dovuto essere ammesse come prova. Era stato condannato di nuovo a morte nel 2009.

Una giudice del tribunale civile di Austin, Catherine Mauzy, aveva accolto un ricorso di Fratta che sosteneva che il pentobarbital che l’amministrazione intendeva usare fosse scaduto, e potessero risultare inefficace o molto doloroso. Questa decisione è stata annullata dalla corte d’appello penale, e l’annullamento è stato confermato dalla Corte suprema di stato.

L’esecuzione è stata ritardata di poco più di un'ora in attesa che la Corte Suprema degli Stati Uniti, la Corte Suprema del Texas e la Corte d'Appello del Texas esaminassero i tradizionali “ricorsi dell’ultima ora”.

Fratta diventa il primo detenuto a essere messo a morte quest'anno in Texas, il 579° in assoluto da quando il Texas ha ripreso le esecuzioni nel 1982, il 2° detenuto a essere messo a morte quest'anno negli Stati Uniti e il 1.560° in totale da quando la nazione ha ripreso le esecuzioni il 17 gennaio 1977. Altre otto esecuzioni sono previste in Texas entro la fine dell'anno.

(Fonte: APNews, 10/01/2023)

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4 - YEMEN: GLI HOUTHI HANNO CONDANNATO A MORTE 350 OPPOSITORI POLITICI DAL 2014

I ribelli Houthi hanno emesso nello Yemen 350 condanne a morte da quando nel 2014 hanno preso il potere con un colpo di stato.  Lo ha dichiarato il ministro dell'Informazione, Cultura e Turismo del governo yemenita Muammar al-Iryani all'agenzia di stampa ufficiale SABA.

"A partire dal colpo di stato, gli Houthi hanno emesso condanne a morte nei confronti di 350 persone con opinioni di opposizione, inclusi soldati, attivisti, giornalisti e politici", ha osservato.

Il ministro ha sottolineato che gli Houthi hanno utilizzato il sistema giudiziario come un brutale strumento per terrorizzare i loro oppositori e regolare i conti con i loro avversari politici, ricordando che alcune delle condanne a morte sono già state eseguite.

All'inizio di questa settimana, il Ministero per i Diritti Umani e Affari Legali dello Yemen ha comunicato che il tribunale penale Houthi ha approvato l'esecuzione di sei persone condannate per odio etnico e coinvolgimento in atti terroristici nella provincia di Sana'a.

Gli Houthi devono ancora commentare la dichiarazione del ministro yemenita.  Sostenuti dall'Iran, i ribelli Houthi controllano la capitale Sanaa e alcune regioni dello Yemen dal settembre 2014.  Le forze della coalizione araba guidata dall'Arabia Saudita sostengono il governo yemenita nella lotta contro gli Houthi dal marzo 2015.

(Fonti: TRT Haber, 05/01/2023)

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5 - BANGLADESH: DETENUTO IMPICCATO NEL CARCERE DI KASHIMPUR

Un uomo è stato impiccato l'8 gennaio 2023 nel Carcere Centrale di Massima sicurezza di Kashimpur a Gazipur, in Bangladesh.

Saiful Islam Rafique, alias Saidul Islam Rafique, 50 anni, era stato condannato a morte in un caso di rapina e stupro. Era originario del villaggio di Malti Nagar Namapara nel sottodistretto di Sadar, nel distretto di Bogra.

Il sovrintendente della prigione Subrata Kumar Bala ha assistito all'esecuzione del condannato, praticata alle 22:00, in base al regolamento carcerario.   Al termine dell’esecuzione praticata da Shahjahan Bhuiyan, il boia del Carcere Centrale di Kasimpur Part-4, è toccato al dottor Khairuzzaman, un chirurgo civile di Gazipur, verificare il decesso del giustiziato.

La denuncia per rapina e stupro era stata presentata alla stazione di polizia di Bogra nel 2004 ai sensi della Legge sulla Prevenzione e Repressione dei Crimini contro Donne e Bambini.

Dopo la condanna a morte, Saiful aveva presentato appello all'Alta Corte e successivamente una richiesta di revisione del caso, entrambe con esito negativo.  La domanda di grazia al Presidente era stata respinta il 3 novembre 2021, ha ricordato il Sovrintendente.

(Fonti: Probashir Diganta, 09/01/2023)

nessunotocchicaino.it 

10 gennaio 2023

I Rom e l'Unione Europea